Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Le diversità possono essere una risorsa oppure diventano un problema.

 

Ecco le parti principali:
■ Entriamo in tema (il problema)
■ Uniti nella verità
■ Le diversità quale risorsa
■ Le diversità e le divisioni
■ Aspetti connessi.

 

Il libro è adatto primariamente per conduttori di chiesa, per diaconi e per collaboratori attivi; si presta pure per il confronto fra leader e per la formazione dei collaboratori. È un libro utile per le «menti pensanti» che vogliano rinnovare la propria chiesa, mettendo a fuoco le cose essenziali dichiarate dal NT.

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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MALINFORMATA SUL «PROTESTANTE»

 

Nicola Martella

 

1.  LA TESI: «Per essere chiari, io non sono protestante. Sono cristiana. Io sono di Gesù». {Pastore Anna La Vita; 05-05-2017} Dopo la mia nota, posta sotto tale asserzione, lo scritto è stato da lei cancellato.

 

2.  OSSERVAZIONI E OBIEZIONI

     ■ Lacune sul protestantesimo: «Protestante» significava in origine «chi attesta pubblicamente». Era la stessa cosa di chi professava la sua fede, intendendo la salvezza per grazia mediante la sola fede in Gesù soltanto sulla base solo della Parola. Questo fecero Lutero e altri testimoni della Riforma dinanzi all’Inquisizione romana.

     Inoltre, con tale frase, formulata a contrasto (io non sono..., ma sono...), si suggerisce, volenti o nolenti, che i «protestanti» non siano cristiani, né siano di Gesù. Voglio ricordare a tale «pastora» che missionari protestanti fedeli alle Scritture hanno portato l’Evangelo e l’aiuto pratico in pressoché ogni parte del mondo.

     Per questi motivi, io mi sento «protestante» (dichiaro pubblicamente la mia fede), «evangelico» (credo alle parole di Gesù) e «cristiano» (= seguace dell’«Unto» [= ebr. Messia, gr. christós). Chiaramente non condivido tutto ciò che i protestanti odierni affermano, né approvo tutto ciò che fanno; ma ciò vale anche per altre denominazioni. Conosco personalmente credenti, che frequentano chiese protestanti in Germania e che bruciano di zelo per il Signor Gesù.

 

     ■ Una nota al margine: L’unica cosa che non ho mai trovato nella Bibbia è che una donna si chiami «pastore», visto che nel NT a una donna, quanto pia e capace sia, non è permesso di insegnare pubblicamente in un’assemblea né di guidarla.

 

Malinformata sul «protestante»

 

3.  ASPETTI CONCLUSIVI: Consiglio a tale «pastora» di informarsi meglio sulla storia della chiesa, visto che mostra vistose lacune sul protestantesimo della Riforma e sul suo importante significato per l’opera di Dio nei secoli passati.

     Le consiglio pure di fare una ricerca approfondita sul NT riguardo ai prerequisiti per essere conduttore di chiesa. Allora, leggendo, i testi chiave (1 Tm 3; Tt 1), scoprirà che per insegnare pubblicamente in un’assemblea e per guidarla, bisogna essere, oltre che irreprensibile, maschio; solo allora potrà essere (se sposato) «marito di una sola moglie», padre e capofamiglia e, come tale, potrà presenziare alla propria casa e tenere i suoi pargoli in sottomissione.

 

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I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.
I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Giacomo Todaro

2. Angelo D’Agostino

3. Fabrizio Colapietro

4. Davide Marazzita

5. Danilo Ristagno

6.

7.

8.

9.

10.

11. Vari e medi

12. Vari e brevi

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Giacomo Todaro}

 

Contributo: Interessante punto di vista. Avrà voluto riferirsi all’appartenenza a qualche gruppo specifico? Avrà forse il dubbio che si stia profilando la nascita di una qualche religione legata alla Riforma? Ricordo che i pastori sardi protestavano, perché gli rubavano le pecore... {12-06-2017}

 

Nicola Martella: Quando ci si esprime in modo così assoluto, come fa questa «pastora», si lasciano molti dubbi. Fatto sta che vari conduttori, accreditati dalle chiese o autonominati, specialmente di un certo arcipelago denominazionale, stanno andando sempre più alla deriva verso il romanesimo.

 

 

2. {Angelo D’Agostino}

 

Contributo: Oramai è una moda disgustosa parlare male del protestantesimo. Coloro che inveiscono, sono riconoscibili da chilometri: arroganza, ignoranza storica e teologica e di solito sono loro i «fuori binario» da riformare. Dio ci aiuti! {12-06-2017}

 

Nicola Martella: Come facevo notare sopra, conduttori appartenenti specialmente a un certo arcipelago denominazionale, stanno andando sempre più alla deriva verso il romanesimo. Per questo o parlano bene del vescovo romano, o prendono le distanze dal protestantesimo, o ambedue insieme. Le gonnelle clericali sono spaziose. E con esse trovano simpatia i pastori in gonnella.

