Qui di seguito
discutiamo l’articolo «Torre
di guardia e testimoni di Geova». Il tutto prendeva avvio da
una lettera, che un seguace della «Torre di guardia» ha inviato, perché
risentito che i testimoni di Geova siano elencati nella sezione «gruppi di
frangia» sotto la voce «Torre di guardia». Ciò mi ha dato modo di spiegare,
in un articolo a parte, che cosa siano i «Gruppi
di frangia» e perché preferiamo tale dizione a quella di «sette».
La
questione di base dell’articolo è la seguente: il NT parla mai dei
«testimoni di Geova» o soltanto dei «testimoni di Cristo»? Abbiamo visto che già
il termine «Geova» è un equivoco medioevale, basato sull’ignoranza del
tempo riguardo al tetragramma (JHWH), puntato dai Masoreti giudaici con le
vocali di adonāj, per ricordare la lettura come «Adonai». A
ciò si aggiunga che nei manoscritti greci del NT il nome ebraico di Dio non
ricorra mai nelle invocazioni, nei discorsi e negli insegnamenti su Dio. La
modifica del testo biblico da parte dei testimoni di Geova è colpevole. Il NT
non fa mai nulla per difendere il nome ebraico di Dio, oramai in disuso fin
dalla deportazione babilonese, e tutta l’attenzione è data al nome di Gesù
Cristo, essendo il nome di cui Dio Padre, lo Spirito Santo, gli apostoli e
gli scrittori del NT danno testimonianza. I credenti del nuovo patto sono
esercitati, dunque, a essere «testimoni di Cristo» alla gloria del Padre
e per mezzo dello Spirito Santo.
Sul nome di Dio Jahwè e su tutta la questione si veda in Nicola Martella,
Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma
2002), l’articolo «Jahwè [jahewëh; JHWH]», pp. 200ss.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e
opinioni?
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I contributi sul tema
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1. {Nicola
Martella}
▲
Eccovi un
aneddoto personale, accaduto un paio di decenni or sono a Roma, all’inizio
del mio ministero in Italia come missionario, in particolare come insegnante di
scuola biblica e fondatore di chiese. Venni contattato da una battagliera
seguace della Torre di guardia. Essendo per lei un osso un po’ duro, combinò un
incontro con quelli che lei chiamava «pionieri». Una sera, vennero un
paio di loro. Come al solito, rifiutarono che pregassimo insieme Dio per
discernimento e saggezza. Cominciò la solita diatriba improduttiva. Allora
trassi fuori l’AT ebraico e il NT greco. Dissi loro all’incirca: «Inutile
continuare così; dobbiamo prima metterci d’accordo su una traduzione corretta.
Io so leggere l’AT e in esso ricorre Jahwè. Nella vostra Bibbia ricorre il nome
Geova anche per il NT. In tutte le versioni greche del NT tale nome non ricorre
mai; nell’apparato critico non c’è nessuna variante in proposito. Ecco la mia
sfida: procuratevi l’immagine di un solo manoscritto del NT greco, in cui
compare il nome Geova, e io aggiornerò la mia Bibbia italiana e potremo
continuare il nostro dialogo». Essi mi assicurarono che tali manoscritti
esistessero e presero l’impegno che sarebbero ritornati con una tale
immagine. Non li vidi mai più.
Ogni tanto incontravo nuovamente tale donna e sornione chiedevo dove fossero
rimasti i suoi «pionieri» con tali sedicenti manoscritti; ogni volta, mi
assicurava che presto sarebbero venuti. Spero che non abbiano fatto la stessa
fine di quei Giudei, che avevano fatto voto di non mangiare e bere fino a
quando non avessero ucciso Paolo (At 23,12ss). Forse dovremo presto rivolgerci
alla trasmissione televisiva «Chi l’ha visto?».
