In un gruppo, dove
sono iscritto, qualcuno ha inserito un’immagine di un altro autore, per
illustrare il suo ragionamento, su cui è scritto: «Le
cose impossibili agli uomini, sono possibili a Dio»
(Lc 18,27). L’autore di tali immagini
le inserisce normalmente senza aggiungere altro. Non so che cosa intendeva
esprimere con tale verso.
Come non
essere d’accordo con un tale verso? È vero, come disse Gesù in tale verso,
Dio ha altre possibilità rispetto alle attese umane.
Ognuno di noi sperimenta che, quando siamo arrivati ai nostri limiti, Dio può
andare ben oltre e «fare smisuratamente di là da quanto chiediamo
o pensiamo» (Ef 3,20).
Allora, dove sta il
problema? Il verso sull’immagine (Lc 18,27), tolto dal suo contesto
naturale, se assolutizzato, come si fa qui, ossia senza riferirsi al suo
contesto, diventa spesso strumentale a una dottrina delle guarigioni
senza se e senza ma. Tuttavia, se si guarda il contesto, ci si renderà conto che
esso non riguarda un «prodigio» (miracolo, guarigione, segno), che si possa
richiedere a Dio, ma la
salvezza dei ricchi.
Gesù aveva asserito: «È più facile a una gomena
passare per la cruna d’un ago, che a un ricco entrare nel regno di Dio»
(v. 25). Al che gli astanti reagirono con meraviglia, dicendo: «Chi dunque
può essere
salvato?» (v. 26). Poi seguì tale asserzione di Gesù.
Purtroppo tale verso viene citato spesso a sproposito, per rendere Dio un «distributore
di miracoli» o un «pozzo dei desideri», secondo l’arbitrio dell’uomo. Alcuni
insegnano che si possa obbligare l’Onnipotente a fare miracoli, organizzando
particolari riunioni di preghiera, meeting di guarigione o invitando un
particolare «unto». Questo è tanto vero che sulla pubblicità di certe conferenze
si invita strumentalmente la gente con queste parole: «Vieni
a prendere il tuo miracolo!». Come possono degli uomini
usare l’arroganza di promettere ad altri uomini ciò, che sta solo nell’arbitrio
di Dio, come se l’Onnipotente possa essere assoggettato alla coercizione umana!?
Tutto ciò rasenta il «pensiero magico» dell’esoterismo, che insegna che si possa
esercitare potere sulle «entità» e addirittura su Dio.
Voglio ricordare che è vero che Dio può operare più di quello, che gli
chiediamo; a volte opera anche senza che gli chiediamo alcunché, quando ci
protegge da accidenti e da incidenti improvvisi. Il Dio della Bibbia è
l’Onnipotente e, come tale, è libero dalle coercizioni umane. Tuttavia, alle
nostre richieste può rispondere anche di no, che la sua grazia ci basta
(2 Cor 12,9), che non è ancora il tempo e così via. Addirittura può, al momento,
impedire di evangelizzare (!) una certa zona. Paolo e la sua squadra
missionaria erano «giunti sui confini della Misia, tentarono d’andare in
Bitinia; ma lo Spirito di Gesù non lo permise loro» (At 16,7).
Infine, faccio notare che l’esegesi contestuale è l’unica medicina per le
deviazioni dogmatiche e le esagerazioni dottrinali. Ricordo qui ancora una volta
la massima, che ripetevo ai miei studenti alla scuola biblica: «Un testo senza
contesto è un pretesto, che io contesto»!
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e
opinioni?
Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster
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I contributi sul tema ▲
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I
contributi attivi hanno uno sfondo bianco)
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1. {Edoardo
Piacentini}
▲
■
Contributo:
D’accordo, non bisogna esagerare, il vero miracolo è la rigenerazione, ma non
bisogna nemmeno eccedere in senso opposto, vale a dire non bisogna negare che «ogni
cosa è possibile a chi crede» (Marco 9,23). Malgrado l’opinione di tanti
credenti, l’epoca dei miracoli non è ancora cessata. L’idea che Dio non
compia oggi più miracoli, non ha alcun fondamento biblico, in quanto scaturisce
dall’errata interpretazione di 1 Corinzi 13,8-10, dove per «perfezione»
deve intendersi la seconda venuta di Cristo, non il completamento del canone dei
Nuovo Testamento, perché solo allora gli uomini avranno una conoscenza completa,
non si ammaleranno più, le profezie saranno tutte adempiute e Dio sarà tutto in
tutti! Oggi il Signore può guarire chi è nell’infermità e di fatto accade
spesso che lo fa, esaudendo la preghiera dei santi. {08-07-2013}
▬
Nicola Martella:
Edoardo Piacentini, dei temi e delle questioni da te elencati, non ho parlato
per nulla in questo scritto (non bisogna sempre buttare le mani avanti
preventivamente). E questo tanto più che io non credo né alla pura
continuazione del tempo apostolico (era speciale, essendo gli inizi) né alla
cessazione dei miracoli (non mi appello a nessuna «perfezione» relativa;
Dio rimane sovrano), ma al fatto che Dio diversifichi la sua azione nel
tempo e nella storia, secondo il suo consiglio e la sua sovranità. Durante tutta
la storia della salvezza, vi sono stati tempi di grande intensità di prodigi e
altri pressoché esenti, che noi sappiamo dalla Bibbia. Il messaggio di
Dio è sempre stato più importante di segni e miracoli, e questi ultimi hanno
sempre avuto un carattere di accompagnamento della Parola e di conferma
d’essa; la fede salvifica è sempre scaturita primariamente dalla Parola udita,
non dai prodigi. Noi crediamo al «Dio dei miracoli», che rimane sovrano
di agire a suo arbitrio, dicendo sì, no, non ancora, la mia grazia ti basta,
eccetera.
Nello scritto si tratta quindi di altro. Parlo specialmente del contesto
legittimo di Luca 18,27 e del fatto che bisogna fare sempre
un’interpretazione contestuale, non un’indebita versettologia. Poi, metto in
guardia dal trasformare il Dio sovrano in un «distributore automatico» di
segni e prodigi. Dio può operare quello che vuole e come vuole, oppure non
farlo. Chi potrà sindacare il suo arbitrio?
A noi spetta il compito di discernere gli spiriti
(1 Gv 4,1). Chi attira la gente, promettendo miracoli certi, è un bugiardo e non
sta agendo nel nome del Dio della Bibbia.
2. {Pietro
Calenzo}
▲
Effettivamente, caro Nicola, hai centrato
perfettamente il tema e il contesto scritturale. Purtroppo nel mondo evangelico
ci sono delle persone, che promettono segni o portenti, che Dio nella sua
sovrana sapienza non ha rivelato a nessun suo servitore. Ci sono gli annunci «Riunioni
di Miracoli» o «Riunioni di guarigioni» e le millantate certezze del
tipo «Io sono sicuro che Dio ti vuole guarire o ti vuol far prosperare»;
queste sono offese molto gravi rivolte a Dio che, nella sua eccelsa
sovranità, riserva solamente alla sua potestà l’intervento della sua mano
benedetta. A dir di questi predicatori, Paolo, Timoteo, Epafrodito, Trofimo,
campioni di Cristo non avevano abbastanza fede per essere guariti dalle
loto malattie? Oppure, i moderni affabulatori hanno più fede di un Paolo o di un
Timoteo? Canalizzare la Persona di Gesù, secondo modelli spesso di matrice
estera e a volte sincretista o ecumenica, molto in auge fra movimenti
carismatici o del neo-pentecostalismo, è molto pericoloso, fuorviante, e
ribadisco «offensivo» per il Signore di fronte al Quale, un pur grande servo di
Dio come Giobbe dovette cucirsi la bocca. Sarei felice che lo imitassero tanti
predicatori moderni. Ovviamente tutte le altre promesse, che Dio ha
dichiarato nella Scrittura, quelle chiare e senza possibili fraintendimenti, ci
appartengono in tutta la loro verità e potenza, ma non dobbiamo giammai tentare
di canalizzare il nome di Dio per quelle che sono o potrebbero essere
particolari visioni di dubbia provenienza. Essendo certi che il Signore
fa e farà cooperare ogni evento per il nostro bene spirituale o per la nostra
crescita, siamo fidenti che l’Onnipotente effettivamente farà ogni cosa
al di là delle nostre aspettative. Al Signore la eterna gloria nel nome di Gesù
il Messia. {08-07-2013}
3. {Luca
Matranga}
▲
Distributore automatico ?
