Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Manuale Teologico dell’AT

 

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Dopo una introduzione alle problematiche della teologia dell’AT, segue il dizionario teologico dell’AT.

   Ecco le parti principali dell’introduzione alla teologia dell’AT:
■ Il compito e l’oggetto della Teologia dell’AT
■ Le posizioni teologiche più ricorrenti
■ I patti e gli altri approcci
■ Contro l’appiattimento storico e teologico dell’AT.

 

Al dizionario teologico dell’AT sono acclusi un registro delle voci e un registro ragionato delle stesse detto «percorsi teologici».

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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TORRE DI GUARDIA E TESTIMONI DI GEOVA?

PARLIAMONE

 

 a cura di Nicola Martella

 

Qui di seguito discutiamo l’articolo «Torre di guardia e testimoni di Geova». Il tutto prendeva avvio da una lettera, che un seguace della «Torre di guardia» ha inviato, perché risentito che i testimoni di Geova siano elencati nella sezione «gruppi di frangia» sotto la voce «Torre di guardia». Ciò mi ha dato modo di spiegare, in un articolo a parte, che cosa siano i «Gruppi di frangia» e perché preferiamo tale dizione a quella di «sette».

     La questione di base dell’articolo è la seguente: il NT parla mai dei «testimoni di Geova» o soltanto dei «testimoni di Cristo»? Abbiamo visto che già il termine «Geova» è un equivoco medioevale, basato sull’ignoranza del tempo riguardo al tetragramma (JHWH), puntato dai Masoreti giudaici con le vocali di adonāj, per ricordare la lettura come «Adonai». A ciò si aggiunga che nei manoscritti greci del NT il nome ebraico di Dio non ricorra mai nelle invocazioni, nei discorsi e negli insegnamenti su Dio. La modifica del testo biblico da parte dei testimoni di Geova è colpevole. Il NT non fa mai nulla per difendere il nome ebraico di Dio, oramai in disuso fin dalla deportazione babilonese, e tutta l’attenzione è data al nome di Gesù Cristo, essendo il nome di cui Dio Padre, lo Spirito Santo, gli apostoli e gli scrittori del NT danno testimonianza. I credenti del nuovo patto sono esercitati, dunque, a essere «testimoni di Cristo» alla gloria del Padre e per mezzo dello Spirito Santo.

     Sul nome di Dio Jahwè e su tutta la questione si veda in Nicola Martella, Manuale Teologico dell’Antico Testamento (Punto°A°Croce, Roma 2002), l’articolo «Jahwè [jahewëh; JHWH]», pp. 200ss.

 

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I contributi sul tema

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I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Nicola Martella

2. Claudia Falzone

3. Maurizio Ruffino

4. Iader Patuelli

5. Gianni Siena

6. Stefano Calò

7. Nicola Martella

8. Pietro Calenzo

9. Giovambattista Mele

10. Manlio Muscarella

11. Gianni Siena

12. Autori vari

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Nicola Martella}

 

Eccovi un aneddoto personale, accaduto un paio di decenni or sono a Roma, all’inizio del mio ministero in Italia come missionario, in particolare come insegnante di scuola biblica e fondatore di chiese. Venni contattato da una battagliera seguace della Torre di guardia. Essendo per lei un osso un po’ duro, combinò un incontro con quelli che lei chiamava «pionieri». Una sera, vennero un paio di loro. Come al solito, rifiutarono che pregassimo insieme Dio per discernimento e saggezza. Cominciò la solita diatriba improduttiva. Allora trassi fuori l’AT ebraico e il NT greco. Dissi loro all’incirca: «Inutile continuare così; dobbiamo prima metterci d’accordo su una traduzione corretta. Io so leggere l’AT e in esso ricorre Jahwè. Nella vostra Bibbia ricorre il nome Geova anche per il NT. In tutte le versioni greche del NT tale nome non ricorre mai; nell’apparato critico non c’è nessuna variante in proposito. Ecco la mia sfida: procuratevi l’immagine di un solo manoscritto del NT greco, in cui compare il nome Geova, e io aggiornerò la mia Bibbia italiana e potremo continuare il nostro dialogo». Essi mi assicurarono che tali manoscritti esistessero e presero l’impegno che sarebbero ritornati con una tale immagine. Non li vidi mai più.