2. {Claudia
Falzone}
▲
Francamente ammetto di non capire cosa venga
contestato da questo signore. Il fatto che i testimoni di Geova siano
classificati fra i «gruppi di frangia», non mi pare un gesto offensivo,
anzi tutt’altro; infatti, come viene espressamente chiarito all’inizio, suppongo
indichi semplicemente una corrente religiosa, che si discosta dal
cristianesimo «classico» sui punti dottrinali focali (p.es.: trinità, paradiso,
ecc..). Non capisco proprio di cosa si debba risentire tale signore, visto che,
proprio i testimoni di Geova tengono a sottolineare il loro assoluto distacco
dal cristianesimo storico, sia cattolico che protestante, e lo etichettano
senza mezze misure quale «Babilonia la Grande Prostituta». Dunque, se Nicola
Martella risulta, a suo dire, poco serio se definisce «gruppo di frangia» la
Congregazione dei Testimoni di Geova, come dovrebbe essere definita tale
Congregazione, che chiama tutti i cristiani in quel modo? Mi chiedo con quale
coraggio questo signore si permetta di sentirsi offeso, sapendo perfettamente
come lui e gli altri suoi «confratelli» considerano le varie confessioni
cristiane. Tra l’altro, non per difendere Martella, ma per pura neutralità,
devo ammettere che lui è stato molto imparziale nelle sue valutazioni e forse
persino fin troppo delicato, se consideriamo invece l’astio profondo, che
la Torre di Guardia infonde nei suoi adepti verso «la cristianità», per usare un
termine a loro familiare.
In secondo luogo, proprio il signor Stefano ha
precisato che la Torre di Guardia è l’ente giuridico, che fa capo alla
loro organizzazione, in poche parole, è la loro Sede Centrale, l’Organo in cui
si trova il loro «Corpo Direttivo», che impartisce loro tutte le dottrine e le
linee guida. Quindi, non vedo quale sia il problema, se viene usato tale nome;
un cattolico dovrebbe forse risentirsi, se viene usata la definizione
«Chiesa Cattolica» o «Vaticano»? Un anglicano si dovrebbe forse
offendere, se viene usata la definizione «Chiesa Anglicana» o «Chiesa
d’Inghilterra»? Ovviamente no, quindi, continuo a chiedermi: dov’è l’errore?
Forse il signor Stefano è talmente assuefatto a quel
senso di persecuzione, che la sua Congregazione gli infonde, che vede
offese da tutte le parti, anche laddove non sussistono.
Cordiali saluti {09-05-2011}
3. {Maurizio
Ruffino}
▲
■ Contributo:
Secondo me, ci sarebbe, invece, da discutere sul fatto se i Testimoni di Geova
possano essere definiti «cristiani», sia pur come setta o gruppo di
frangia, che dir si voglia. Proprio perché essi, pur riconoscendo Gesù come
Messia, non ne riconoscono la divinità e la
consustanzialità con il Padre. Stefano stesso li identifica come «seconda
religione» e, anche in senso tradizionale (al di là delle connotazioni negative
che la parola «religione» ha assunto in contrapposizione alla parola «fede»), se
per religione s’intende l’insieme di coloro che professano una fede, la sua
affermazione rivendica una significativa distanza dal cristianesimo
stesso. Anche i mussulmani credono che Gesù sia un profeta e il verbo di
Dio, ma non credono nella sua divinità e, giustamente, si ritengono un’altra
religione; mentre la confusione resta con i Testimoni di Geova, che, sempre a
mio parere, sono più vicini all’Islam che al cristianesimo. La loro
diffusione ha, secondo me, radici simili a quella dell’Islam, perché
dettata dal bisogno di sfuggire al paganesimo pratico, imperante in molti strati
sociali (lo stesso paganesimo che corrompe il cattolicesimo romano) e al fascino
di una «verità» senza responsabilità personale, basata su un’ubbidienza imposta
(ricordiamo che Islàm vuol dire «sottomissione») da un sedicente profeta.