No di certo, anche perché Dio rimane comunque onnisciente e Lui sa il
perché e il percome delle cose. Ma d’altra parte, essendo anche Padre buono,
mi resta difficile conciliare questa sua essenza particolare con l’indifferenza.
Oltretutto con il Nuovo Patto il fenomeno dell’intervento diretto di Dio
nella vita delle persone si è esteso grandemente, e non potrebbe essere
altrimenti visto cosa è costato il Nuovo Patto. Quindi, come non possiamo dire
chi si salverà e chi no, asteniamoci con gioia anche dal dire quando, dove e
come Dio interverrà: Dio interviene ogni giorno, nella vita di ognuno, e
soprattutto nella vita dei suoi Figli. {09-07-2013}
4. {Antonio
Capasso}
▲
«… che
Dio diversifichi la sua azione nel tempo e nella storia, secondo il suo
consiglio e la sua sovranità. Durante tutta la storia della salvezza, vi sono
stati tempi di grande intensità di prodigi e altri pressoché esenti»
(Martella). Dio è sovrano. «Il
messaggio di Dio è sempre stato più importante di segni e miracoli, e questi
ultimi hanno sempre avuto un carattere di accompagnamento della Parola e
di conferma d’essa; la fede salvifica è sempre scaturita primariamente dalla
Parola udita, non dai prodigi»
(Martella). Questo ci porta a un sano equilibrio. Dio opera come vuole e
decide di manifestare i suoi segni quando vuole. Molti dovrebbero stare attenti,
quando postano e pubblicizzano inviti a riunioni, dove lo slogan è «segni,
miracoli e prodigi». Chi ha orecchio per udire, oda! {09-07-2013}
5. {Giovanni
Napolitano}
▲
■
Contributo:
Caro Nicola, ho letto il tuo commento e lo condivido pienamente. Volevo però
chiederti che cosa ne pensi del libro: «E Dio cambiò idea» del fratello
Andrea di Porte Aperte; qui viene detto che noi possiamo con la preghiera
riuscire a cambiare i piani di Dio. Io trovo tutto ciò per nulla
biblico, anche se l’autore cita passi biblici, come quando Mosè intercede
per il popolo presso Dio. Ho parlato con diversi fratelli, che sono d’accordo
con questo autore. E tu? {09-07-2013}
▬
Nicola Martella:
Non conosco il dato libro, quindi non posso dare un parere sul suo ragionamento.
Solo un’esegesi contestuale accurata, può portare luce nel testo biblico e nei
facili ragionamenti umani.
In altri casi, si usa spesso il falso sillogismo: da alcune premesse vere
e altre supposte (dipendono dalle proprie valutazioni o dalla convenzione di
riferimento), si traggono conclusioni affrettate, discutibili o addirittura
false.
