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La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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L’UNZIONE QUALE FALSA ETICHETTA? PARLIAMONE

 

 di Nicola Martella

 

Qui di seguito discutiamo l’articolo «L’unzione quale falsa etichetta», a cui rimandiamo per le questioni. Il termine «unzione» è uno dei più inflazionati in ambienti pentecostali e specialmente carismaticisti. Ognuno riempie tale comoda «etichetta» col significato che vuole. Pochi si danno lena a verificare che tale termine è molto raro nel NT ed è usato molto diversamente da come vogliono far credere gli entusiastici odierni.

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

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I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Salvatore Paone

2. Massimiliano Monti

3. Guerino De Masi

4. Giuseppe Sottile

5. Pietro Calenzo

6. Massimiliano Monti

7. Claudia Falzone

8. Antonio Capasso

9. Gianni Siena

10.

11.

12.

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Salvatore Paone}

 

Carissimi, già tempo indietro abbiamo trattato questo argomento «unzione». Nel Nuovo Testamento non troviamo nessun apostolo, discepolo o profeta che abbia mai usato questo termine come qualcosa da invocare.

     Credo che l’unica parte, in cui viene menzionato tale termine è in 1 Giovanni 2,20. Anche questo versetto fa capire che tale «unzione» l’abbiamo ricevuta dal momento, in cui abbiamo avuto «conoscenza», in sostanza sarebbe quando abbiamo creduto in Cristo.

     Inoltre, credo che molti (carismatici e pentecostali) confondano questa esperienza iniziale della conversione con quei momenti, in cui si ha bisogno di un incoraggiamento, o di un particolar bisogno di santificazione.

     Credo inoltre che sia biblicamente corretto dare la spiegazione giusta a ogni parola, e comportarci di conseguenza.

     Tuttavia permettetemi di dirlo, credo che «l’unzione», che pratica Benny Hinn, non abbia a che fare con quella dell’antico patto e con le sue descrizioni (l’unzione si faceva con olio), né tanto meno con quella neotestamentaria, visto che l’unica unzione menzionata, è quella che si riceve nel momento, in cui ci convertiamo e «nasciamo di nuovo». {07-09-2010}

 

 

2. {Massimiliano Monti}

 

Contributo: L’unzione dello Spirito Santo non s’invoca; e Nicola ha ragione, l’unzione o si ha o non si ha.

     Poi, Dio unge come vuole e a suo piacimento. L’unzione dello Spirito Santo va intesa come l’unzione dell’olio che scende sulla barba di Aronne o quando venivano unti i servi di Dio; oggi l’unzione è data dal Signore Gesù mediante lo Spirito Santo, unzione che non è da confondere con quello dell’olio per i malati, che è altra cosa. {07-09-2010}

Osservazioni (Salvatore Paone): Infatti, non sono la stessa cosa. Ciò che è scritto in Giacomo, è una pratica che usavano gli «Anziani» di ogni chiesa locale; tale pratica la condivido ancora oggi per chi chiede di pregare per un male fisico o quant’altro, sapendo che non è l’olio che guarirà l’ammalato, ma e la fede in Cristo Gesù. {07-09-2010}

 

Risposta (Nicola Martella): Non ho capito se Massimiliano Monti abbia letto l'intero articolo e concordi che l'unica unzione avviene nel momento della rigenerazione, ossia nel momento in cui lo Spirito Santo trasforma un peccatore perduto in una nuova creazione, talché si possa chiamare, d'allora in poi, «cristiano», appunto «unto». Altri tipi di unzioni spirituali sono sconosciute nel NT, se si prescinde quella materiale, a motivo di salute, imbalsamazione e preghiera per i malati (Gcm 5). Nel NT non si conosce neppure una consacrazione ministeriale mediante unzione con olio. L'unica unzione ministeriale di tipo spirituale è quella stessa di Gesù (Luca 4,18), che dall'ora in poi è stato chiamato «Messia» (ebr.) o «Cristo» (gr.), ossia «unto [a re]».