{09-05-2011}
▬
Osservazioni
(Nicola Martella): L’accostamento con l’Islam è reale, sebbene basterebbe quello
con il giudaismo; non per nulla i geovisti sono un’emanazione del
vetero-avventismo. Se tu leggi tutto l’articolo, ti accorgerai che esso
ruota intorno alla domanda: «Testimoni di Geova o testimoni di Cristo?».
Si veda in Nicola Martella (a cura di),
Escatologia fra legittimità e abuso.
Escatologia 2 (Punto°A°Croce, Roma 2007), l’articolo: «Dall’avventismo al geovismo», pp. 108-113.
▬
Replica (Maurizio Ruffino): Sono d’accordo
con te. Io, infatti, propendo per la tesi che essi siano «testimoni di Geova» e
non «testimoni di Gesù Cristo», per questo non li elencherei proprio tra le
denominazioni cristiane, neanche di frangia, ma li inserirei tra le altre
religioni.
4. {Iader
Patuelli}
▲
Beh, direi che
l’errore sta a monte, nella pretesa di definirsi «cristiani» (a meno
che con questo termine non si definisca chiunque parli, a qualsiasi titolo, di
un cristo qualsiasi). Il punto fondamentale, è proprio questo: come è possibile
definirsi «cristiani» e allo stesso tempo rinnegare e tradire il Cristo, che si
rivela nella Bibbia. Quel Gesù, essendo chiaramente «generato» dal
Padre (e non creato), è necessariamente della stessa «sostanza», dignità
e natura del Generante. Se il Padre è Dio a tutti gli effetti, il Figlio da Lui
generato, è altrettanto Dio quanto Lui e non «un dio» come la Torre di Guardia
vuole dare a intendere a coloro che, delusi dal cattolicesimo romano, pensano di
aver finalmente trovato chi li illumini sulla verità.
Quanto poi all’epiteto «Testimoni di Geova», si potrebbe fare tutta una
disamina sulla pronuncia del Tetragramma (in quanto la vocalizzazione messa sul
testo ebraico è un semplice promemoria per ricordare che in fase di
lettura si deve sostituire il tetragramma col termine «Adonai», in quanto
la corretta pronuncia è andata persa). Gentile signor Stefano, se uno prendesse
le consonanti del suo nome e vi frapponesse altre vocali, non penso che
lei s’identificherebbe, se la chiamassero Stafuni o Stifona; o chissà
quant’altre combinazioni ne deriverebbero. Gesù non si è posto questo problema,
essendo Lui stesso Colui, che ha rivelato e fatto conoscere il Padre. Sarebbe
conveniente esaminare il contesto di Isaia 43,10-12, da cui è stato estrapolato
questo titolo: «I miei testimoni siete voi, dice il SIGNORE, voi, e il
mio servo che io ho scelto, affinché voi lo sappiate, mi crediate, e
riconosciate che io sono. Prima di me nessun Dio fu formato, e dopo di me, non
ve ne sarà nessuno. Io, io sono il SIGNORE, e fuori di me non c’è salvatore. Io
ho annunziato, salvato, predetto, e non un dio straniero in mezzo a voi; voi me
ne siete testimoni, dice il SIGNORE; io sono Dio»; ma sarebbe troppo
lungo affrontarlo in questo contesto. Bisogna considerare l’invito e la promessa
del «servo» in Atti 1,8, dove manda i suoi seguaci come suoi testimoni in
tutto il mondo: testimoni di Gesù il Cristo, il Figlio di Dio e, quindi,
avente le stesse caratteristiche divine del Padre. Annunciare un Gesù diverso
da questo, è annunciare un altro cristo e un altro evangelo. Se Gesù non è Dio
tanto quanto il Padre, non c’è salvezza per nessuno, e quindi il
messaggio, che annunciano coloro che non lo considerano tale, è un placebo
indegno di essere chiamato cristiano... che è ben peggio che essere «gruppo di
frangia».
