Qui di seguito
discutiamo l’articolo «L’unzione
quale falsa etichetta»,
a cui rimandiamo per le questioni. Il termine «unzione» è uno dei più
inflazionati in ambienti pentecostali e specialmente carismaticisti. Ognuno
riempie tale comoda «etichetta» col significato che vuole. Pochi si danno lena a
verificare che tale termine è molto raro nel NT ed è usato molto diversamente da
come vogliono far credere gli entusiastici odierni.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e
opinioni?
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I contributi sul tema
▲
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1. {Salvatore
Paone}
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Carissimi, già
tempo indietro abbiamo trattato questo argomento «unzione». Nel Nuovo Testamento
non troviamo nessun apostolo, discepolo o profeta che abbia mai usato questo
termine come qualcosa da invocare.
Credo che l’unica parte, in cui viene menzionato tale termine è in 1 Giovanni
2,20. Anche questo versetto fa capire che tale «unzione» l’abbiamo ricevuta
dal momento, in cui abbiamo avuto «conoscenza», in sostanza sarebbe quando
abbiamo creduto in Cristo.
Inoltre, credo che molti (carismatici e pentecostali) confondano questa
esperienza iniziale della conversione con quei momenti, in cui si ha bisogno di
un incoraggiamento, o di un particolar bisogno di santificazione.
Credo inoltre che sia biblicamente corretto dare la spiegazione giusta a ogni
parola, e comportarci di conseguenza.
Tuttavia permettetemi di dirlo, credo che «l’unzione», che pratica Benny Hinn,
non abbia a che fare con quella dell’antico patto e con le sue descrizioni
(l’unzione si faceva con olio), né tanto meno con quella neotestamentaria, visto
che l’unica unzione menzionata, è quella che si riceve nel momento, in cui ci
convertiamo e «nasciamo di nuovo». {07-09-2010}
2. {Massimiliano
Monti}
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■ Contributo:
L’unzione dello Spirito Santo non s’invoca; e Nicola ha ragione,
l’unzione o si ha o non si ha.
Poi, Dio unge come vuole e a suo piacimento. L’unzione dello Spirito
Santo va intesa come l’unzione dell’olio che scende sulla barba di Aronne o
quando venivano unti i servi di Dio; oggi l’unzione è data dal Signore Gesù
mediante lo Spirito Santo, unzione che non è da confondere con quello dell’olio
per i malati, che è altra cosa. {07-09-2010}
▬ Osservazioni
(Salvatore Paone): Infatti, non sono la stessa cosa. Ciò che è scritto in
Giacomo, è una pratica che usavano gli «Anziani» di ogni chiesa locale; tale
pratica la condivido ancora oggi per chi chiede di pregare per un male fisico o
quant’altro, sapendo che non è l’olio che guarirà l’ammalato, ma e la fede in
Cristo Gesù. {07-09-2010}
▬ Risposta
(Nicola Martella): Non ho capito se Massimiliano Monti abbia letto l'intero
articolo e concordi che
l'unica unzione avviene nel momento della rigenerazione, ossia nel
momento in cui lo Spirito Santo trasforma un peccatore perduto in una nuova
creazione, talché si possa chiamare, d'allora in poi, «cristiano»,
appunto «unto». Altri tipi di unzioni spirituali sono sconosciute nel NT,
se si prescinde quella materiale, a motivo di salute, imbalsamazione e preghiera
per i malati (Gcm 5). Nel NT non si conosce neppure una consacrazione
ministeriale mediante unzione con olio. L'unica unzione ministeriale di tipo
spirituale è quella stessa di Gesù
(Luca 4,18),
che dall'ora in poi è stato chiamato «Messia» (ebr.) o «Cristo» (gr.),
ossia «unto [a re]».
3. {Guerino De
Masi}
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Una falsa
etichetta! Mi sembra d’aver capito (e mi son riletto un’altra volta tutte le
pagine su «Fede controcorrente») che stiamo discutendo di ciò che è secondo la
Scrittura in contrapposizione a ciò, che è il travaso del cattolicesimo
tradizionale e del rinnovamento carismatico.