 

 

3. {Guerino De Masi}

 

Una falsa etichetta! Mi sembra d’aver capito (e mi son riletto un’altra volta tutte le pagine su «Fede controcorrente») che stiamo discutendo di ciò che è secondo la Scrittura in contrapposizione a ciò, che è il travaso del cattolicesimo tradizionale e del rinnovamento carismatico.

     Usiamo espressioni improprie, contribuendo a deformare il concetto di «unzione», dandogli quel sacramentalismo tipico della religione, che ha incorporato le gnosi pagani nel proprio credo, cristianizzando ciò che invece è del nemico delle nostre anime.

     Purtroppo, oramai senza porci mente e parlando con leggerezza, queste espressioni fanno parte del comune parlare e intrattenersi anche di ambienti evangelici.

     Nicola ci ricorda che «l’unzione» è strettamente collegata a un ministero particolare e speciale di cui possiamo leggere nel NT nelle parole di Gesù: «Lo Spirito del Signore è sopra di me, perciò mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha mandato per annunciare la liberazione ai prigionieri e il ricupero della vista ai ciechi; per rimettere in libertà gli oppressi...» (Luca 4,18).

     E di rimando, siamo stati «unti» in Cristo (Col 1,22; 1 Ts 5,23; Eb 10,10).

     Possiamo parlare di rinnovato zelo, di ritrovato fervore e di ritorno al primo amore e alla Scrittura, senza per questo applicare etichette improprie.

     Colgo l’occasione per dire il mio grazie al Signore per il lavoro che Nicola svolge con la sua attenta, rigorosa e competente esegesi biblica contestuale... di cui io traggo un gran beneficio. {07-09-2010}

 

 

4. {Giuseppe Sottile}

 

Contributo: L’Olio dell’unzione secondo l’arte del profumiere (Esodo 30,22-25).

    «Il SIGNORE parlò ancora a Mosè, dicendo: “Prenditi anche i migliori aromi: di mirra vergine, cinquecento sicli; di cinnamomo aromatico, la metà, cioè duecentocinquanta sicli; di canna aromatica, pure duecentocinquanta; di cassia, cinquecento, secondo il siclo del santuario, e un hin di olio d’oliva. Ne farai un olio per l’unzione sacra, un profumo composto secondo l’arte del profumiere; sarà l’olio per l’unzione sacra”».

     Che belle queste parole, che Dio rivolse a Mose. Esse parlano dell’olio dell’unzione, che serviva per consacrare gli arredi del tabernacolo e Aronne come sacerdote. Leggendo questo capitolo sono stato colpito da alcuni ordini che Dio dà, riguardo all’olio dell’unzione. ▪ Non è per uso personale (versi 32-37). ▪ Non lo si poteva usare per scopi propri, ma solo per lo scopo, per cui Dio lo aveva dato. ▪ Non si può copiare (versi 32-37).

     Nessuno può copiare l’unzione del Signore; essa ti porta ad avere delle caratteristiche ben precise: ▪ Essa ti rende santo (verso 29). ▪ Ti porta a servire il Signore (verso 30). ▪ Ti porta alla consacrazione (verso 36).

     Nessuno può imitare l’unzione!

     Tanti cercano oggi d’imitare l’unzione, tanti oggi si proclamano «unti» di Dio, ma Dio dice a coloro che vogliono imitare l’unzione: «Io li eliminerò dal popolo» (verso 33). Essi non fanno parte della Chiesa di Cristo, sono falsi dottori, falsi apostoli, falsi profeti.

     Nessun estraneo ne riceverà (verso 33), ma solo coloro che, si fanno conoscere da Dio la possono ricevere, coloro che non sono estranei.

     Molti in quel giorno diranno a Gesù: «Io ho profetizzato nel tuo nome, ho scacciato demoni!». Ma Dio risponderà: «Io non vi ho mai conosciuti, andate via da me operatori d’iniquità».

     Il verso 36 dice: «Ne ridurrai un po’ in polvere e la porrai davanti alla tenda di convegno, dove io m’incontrerò con te». L’olio dell’unzione ti porta ad avere un rapporto personale con Dio, ti porta a farti conoscere da Dio, ti porta ogni giorno nella cameretta segreta, davanti al tuo Re e Signore.