Quanto poi al
numero, le vorrei rammentare che i cristiani in origine erano uno sparuto
gruppo di persone, che non rappresentava certo la maggioranza e nemmeno il
secondo o terzo gruppo quanto a numero. E non penso che, per il fatto che la
chiesa di Roma (che troverebbe comunque la sua corretta collocazione fra le
«sette») è più numerosa del Testimoni di Geova, sia da lei considerata più vera
o più importante. E che dire dell’Islam? In quanto a numero non
scherzano.
Guardi, io sono ancora della convinzione che anche fra i Testimoni di Geova, ci
siano tante
brave persone in «buona fede» (pur se ingannate dalle finalità non troppo
chiare della Watch Tower) e non perdo occasione per intrattenermi con loro, per
confrontarmi sui tanti temi che possono essere affrontati Bibbia alla mano...
anche se, per il momento, pur avendone tanti contattati, in «buona fede» non ne
ho trovato nemmeno uno (pur se resto convinto, che ce ne siano). Voglio dire
che, se a fronte di elementi biblicamente fondati, emergono dubbi e crepe
sugli insegnamenti ricevuti fin lì, io, almeno, mi fermerei a ragionare sui
fondamenti delle mie convinzioni, per accertarmi dell’attendibilità della
teologia, che mi porta a certe deduzioni (ed ogni tanto è salutare avere dei
dubbi e andare a verificare). Fra i Testimoni di Geova incontrati, non uno,
pur non avendo elementi da contrapporre alla evidenze bibliche che svergognano i
pilastri basilari di detta Società, non uno, dicevo, che abbia detto: «Beh,
ci rifletto sopra». Hanno tutti manifestato una fede incrollabile (pur non
trovando risposte adeguate) nei diktat della Torre di Guardia in modo
assolutamente acritico, senza rendersi conto che, se l’insegnamento degli uomini
differisce da quello della Bibbia, è preferibile seguire Dio anziché gli
uomini (come ben saprà, questo è stato detto da due «Testimoni di Cristo»
davanti al sinedrio).
Per quello che può valere, dal mio punto di vista, «gruppi di frangia», è fin
troppo indulgente. Infatti, quando un gruppo, che si spaccia come
annunciatore della salvezza, nega apriori lo strumento di salvezza preparato da
Dio, dovrebbe essere classificato in ben altro modo. Ma questo severo giudizio
sulla Watch Tower (e lo dico col cuore in mano) avviene senza offesa o mancanza
di rispetto per coloro che, privati della luce della Verità, seguono un servo
poco fedele e poco discreto, che (pur essendo cieco, ci vede benissimo) li
sta conducendo lontano dal Regno di Dio... E prego perché possiate aprire gli
occhi sulle menzogne e possiate finalmente conoscere ora la salvezza,
che Dio ha preparato per coloro, che credono nel Nome del suo Figlio (quello
vero), Cristo Gesù. {09-05-2011}
5. {Gianni
Siena}
▲
Ognuno può
chiamarsi come vuole ma, chiaramente, non è il nome che decide l’identità
di questo o quel gruppo.
Per i cattolici noi siamo «setta»; ma per noi i cattolici, semmai, sono
ciò, che oggi esprime questo termine. «Setta» indicava la corrente derivata di
un determinato nucleo religioso; ma la parola fu unita al concetto di «eresia» e
oggi una setta è un gruppo portatore d’idee eretiche rispetto
all’ortodossia (retta dottrina).
Il geovismo
non ha bisogno di presentazioni, basta scorrere internet per capire che cosa
sia. Un vista alla tomba di Russell, il fondatore della Torre di Guardia, mostra
la derivazione massonica ed esoterica di questo gruppo e dei suoi sotto
gruppi. {09-05-2011}
6. {Stefano
Calò}
▲
Prima questione:
Premesso che sarebbe interessante capire quali altri «gruppi religiosi e
non», nonché quali «studiosi di fenomeni religiosi» abbiano definito i
testimoni di Geova un gruppo di frangia, forse sarà utile ricordarle sig.