     Ogni tanto incontravo nuovamente tale donna e sornione chiedevo dove fossero rimasti i suoi «pionieri» con tali sedicenti manoscritti; ogni volta, mi assicurava che presto sarebbero venuti. Spero che non abbiano fatto la stessa fine di quei Giudei, che avevano fatto voto di non mangiare e bere fino a quando non avessero ucciso Paolo (At 23,12ss). Forse dovremo presto rivolgerci alla trasmissione televisiva «Chi l’ha visto?».

 

 

2. {Claudia Falzone}

 

Francamente ammetto di non capire cosa venga contestato da questo signore. Il fatto che i testimoni di Geova siano classificati fra i «gruppi di frangia», non mi pare un gesto offensivo, anzi tutt’altro; infatti, come viene espressamente chiarito all’inizio, suppongo indichi semplicemente una corrente religiosa, che si discosta dal cristianesimo «classico» sui punti dottrinali focali (p.es.: trinità, paradiso, ecc..). Non capisco proprio di cosa si debba risentire tale signore, visto che, proprio i testimoni di Geova tengono a sottolineare il loro assoluto distacco dal cristianesimo storico, sia cattolico che protestante, e lo etichettano senza mezze misure quale «Babilonia la Grande Prostituta». Dunque, se Nicola Martella risulta, a suo dire, poco serio se definisce «gruppo di frangia» la Congregazione dei Testimoni di Geova, come dovrebbe essere definita tale Congregazione, che chiama tutti i cristiani in quel modo? Mi chiedo con quale coraggio questo signore si permetta di sentirsi offeso, sapendo perfettamente come lui e gli altri suoi «confratelli» considerano le varie confessioni cristiane. Tra l’altro, non per difendere Martella, ma per pura neutralità, devo ammettere che lui è stato molto imparziale nelle sue valutazioni e forse persino fin troppo delicato, se consideriamo invece l’astio profondo, che la Torre di Guardia infonde nei suoi adepti verso «la cristianità», per usare un termine a loro familiare.

     In secondo luogo, proprio il signor Stefano ha precisato che la Torre di Guardia è l’ente giuridico, che fa capo alla loro organizzazione, in poche parole, è la loro Sede Centrale, l’Organo in cui si trova il loro «Corpo Direttivo», che impartisce loro tutte le dottrine e le linee guida. Quindi, non vedo quale sia il problema, se viene usato tale nome; un cattolico dovrebbe forse risentirsi, se viene usata la definizione «Chiesa Cattolica» o «Vaticano»? Un anglicano si dovrebbe forse offendere, se viene usata la definizione «Chiesa Anglicana» o «Chiesa d’Inghilterra»? Ovviamente no, quindi, continuo a chiedermi: dov’è l’errore?

     Forse il signor Stefano è talmente assuefatto a quel senso di persecuzione, che la sua Congregazione gli infonde, che vede offese da tutte le parti, anche laddove non sussistono.    Cordiali saluti {09-05-2011}

 

 

3. {Maurizio Ruffino}

 