Usiamo espressioni improprie, contribuendo a deformare il concetto di «unzione»,
dandogli quel sacramentalismo tipico della religione, che ha incorporato
le gnosi pagani nel proprio credo, cristianizzando ciò che invece è del nemico
delle nostre anime.
Purtroppo, oramai senza porci mente e parlando con leggerezza, queste
espressioni fanno parte del comune parlare e intrattenersi anche di ambienti
evangelici.
Nicola ci ricorda che «l’unzione» è strettamente collegata a un ministero
particolare e speciale di cui possiamo leggere nel NT nelle parole di Gesù:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me, perciò
mi ha unto per evangelizzare i poveri;
mi ha mandato per annunciare la
liberazione ai prigionieri e il ricupero della vista ai ciechi; per rimettere in
libertà gli oppressi...» (Luca 4,18).
E di rimando, siamo stati «unti» in Cristo (Col 1,22; 1 Ts 5,23; Eb
10,10).
Possiamo parlare di rinnovato zelo, di ritrovato fervore e di ritorno al
primo amore e alla Scrittura, senza per questo applicare etichette improprie.
Colgo l’occasione per dire il mio grazie al Signore per il lavoro che Nicola
svolge con la sua attenta, rigorosa e competente esegesi biblica contestuale...
di cui io traggo un gran beneficio. {07-09-2010}
4. {Giuseppe
Sottile}
▲
■
Contributo: L’Olio dell’unzione secondo l’arte del profumiere (Esodo
30,22-25).
«Il SIGNORE parlò ancora a Mosè, dicendo: “Prenditi anche i migliori aromi:
di mirra vergine, cinquecento sicli; di cinnamomo aromatico, la metà, cioè
duecentocinquanta sicli; di canna aromatica, pure duecentocinquanta; di cassia,
cinquecento, secondo il siclo del santuario, e un hin di olio d’oliva. Ne farai
un olio per l’unzione sacra, un profumo composto secondo l’arte del profumiere;
sarà l’olio per l’unzione sacra”».
Che belle queste parole, che Dio rivolse a Mose. Esse parlano dell’olio
dell’unzione, che serviva per consacrare gli arredi del tabernacolo e Aronne
come sacerdote. Leggendo questo capitolo sono stato colpito da alcuni ordini che
Dio dà, riguardo all’olio dell’unzione. ▪ Non è per uso personale (versi 32-37).
▪ Non lo si poteva usare per scopi propri, ma solo per lo scopo, per cui Dio lo
aveva dato. ▪ Non si può copiare (versi 32-37).
Nessuno può copiare l’unzione del Signore; essa ti porta ad avere delle
caratteristiche ben precise: ▪ Essa ti rende santo (verso 29). ▪ Ti porta a
servire il Signore (verso 30). ▪ Ti porta alla consacrazione (verso 36).
Nessuno può imitare l’unzione!
Tanti cercano oggi d’imitare l’unzione, tanti oggi si proclamano «unti» di Dio,
ma Dio dice a coloro che vogliono imitare l’unzione: «Io li eliminerò dal
popolo» (verso 33). Essi non fanno parte della Chiesa di Cristo, sono falsi
dottori, falsi apostoli, falsi profeti.
Nessun estraneo ne riceverà (verso 33), ma solo coloro che, si fanno conoscere
da Dio la possono ricevere, coloro che non sono estranei.
Molti in quel giorno diranno a Gesù: «Io ho profetizzato nel tuo nome, ho
scacciato demoni!». Ma Dio risponderà: «Io non vi ho mai conosciuti, andate via
da me operatori d’iniquità».
Il verso 36 dice: «Ne ridurrai un po’ in polvere e la porrai davanti alla
tenda di convegno, dove io m’incontrerò con te». L’olio dell’unzione ti
porta ad avere un rapporto personale con Dio, ti porta a farti conoscere da Dio,
ti porta ogni giorno nella cameretta segreta, davanti al tuo Re e Signore.
Il verso 38 dice: «Non puoi farne una copia per odorarla». Riflettiamo,
cosa ti porta a copiare un profumo, un olio, solo per odorarlo? La risposta
credo sia nei desideri sbagliati. Ti piace solo sentire il profumo, hai solo
curiosità, ti piace averlo addosso solo per emanarne il profumo. Ti piace
l’aspetto esteriore dell’unzione, magari perché ti rende diverso dagli altri,
attiri l’attenzione.