Martella, che soprattutto in rete, quando si riportano pareri o affermazioni di
studiosi, è sempre buona norma citare le fonti, possibilmente autorevoli e
verificabili, altrimenti così si rischia di diventare, per dirla con le parole
dell’apostolo Paolo, soltanto un «rimbombante cembalo».
Noto poi che lei sig. Martella non ha neanche obiettato al fatto che i testimoni
di Geova sono in Italia ormai da tempo riconosciuti come la seconda religione
in termini di adesione volontaria (e non di semplici simpatizzanti); forse
questo le suona strano?
Seconda
questione: Innanzitutto è falso che nella loro storia i Testimoni di Geova
abbiano avuto, o si siano dati come lei ha affermato, «differenti etichette».
Si chiamavano «Studenti biblici» dai tempi di Charles Russell fino al
1931, quando poi venne adottato il nome «Testimoni di Geova», denominazione con
la quale vengono riconosciuti ancora oggi in ogni parte del mondo.
Non entro nel merito della questione del nome di Dio, perché non mi
sembra la sede adatta.
Ma vorrei comunque dirle che se lei, sig. Martella, ritiene che «Geova»
non sia la designazione giusta per identificare il nome di Dio, non è certo un
suo problema, ma semmai fosse davvero un problema, lo sarà dei testimoni stessi.
Terza questione:
Se lei, sig. Martella si fosse presa qualche volta almeno la curiosità di
parlare direttamente con qualche testimone di Geova, si sarebbe facilmente
accorto che noi siamo molto più «Testimoni di Cristo» di quanto lei creda, ma
ovviamente questo fa parte delle cose prettamente sperimentabili e non posso
certo pretendere io di farle cambiare idea da dietro un monitor. Però se vuole,
posso venire a trovarla a casa. ;-)
Un ultima osservazione (me la passi), non penso sia corretto, o
quantomeno non è certo carino approfittare delle risposte, che lei dà di volta
in volta ai vari utenti, per linkare un «rimando» alle sue opere
letterarie e invogliare così i visitatori del sito all’acquisto di tali opere,
non crede?
Un saluto affettuoso a lei e a tutti i lettori... {09-05-2011}
7. {Nicola
Martella}
▲
Nella replica di
quest'ultimo lettore vedo molti aspetti pretestuosi. Ho avuto la
sensazione di chi, per fare punti, cola il moscerino (aspetti secondari)
e inghiotte il cammello (le questioni basilari dell’articolo). Mi pare un
arrampicarsi sugli specchi. Stendo un velo pietoso su cose poco carine,
ricordando solo che Paolo col «rimbombante cembalo» non si riferiva alle
spiegazioni terminologiche, ma proprio al fare cose senza carità; è un segno
anche questo come viene trattata la Scrittura fuori nesso e logica!?
Rispondo punto per punto, seguendo la medesima struttura.
■ Prima questione: Sulla questione dei testimoni di Geova quale «gruppo
di frangia» rimando alle aggiunte fatte all’articolo «Gruppi
di frangia».