Contributo: Secondo me, ci sarebbe, invece, da discutere sul fatto se i Testimoni di Geova possano essere definiti «cristiani», sia pur come setta o gruppo di frangia, che dir si voglia. Proprio perché essi, pur riconoscendo Gesù come Messia, non ne riconoscono la divinità e la consustanzialità con il Padre. Stefano stesso li identifica come «seconda religione» e, anche in senso tradizionale (al di là delle connotazioni negative che la parola «religione» ha assunto in contrapposizione alla parola «fede»), se per religione s’intende l’insieme di coloro che professano una fede, la sua affermazione rivendica una significativa distanza dal cristianesimo stesso. Anche i mussulmani credono che Gesù sia un profeta e il verbo di Dio, ma non credono nella sua divinità e, giustamente, si ritengono un’altra religione; mentre la confusione resta con i Testimoni di Geova, che, sempre a mio parere, sono più vicini all’Islam che al cristianesimo. La loro diffusione ha, secondo me, radici simili a quella dell’Islam, perché dettata dal bisogno di sfuggire al paganesimo pratico, imperante in molti strati sociali (lo stesso paganesimo che corrompe il cattolicesimo romano) e al fascino di una «verità» senza responsabilità personale, basata su un’ubbidienza imposta (ricordiamo che Islàm vuol dire «sottomissione») da un sedicente profeta. {09-05-2011}

 

Osservazioni (Nicola Martella): L’accostamento con l’Islam è reale, sebbene basterebbe quello con il giudaismo; non per nulla i geovisti sono un’emanazione del vetero-avventismo. Se tu leggi tutto l’articolo, ti accorgerai che esso ruota intorno alla domanda: «Testimoni di Geova o testimoni di Cristo?». Si veda in Nicola Martella (a cura di), Escatologia fra legittimità e abuso. Escatologia 2 (Punto°A°Croce, Roma 2007), l’articolo: «Dall’avventismo al geovismo», pp. 108-113.

 

Replica (Maurizio Ruffino): Sono d’accordo con te. Io, infatti, propendo per la tesi che essi siano «testimoni di Geova» e non «testimoni di Gesù Cristo», per questo non li elencherei proprio tra le denominazioni cristiane, neanche di frangia, ma li inserirei tra le altre religioni.

 

 

4. {Iader Patuelli}

 

Beh, direi che l’errore sta a monte, nella pretesa di definirsi «cristiani» (a meno che con questo termine non si definisca chiunque parli, a qualsiasi titolo, di un cristo qualsiasi). Il punto fondamentale, è proprio questo: come è possibile definirsi «cristiani» e allo stesso tempo rinnegare e tradire il Cristo, che si rivela nella Bibbia. Quel Gesù, essendo chiaramente «generato» dal Padre (e non creato), è necessariamente della stessa «sostanza», dignità e natura del Generante. Se il Padre è Dio a tutti gli effetti, il Figlio da Lui generato, è altrettanto Dio quanto Lui e non «un dio» come la Torre di Guardia vuole dare a intendere a coloro che, delusi dal cattolicesimo romano, pensano di aver finalmente trovato chi li illumini sulla verità.

     Quanto poi all’epiteto «Testimoni di Geova», si potrebbe fare tutta una disamina sulla pronuncia del Tetragramma (in quanto la vocalizzazione messa sul testo ebraico è un semplice promemoria per ricordare che in fase di lettura si deve sostituire il tetragramma col termine «Adonai», in quanto la corretta pronuncia è andata persa). Gentile signor Stefano, se uno prendesse le consonanti del suo nome e vi frapponesse altre vocali, non penso che lei s’identificherebbe, se la chiamassero Stafuni o Stifona; o chissà quant’altre combinazioni ne deriverebbero. Gesù non si è posto questo problema, essendo Lui stesso Colui, che ha rivelato e fatto conoscere il Padre. Sarebbe conveniente esaminare il contesto di Isaia 43,10-12, da cui è stato estrapolato questo titolo: «I miei testimoni siete voi, dice il SIGNORE, voi, e il mio servo che io ho scelto, affinché voi lo sappiate, mi crediate, e riconosciate che io sono. Prima di me nessun Dio fu formato, e dopo di me, non ve ne sarà nessuno. Io, io sono il SIGNORE, e fuori di me non c’è salvatore. Io ho annunziato, salvato, predetto, e non un dio straniero in mezzo a voi; voi me ne siete testimoni, dice il SIGNORE; io sono Dio»; ma sarebbe troppo lungo affrontarlo in questo contesto. Bisogna considerare l’invito e la promessa del «servo» in Atti 1,8, dove manda i suoi seguaci come suoi testimoni in tutto il mondo: testimoni di Gesù il Cristo, il Figlio di Dio e, quindi, avente le stesse caratteristiche divine del Padre. Annunciare un Gesù diverso da questo, è annunciare un altro cristo e un altro evangelo. Se Gesù non è Dio tanto quanto il Padre, non c’è salvezza per nessuno, e quindi il messaggio, che annunciano coloro che non lo considerano tale, è un placebo indegno di essere chiamato cristiano... che è ben peggio che essere «gruppo di frangia».