Esso è solo per uno scopo, per il servizio, per guidarti nella verità, la sua
Parola è verità, ti porta a vivere in un modo santo.
Gli arredi del tabernacolo non ricevettero l’unzione perché erano santi; però
furono costruiti secondo il modello e il piano di Dio, furono fatti in
ubbidienza a Dio.
O Signore fa che possiamo ricercare l’olio dell’unzione, fatto secondo l’arte
del profumiere, quell’unzione che scende dal tuo trono santo, affinché possiamo
consacrarci meglio a te per essere cosa santissima. Tu ci hai reso partecipi
della tua natura divina, ed essa ci rende santi e ci vuole santificati e santi,
perché tu, o Dio, sei Santo, Santo, Santo.
Spero che non sia uscito fuori tema, ma analizzando il capitolo su citato credo
che di no. Caro Nicola, scusa per i miei orrori nella scrittura; mi affido alla
tua pazienza. Comunque, grazie per invitarmi in queste discussioni, per me
edificanti. Naturalmente posso partecipare in base alla poca conoscenza che ho
delle Scritture. Dio ti benedica. {07-09-2010}
▬ Risposta
(Nicola Martella): Tale disquisizione applicativa su Esodo 30,22-25 è suggestiva
e certamente può essere di edificazione in una contesto di chiesa, per
rifletterci sopra e confrontarsi. Nell’ambito dell’attuale tema crea purtroppo
più domande di quanto risponda al quesito che ci siamo posti nell’articolo,
ossia l’uso biblico nel NT dell’unzione e gli abusi di tale termine nel
linguaggio e nell’immaginario religioso odierno. Mi chiedo se Giuseppe Sottile
abbia letto l’intero articolo. Da come si risponde a pere con mele, ossia al mio
articolo neotestamentario con le sue riflessioni veterotestamentarie, mi sembra
di no. Lo invito a farlo. E questo tanto più che nel NT non conosciamo nella
chiesa neppure un caso di unzione con olio all’inizio di un ministero
particolare, ma tutt’al più l’imposizione delle mani (At 13,3; 1 Tm 4,14 non
«collegio degli anziani», «anzianità»; 2 Tm 1,6).
5. {Pietro
Calenzo}
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Per il santo
Evangelo della grazia, l’unzione non è una priorità solo di alcuni credenti
particolarmente noti, celebrati da una certa televisione di frangia (TBN e
TBNE) o da una editoria, in alcuni casi, a dir poco imbarazzante (Kathryn
Kuhlman, Kenneth Haghin e, sopra tutti, il dinoccolato Benny Hinn).
È utile, a mio avviso, specificare alcune differenze fra Antico e Nuovo
Testamento. Mentre nell’Antico Testamento lo Spirito di Dio dimorava
solamente in alcuni uomini o patriarchi per un tempo e poteva essere donato e
ritirato, nel Nuovo Testamento la guida dello Spirito Santo è stata donata a
ogni credente. Nell’Antico Testamento Dio era fra il suo popolo, nel Nuovo è nel
suo popolo per mezzo dello Spirito Santo, pegno, dono e caparra di ogni
credente.
Nel Nuovo Patto solamente in due casi si parla di unzione. Nel primo caso
(Gcm 5,12), in riferimento agli anziani e al loro ufficio, qualora un
credente si trovasse in uno stato di astenia (che non necessariamente una
specifica malattia, ma altresì anche una sofferenza non patologica), potevano
ungerlo nel nome del Signore; e nel secondo caso nel noto passo giovanneo di
1 Giovanni 2,26-29, dove l’unzione, o la guida dotta, docente e cognitiva
dello Spirito Santo (l’unzione) viene designata come benedizione già acquisita
da ogni credente nato di nuovo, in vista del discernimento delle varie eresie
che andavano propagandandosi già nei tempi apostolici.
Ben affermava il fratello W. Nee nel suo libro «Non più io ma Cristo» [Ed. Eun,
Marchirolo (Va)] quanto segue: Può un termos pregare il Signore in
siffatto modo: «O Signore, ti prego, fammi diventare un termos». Ovviamente il
Signore risponderebbe: «Figlio mio, lo sei già, perché chiedi di diventarlo?».