Dio si fa pregare e interviene nella relativa situazione, mostrando la sua
clemenza, ma Egli non si fa sconvolgere i piani
né il suo segreto consiglio. Egli è sovrano, onnisciente e onnipotente. I suoi
propositi eterni rimangono, e Dio non muta al riguardo. L’intercessione può, a
volte, indurlo ad agire, nel momento presente, diversamente da quanto
prospettato. Tuttavia, non sempre si sa, se Dio non stia al presente
«educando» il suo servo in ciò, che già aveva in mente, per rafforzare il
suo senso morale e il suo zelo. Oppure, sta usando l’occasione per rivelare
se stesso e mostrare la sua clemenza. Si veda Abramo, che prima
imbrogliava il suo prossimo e che, poi, si mise a intercedere per Sodoma e
dintorni. L’Onnipotente assecondò il patriarca nel suo senso morale, a cui era
giunto. Alla fine, comunque, dopo avergli mostrato la sua disponibilità, Dio
fece a modo suo: salvò Lot e distrusse Sodoma e Gomorra. In altri casi, Dio
rispose no alle preghiere, nonostante le insistenze e la profonda
umiliazione; si veda la morte del bambino di Davide; si veda la preghiera
respinta di Paolo; e così via. Nel caso di
Ninive, a non voler cambiare Idea non fu l’Eterno, ma il profeta Giona
che voleva vedere l’odiata capitale assira rasa al suolo!
6. {Edoardo
Piacentini}
▲
■
Contributo:
Certo, Dio non è un
distributore di miracoli; e sbaglia chi lo presenta in tal modo. Sbaglia,
altresì, chi afferma che l’epoca dei miracoli sia cessata, perché non
viviamo più nella dispensazione della chiesa primitiva, dimenticando che «Gesù
Cristo è lo stesso ieri, oggi e in eterno» (Ebrei 13,8) e che, anche
al presente, «il Signore è pieno di misericordia e di compassione»
(Giacomo 5,11), soprattutto per coloro che sono nella sofferenza, ed
esaudisce le preghiere dei santi, quando vengono rivolte a Dio nel nome di
Gesù con piena fede. Teniamo presente che «senza fede è impossibile
piacergli; poiché chi si accosta a Dio deve credere che Egli è, e che ricompensa
tutti quelli che lo cercano» (Ebrei 11,6). {09-07-2013}
▬
Nicola Martella:
Non rispondo all’intero contenuto del contributo, ma faccio solo rilevare che
Ebrei 13,8 afferma in realtà quanto segue: «Gesù è lo stesso Cristo,
ieri, oggi e per i secoli». È una dichiarazione cristologica dell’autore
contro coloro, che dividevano il «Gesù storico» dal presunto «Cristo celeste»
(p.es. i doceti, e poi gli gnostici). «Ieri» era il passato dell’autore,
«oggi» era il suo presente e «per i secoli» intendeva l’avvenire
dai suoi giorni in poi. Tale verso non ha nulla a che fare con questo tema,
sebbene tale verso venga usato continuamente in tal senso. Esso sta tra
l’esortazione a imitare
i propri conduttori (v. 7) e l’ingiunzione a non farsi «trascinare
da dottrine svariate ed estranee» (v. 9). L’autore non stava parlando di
miracoli. Quindi: attenzione alle strumentalizzazioni!
■
Edoardo Piacentini:
Ebrei 13,8
non parla di miracoli ma, come tu scrivi, «sta tra l’esortazione a imitare la
fede dei propri conduttori (v. 7) e l’ingiunzione a non farsi “trascinare da
dottrine svariate ed estranee” (v. 9)». Al cap. 11 l’autore dell’epistola
agli Ebrei ha parlato della fede di tali conduttori, i quali hanno sopportato
mille prove e sofferenze, senza ottenere la promessa, ma hanno anche visto la
gloria di Dio in tante occasioni, credendo che Dio è l’Iddio dell’impossibile.