     Il verso 38 dice: «Non puoi farne una copia per odorarla». Riflettiamo, cosa ti porta a copiare un profumo, un olio, solo per odorarlo? La risposta credo sia nei desideri sbagliati. Ti piace solo sentire il profumo, hai solo curiosità, ti piace averlo addosso solo per emanarne il profumo. Ti piace l’aspetto esteriore dell’unzione, magari perché ti rende diverso dagli altri, attiri l’attenzione.

     Esso è solo per uno scopo, per il servizio, per guidarti nella verità, la sua Parola è verità, ti porta a vivere in un modo santo.

     Gli arredi del tabernacolo non ricevettero l’unzione perché erano santi; però furono costruiti secondo il modello e il piano di Dio, furono fatti in ubbidienza a Dio.

     O Signore fa che possiamo ricercare l’olio dell’unzione, fatto secondo l’arte del profumiere, quell’unzione che scende dal tuo trono santo, affinché possiamo consacrarci meglio a te per essere cosa santissima. Tu ci hai reso partecipi della tua natura divina, ed essa ci rende santi e ci vuole santificati e santi, perché tu, o Dio, sei Santo, Santo, Santo.

     Spero che non sia uscito fuori tema, ma analizzando il capitolo su citato credo che di no. Caro Nicola, scusa per i miei orrori nella scrittura; mi affido alla tua pazienza. Comunque, grazie per invitarmi in queste discussioni, per me edificanti. Naturalmente posso partecipare in base alla poca conoscenza che ho delle Scritture. Dio ti benedica. {07-09-2010}

 

Risposta (Nicola Martella): Tale disquisizione applicativa su Esodo 30,22-25 è suggestiva e certamente può essere di edificazione in una contesto di chiesa, per rifletterci sopra e confrontarsi. Nell’ambito dell’attuale tema crea purtroppo più domande di quanto risponda al quesito che ci siamo posti nell’articolo, ossia l’uso biblico nel NT dell’unzione e gli abusi di tale termine nel linguaggio e nell’immaginario religioso odierno. Mi chiedo se Giuseppe Sottile abbia letto l’intero articolo. Da come si risponde a pere con mele, ossia al mio articolo neotestamentario con le sue riflessioni veterotestamentarie, mi sembra di no. Lo invito a farlo. E questo tanto più che nel NT non conosciamo nella chiesa neppure un caso di unzione con olio all’inizio di un ministero particolare, ma tutt’al più l’imposizione delle mani (At 13,3; 1 Tm 4,14 non «collegio degli anziani», «anzianità»; 2 Tm 1,6).

 

 

5. {Pietro Calenzo}

 

Per il santo Evangelo della grazia, l’unzione non è una priorità solo di alcuni credenti particolarmente noti, celebrati da una certa televisione di frangia (TBN e TBNE) o da una editoria, in alcuni casi, a dir poco imbarazzante (Kathryn Kuhlman, Kenneth Haghin e, sopra tutti, il dinoccolato Benny Hinn).

     È utile, a mio avviso, specificare alcune differenze fra Antico e Nuovo Testamento. Mentre nell’Antico Testamento lo Spirito di Dio dimorava solamente in alcuni uomini o patriarchi per un tempo e poteva essere donato e ritirato, nel Nuovo Testamento la guida dello Spirito Santo è stata donata a ogni credente. Nell’Antico Testamento Dio era fra il suo popolo, nel Nuovo è nel suo popolo per mezzo dello Spirito Santo, pegno, dono e caparra di ogni credente.

     Nel Nuovo Patto solamente in due casi si parla di unzione. Nel primo caso (Gcm 5,12), in riferimento agli anziani e al loro ufficio, qualora un credente si trovasse in uno stato di astenia (che non necessariamente una specifica malattia, ma altresì anche una sofferenza non patologica), potevano ungerlo nel nome del Signore; e nel secondo caso nel noto passo giovanneo di 1 Giovanni 2,26-29, dove l’unzione, o la guida dotta, docente e cognitiva dello Spirito Santo (l’unzione) viene designata come benedizione già acquisita da ogni credente nato di nuovo, in vista del discernimento delle varie eresie che andavano propagandandosi già nei tempi apostolici.