Il medesimo parallelismo è da indirizzare verso ogni credente, che già possiede
la guida dello Spirito o l’unzione. Pertanto, non si trova alcuna
giustificazione neotestamentaria, per avvallare l’ipotesi molto diffusa negli
ambienti carismaticisti o neo-pentecostali di chiedere la guida o la presenza
dell’unzione.
Consiglio, inoltre, a tutti i credenti di visitare il sito «Fede controcorrente»
e di leggere in particolar modo l’articolo «Benny
Hinn: un uomo di Dio?»
(cfr. qui anche il link al «Forest
Lawn Memorial Park Cemetery»; dove si potrà prendere visione delle
particolari dottrine di Benny Hinn, Kathryn Kuhlman e Aimee Semple McPherson; si
veda pure «Benny
Hinn e la sua “unzione sepolcrale”». Ho letto con molta attenzione
tutti i ricchi contributi proposti e, mio malgrado, pur non condividendo quasi
tutta la teologia di Benny Hinn, a mio avviso, una sua dottrina su tutte merita
di essere sottolineata per la sua aperta blasfemia, la cosiddetta «morte
spirituale nell’inferno», detta anche «dottrina dell’identificazione
sostitutiva»; al riguardo il predicatore Benny Hinn afferma, basandosi su una
irriverente interpretazione di 2 Cor 5, 21 (unitamente ad altri santoni come
Kenneth Haghin e altri carismaticisti), che Gesù, dopo aver reso l’anima nelle
mani del Padre, è stato trascinato dai demoni nell’inferno ed è diventato egli
stesso un essere demoniaco, dove ha accettato la natura satanica e ci ha poi
riscattati da lui, affinché ricevessimo salvezza e una natura divina. Come
sovente ci esorta il fratello Martella: discernimento. Benedizioni in Gesù, il
Messia vivente. {08-09-2010}
6. {Massimiliano
Monti}
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Contributo: L’unzione dello Spirito Santo l’abbiamo tutti quanti, quando
Gesù Cristo ci battezza con lo Spirito Santo. Poi vi sono le unzioni
ministeriali che sono altra faccenda; Gesù unge dei ministri in modo
particolare per svolgere un ministero ben preciso.
Ma per quanto riguarda
il resto, tutti quanti vengono unti nel medesimo modo. {08-09-2010}
▬ Osservazioni
(Salvatore Paone): Caro Massimiliano, potresti farmi vedere dove è scritto che i
ministri di Dio vengono unti per la seconda volta? {08-09-2010}
▬ Osservazioni
(Pietro Calenzo): Condivido, Salvatore Paone. Dove è scritto di due specifiche o
distinte unzioni nel NT? Non devono essere interpretazioni soggettive di
passi scritturali, ma chiare verità bibliche dichiarative, che non contraddicano
la pericope giovannea di 1 Giovanni 2,26-29. Shalom {08-09-2010}
▬ Replica
(Massimiliano Monti): Non ho parlato di due unzioni, forse mi sono male
espresso, e di questo voglio chiedere scusa.
Quando intendo che Dio
unge in modo particolare, è che Dio dà si la stessa unzione a tutti, ma
l’unzione ministeriale è diversa da quella che tutti riceviamo. In che senso
è diversa? Vuol dire che Dio unge due volte? No, assolutamente, no Dio unge una
volta, ma l’unzione di un ministro è differente dall’unzione di un credente, che
non ha un ministero. Almeno questo è ciò che ho io sperimentato. Ma non è
un’unzione diversa, è la stessa per tutti, solo che i ministri ricevono
un’unzione del tutto diversa. {08-09-2010}
▬ Osservazioni (Pietro Calenzo): Caro Massimiliamo,
l’unzione è la medesima. L’apostolo Giovanni specifica che l’unzione v’insegna,
v’istruisce ogni cosa; sottolineo anche che Giovanni parla di «figlioletti»
nella fede, chiamandoli unti, poiché detta unzione abita in tutti loro. I
dottori, anziani, diaconi, evangelisti hanno carismi differenti, diversi (Ef 4,
11), non una dose maggiore di unzione. Un caro abbraccio in Gesù. {08-09-2010}
▬ Osservazioni (Salvatore Paone): Tutti siamo stati immersi
in un unico Spirito, Giudei e Greci, schiavi e liberi, ecc., tutti allo
stesso modo; poi e lo Spirito Santo che distribuisce i carismi secondo
come Egli vuole. {08-09-2010}
▬ Replica (Massimiliano Monti): Sì, forse mi sono male
espresso. Credo che il resto dipenda dalla nostra inclinazione verso Dio.