Nell’imitare la fede di tali conduttori, siamo esortati anche a credere nei
miracoli, perché a Dio tutto è possibile, e tra le dottrine svariate ed
estranee, che dobbiamo fare attenzione a non lasciarci trascinare, c’è anche
quella che afferma che l’epoca dei miracoli è cessata, quasi che Dio sia
diventato impotente a guarire. {10-07-2013}
▬
Nicola Martella:
Edoardo Piacentini, veramente mi riesce difficile capire chi in questo
scritto abbia messo in forse che Dio possa operare miracoli, secondo il
suo arbitrio, oggi. Noi non crediamo a una presunta «epoca dei miracoli»,
ma nel Dio che, nella sua misericordia, viene in soccorso ai suoi figli, se e
quando vuole Lui. Una presunta «epoca dei miracoli» non c’è mai stata, ma
ci sono stati periodi di grande intensità di eventi soprannaturali e altri con
meno intensità. Ciò è evidente anche nell’epoca degli apostoli. Ciò sta nella
logica dell’opera del Signore, che usa i prodigi per fare breccia
e accreditare i suoi servi in nuove situazioni o in zone nuove; così fu
per un relativamente breve periodo nella vita di Pietro e poi di Paolo.
In seguito tale intensità diminuì. A Paolo fu detto che la grazia
doveva bastargli (2 Cor 12,9). Egli lasciò un suo stretto collaboratore
Trofimo
infermo a Mileto (2
Tm 4,20), durante un suo viaggio missionario. Egli consigliò a Timoteo
di bere vino per le sue infermità (1 Tm 5,23). Egli parlò delle infermità
proprie e di quelle di altri suoi collaboratori. Già l’autore della lettera agli
Ebrei guardò indietro con nostalgia al tempo, in cui Dio confermava la parola
dei testimoni con la sua azione sovrannaturale. Quindi, dopo il tempo della
«stura», tutto si normalizzò nelle chiese costituite; Dio continuò a
esercitare la sua misericordia, ma tale intensità di atti sovrannaturali non
c’era più. Così è anche oggi per le chiese costituite.
Quando le squadre missionarie arrivavano in zone nuove o in nuove situazioni,
Dio agiva secondo lo stesso schema: prima sfondamento (la Parola era
confermata da Dio, accompagnandola con suoi atti sovrannaturali), poi
stabilizzazione
(la Parola diventava centrale per la fede; Dio agiva secondo il suo arbitrio,
sia guarendo, sia non facendolo). Questo stesso schema può ripetersi, in modo
simile o in altro modo, anche oggigiorno, laddove si fondano chiese in
zone nuove, avvolte nelle tenebre e prive dell’Evangelo. Noi stessi, nel fondare
chiese in loco, abbiamo sperimentato ambedue le fasi.
In ogni modo, non esistono «epoche dei miracoli». Esiste, invece, il
Dio sovrano, meraviglioso e prodigioso, che agisce secondo il suo segreto
consiglio e il cui fare rimane misterioso e insindacabile. Dove Egli agisce in
modo sovrannaturale, non lo fa perché costretto da imbonitori, che
annunciano: «Vieni
a prendere il tuo miracolo!», ma sempre per confermare la
sua sovrana Parola e per dare rivelazioni di sé in un contesto di tenebre!
Come c’istruisce la Bibbia (anche nel NT), Egli non è soltanto il Dio dei
miracoli, ma anche il Dio, che dà prove, malanni, infermità e addirittura
la morte; lo fa anche fra il suo popolo, e cioè secondo i casi per disciplina
(Eb 12), per punire i fraudolenti (Anania e Zaffira), quelli che prendono alla
leggera le sue cose (1 Cor 11,30), per mettere alla prova la fede (Gcm 1,3; 1 Pt
1,7; cfr. Lc 22,31), e così via.
Guardiamoci, quindi, da una «ideologia miracolistica», che la Scrittura
non conosce. I miracoli nella Scrittura sono sempre e solo una «questione
teologica», ossia legata alla persona di Dio e alla sua azione di supporto e
conferma della Parola annunciata e della sua rivelazione di luce, laddove
regnano le fitte tenebre del paganesimo. Nella vita dei credenti, a cui da
Cristo è ingiunta la croce, può anche echeggiare la risposta divina: «La mia
grazia ti basta!» (2 Cor 12,9).