     Quanto poi al numero, le vorrei rammentare che i cristiani in origine erano uno sparuto gruppo di persone, che non rappresentava certo la maggioranza e nemmeno il secondo o terzo gruppo quanto a numero. E non penso che, per il fatto che la chiesa di Roma (che troverebbe comunque la sua corretta collocazione fra le «sette») è più numerosa del Testimoni di Geova, sia da lei considerata più vera o più importante. E che dire dell’Islam? In quanto a numero non scherzano.

     Guardi, io sono ancora della convinzione che anche fra i Testimoni di Geova, ci siano tante brave persone in «buona fede» (pur se ingannate dalle finalità non troppo chiare della Watch Tower) e non perdo occasione per intrattenermi con loro, per confrontarmi sui tanti temi che possono essere affrontati Bibbia alla mano... anche se, per il momento, pur avendone tanti contattati, in «buona fede» non ne ho trovato nemmeno uno (pur se resto convinto, che ce ne siano). Voglio dire che, se a fronte di elementi biblicamente fondati, emergono dubbi e crepe sugli insegnamenti ricevuti fin lì, io, almeno, mi fermerei a ragionare sui fondamenti delle mie convinzioni, per accertarmi dell’attendibilità della teologia, che mi porta a certe deduzioni (ed ogni tanto è salutare avere dei dubbi e andare a verificare). Fra i Testimoni di Geova incontrati, non uno, pur non avendo elementi da contrapporre alla evidenze bibliche che svergognano i pilastri basilari di detta Società, non uno, dicevo, che abbia detto: «Beh, ci rifletto sopra». Hanno tutti manifestato una fede incrollabile (pur non trovando risposte adeguate) nei diktat della Torre di Guardia in modo assolutamente acritico, senza rendersi conto che, se l’insegnamento degli uomini differisce da quello della Bibbia, è preferibile seguire Dio anziché gli uomini (come ben saprà, questo è stato detto da due «Testimoni di Cristo» davanti al sinedrio).

     Per quello che può valere, dal mio punto di vista, «gruppi di frangia», è fin troppo indulgente. Infatti, quando un gruppo, che si spaccia come annunciatore della salvezza, nega apriori lo strumento di salvezza preparato da Dio, dovrebbe essere classificato in ben altro modo. Ma questo severo giudizio sulla Watch Tower (e lo dico col cuore in mano) avviene senza offesa o mancanza di rispetto per coloro che, privati della luce della Verità, seguono un servo poco fedele e poco discreto, che (pur essendo cieco, ci vede benissimo) li sta conducendo lontano dal Regno di Dio... E prego perché possiate aprire gli occhi sulle menzogne e possiate finalmente conoscere ora la salvezza, che Dio ha preparato per coloro, che credono nel Nome del suo Figlio (quello vero), Cristo Gesù. {09-05-2011}

 

 

5. {Gianni Siena}

 

Ognuno può chiamarsi come vuole ma, chiaramente, non è il nome che decide l’identità di questo o quel gruppo.

     Per i cattolici noi siamo «setta»; ma per noi i cattolici, semmai, sono ciò, che oggi esprime questo termine. «Setta» indicava la corrente derivata di un determinato nucleo religioso; ma la parola fu unita al concetto di «eresia» e oggi una setta è un gruppo portatore d’idee eretiche rispetto all’ortodossia (retta dottrina).