{08-09-2010}
7. {Claudia
Falzone}
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■
Contributo: Concordo sul fatto che il termine «unzione» sia usato davvero
a sproposito. Mi permetto di sottolineare una certa distinzione, ovvero che
non sempre il termine «unzione» è associato a fenomeni gnostici. Alcuni
(erroneamente) usano questa parola semplicemente come sinonimo di
«benedizione», altri per definire una predica che li ha toccati particolarmente.
Altri ancora per descrivere la gioia che provano quando pregano e lodano il
Signore. Dunque, tali cose non sono anti-bibliche di per sé, anzi, ma sono solo
chiamate impropriamente con il termine «unzione», che in realtà,
biblicamente indica quella conoscenza soprannaturale che Dio ci ha dato al
momento della conversione e non ciò per cui viene usata attualmente.
{10-09-2010}
▬ Risposta
(Nicola Martella): Come sia facile scambiare l’unzione biblica per
qualcos’altro, lo abbiamo mostrato, così pure il fatto di usare tale
termine come un «contenitore» soggettivo per riempirci dentro altro. Come
abbiamo visto, molte cose solo chiamate impropriamente con il termine «unzione».
Un altro errore è confondere, però, la causa con gli effetti.
Biblicamente parlando, essa
non «indica quella
conoscenza soprannaturale, che Dio ci ha dato al momento della conversione»;
questo è l’effetto. L’unzione, perché essa insegni qualcosa (1 Gv 2,27), bisogna
avercela; quindi l’unzione è la causa, non l’effetto della conoscenza. L’unzione
dimora nel rigenerato, avendone fatto di lui un «unto» (o cristiano),
l’insegnamento risultante è l’effetto di tale atto, avvenuto mediane lo
Spirito Santo. Tale causa è quindi la rigenerazione, l’immersione del
credente nel corpo di Cristo (1 Cor 12,13) e il suggellamento mediante lo
Spirito Santo (Ef 1,13; 4,30).
Quindi l’unzione
biblica non è né la conoscenza stessa, né un’esperienza spirituale postuma
alla nuova nascita, ma la consacrazione del rigenerato nel momento della
rigenerazione mediante lo Spirito Santo, cosa che ne fa un «cristiano» (unto),
ossia un seguace del Messia o Cristo, «l’Unto a Re».
8. {Antonio
Capasso}
▲
■
Contributo: Effettivamente in forma letterale la richiesta di «essere
unti» nel Nuovo Testamento non compare mai. Vero pure, che c’è un abuso
di questa espressione specialmente nell’ambito neo-pentecostale e
carismaticista. Ma anche negli ambienti dei pentecostali biblici ricorre questa
espressione. Da dove nasce e cosa si vuole intendere con questa espressione?
Nasce da un simbolismo ricorrente nel Vecchio Testamento tipo, l’unzione
di olio (figura dello Spirito Santo) di Davide (1 Sam 16,12-13; Sal 23), ma
anche nel Nuovo testamento con l’unzione di Gesù (Luca 4,18).
Pregare che Dio ci
unga con lo Spirito Santo, non vuole essere altro che un espressione
simbolica per dire a Dio che ci riempia di Spirito Santo al fin di
espletare meglio il servizio che ci ha affidato (Atti 4,31). D’altra parte non
ci esorta la Scrittura a essere «ripieni di Spirito Santo»? Cosa c’è di male nel
chiedere a Dio di riempirci di Spirito Santo, usando un espressione
simbolica? Forse non rispecchia del tutto la terminologia biblica, ma non
ne farei un caso cosi grave. Con affetto... Dio ti benedica. {10-09-2010}
▬ Risposta
(Nicola Martella): Il simbolismo nella Bibbia è sempre coerente
nell’esprimere cose concrete e coerenti. Abbiamo visto che nel caso dell’uso del
termine unzione negli ambienti entusiastici tale coerenza non c’è né verso il
simbolismo biblico, né nell’uso del contenuto di tale simbolismo; nell’arbitrio
mistico ognuno riempie tale «etichetta» con altri significati esperienziali.