 

 

3. {Fabrizio Colapietro}

 

Contributo: Entrambe le posizioni sono sbagliate e senza neanche rendersene conto condividono lo stesso pensiero aberrante del politicamente corretto. La pastora si fa scandalo della protesta, che è parte integrante della Riforma; e il Martella, come tanti altri, sostituisce la «protesta» con il più sdoganato «manifestare»; ma manifestare pubblicamente, non è forse protestare? Il termine protestante deriva da coloro che protestarono ovvero che manifestarono pubblicamente il loro dissenso verso una chiesa dispotica. Allo stesso modo le chiese oggi hanno spento le fiamme dell’inferno e allargato la via stretta alla stregua di autostrade per l’impunità. Predicando un evangelo dolce, si allarga la platea, ma questo non è l’Evangelo. {13-06-2017}

 

Nicola Martella: Faccio notare che il nostro termine «protestare» al tempo della Riforma era latino e non italiano e significava ben altro, appunto «attestare [= testare “testimoniare”] pubblicamente [= pro- “davanti”]», ossia la salvezza per grazia mediante la fede in Cristo. Il significato di «dissentire» è postumo. Era la stessa cosa come «confessare pubblicamente» e aveva una connotazione positiva; col tempo, il termine ha modificato il suo campo semantico, per significare oggigiorno anche «dissentire». L’Evangelo annacquato e la grazia a poco prezzo sono cose differenti dal tema trattato, e ne ho parlato abbondantemente altrove. Qui si tratta solo del significato del termine «protestare» nel suo uso originario, quando lo utilizzò Lutero dinanzi all’Inquisizione; com’era abitudine allora, egli parlava latino (era la lingua franca come l’inglese di oggi) e non italiano.

 

Fabrizio Colapietro: Ti sbagli, protestante deriva dal termine «protestamur» nel senso di «dichiariamo solennemente». Così inizia il documento dei principi di Germania, che si schierano a favore dei luterani, dichiarando legittima la libertà della fede in Dio e sostenendo così la Riforma (Seconda Dieta di Spira). Le chiese evangeliche sono il frutto della Riforma e basano il loro diritto proprio sulla carta, che inizia con «protestamur». Il termine originale dunque non fa alcun riferimento alla salvezza e tantomeno a «attestare» come da te tradotto genericamente dal latino. Come ben saprai però spesso i termini nell’uso comune sfuggono al loro significato originale, tutti noi ogni giorno usiamo termini, di cui non conosciamo le origini. Il termine protestante è nell’uso comune assimilato al concetto di protesta e tutto sommato questa interpretazione non si discosta dalla realtà; difatti la carta dei principi è un atto di protesta ufficiale verso la chiesa di Roma, che a sua volta è frutto delle proteste del popolo, che vede di buon occhio la possibilità di dissociarsi da una chiesa corrotta e troppo invadente. Dire che la protesta o il termine in sé non abbiano connotazioni negative, come se protestare sia una brutta cosa, non è altro che voler imbellettare una realtà... non a caso Lutero venne scomunicato. Tuttavia, che senso ha volersi far belli al mondo sulle spalle di chi si fece carico di tutto l’onere di una presa di posizione contro la chiesa di Roma? Non è questo il politicamente corretto che il mondo ci propina in ogni salsa e che ritroviamo oggi non solo nelle chiese ma anche tra diversi teologi? {13-06-2017}

 

Nicola Martella: Tu confondi varie cose, sia letterariamente, sia storicamente, che vorrei farti capire. ● 1. Il significato reale del termine latino «protestare», usato da Lutero e da altri al loro tempo. Ecco che cosa afferma al riguardo l’Enciclopedia Treccani: «Protestare v. tr. e intr. [dal lat. tardo protestariattestare, dichiarare pubblicamente”, composto di pro- e testari “attestare”] (io protèsto, ecc.). [...], anche come agg. e sost., quasi esclusivamente nel significato storico-religioso (v. protestante)». ● 2. Perciò, «dichiariamo solennemente» non è una traduzione letterale, ma una trasposizione a senso. ● 3. Con il significato originale non bisogna confondere l’accezione odierna di «protestare» nel senso: «Dichiarare con energia la propria opposizione o disapprovazione, anche pubblicamente, collettivamente» (ibid.). Nessuno che protesta pubblicamente contro qualcosa viene chiamato «protestante». ● 4. Per il resto penso che siamo abbastanza d’accordo.