Le cifre
non mi riscaldano molto, visto che sono stime non verificabili, soggette a
interpretazione varie e necessiterebbero di un censimento per verificarle. La
verità non dipende dalle cifre. Gesù aveva iniziato con dodici discepoli e la
chiesa del primo secolo era una minoranza nell’impero romano. In ogni modo, per
alcune cifre rimando a quelle del Cesnur nell’articolo «Il
pluralismo religioso italiano nel contesto postmoderno». Dai dati presenti
in esso non risulta che i Testimoni di Geova siano in Italia la seconda
«religione» in assoluto (sarebbe comunque più corretto parlare tutt’al più
denominazione o minoranza religiosa!). L’autore afferma: «Gli ortodossi
in Italia sono quasi un milione (particolarmente per l’immigrazione dalla
Romania, che nel 2008 ha raggiunto una quota variabile fra le 850.000 e
1.016.000 unità, ovvero circa un quarto dell’intera immigrazione in Italia) ma
solo in minoranza cittadini italiani». Quindi, gli ortodossi totali presenti in
Italia sono al secondo posto. E anche i protestanti italiani totali
superano i geovisti (409.000 contro i 400.000); ad essi bisognerebbe aggiungere
138.825 protestanti immigrati. Inoltre i musulmani immigrati in Italia
sono 1.253.704; l’autore parla della «centralità dell’Islam come seconda
religione presente sul territorio dopo la cattolica». Ma come detto, le cifre
non mi appassionano, tanto più che molti cattolici, che diventano evangelici,
non fanno richiesta di essere cancellati dagli elenchi delle diocesi. Rimando in
merito anche all’articolo di Wikipedia «Religioni
in Italia».
■ Seconda questione: Il fatto che prima si chiamassero dapprima «Studenti
biblici», chiamassero la società «Torre di guardia» e poi se stessi «Testimoni
di Geova» e «Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova» (in Italia), ciò
mostra differenti «differenti etichette». Inoltre, Charles Taze Russell
proveniva dal presbiterianesimo e militò nell’avventismo.
Non capisco perché se «Geova» non è la designazione giusta per
identificare il nome di Dio, questo non sarebbe certo un mio problema, visto che
da studioso ho affrontato tale questione, come altre; è una questione di verità
storica e teologica. Oppure dovrei farmi suggerire da questo lettore le
questione, a cui dovrei attenermi?
■ Terza questione: Qui, questo lettore pare voglia fare il chiaroveggente
per sapere se ho mai parlato direttamente con qualche testimone di Geova.
Mi senso di rassicurarlo: non poche volte. E di «Testimoni di Cristo» non ne ho
visti in loro. Nel primo contributo riporto un incontro significativo con capi
di tale movimento, a cui non ne sono seguiti altri con loro, a causa della loro
latitanza.
L’ultima osservazione non è proprio elegante, ma mostra il tentativo di chi
vuole a ogni costo ferire e portare discredito al proprio interlocutore,
cercando così di pareggiare in qualche modo, visto che non si è stati capaci di
rispondere nel merito al suo articolo. Gli faccio presente che un riferimento
bibliografico
negli articoli, che scrivo, hanno il senso di indicare ai lettori dove
approfondire ulteriormente certi aspetti, visto che nello scritto attuale non è
possibile ampliare il tutto ulteriormente. Alla fine d’ogni mio articolo ci sono
comunque spesso altri link, che portano a scritti simili presenti sul
sito.
8. {Pietro
Calenzo}
▲
Caro Nicola, esiste un libro, se ricordo bene
di Umberto Delle Donne, che sposa in tutto, il tuo pensiero dal titolo.
«Testimoni di Geova o testimoni di Cristo?». Tale lettore antitrinitario, al di
là dei timidi apprezzamenti per il sito, non fa che coniugare ancora una volta
la sua non conoscenza del significato di YHWH [Jahwè] e di Adonai, espressa e
inculcata nelle loro menti dalle errate traduzioni della Watch Tower. Dette
traduzioni perseverano nell’errore proposto e ribadito (cosa inconcepibile),
anche nel Nuovo Testamento, dalle loro due pessime traduzioni del Nuovo Mondo,
dove hanno restaurato (a loro dire) il vero nome di Dio, dove miriadi di copisti
o traduttori se ne erano dimenticati! {11-05-2011}
9.
{Giovambattista Mele}
▲
■
Contributo:
Sono ventitre anni che combatto con loro e non ho mai avuto la soddisfazione di
una risposta esaustiva. In qualunque argomento preso, la risposta è sempre la
stessa: «Dobbiamo fare ricerche». Affrontai
l’argomento del nome di Dio e risposi con un articolo sul giornale
italiano, dato che vivo in Canada; ma, questi bussa-porte non danno risposte.