     Ben affermava il fratello W. Nee nel suo libro «Non più io ma Cristo» [Ed. Eun, Marchirolo (Va)] quanto segue: Può un termos pregare il Signore in siffatto modo: «O Signore, ti prego, fammi diventare un termos». Ovviamente il Signore risponderebbe: «Figlio mio, lo sei già, perché chiedi di diventarlo?». Il medesimo parallelismo è da indirizzare verso ogni credente, che già possiede la guida dello Spirito o l’unzione. Pertanto, non si trova alcuna giustificazione neotestamentaria, per avvallare l’ipotesi molto diffusa negli ambienti carismaticisti o neo-pentecostali di chiedere la guida o la presenza dell’unzione.

     Consiglio, inoltre, a tutti i credenti di visitare il sito «Fede controcorrente» e di leggere in particolar modo l’articolo «Benny Hinn: un uomo di Dio?» (cfr. qui anche il link al «Forest Lawn Memorial Park Cemetery»; dove si potrà prendere visione delle particolari dottrine di Benny Hinn, Kathryn Kuhlman e Aimee Semple McPherson; si veda pure «Benny Hinn e la sua “unzione sepolcrale”». Ho letto con molta attenzione tutti i ricchi contributi proposti e, mio malgrado, pur non condividendo quasi tutta la teologia di Benny Hinn, a mio avviso, una sua dottrina su tutte merita di essere sottolineata per la sua aperta blasfemia, la cosiddetta «morte spirituale nell’inferno», detta anche «dottrina dell’identificazione sostitutiva»; al riguardo il predicatore Benny Hinn afferma, basandosi su una irriverente interpretazione di 2 Cor 5, 21 (unitamente ad altri santoni come Kenneth Haghin e altri carismaticisti), che Gesù, dopo aver reso l’anima nelle mani del Padre, è stato trascinato dai demoni nell’inferno ed è diventato egli stesso un essere demoniaco, dove ha accettato la natura satanica e ci ha poi riscattati da lui, affinché ricevessimo salvezza e una natura divina. Come sovente ci esorta il fratello Martella: discernimento. Benedizioni in Gesù, il Messia vivente. {08-09-2010}

 

 

6. {Massimiliano Monti}

 

Contributo: L’unzione dello Spirito Santo l’abbiamo tutti quanti, quando Gesù Cristo ci battezza con lo Spirito Santo. Poi vi sono le unzioni ministeriali che sono altra faccenda; Gesù unge dei ministri in modo particolare per svolgere un ministero ben preciso.

     Ma per quanto riguarda il resto, tutti quanti vengono unti nel medesimo modo. {08-09-2010}

 

Osservazioni (Salvatore Paone): Caro Massimiliano, potresti farmi vedere dove è scritto che i ministri di Dio vengono unti per la seconda volta? {08-09-2010}

 

Osservazioni (Pietro Calenzo): Condivido, Salvatore Paone. Dove è scritto di due specifiche o distinte unzioni nel NT? Non devono essere interpretazioni soggettive di passi scritturali, ma chiare verità bibliche dichiarative, che non contraddicano la pericope giovannea di 1 Giovanni 2,26-29. Shalom {08-09-2010}

 

Replica (Massimiliano Monti): Non ho parlato di due unzioni, forse mi sono male espresso, e di questo voglio chiedere scusa.

     Quando intendo che Dio unge in modo particolare, è che Dio dà si la stessa unzione a tutti, ma l’unzione ministeriale è diversa da quella che tutti riceviamo. In che senso è diversa? Vuol dire che Dio unge due volte? No, assolutamente, no Dio unge una volta, ma l’unzione di un ministro è differente dall’unzione di un credente, che non ha un ministero. Almeno questo è ciò che ho io sperimentato. Ma non è un’unzione diversa, è la stessa per tutti, solo che i ministri ricevono un’unzione del tutto diversa. {08-09-2010}

 