 

Ivaldo Indomiti: Io la sapevo «pro texto» cioè a favore del testo biblico (cioè sola Scriptura). Ma c’è sempre da imparare nella vita. {13-06-2017}

 

Fabrizio Colapietro: Ribadisco le origini del termine protestante vengono da «protestamur», già precedentemente contestualizzato e non deriva da cosa intendesse Lutero con protestare. Poi se vogliamo fare il gioco dell’ho ragione io, tutto va bene. Ma anche ammettendo per assurdo che abbia ragione lei circa l’origine del termine, la sostanza non cambia. La pastora si dice cristiana ma non protestante, eppure il suo pastorato è frutto della Riforma, quindi non si capisce il senso delle sue affermazioni. Purtroppo poi nella pagina c’è solo la risposta, ma non l’articolo della pastora per poter capire meglio il suo pensiero. Dall’altra parte il Martella afferma di riconoscersi nel protestantesimo, ma non come protesta, ma attestazione o come voglia dire. Trovo un arrampicarsi sugli specchi il sostenere che la Riforma e il protestantesimo non includano o non siano fattivamente una protesta. {13-06-2017}

 

Nicola Martella: ● Tale «pastora» non ha scritto un articolo, ma solo il testo da me citato. Su Facebook preferiscono il «fast food» e il «mordi e fuggi». ● Ho citato la Treccani. Penso che basti. Quanto al «protestare» nel senso di «dissentire», il mio sito è pieno di apologetica; perciò, so sia «attestare pubblicamente» la verità, sia difenderla, combattendo per la fede tramandata una volta per sempre ai santi (Gd 1,3). Qui, però si tratta solo del significato etimologico e dell’uso del termine ai tempi della Riforma protestante; allora il significato predominante era «attestare pubblicamente». Esso equivaleva a «professare» (anche qui «pro» intendeva pubblicamente).

 

 

4. {Davide Marazzita}

 

Concordo pienamente con la tesi che il cristiano evangelico non può esimersi dal riconoscere le sue radici nell’azione della Riforma, anche se è vero che le chiese tradizionali protestanti si sono molto allontanate da quei principi riassunti nei «5 sola». Ho avuto modo a tal proposito di scrivere qualche cosa sul forum di evangelici.net, commento visibile anche sula pagina FB della Shepherd International University.

     Mi ha incuriosito la nota a margine, in cui si critica il ministero pastorale femminile. Credo che la Scrittura sia chiara riguardo ai ruoli che ogni genere deve avere nella vita famigliare, nella chiesa e con Dio. I ruoli non possono essere soggetti a interpretazioni o manipolazioni, perché uno smentirebbe l’altro e non permetterebbe che il naturale svolgimento della vita abbia il suo senso nel progetto divino. Così, Dio è capo di Cristo come Cristo è il capo della chiesa e l’uomo è il capo della donna. Non è una questione di discriminazione, ma semplicemente una destinazione di ruoli, che lasciano inalterata la dignità di ognuno. Il fatto che Cristo sia sottomesso a Dio non lo rende meno degno di adorazione e gloria o meno Dio.

     Credo che diversamente debba essere trattato il tema dei doni, che lo Spirito Santo elargisce come vuole. Nella distribuzione dei doni spirituali non vedo alcuna limitazione da parte del Signore verso uomini o donne. Il dono di pastore, che non va confuso con il ruolo di anziano / presbitero, può benissimo essere dato dal Signore alle donne, così come il dono d’insegnamento. Se così non fosse dovremmo seriamente riflettere sul ruolo, che hanno le donne nella «scuola domenicale» o a quelle che scrivono libri, che poi tutti leggiamo. Se la «regola» del silenzio della donna nella comune assemblea è testualmente tratta dalla lettera di Paolo ai Corinzi (1 Corinzi 14), ci si dimentica che prima di far tacere le donne Paolo impone agli uomini di tacere in almeno due circostanze; succede invece che troppi uomini parlano, quando invece sarebbe meglio che tacessero; e troppe donne stanno in silenzio, quando invece lo Spirito del Signore le ha equipaggiate a parlare. Secondo quanto capisco dalla Scrittura, una donna non può essere marito (uomo nel testo biblico), non può essere padre e non può essere presbitero / anziano, ma può esercitare tutti i doni che il Signore le elargisce, in sottomissione al Signore e alla chiesa locale, come tutti del resto. Del resto nella lettura e studio della Scrittura bisogna sempre riflettere, quando un testo è normativo e quando non lo è. {13-06-2017}

 

 

5. {Danilo Ristagno}

 

Ormai, siamo in tempi così difficili che ogni singolo versetto, estrapolato da qualcuno, cerca di dimostrare che il pensiero filosofico del medesimo sia giustificabile alla luce delle Scritture. Non si tiene conto che far contraddire volontariamente la Bibbia, sia una mancanza di rispetto verso Dio stesso. Posso pure capire che vi siano delle leggere differenze tra la dottrina di una chiesa e di un’altra su alcuni questioni, che infine non sono fini alla salvezza.