7. {Rita Fabi}
▲
«E quelli che
l’udivano dissero: “Chi dunque può essere salvato?”. Ma egli disse: “Le
cose impossibili agli uomini, sono possibili a Dio”». È impossibile per
l’uomo raggiungere la salvezza con il proprio impegno. Il suo cuore è troppo
malvagio, troppo attaccato ai tesori del mondo. Il giovane ricco sapeva
di non avere la salvezza e la desiderava tantissimo. Però, era troppo attaccato
alla propria vita sulla terra per accettare il dono della salvezza.
La sua condizione sarebbe quella di ogni persona nel mondo, se Dio dovesse
lasciarci nella nostra condizione naturale. Ma Dio non ci lascia
nella nostra condizione naturale. Ogni volta che una persona abbandona ciò, che
è il suo tesoro terreno, e crede in Gesù, è perché Dio ha compiuto un’opera
miracolosa nel suo cuore.
Ciò che è impossibile all’uomo, è possibile a Dio. È chiaro il contesto
del brano, infatti si parla di salvezza eterna e di come questa sia impossibile
da ottenere, se non viene da Dio.
Purtroppo, come troppo spesso accade, estrapolare un versetto dal suo
contesto, può portare a darne significati ben diversi, che non hanno nulla a
vedere con la verità del brano stesso. Potremmo proprio dire che anche questo
rappresenta l’impossibilità da parte dell’uomo di poter mai trovare la salvezza
da solo, poiché in tutto ciò che fa carnalmente, c’è solo malvagità.
{09-07-2013}
8. {Enzo
D'Avanzo}
▲
■
Contributo:
Scusate, ma allora come mai Dio mi dà gioia di vedere tanti miracoli a
ogni mia attività evangelistica? E non solo miracoli che invoco e opero nome di
Gesù e dello Spirito Santo... ci sono filmati, testimonianze dei miracolati,
abbiamo avuto un morto risuscitato. Non sarebbe meglio affrontare il tema
«perché succedono»? e magari fare qualche passo indietro, interrogando anche i
miracolati? Nei salmi è pieno di affermazioni: «Sono il tuo [Dio,] che ti
guarisco». Che dobbiamo fare, non credere a quello che leggiamo?! Pur rimanendo
ferma convinzione che il
miracolo per eccellenza è la salvezza delle anime. {10-07-2013}
▬
Nicola Martella:
Enzo D’Avanzo, ci mancavi proprio. Rieccoci alla «dottrina dell’esperienza»;
e sarà inutile citarti Matteo 7,22s e ciò che il Signore risponderà a coloro,
che vorranno farla valere dinanzi a Lui.
Ho cercato di dare una sistemata alle frasi, che erano con lo stile telegrafico
e anche incomplete, ma lo stesso si fa a fatica a capire tutto. Inoltre tale
asserzione, di cui i Salmi dovrebbero essere pieni, in essi non esiste neppure
una sola volta! L’unica volta, in cui si trova qualcosa di simile, è Esodo
15,26: «…io non ti manderò addosso alcuna
delle malattie, che ho mandate addosso agli Egiziani, perché io sono
l’Eterno, che ti guarisco»; si noti che qui si tratta della
protezione di Israele dalle malattie da parte di Dio, se il popolo ubbidiva.
Quindi, non c’entra con la «teologia delle guarigioni», a cui Enzo D’Avanzo
aderisce.
Rileggiti il mio scritto iniziale; non è di ciò, che si parla. Né si parla del
fatto se Dio possa o meno fare miracoli oggigiorno. Si parla della
strumentalizzazione di alcuni versi biblici e del fatto, del fatto che si
svia la gente con annunci spettacolari, attirandola con promesse di
miracoli; questa è qualcosa di fraudolento. Come ho già affermato,
Dio è sovrano di agire o non agire a suo arbitrio, di glorificarsi
togliendo il problema (malattia, contingenza difficile, ecc.), o di glorificarsi
nel problema del credente, ossia lasciandolo. Non sta a noi sindacare l’opera di
Dio.
Quindi, si torni allo
scritto e non si usi ogni occasione per ritornare alla solita «dottrina
dell’esperienza» e alle solite polemiche.