Parlare con loro, è tempo perduto. E io personalmente non li ho mai
considerati cristiani; immaginiamoci non chiamo «cristiani» neanche i
cattolici, perché li chiamo papalini.
Non vengono più a bussare alla mia porta, perché gli è stato proibito dalla
Torre di guardia. Una cosa simile avvenne, quando un prete aveva proibito a
certe persone di parlare con me.
Ultimamente
una giovane, che era con i testimoni di Geova, è venuta da me, chiedendomi
una Bibbia e lamentandosi di come la trattavano; si è sfogata con me, dato che
mi aveva conosciuto circa 4 mesi fa.
La cosa migliore è pregare per loro, affinché il Signore Gesù gli apra
gli occhi e il cuore. {12-05-2011}
▬
Osservazioni (Antonio Capasso): È proprio
vero quello, che ha dice G. Mele. Su ogni argomento, quando si trovano in
difficoltà, i T.d.G. dicono che devono approfondire e fare ricerche. Io sono 35
anni che aspetto che mi spieghino Ebrei 1,8 secondo come traduce la loro
versione della Bibbia, Nuovo Mondo, che così
recita: «Parlando del Figlio dice: Dio è il tuo trono». Comunque, non bisogna
rinunciare a parlare con loro, perché l’Evangelo è potenza di Dio, che converte
anche i Testimoni di Geova. Personalmente né ho visti diversi convertirsi al
Signore. {18-05-2011}
10. {Manlio
Muscarella}
▲
Spesse volte avendo
parlato con testimoni di Geova, mi sono documentato con una semplice «chiave
biblica», rispondendo con la Bibbia aperta, anche la loro, citando i seguenti
brani: Matteo 1,23 (Isaia 7,14; 8,1-14);
Colossesi 1,13-17; 2,8-10; Filippesi 2,5-11; Giovanni 5,17-21; 8,57ss;
10,28-31; 10,37s; 17,11; 20,27ss; Luca 10,22; Tito 2,11ss.
Appunto in varie occasioni, essi si sono
ripromessi di ricontattarmi con persone più esperte e sapienti, ma tutto
questo non si è mai verificato. Anche questo aspetto del tempo odierno è parte
dell’apostasia, che ogni fratello e amico del Messia Gesù vive
quotidianamente. Considero questo movimento religioso per la stragrande
maggioranza, in buona (?) fede. {12-05-2011}
11. {Gianni
Siena}
▲
Questi, che
seguono, sono due episodi nella lotta contro la diffusione dell’eresia
geovista, accaduti molti anni fa.
■ 1. Un credente di Levanto (Sp) mi chiama e propone un incontro con i
Testimoni
di Geova (di seguito T.d.G.). Accetto e mi preparo pregando e ripassando
materiale utile. La proposta viene estesa a un altro fratello di Genova (ADI).
Ci ritroviamo a Levanto in casa del fratello, che aveva combinato l’incontro,
noi siamo in tre e dovevano essere anche loro in ugual numero, ma sono solo in
due. Con reciproca cortesia si cede la parola all’altro ma, dopo diverse
schermaglie cortesi, noi cominciamo a parlare. La nostra «coordinazione» è
perfetta, se parla uno gli altri attendono, anche qualche intrusione nel
ragionamento viene accettata e ci si ferma. Gli avversari sono in evidente
difficoltà; uno dei due cerca di contrastare il diluvio di contestazioni mosse
al geovismo e alla sua organizzazione. Il tempo passa e l’incontro si conclude
con una netta «vittoria» argomentale da parte nostra.
