Un lettore mi ha
mandato il link del suo Facebook personale, su cui si trovano, tra altre cose,
interessanti articoli della missione fra i mussulmani. Tale lettore mi ha
invitato a constatare come, accanto all’apprezzabile lavoro di chiarimento
sull’islam dal punto di vista cristiano, sia presente materiale carismaticista e
specialmente un filmato pubblicitario dell’attività dell’evangelista tedesco
Reinhard Bonnke, importato da
YouTube. Chiaramente a tale filmato manca la contestualizzazione vera e il
chiarimento di tutta la problematica che circonda questo discusso evangelista e
la sua missione. Avevo postato un commento sotto tale filmato, ma il gestore di
tale pagina di Facebook, invece di rispondere nel merito, ha preferito
semplicemente cancellare il mio contributo (vedi sotto:
►
7).
Perciò lo ripropongo qui per primo. Ognuno deve portare responsabilità delle sua
libertà.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre
esperienze, idee e opinioni?
Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster
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I contributi sul tema
▲ (I
contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori. I
contributi attivi hanno uno
sfondo bianco)
Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante
1. {Nicola
Martella}
▲
Come già detto
sopra, si tratta di un video promozionale auto-celebrativo
dell’associazione evangelistica dello stesso Reinhard Bonnke. Si vede che il
filmato è fatto professionalmente per suscitare interesse per le attività di
questo evangelista tedesco, toccando ad arte le corde degli animi sensibili alla
mistica entusiastica. Egli è certamente grato che ci sia gente disposta a
propagarlo, facendogli molta pubblicità.
In effetti, però, a un occhio critico e distaccato, che non si fa ingannare dal
solo frasario religioso d’occasione, tale video è un esempio di «evangelo a
poco prezzo», offerto a masse animiste indistinte, che si crede così d’aver
cristianizzato solo perché alzano le mani e ripetono a pappardella ciò che il
«santone» afferma! Basta gridare con forza «alleluia». Che poi, il giorno dopo
tali masse animiste, appena cristianizzate o nuovamente infarinate di
cristianesimo, ritornino alle loro superstizioni e ai loro riti ancestrali, chi
lo verificherà? Nel grande mandato, Gesù affermò ben altro, ossia «Fate
discepoli!» (Mt 28,19). Tali riunioni di massa servono solo al narcisismo
dei «santoni», che così fanno auto-promozione in occidente per accreditarsi,
ingannando(si) d’aver portato tanta gente a Gesù, ossia a quello vero, il
Messia, sia Salvatore che Signore. Un «evangelo a buon mercato» è un
inganno per tutti. La responsabilità di tali «santoni» è grande dinanzi a Dio.
Ho dovuto pensare a Matteo 7,22s: «Molti mi diranno in quel giorno: “Signore,
Signore, non abbiamo noi profetizzato in nome tuo, e in nome tuo cacciato
demoni, e fatte in nome tuo molte opere potenti?”. E allora dichiarerò loro: “Io
non vi conobbi mai; dipartitevi da me, voi tutti operatori d’iniquità”».
Questo è il rischio del «power evangelism» e dei suoi operatori.
Mi è venuto in mente anche Matteo 23,15: «Guai a voi, scribi e Farisei
ipocriti, perché scorrete mare e terra per fare un proselito; e fatto che
sia, lo rendete figlio della geenna il doppio di voi». Anche oggi le masse
vengono solo cristianizzate (ossia culturalmente
tinteggiate di cristianesimo), e il rischio è che i singoli, non
sperimentando una reale rigenerazione, vengano ingannati e resi candidati ideali
per l’inferno.
Come è diverso tutto ciò dalla prassi apostolica del discepolato a tu per tu: «Le
cose che hai udite da me in presenza di molti testimoni, affidale a uomini
fedeli, i quali siano capaci d’insegnarle anche ad altri» (2 Timoteo 2,2).
Termino con un mio motto: «L’evangelo a poco prezzo, accettato nella
massa solo alzando la mano o firmando un foglio, crea cristiani di paglia che
prenderanno fuoco alla prima prova e faranno naufragio quanto alla fede».
A contrasto con evangelizzazioni e conversioni di massa, che in genere danno
poca radice, si veda quanto afferma Paul Washer nel suo sermone «La
dottrina persa». La didascalia che lo accompagna è la seguente: «Paul
Washer, espone in modo chiaro il falso vangelo che viene propinato ai non
credenti dalla maggioranza dei pulpiti. Mostrando che ciò che è andato perso è
la dottrina della rigenerazione» {soloxgrazia; 23-11-2009; nuovo link
27-07-2011}.
Riportando tale filmato sulla pagina del mio Facebook, aggiungevo all’inizio
questo mio motto:
«L’evangelo a poco prezzo produce cristiani a buon mercato, di cui mai si sa se
sono dentro o fuori della porta. Quasi salvato è tutto perduto».