■
Enzo D’Avanzo: Ancora
fraintendi. Non è come dici. Noi non siamo alla dottrina da esperienza, ma siamo
alla regola di fede «Se credi, vedrai la gloria di Dio». Ora, che ho
chiarito, spero che farai un passo indietro Martella, e non lo dici più.
Anche io non sono per i proclami tipo «Venite,
Dio vi guarisce». In ogni mia locandina si fa riferimento a questi elementi:
titolo dell’evento; lo scopo; poi anche preghiera e guarigioni, visto che
abbiamo da Dio il mandato per farli. Per quando mi riguarda, si fa
quest’affermazione per dare speranza a chi è nel bisogno e nelle sofferenze, ma
non garantiamo o illudiamo la gente che succeda. {10-07-2013}
▬
Nicola Martella:
Checché tu ne dica, questo è proprio un tipico esempio della «dottrina
dell’esperienza». Si preannunciano sul volantino «preghiera e guarigioni»,
basandosi su un presunto «mandato» divino di guarigione. Penso che un
«passo indietro» dovresti farlo proprio tu da tale visione carismaticista.
Dopo il tempo apostolico, quando la chiesa era oramai retta da anziani (cfr.
quando Paolo tornò a Gerusalemme per l’ultima volta), un rilevante anziano della
chiesa di Gerusalemme, Giacomo, ingiunse ai credenti questa prassi: «C’è
qualcuno fra voi malfermo? Chiami gli anziani
della chiesa, e preghino essi su lui, ungendolo d’olio nel nome del Signore; e
la preghiera della fede salverà il malato, e il Signore lo ristabilirà; e
s’egli ha commesso dei peccati, gli saranno rimessi» (Gcm 5,14s).
Egli non parlò di un presunto «mandato di guarigione» di evangelisti e guaritori
itineranti.
L’unico mandato, che Gesù diede è quello di fare discepoli (Mt 28,18ss).
Certo, ora mi citerai Marco 16,17s, ma ti faccio presente che Mc 16,9-20
non si trova nei migliori manoscritti. [►
Marco 16,16-20] Perciò, non bisogna trarre da ciò particolari
dottrine. Inoltre, se proprio li si vuole valutare, si tenga presente che in
essi Gesù parlò a undici persone particolari, i suoi apostoli e
successori e solo a loro. E se proprio vuoi attribuirli a te, invitami quando
vorrai fare l’esperimento pubblico, prendendo in mano
un serpente velenoso o bevendo qualcosa di mortifero (v. 18).
Faremo anche delle riprese filmate per i posteri.
9. {Edoardo
Piacentini}
▲
■
Contributo:
Io credo che siamo tutti d’accordo, Gesù è morto sulla croce quale sacrificio
vivente per i nostri peccati; e l’Evangelo, che predichiamo, è che chi crede in
Lui, ha vita eterna, ricevendo il perdono dei suoi peccati. Tu, caro Nicola,
contesti i proclami di certi evangelisti, che evidenziano più la guarigione
fisica che quella spirituale, e qui siamo tutti d’accordo. Noi, vale a dire
io e Enzo D’Avanzo, contestiamo la dottrina secondo la quale oggi Gesù non
guarisce più, perché non viviamo più nella dispensazione della chiesa primitiva
e Dio non ha bisogno di questi miracoli per farsi conoscere dagli uomini.
Questa dottrina, per chi la crede, rende la fede solo un’adesione
intellettuale
a una serie di dottrine, svuotando il cristianesimo di quella parte importante,
quella che ha sede nel cuore dell’uomo, e che lo sostiene nelle prove e
nelle avversità, che ogni credente deve affrontare durante il cammino di
fede al quale il Signore chiama tutti i suoi figli. D’altra parte, non puoi
negare che esistono tante confessioni cristiane o pseudo tali, che affermano con
forza che l’epoca dei miracoli è finita per sempre; vedi ad esempio le chiese
protestanti storiche e i TdG. Per cui ritengo che non ci dovrebbe essere
contrasto tra quello che affermi tu e quello che sosteniamo noi.