Nella Bibbia l’unzione è un atto unico, che abilita a un ministero
(sacerdote, re); lo stesso vale per Gesù, che per questo fu chiamato «Messia»,
«Cristo», ossia «Unto (a Re)». Lo stesso vale per chi crede in Cristo, lo
Spirito Santo, investendolo, rigenerandolo, santificandolo e suggellandolo, ne
fa un «unto» o «cristiano».
Il riempimento con lo Spirito Santo non può essere biblicamente per nulla
paragonato all’unzione, né essere chiamato con tale termine. Gesù disse a Pietro
«chi è lavato tutto, non ha bisogno che d’aver lavati i piedi» (Gv
13,10). Qui sta la differenza fra la rigenerazione e la santificazione.
Parimenti, tutti coloro che sono «stati abbeverati di un unico Spirito»
(1 Cor 12,13), non hanno bisogno d’altro che rimanere ripieni di Spirito Santo
(Ef 5,18), «perché lo Spirito di gloria, lo Spirito di Dio, riposa su voi»
(1 Pt 4,14). La «damigiana» è già piena e il credente deve far sì che essa
rimanga tale, vivendo una devozione e una pratica bibliche.
Mai nel NT si fa richiesta a Dio di essere ripieni di Spirito Santo, ma
viene raccomandato ai credenti di esserlo
mediante l’esercizio della devozione e dell’etica bibliche (Ef 5,18-21). Essere
ripieni di Spirito è un dato di fatto o ciò che avviene (Lc 1,15.41.67; 4,1; At
2,4; 4,8.31; 9,17; Ef 5,18), ma mai oggetto di una richiesta a Dio.
Quando cominciamo a deviare dalla terminologia e dalle convinzioni
bibliche, gli effetti sono imprevedibili. Invece di adeguarsi alle verità
bibliche, si comincia ad adattare inconsapevolmente queste ultime alle proprie
convinzioni. Allora, scivolando, scivolando, sappiamo dove sono arrivati certi
movimenti. Allora un’onda spiritualista si succede a un’altra; si rivestono con
terminologie bibliche e si accreditano cose, che non c’entrano nulla con le
convinzioni scritturali. Il risultato è un altro evangelo, un altro
cristo e un altro spirito. Mi dispiace, ma la terminologia biblica è essenziale,
ed essa si evince soltanto con una esegesi contestuale.
9. {Gianni
Siena}
▲
Per «unzione»
intendiamo la presenza dello Spirito Santo che, a somiglianza dell’unzione
ricevuta da Gesù, rende il credente forte nella testimonianza e
nell’evangelizzazione, quindi nel servizio cristiano in generale. Mi rendo conto
di suscitare un vespaio polemico da parte di chi intende diversamente il
battesimo nello Spirito Santo, ma si tratta solo di questo: un’assistenza, una
guida, fatta di forza interiore e autorità spirituale nel combattere il buon
combattimento.
Le «sensazioni»? Ben vengano, se sono da Dio, preghiamo anche per questo,
ma si vive anche in minima parte di vere emozioni; che non possono però,
prendere il posto d’una vita realmente consacrata al Signore. Nessuna sensazione
può sostituire i beni celesti, la comunione con il Padre e con il Figlio, la
certa fede d’essere nella volontà del Signore. L’emozione o gioia della salvezza
è reale, quando Dio salva, anche l’emozione al posto della passata tristezza nel
cuore è parte della benedizione di Dio. Tutto il resto? Ciarpame
spiritualoide o, peggio, esoterico-occultista. {07-09-2010}
10. {}
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11. {}
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12. {}
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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-Unzione_etichetta_Car.htm
09-09-2010; Aggiornamento: 11-09-2010 |