     Il geovismo non ha bisogno di presentazioni, basta scorrere internet per capire che cosa sia. Un vista alla tomba di Russell, il fondatore della Torre di Guardia, mostra la derivazione massonica ed esoterica di questo gruppo e dei suoi sotto gruppi. {09-05-2011}

 

 

6. {Stefano Calò}

 

Prima questione: Premesso che sarebbe interessante capire quali altri «gruppi religiosi e non», nonché quali «studiosi di fenomeni religiosi» abbiano definito i testimoni di Geova un gruppo di frangia, forse sarà utile ricordarle sig. Martella, che soprattutto in rete, quando si riportano pareri o affermazioni di studiosi, è sempre buona norma citare le fonti, possibilmente autorevoli e verificabili, altrimenti così si rischia di diventare, per dirla con le parole dell’apostolo Paolo, soltanto un «rimbombante cembalo».

     Noto poi che lei sig. Martella non ha neanche obiettato al fatto che i testimoni di Geova sono in Italia ormai da tempo riconosciuti come la seconda religione in termini di adesione volontaria (e non di semplici simpatizzanti); forse questo le suona strano?

 

Seconda questione: Innanzitutto è falso che nella loro storia i Testimoni di Geova abbiano avuto, o si siano dati come lei ha affermato, «differenti etichette».

     Si chiamavano «Studenti biblici» dai tempi di Charles Russell fino al 1931, quando poi venne adottato il nome «Testimoni di Geova», denominazione con la quale vengono riconosciuti ancora oggi in ogni parte del mondo.

     Non entro nel merito della questione del nome di Dio, perché non mi sembra la sede adatta.

     Ma vorrei comunque dirle che se lei, sig. Martella, ritiene che «Geova» non sia la designazione giusta per identificare il nome di Dio, non è certo un suo problema, ma semmai fosse davvero un problema, lo sarà dei testimoni stessi.

 

Terza questione: Se lei, sig. Martella si fosse presa qualche volta almeno la curiosità di parlare direttamente con qualche testimone di Geova, si sarebbe facilmente accorto che noi siamo molto più «Testimoni di Cristo» di quanto lei creda, ma ovviamente questo fa parte delle cose prettamente sperimentabili e non posso certo pretendere io di farle cambiare idea da dietro un monitor. Però se vuole, posso venire a trovarla a casa. ;-)

     Un ultima osservazione (me la passi), non penso sia corretto, o quantomeno non è certo carino approfittare delle risposte, che lei dà di volta in volta ai vari utenti, per linkare un «rimando» alle sue opere letterarie e invogliare così i visitatori del sito all’acquisto di tali opere, non crede?

     Un saluto affettuoso a lei e a tutti i lettori... {09-05-2011}

 

 

7. {Nicola Martella}

 

Nella replica di quest'ultimo lettore vedo molti aspetti pretestuosi. Ho avuto la sensazione di chi, per fare punti, cola il moscerino (aspetti secondari) e inghiotte il cammello (le questioni basilari dell’articolo). Mi pare un arrampicarsi sugli specchi. Stendo un velo pietoso su cose poco carine, ricordando solo che Paolo col «rimbombante cembalo» non si riferiva alle spiegazioni terminologiche, ma proprio al fare cose senza carità; è un segno anche questo come viene trattata la Scrittura fuori nesso e logica!?

     Rispondo punto per punto, seguendo la medesima struttura.

     ■ Prima questione: Sulla questione dei testimoni di Geova quale «gruppo di frangia» rimando alle aggiunte fatte all’articolo «Gruppi di frangia».