2. {Salvatore Paone}
▲
Certo questa è
l’ambizione dei «santoni»: a chi fa spettacoli più grandi per rimanere nella
storia!!! {30-11-2009}
3. {Guerino De
Masi}
▲
Sono altrettanto
scettico e allarmato di fronte a tali manifestazioni di massa. Tuttavia, non
vorrei che in questo modo facciamo un fascio unico con il risultato di
buttare l’acqua sporca e il neonato! La
prima predicazione di piazza comportò anch’essa una conversione di massa a
Gerusalemme, e benché si trattasse della nascita della Chiesa, credo comunque
che lo Spirito Santo agisca come vuole e quando vuole!
Questi «moderni» predicatori da stadio non possono fare diversamente,
essendo loro stessi coinvolti in organizzazioni, che di queste cose vivono o
sopravvivono. Distintamente s’intravede tra la folla un uomo che va per lo
stadio con le caratteristiche «stampelle» portate a mano, a testimonianza d’un
miracolo...! Fa parte della loro scenografia che troverà appoggio e consenso
solo tra coloro che al credere semplice per fede, privilegiano l’esperienza e
l’esperienza spettacolare.
Anch’io preferisco la testimonianza diretta e il discepolato di cui Paolo
da un bellissimo esempio nel suo discorso a Timoteo. Credo anche che ogni
credente abbia un ruolo nel seguire le persone, anche invitandole a una campagna
evangelistica. Non si dovrà limitare al fare ascoltare un predicatore
dell’Evangelo ispirato e dotato dallo Spirito Santo, ma dovrà continuare la sua
opera anche dopo, e soprattutto se questi manifesti di voler scegliere Gesù come
Salvatore e Signore. Sto pensando alle campagne evangelistiche «nostrane»
e al lavoro che i credenti locali debbono fare verso coloro che professano una
conversione al Signore. Ci può anche stare una continuità epistolare con
l’evangelista che magari abita lontano, ma non può essere sostituita dal lavoro
di discepolato del credente locale. E su questo credo che Nicola non abbia nulla
in contrario. {30-11-2009}
4. {Nicola
Martella}
▲
Chiaramente per noi
cristiani è meglio che predicano Cristo, in qualche modo (Fil 1,16ss), che altre
istanze. Concordando con varie cose, faccio notare a questo lettore brevemente
quanto segue.
■ Probabilmente gli sarà sfuggito che si tratta di un filmato di
auto-promozione e di auto-celebrazione di Reinhard Bonnke. Ha ragione quando
afferma che tali «predicatori da stadio… di queste cose vivono o sopravvivono»;
tali filmati servono appunto per trovare fondi in occidente.
■ La
predicazione a Gerusalemme ha poco a vedere con gli odierni spettacoli di
massa. Pietro predicò in modo scritturale l’Evangelo e fu questo a convincere,
non slogan ripetuti continuamente, effetti speciali e espedienti psicologici
vari per convincere le masse. Inoltre quanti erano a Pentecoste in Gerusalemme
ed ascoltarono Pietro conoscevano l’AT e l’annuncio veterotestamentario inerente
il Messia; non bisognava indottrinarli, ma predicare solo che Gesù di Nazareth
fosse il loro «Unto a Re» atteso. Quindi non c’è paragone.
■ Ha ragione il lettore quando parla degli ingredienti tipici di tali
show auto-promozionali: carrozzine e stampelle di sedicenti miracolati (quanti
bluff sono stati scopeti!), scenografia abilmente studiata per fare pressione
psicologica su chi cerca esperienze spettacolari.
■ Come stridono tali spettacoli di massa con il fatto che fare discepoli
è un compito immane, che costa molto sacrificio. Gesù investì tre anni per
discepolare dodici persone e, all’esame finale, uno fu bocciato (Giuda) e gli
altri passarono per i corsi di recupero
(specialmente Pietro)!
5. {Claudio
Tirenni}
▲
Se permettete, non
credo che la soluzione a tutto ciò sia quella di combattersi a vicenda. Io ho
letto alcuni articoli e libri di Martella, e in parte li condivido. Tuttavia non
si può certamente dare per scontato che tutto ciò, che avviene in queste
riunioni, debba per forza essere negativo. Anzi ci sono testimonianze del
contrario, e per precisare io sono uno di coloro che non va a queste riunioni.