Osservazioni (Pietro Calenzo): Caro Massimiliamo, l’unzione è la medesima. L’apostolo Giovanni specifica che l’unzione v’insegna, v’istruisce ogni cosa; sottolineo anche che Giovanni parla di «figlioletti» nella fede, chiamandoli unti, poiché detta unzione abita in tutti loro. I dottori, anziani, diaconi, evangelisti hanno carismi differenti, diversi (Ef 4, 11), non una dose maggiore di unzione. Un caro abbraccio in Gesù. {08-09-2010}

 

Osservazioni (Salvatore Paone): Tutti siamo stati immersi in un unico Spirito, Giudei e Greci, schiavi e liberi, ecc., tutti allo stesso modo; poi e lo Spirito Santo che distribuisce i carismi secondo come Egli vuole. {08-09-2010}

 

Replica (Massimiliano Monti): Sì, forse mi sono male espresso. Credo che il resto dipenda dalla nostra inclinazione verso Dio. {08-09-2010}

 

 

7. {Claudia Falzone}

 

Contributo: Concordo sul fatto che il termine «unzione» sia usato davvero a sproposito. Mi permetto di sottolineare una certa distinzione, ovvero che non sempre il termine «unzione» è associato a fenomeni gnostici. Alcuni (erroneamente) usano questa parola semplicemente come sinonimo di «benedizione», altri per definire una predica che li ha toccati particolarmente. Altri ancora per descrivere la gioia che provano quando pregano e lodano il Signore. Dunque, tali cose non sono anti-bibliche di per sé, anzi, ma sono solo chiamate impropriamente con il termine «unzione», che in realtà, biblicamente indica quella conoscenza soprannaturale che Dio ci ha dato al momento della conversione e non ciò per cui viene usata attualmente. {10-09-2010}

 

Risposta (Nicola Martella): Come sia facile scambiare l’unzione biblica per qualcos’altro, lo abbiamo mostrato, così pure il fatto di usare tale termine come un «contenitore» soggettivo per riempirci dentro altro. Come abbiamo visto, molte cose solo chiamate impropriamente con il termine «unzione».

     Un altro errore è confondere, però, la causa con gli effetti. Biblicamente parlando, essa non «indica quella conoscenza soprannaturale, che Dio ci ha dato al momento della conversione»; questo è l’effetto. L’unzione, perché essa insegni qualcosa (1 Gv 2,27), bisogna avercela; quindi l’unzione è la causa, non l’effetto della conoscenza. L’unzione dimora nel rigenerato, avendone fatto di lui un «unto» (o cristiano), l’insegnamento risultante è l’effetto di tale atto, avvenuto mediane lo Spirito Santo. Tale causa è quindi la rigenerazione, l’immersione del credente nel corpo di Cristo (1 Cor 12,13) e il suggellamento mediante lo Spirito Santo (Ef 1,13; 4,30).

     Quindi l’unzione biblica non è né la conoscenza stessa, né un’esperienza spirituale postuma alla nuova nascita, ma la consacrazione del rigenerato nel momento della rigenerazione mediante lo Spirito Santo, cosa che ne fa un «cristiano» (unto), ossia un seguace del Messia o Cristo, «l’Unto a Re».

 

 

8. {Antonio Capasso}

 

Contributo: Effettivamente in forma letterale la richiesta di «essere unti» nel Nuovo Testamento non compare mai. Vero pure, che c’è un abuso di questa espressione specialmente nell’ambito neo-pentecostale e carismaticista. Ma anche negli ambienti dei pentecostali biblici ricorre questa espressione. Da dove nasce e cosa si vuole intendere con questa espressione? Nasce da un simbolismo ricorrente nel Vecchio Testamento tipo, l’unzione di olio (figura dello Spirito Santo) di Davide (1 Sam 16,12-13; Sal 23), ma anche nel Nuovo testamento con l’unzione di Gesù (Luca 4,18).