     Le cifre non mi riscaldano molto, visto che sono stime non verificabili, soggette a interpretazione varie e necessiterebbero di un censimento per verificarle. La verità non dipende dalle cifre. Gesù aveva iniziato con dodici discepoli e la chiesa del primo secolo era una minoranza nell’impero romano. In ogni modo, per alcune cifre rimando a quelle del Cesnur nell’articolo «Il pluralismo religioso italiano nel contesto postmoderno». Dai dati presenti in esso non risulta che i Testimoni di Geova siano in Italia la seconda «religione» in assoluto (sarebbe comunque più corretto parlare tutt’al più denominazione o minoranza religiosa!). L’autore afferma: «Gli ortodossi in Italia sono quasi un milione (particolarmente per l’immigrazione dalla Romania, che nel 2008 ha raggiunto una quota variabile fra le 850.000 e 1.016.000 unità, ovvero circa un quarto dell’intera immigrazione in Italia) ma solo in minoranza cittadini italiani». Quindi, gli ortodossi totali presenti in Italia sono al secondo posto. E anche i protestanti italiani totali superano i geovisti (409.000 contro i 400.000); ad essi bisognerebbe aggiungere 138.825 protestanti immigrati. Inoltre i musulmani immigrati in Italia sono 1.253.704; l’autore parla della «centralità dell’Islam come seconda religione presente sul territorio dopo la cattolica». Ma come detto, le cifre non mi appassionano, tanto più che molti cattolici, che diventano evangelici, non fanno richiesta di essere cancellati dagli elenchi delle diocesi. Rimando in merito anche all’articolo di Wikipedia «Religioni in Italia».

 

     ■ Seconda questione: Il fatto che prima si chiamassero dapprima «Studenti biblici», chiamassero la società «Torre di guardia» e poi se stessi «Testimoni di Geova» e «Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova» (in Italia), ciò mostra differenti «differenti etichette». Inoltre, Charles Taze Russell proveniva dal presbiterianesimo e militò nell’avventismo.

     Non capisco perché se «Geova» non è la designazione giusta per identificare il nome di Dio, questo non sarebbe certo un mio problema, visto che da studioso ho affrontato tale questione, come altre; è una questione di verità storica e teologica. Oppure dovrei farmi suggerire da questo lettore le questione, a cui dovrei attenermi?

 

     ■ Terza questione: Qui, questo lettore pare voglia fare il chiaroveggente per sapere se ho mai parlato direttamente con qualche testimone di Geova. Mi senso di rassicurarlo: non poche volte. E di «Testimoni di Cristo» non ne ho visti in loro. Nel primo contributo riporto un incontro significativo con capi di tale movimento, a cui non ne sono seguiti altri con loro, a causa della loro latitanza.

     L’ultima osservazione non è proprio elegante, ma mostra il tentativo di chi vuole a ogni costo ferire e portare discredito al proprio interlocutore, cercando così di pareggiare in qualche modo, visto che non si è stati capaci di rispondere nel merito al suo articolo. Gli faccio presente che un riferimento bibliografico negli articoli, che scrivo, hanno il senso di indicare ai lettori dove approfondire ulteriormente certi aspetti, visto che nello scritto attuale non è possibile ampliare il tutto ulteriormente. Alla fine d’ogni mio articolo ci sono comunque spesso altri link, che portano a scritti simili presenti sul sito.

 

 

8. {Pietro Calenzo}

 

Caro Nicola, esiste un libro, se ricordo bene di Umberto Delle Donne, che sposa in tutto, il tuo pensiero dal titolo. «Testimoni di Geova o testimoni di Cristo?». Tale lettore antitrinitario, al di là dei timidi apprezzamenti per il sito, non fa che coniugare ancora una volta la sua non conoscenza del significato di YHWH [Jahwè] e di Adonai, espressa e inculcata nelle loro menti dalle errate traduzioni della Watch Tower. Dette traduzioni perseverano nell’errore proposto e ribadito (cosa inconcepibile), anche nel Nuovo Testamento, dalle loro due pessime traduzioni del Nuovo Mondo, dove hanno restaurato (a loro dire) il vero nome di Dio, dove miriadi di copisti o traduttori se ne erano dimenticati! {11-05-2011}

 

 

9. {Giovambattista Mele}

 

Contributo: Sono ventitre anni che combatto con loro e non ho mai avuto la soddisfazione di una risposta esaustiva. In qualunque argomento preso, la risposta è sempre la stessa: «Dobbiamo fare ricerche».