Se poi uno riflette bene, si rende conto che non ci sono prove certe né per
smentire e neanche per confermare, perché ogni cosa è questione di fede, e di
fede personale. {30-11-2009}
6. {Enzo
Corsini}
▲
Ciao Claudio. Non
solo ti è permesso, ma sei esortato a portare il tuo contributo e la tua
esperienza. Riguardo a questo personaggio (purtroppo uno dei tanti oramai) c’è
un’affermata letteratura, soprattutto estera, tedesca in particolare, che
analizza punto per punto il suo operato. Non certo per spirito di critica, ma al
fine d’evidenziare che la fede è un’altra cosa. Costoro cavalcano il
sensazionalismo al solo fine d’ingrassare i loro conti correnti. {30-11-2009}
7. {Davide
Falcone}
▲
Caro «Fede
controcorrente» quel video và bene, è evangelistico, dice la verità, se poi la
gente, quando torna a casa, fa le cose che faceva prima, non è colpa nostra;
saranno problemi loro davanti a Dio. Vai tu in Africa tu che parli tanto.
{30-11-2009}
8. {Nicola
Martella}
▲
Ti vedo un po’
«stizzito», caro fratello. Io sono stato mandato come missionario dalla Germania
in Italia; forse è il tuo il compito d’andare in Africa? Tu puoi avere le
opinioni che vuoi, è legittimo.
È probabile che tu, mettendo tale filmato sul tuo
Facebook, non abbia notato che si tratta di un video
auto-promozionale di Reinhard Bonnke. Inoltre, dopo che sono intervenuto con
un post a ciò, che tu hai messo in rete, ho constatato successivamente che hai
cancellato
ogni intervento altrui su tale tema. Sembra che non vuoi il confronto, se non
con te stesso. Tuttavia, se vuoi che gli altri collaborino con te, devi essere
pronto a discutere con loro su ciò che metti su Facebook. Se gli altri
devono dire solo «mi piace» o tu lasci solo ciò che piace a te, invece di dare
risposta, temo che ogni dialogo verrà presto soffocato. Certo puoi fare anche
così, tuttavia non è la via salutare. Un uomo maturo si vede dalle
risposte che sa dare, non cancellando ciò che non gli aggrada. Penso inoltre
che, sebbene tale pagina di Facebook sia la tua personale, tale miscuglio fra
islam e carismaticismo potrebbe danneggiare la missione che ti sta a cuore,
ossia evangelizzare i mussulmani.
9. {Antonio
Capasso}
▲
Sono un
pentecostale, ma non condivido i predicatori alla Reinhard Bonnke. La
predicazione di massa avvenuta a Pentecoste (Atti 2) non fu organizzata
da uno staff di collaboratori né tantomeno pubblicizzata da promozioni
celebrative di un predicatore. Fu lo Spirito Santo che radunò la folla. Fu la
semplice e forte predicazione biblica, fatta nella potenza dello Spirito Santo,
a toccare i cuori e non gli effetti scenici o le frasi a effetto, né la
pressione psicologica. Nessun appello all’altare,
né la preghiera fatta dal predicatore con le persone che ripetono come tanti
pappagalli, e dopo gli è detto pure che sono salvati. A Pentecoste ci fu una
folla compunta nel cuore che disse: «Fratelli, che dobbiamo fare?».
Certo Dio opera alle volte anche attraverso modi che noi non
comprendiamo, questo sta a significare che anche in queste campagne evangeliste
ci possono essere delle persone che sono salvate dallo Spirito di Dio. Questo
non significa che questi predicatori sono da approvare. Paolo ebbe a dire. «Che
importa? Comunque sia, con ipocrisia o con sincerità, Cristo è annunziato; di
questo mi rallegro, e mi rallegrerò ancora» (Fil 1,18).
Segnalo ai tanti, che non condividono Benny Hinn ma apprezzano Reinhard
Bonnke, un video su
YouTube: si vede Reinhard Bonnke dichiarare che Dio si usa di Benny Hinn!
Pace del Signore. {02-12-2009}
10. {Nicola
Martella}
▲
Ho
apprezzato molto il contributo precedente. Non mi meraviglia che Reinhard Bonnke
riconosca e difenda uno della sua stessa categoria, il santone mesmerista Benny
Hinn.
Sebbene io non sia
pentecostale, sono convinto che se molti di loro avessero il coraggio di
denunciare i «Nicolaiti», i «Baalamiti» e i «sommi apostoli» gnostici (tre
categorie dei santoni carismaticisti, che dominano e taglieggiano le chiese) e
le «Jazabel» di turno (le false profetesse) e si ergessero a chiamare
all’ubbidienza della «sola Scrittura», allora si tapperebbero le brecce aperte,
si chiuderebbero le ferite sanguinanti, si prosciugherebbero molte pozze infette
e si potrebbe avviare una bonifica e una guarigione del cristianesimo odierno.
Spero di poter sentire tra di loro sempre più persone che dicono convinte e a
gran voce: «Pentecostale sì, ma carismaticista mai!».
[►
Pentecostali e carismaticisti: distingui necessari;
►
Servi di Dio o di se stessi: Leader pentecostali e carismaticisti a confronto]
11. {}
▲
12. {}
▲
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-RBonnke_auto-promoz_Mds.htm
01-12-2009; Aggiornamento:
27-07-2011 |