     Pregare che Dio ci unga con lo Spirito Santo, non vuole essere altro che un espressione simbolica per dire a Dio che ci riempia di Spirito Santo al fin di espletare meglio il servizio che ci ha affidato (Atti 4,31). D’altra parte non ci esorta la Scrittura a essere «ripieni di Spirito Santo»? Cosa c’è di male nel chiedere a Dio di riempirci di Spirito Santo, usando un espressione simbolica? Forse non rispecchia del tutto la terminologia biblica, ma non ne farei un caso cosi grave. Con affetto... Dio ti benedica. {10-09-2010}

 

Risposta (Nicola Martella): Il simbolismo nella Bibbia è sempre coerente nell’esprimere cose concrete e coerenti. Abbiamo visto che nel caso dell’uso del termine unzione negli ambienti entusiastici tale coerenza non c’è né verso il simbolismo biblico, né nell’uso del contenuto di tale simbolismo; nell’arbitrio mistico ognuno riempie tale «etichetta» con altri significati esperienziali.

     Nella Bibbia l’unzione è un atto unico, che abilita a un ministero (sacerdote, re); lo stesso vale per Gesù, che per questo fu chiamato «Messia», «Cristo», ossia «Unto (a Re)». Lo stesso vale per chi crede in Cristo, lo Spirito Santo, investendolo, rigenerandolo, santificandolo e suggellandolo, ne fa un «unto» o «cristiano».

     Il riempimento con lo Spirito Santo non può essere biblicamente per nulla paragonato all’unzione, né essere chiamato con tale termine. Gesù disse a Pietro «chi è lavato tutto, non ha bisogno che d’aver lavati i piedi» (Gv 13,10). Qui sta la differenza fra la rigenerazione e la santificazione. Parimenti, tutti coloro che sono «stati abbeverati di un unico Spirito» (1 Cor 12,13), non hanno bisogno d’altro che rimanere ripieni di Spirito Santo (Ef 5,18), «perché lo Spirito di gloria, lo Spirito di Dio, riposa su voi» (1 Pt 4,14). La «damigiana» è già piena e il credente deve far sì che essa rimanga tale, vivendo una devozione e una pratica bibliche.

     Mai nel NT si fa richiesta a Dio di essere ripieni di Spirito Santo, ma viene raccomandato ai credenti di esserlo mediante l’esercizio della devozione e dell’etica bibliche (Ef 5,18-21). Essere ripieni di Spirito è un dato di fatto o ciò che avviene (Lc 1,15.41.67; 4,1; At 2,4; 4,8.31; 9,17; Ef 5,18), ma mai oggetto di una richiesta a Dio.

     Quando cominciamo a deviare dalla terminologia e dalle convinzioni bibliche, gli effetti sono imprevedibili. Invece di adeguarsi alle verità bibliche, si comincia ad adattare inconsapevolmente queste ultime alle proprie convinzioni. Allora, scivolando, scivolando, sappiamo dove sono arrivati certi movimenti. Allora un’onda spiritualista si succede a un’altra; si rivestono con terminologie bibliche e si accreditano cose, che non c’entrano nulla con le convinzioni scritturali. Il risultato è un altro evangelo, un altro cristo e un altro spirito. Mi dispiace, ma la terminologia biblica è essenziale, ed essa si evince soltanto con una esegesi contestuale.

 

 

9. {Gianni Siena}

 

Per «unzione» intendiamo la presenza dello Spirito Santo che, a somiglianza dell’unzione ricevuta da Gesù, rende il credente forte nella testimonianza e nell’evangelizzazione, quindi nel servizio cristiano in generale. Mi rendo conto di suscitare un vespaio polemico da parte di chi intende diversamente il battesimo nello Spirito Santo, ma si tratta solo di questo: un’assistenza, una guida, fatta di forza interiore e autorità spirituale nel combattere il buon combattimento.

     Le «sensazioni»? Ben vengano, se sono da Dio, preghiamo anche per questo, ma si vive anche in minima parte di vere emozioni; che non possono però, prendere il posto d’una vita realmente consacrata al Signore. Nessuna sensazione può sostituire i beni celesti, la comunione con il Padre e con il Figlio, la certa fede d’essere nella volontà del Signore. L’emozione o gioia della salvezza è reale, quando Dio salva, anche l’emozione al posto della passata tristezza nel cuore è parte della benedizione di Dio. Tutto il resto? Ciarpame spiritualoide o, peggio, esoterico-occultista. {07-09-2010}

 

 

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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-Unzione_etichetta_Car.htm

09-09-2010; Aggiornamento: 11-09-2010

 

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