Affrontai l’argomento del nome di Dio e risposi con un articolo sul giornale italiano, dato che vivo in Canada; ma, questi bussa-porte non danno risposte.

     Parlare con loro, è tempo perduto. E io personalmente non li ho mai considerati cristiani; immaginiamoci non chiamo «cristiani» neanche i cattolici, perché li chiamo papalini.

     Non vengono più a bussare alla mia porta, perché gli è stato proibito dalla Torre di guardia. Una cosa simile avvenne, quando un prete aveva proibito a certe persone di parlare con me.

     Ultimamente una giovane, che era con i testimoni di Geova, è venuta da me, chiedendomi una Bibbia e lamentandosi di come la trattavano; si è sfogata con me, dato che mi aveva conosciuto circa 4 mesi fa.

     La cosa migliore è pregare per loro, affinché il Signore Gesù gli apra gli occhi e il cuore. {12-05-2011}

 

Osservazioni (Antonio Capasso): È proprio vero quello, che ha dice G. Mele. Su ogni argomento, quando si trovano in difficoltà, i T.d.G. dicono che devono approfondire e fare ricerche. Io sono 35 anni che aspetto che mi spieghino Ebrei 1,8 secondo come traduce la loro versione della Bibbia, Nuovo Mondo, che così recita: «Parlando del Figlio dice: Dio è il tuo trono». Comunque, non bisogna rinunciare a parlare con loro, perché l’Evangelo è potenza di Dio, che converte anche i Testimoni di Geova. Personalmente né ho visti diversi convertirsi al Signore. {18-05-2011}

 

 

10. {Manlio Muscarella}

 

Spesse volte avendo parlato con testimoni di Geova, mi sono documentato con una semplice «chiave biblica», rispondendo con la Bibbia aperta, anche la loro, citando i seguenti brani: Matteo 1,23 (Isaia 7,14; 8,1-14); Colossesi 1,13-17; 2,8-10; Filippesi 2,5-11; Giovanni 5,17-21; 8,57ss; 10,28-31; 10,37s; 17,11; 20,27ss; Luca 10,22; Tito 2,11ss.

     Appunto in varie occasioni, essi si sono ripromessi di ricontattarmi con persone più esperte e sapienti, ma tutto questo non si è mai verificato. Anche questo aspetto del tempo odierno è parte dell’apostasia, che ogni fratello e amico del Messia Gesù vive quotidianamente. Considero questo movimento religioso per la stragrande maggioranza, in buona (?) fede. {12-05-2011}

 

 

11. {Gianni Siena}

 

Questi, che seguono, sono due episodi nella lotta contro la diffusione dell’eresia geovista, accaduti molti anni fa.

     ■ 1. Un credente di Levanto (Sp) mi chiama e propone un incontro con i Testimoni di Geova (di seguito T.d.G.). Accetto e mi preparo pregando e ripassando materiale utile. La proposta viene estesa a un altro fratello di Genova (ADI). Ci ritroviamo a Levanto in casa del fratello, che aveva combinato l’incontro, noi siamo in tre e dovevano essere anche loro in ugual numero, ma sono solo in due. Con reciproca cortesia si cede la parola all’altro ma, dopo diverse schermaglie cortesi, noi cominciamo a parlare. La nostra «coordinazione» è perfetta, se parla uno gli altri attendono, anche qualche intrusione nel ragionamento viene accettata e ci si ferma. Gli avversari sono in evidente difficoltà; uno dei due cerca di contrastare il diluvio di contestazioni mosse al geovismo e alla sua organizzazione. Il tempo passa e l’incontro si conclude con una netta «vittoria» argomentale da parte nostra.

