In Atti degli
apostoli al capitolo 13 si parla della promessa fatta ai padri e soprattutto
della resurrezione del Signore Gesù. A un certo punto è scritto quanto segue: «...e
noi vi annunziamo il lieto messaggio che la promessa fatta ai padri Dio l’ha
adempiuta per noi, loro figli,
risuscitando Gesù, come anche è scritto nel salmo secondo: “Tu sei mio
Figlio, oggi ti ho generato». Volevo capire riguardo all’espressione
«risuscitando Gesù come anche è scritto nel salmo secondo: “…io ti ho
generato”». Il generare è riferito alla risurrezione? Gesù è stato
generato alla resurrezione? {Giuseppe Santagati; 12-09-2014} |
Senza un salto
culturale nel mondo antico e in quello specificamente ebraico, non è
possibile capire tale problema.
Per capire l’adozione nell’antichità, bisogna capire che i «figli generati»
avevano lo status paragonabile ai servi; chi di tali «figli generati» diventava
«figlio adottato», a una certa età, aveva altresì lo status di erede.
Questo è un discorso un po’ difficile per molti di noi oggi, poiché l’istituto
dell’adozione moderna differisce da quella antica. Tuttavia, è ciò che è scritto
anche da Paolo: «Or io dico: Fintantoché l’erede è
minorenne, non differisce in nulla dal servo, benché sia padrone di tutto; ma è
sotto tutori e curatori fino al tempo prestabilito dal padre»
(Gal 4,1s). Similmente, storicamente parlando, i credenti erano sotto la tutela
della legge mosaica in stato di servitù, finché non arrivò il Figlio di
Dio a
riscattarci, per ricevere l’adozione a «figli legittimati» e,
quindi a eredi
per grazia di Dio (vv. 3-7). L’adozione era quindi un atto di riscatto o
emancipazione.
La formula «Oggi, ti ho generato» era usata nell’antichità da un
uomo, quando adottava un suo figlio, un suo parente o un estraneo a suo
erede. Sebbene non ricorra ancora tale formula nella storia di Giacobbe e dei
suoi figli, ma un’altra espressione, prendiamo atto che questo patriarca adottò
a suoi figli (quindi a eredi) Efraim e Manasse, i figli naturali di Giuseppe (Gn
46,20; 48,1), dichiarandoli: «Sono miei…
come Ruben e Simeone… essi saranno chiamati col nome dei loro fratelli, quanto
alla loro eredità»
(Gn 48,5s). In tal modo, essi ebbero la status di titolati tribali, come
tutti gli altri figli di Giacobbe (Gs 14,4; 16,4; 17,17).
Nel Salmo 2 venne usata quella formula particolare e venne così espressa
proprio tale realtà: all’atto di adozione del re d’Israele da parte di Dio («Tu
sei mio figlio» v. 7), seguì la conferma dell’eredità (v. 8). Ciò si
riferiva all’adozione di Davide e della sua progenie, che aveva il
diritto al trono (cominciando con Salomone) a «figlio di Dio» (cfr. 2 Sm
7,12ss). Anche Gesù, essendo «l’Unto a re», è il Figlio di Davide e,
quindi, erede legittimo per il trono d’Israele. Non poteva ricevere l’eredità,
fintantoché rimaneva morto; perciò Dio lo ha dovuto necessariamente resuscitare
(At 13,33ss).
In Ebrei 1,5 tale formulazione fu usata nel senso della superiorità del
Figlio di Dio sugli angeli. In Ebrei 5,5s
l’autore la usò per confermare il sommo sacerdozio regale di Gesù in cielo.
Quindi, Gesù non divenne soltanto erede del trono d’Israele (At 13), ma anche
erede del trono celeste. Perché ciò si adempiesse, era necessaria la
risurrezione di Gesù, poiché essa era vista come la conferma dell’adozione
divina di Gesù sul trono celeste. Infatti, dopo la risurrezione, Gesù ascese al
cielo e si sedette sul trono del Padre come suo erede universale, in vista di
poter occupare un giorno anche il trono nel regno d’Israele, alla fine
dei tempi.
Anche per noi vale lo stesso principio: «...noi, che abbiamo le primizie
dello Spirito, anche noi stessi gemiamo in noi medesimi, aspettando
l’adozione, il riscatto del nostro corpo. Poiché noi siamo stati salvati in
speranza» (Rm 8,23s). La risurrezione soltanto ci permetterà di
entrare in possesso dell’eredità promessa (cfr. Eb 9,15). I morti non ereditano
nulla, ma solo i viventi. Perciò, «se lo
Spirito di Colui, che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, Colui
che ha risuscitato Cristo Gesù dai morti, vivificherà anche i vostri corpi
mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi»
(Rm 8,11).
Per l’approfondimento
delle questioni, qui affrontate, si veda in Nicola Martella,
E voi, chi dite ch’io sia?
Offensiva intorno a Gesù 2
(Punto°A°Croce, Roma 2000), i seguenti articoli: «La speranza messianica
nell’AT», pp. 3-9; «Gesù, l’ultimo Cristo», pp. 16-25; «Gesù l’adempimento
dell’AT», pp. 34-37. ● Si veda in Nicola Martella (a cura di), Escatologia
fra legittimità e abuso.
Escatologia 2 (Punto°A°Croce, Roma 2007), i seguenti articoli: «Il
conduttore del popolo», pp. 82-87; «Divario fra predizioni e adempimenti
messianici?», pp. 129-132.
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_Dot/A1-Adoz_resurr_OiG.htm
24-09-2014;
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