{10-07-2013}
▬
Nicola Martella: La seguente mega-frase non
si comprende: «Questa dottrina, per chi la crede, rende la fede solo un’adesione
intellettuale a una serie di dottrine, svuotando il cristianesimo di quella
parte importante, quella che ha sede nel cuore dell’uomo, e che lo sostiene
nelle prove e nelle avversità, che ogni credente deve affrontare
durante il cammino di fede al quale il Signore chiama tutti i suoi figli». Quale
dottrina? Perché credere o non credere alla carismaticista «teologia
delle guarigioni» dovrebbe «rendere la fede solo un’adesione intellettuale»?
Si può essere zelanti e operosi con o senza una tale dottrina. Le
prove e le avversità colpiscono i credenti, che credano o meno a tale
dottrina, visto che non dipende da loro né dalla loro dottrina. Anche famosi
guaritori carismaticisti sono morti di cancro e di altre pesanti malattie, senza
che essi stessi né altri li poterono guarire.
Dopo le cose lette qui e altrove, scritte da
Enzo D’Avanzo nel suo stile frammentario e spesso convulso, non sono proprio
sicuro che «non ci dovrebbe essere contrasto» fra le nostre reciproche
posizioni.
10. {}
▲
11. {Vari e
medi}
▲
■
Girolama Di Lorenzo:
Condivido ciò, che è stato scritto. Purtroppo molti, per avere le comunità
piene, presentano Dio come un «distributore di miracoli» di qualsiasi
generi (scusate, se ho usato questa espressione), ingannando la massa. Dio fa
ciò, che vuole; Egli dà, se è nel suo volere; e se non lo è, pazienza, ma
per questo non dobbiamo smettere di credere o allontanarci come molti fanno. Un
buon insegnamento cristiano della Parola è necessario, per far sì che tutti
comprendano chi è Dio, quale sia il suo volere e quale sia il suo obbiettivo per
la nostra vita terrena, al fine di poter un giorno arrivare sino a Lui.
{09-07-2013}
12. {Vari e
brevi}
▲
■
Felicia Rispo:
Il Signore opera secondo la sua volontà! {09-07-2013}
■
Piero Pecoraro: Penso che
una buona dose di
equilibrio sia fondamentale in tutto ciò che facciamo e pensiamo. Io
chiedo al Signore che mi dia discernimento ed equilibrio spirituale in
ogni cosa, tenendo sotto controllo emozioni e sentimenti, che è uno frutto dello
Spirito di Cristo. {09-07-2013}
■
Clara Proti: Credo che prima
bisognerebbe essere consapevoli di cosa chiedere a Dio. Poi Dio fa (se
vuole e come e dove e quando vuole) il miracolo. Ma poi l’anima va rieducata
secondo il famoso 45% - 10% - 45%, tenendo sempre fisso che Dio può tutto.
{09-07-2013}
▬
Nicola Martella: Sarà «famoso» il «45% - 10%
- 45%», ma a me sfugge. Puoi spiegarmelo?
■
Clara Proti: Uno studioso
interpretò così: totalità 100% — 45% per rendersi conto del problema (la
negazione è fortissima) — il 10% è lo schiocco di dita di Dio (miracolo,
liberazione, un attimo, un soffio) — l’altro 45% è cura d’anime per
disabituarsi da abitudini dannose, lavorare su sé stessi, su comportamenti, ecc.
Tutto ciò lo s’impara in corsi di consulenza cristiana, soprattutto in disturbi
mentali, psicosomatici, ecc., restando che Dio può ricostruire, fare o
rendere possibile il miracolo… in alcuni casi {09-07-2013}
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Nicola Martella: Ora, è chiaro, grazie, e
anche molto illuminante.
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-Strumentaliz_miracol_MeG.htm
08-07-2013; Aggiornamento: 11-07-2013 |