     Se qualcuno conosce «l’ostinazione» dei T.d.G., si sorprenderebbe nel pensare che tre umili evangelici abbiano messo in un angolo due geovisti molto preparati nella loro fabula. Avevamo pregato e studiato gli argomenti separatamente, non avevamo neppure concordato le cose da dire: non c’era stato il tempo di fare questo. Pregammo poco prima che costoro arrivassero all’incontro. Quella sera i due erano visibilmente scossi e noi avevamo la sensazione che qualcosa fosse accaduto nella vita di quei due giovani: non s’aspettavano un simile finale.

     Qualche giorno dopo il fratello di Levanto mi telefonò dicendo che uno dei due era il pioniere incaricato di cominciare (o consolidare) il lavoro propagandista nella cittadina spezzina: s’era dimesso ed era andato via. Le parole del fratello furono letteralmente queste: «Il pioniere è scomparso, fuggito!».

 

     ■ 2. Qualche anno prima di questo episodio, una famiglia di Massafra era residente a Varazze (Sv), insieme a certi loro parenti. Stavano lavorando con la loro ditta nel rifacimento dello stabilimento Italsider di Genova Cornigliano. Erano stati presi di mira da due T.d.G. ed erano letteralmente assediati per un confronto dottrinale. Queste persone erano semplici credenti e pregarono il nostro pastore d’incontrarsi con questi due. Il pastore non volle acconsentire e passò a me la patata bollente.

     Andai al’incontro preparato, dopo aver pregato e riletto argomenti sui quali avrebbero insistito. La «seduta» durò oltre quattro ore. Più volte alle loro asserzioni offrii la possibilità di confermare o smentire le loro tesi, consultando testi, che avevo portato e «versioni» italiane o equivalenti dei testi stranieri da essi citati. Ricordo ancora una frase detta da uno dei due almeno due volte: «Per amor di Dio, andiamo oltre!». Uno dei due (la moglie) era particolarmente accanita nei miei riguardi, ma ricordo che provavo una calma sovrumana e l’altro alla fine della conversazione mi disse: «Hai la testa piena di confusione!». «Strano», ero invece certo che fosse lui a essere confuso. Durante la diatriba dottrinale, assistettero i parenti non-convertiti della famiglia cristiana, che ci ospitava; essi guardavano i T.d.G. e scuotevano la testa, visto che fino a quella sera sembravano «gladiatori» invincibili. Non so dire se tali parenti si convertirono, ma da quella sera i T.d.G. smisero di assediare tali credenti con proposte d’incontro.

     Morale? Studio, preghiera e zelo... lasciandosi guidare dallo Spirito Santo, questi sono gli ingredienti per una sana lotta spirituale nel contrasto di questa e delle altre eresie. {14-05-2011}

 

 

12. {Autori vari}

 

Nunziato Di Marca: Poverino, questo testimone di Geova, si fa in quattro per esprimere dei concetti, che non sono chiari neanche a lui. È ammirevole comunque la sua voglia disperata di affermare qualcosa, in cui egli crede. Ma è poi così astrusa la Bibbia? Io da canto mio, ho dato una sbirciata alle sacre Scritture e non mi sembrano così incomprensibili, come qualcuno vorrebbe dare a intendere... {09-05-2011}

 

Pietro Calenzo: Splendida esegesi bibliocentrica e storicamente molto esaustiva, come sempre. Grazie, Nicola. Dio benedica il tuo servizio all’intero Corpo di Cristo Gesù. Shalom. {09-05-2011}

 

Francesco Giordano: Mi piace il tuo scritto. Per completare ciò, vi consiglio un libro che fu pubblicato diversi anni fa nella collana A.C.E.R.I., fatto da Antonio De Noia, il pastore della chiesa di Peschici (del quale sono membro, e suo collaboratore); davvero ben fatto. Grazie, Nicola, per avermi dato lo spunto per parlarne. {10-05-2011}

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-Torre_guardia-test-Geova_MT_AT.htm

11-05-2011; Aggiornamento: 18-05-2011

 

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