Se qualcuno conosce «l’ostinazione» dei T.d.G., si sorprenderebbe nel pensare
che tre umili evangelici abbiano messo in un angolo due geovisti molto preparati
nella loro fabula. Avevamo pregato e studiato gli argomenti
separatamente, non avevamo neppure concordato le cose da dire: non c’era stato
il tempo di fare questo. Pregammo poco prima che costoro arrivassero
all’incontro. Quella sera i due erano visibilmente scossi e noi avevamo
la sensazione che qualcosa fosse accaduto nella vita di quei due giovani: non
s’aspettavano un simile finale.
Qualche giorno dopo il fratello di Levanto mi telefonò dicendo che uno dei due
era il
pioniere incaricato di cominciare (o consolidare) il lavoro propagandista
nella cittadina spezzina: s’era dimesso ed era andato via. Le parole del
fratello furono letteralmente queste: «Il pioniere è scomparso, fuggito!».
■ 2.
Qualche anno prima di questo episodio, una famiglia di Massafra era residente a
Varazze (Sv), insieme a certi loro parenti. Stavano lavorando con la loro ditta
nel rifacimento dello stabilimento Italsider di Genova Cornigliano. Erano stati
presi di mira da due T.d.G. ed erano letteralmente assediati per un
confronto dottrinale. Queste persone erano semplici credenti e pregarono
il nostro pastore d’incontrarsi con questi due. Il pastore non volle
acconsentire e passò a me la patata bollente.
Andai al’incontro preparato, dopo aver pregato e riletto argomenti sui quali
avrebbero insistito. La «seduta» durò oltre quattro ore. Più volte alle loro
asserzioni offrii la possibilità di confermare o smentire le loro tesi,
consultando testi, che avevo portato e «versioni» italiane o equivalenti dei
testi stranieri da essi citati. Ricordo ancora una frase detta da uno dei due
almeno due volte: «Per amor di Dio, andiamo oltre!». Uno dei due (la
moglie) era particolarmente accanita nei miei riguardi, ma ricordo che provavo
una calma sovrumana e l’altro alla fine della conversazione mi disse: «Hai la
testa piena di confusione!». «Strano», ero invece certo che fosse lui a
essere confuso. Durante la diatriba dottrinale, assistettero i parenti
non-convertiti della famiglia cristiana, che ci ospitava; essi guardavano i
T.d.G. e scuotevano la testa, visto che fino a quella sera sembravano
«gladiatori» invincibili. Non so dire se tali parenti si convertirono, ma da
quella sera i T.d.G. smisero di assediare
tali credenti con proposte d’incontro.
Morale?
Studio, preghiera e zelo... lasciandosi guidare dallo Spirito Santo, questi
sono gli ingredienti per una sana lotta spirituale nel contrasto di questa e
delle altre eresie. {14-05-2011}
12. {Autori
vari}
▲
■
Nunziato Di Marca:
Poverino,
questo testimone di Geova, si fa in quattro per esprimere dei concetti, che non
sono chiari neanche a lui. È ammirevole comunque la sua voglia disperata
di affermare qualcosa, in cui egli crede. Ma è poi così astrusa la Bibbia? Io da
canto mio, ho dato una sbirciata alle sacre Scritture e non mi sembrano
così incomprensibili, come qualcuno vorrebbe dare a intendere...
{09-05-2011}
■
Pietro Calenzo: Splendida
esegesi bibliocentrica e storicamente molto esaustiva, come sempre. Grazie,
Nicola. Dio benedica il tuo servizio all’intero Corpo di Cristo Gesù. Shalom.
{09-05-2011}
■
Francesco Giordano: Mi piace
il tuo scritto. Per completare ciò, vi consiglio un libro che fu pubblicato
diversi anni fa nella collana A.C.E.R.I., fatto da Antonio De Noia, il pastore
della chiesa di Peschici (del quale sono membro, e suo collaboratore); davvero
ben fatto. Grazie, Nicola, per avermi dato lo spunto per parlarne. {10-05-2011}
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-Torre_guardia-test-Geova_MT_AT.htm
11-05-2011; Aggiornamento: 18-05-2011 |