     Ora, però, scadere addirittura nel proclamare che la donna pastore sia biblica, perché bisogna comprendere la lettera (che da sola uccide) con lo Spirito, e far dire quel che si vuole, con questo passo, alla Bibbia è davvero assurdo. Su queste cose non penso neppure che alcuni, non dico tutti, siano davvero in buona fede, ma il Signore sa queste cose molto meglio di me e aldilà del mio personale pensiero. Credo che l’umiltà preceda la gloria (Proverbi 15,33) e che Dio abbia stabilito un ordine divino (come v’è un ordine nel cielo), sulla terra, per le sue creature. La Bibbia dichiara che «il capo di ogni uomo è Cristo, che il capo della donna è l’uomo, e che il capo di Cristo è Dio» (1Corinzi 11,3); e questo è il piano del Signore nell’ordine delle cose da Lui stabilite. Una donna (o un uomo), non può avere un concetto diverso dal ruolo, che Dio ha stabilito per lei nella sua chiesa, come non può una persona, ministro o no che sia, vantarla di un tale falso diritto ai danni di una comunità, come ai danni di se stessa; sarebbe un disubbidire al Signore, che non ha mai istituito alcun ministro donna nella sua chiesa. Inoltre, Dio ha creato la donna come aiuto dell’uomo, non come suo sostituto (Genesi 2,18). Condivido pienamente, perciò, questo scritto del fratello Martella Nicola. Dio ci benedica. {13-06-2017}

 

 

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11. {Vari e medi}

 

Francesco Cicala: Sembra quasi che sia incompatibile chiamarsi protestanti o cristiani evangelici. Affermare pubblicamente ogni giorno la propria fede nel vangelo di Gesù è una libertà concessami dal vangelo stesso; dov’è la differenza? Mi chiedo se la sola grazia, la sola scrittura e la sola fede hanno valore nella vita di questa pastora. «Alla legge alla testimonianza, se il popolo non parla così, non ci sarà nessuna aurora» (e per la pastora nessuna chiarezza o certezza del suo «ministero»). {12-06-2017}

 

Sara Vinti: A 500 anni dalla Riforma protestante io sono stra-orgogliosa di essere protestante perché significa appartenere solo a Cristo. «Sola fide, sola gratia, sola scriptura, solus christus». Io vorrei ricordare a quella pastora che il protestantesimo è il ritorno all’origine delle comunità del 1° secolo. Il protestantesimo è il ritorno alla semplice fede in Cristo, così come la esprimevano i primi discepoli e i primi apostoli, senza madonne né santi, o reliquie, o dogmi. {13-06-2017}

 

Donatella Nancy Festa: Noto purtroppo che molte persone identificano l’appartenenza a questa o quella chiesa (soprattutto chiese del protestantesimo storico) come una sorta di defezione dal rapporto personale col Cristo, che sarebbe garantito (secondo alcuni) da una sorta di slancio operativo dettato dall’entusiasmo, che prescinde dalla conoscenza... Ma sta scritto che lo zelo senza conoscenza non va bene! Meglio impiegare più tempo, per conoscere, che muoversi senza aver chiesto a Dio la luce. {14-06-2017}

 

 

12. {Vari e brevi}

 

Ivaldo Indomiti: Caro Nicola, mi trovi d’accordo.

 

Angela Sica: Io appartengo a Cristo, non c’è religione che tenga. {13-06-2017}

 

Nicola Martella: Guardiamoci da tali semplificazioni sterili, che palesano una non conoscenza storica e teologica. Anch’io appartengo a Cristo. L’Evangelo è arrivato a me, perché altri, promulgandolo, hanno messo a rischio la loro vita. Al tempo della Riforma, diversi credenti sono stati torturati e uccisi dall’Inquisizione romana, per aver annunciato la salvezza per sola grazia mediante la fede solo in Cristo e basandosi solo sulla sacra Scrittura. Non viviamo nel nulla, ma in una sequenza di storia e di «fede a fede» (cfr. Rm 1,17); per mezzo di loro l’Evangelo è arrivato a noi. Essi furono chiamati allora «protestanti», ossia coloro, che attestavano pubblicamente la loro fede; io mi onoro di poter fare la stessa cosa per la gloria di Dio.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-Protestante_UnV.htm

12-06-2017; Aggiornamento: 20-06-2017

 

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