Qui di seguito
trattiamo le nuove forme di divinazioni cristianizzate, strumentalizzate
per la ricerca di un coniuge! Parliamo di presunti «profeti», che fungono da
agenzia matrimoniale!
Come vedremo sotto, il grande equivoco sta proprio nell’uso ideologico
dei termini «profezia, profeta e profetare», che in greco significano
semplicemente «proclamazione, proclamatore e proclamare» e non erroneamente
«predizione, veggente (o divinatore) e predire». [►
4.;
►
7.]
C’è stata una ricca partecipazione. Si potranno leggere testimonianze
personali da parte di conduttori di chiesa, che hanno assistito a tali
false predizioni amorose, reagendo con indignazione. C’è anche il punto di vista
delle
vittime, le cui ferite sanguinano ancora.
Si fa bene a leggere prima interamente l’articolo di riferimento: «Profezie
di comodo, specialmente amorose».
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e
opinioni?
Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster
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I contributi sul tema ▲
(I
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I
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1. {Michele
Pace}
▲
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Contributo:
Ho visto alcuni matrimoni «profeticamente combinati» da ministri, il cui
risultato è stato di produrre solo persone coniugate e frustrate. Un
disastro coniugale! Tuttavia credo che Dio possa rivelare a due individui
congiuntamente di essere l’uno per l’altra. Così è stato tra me e mia moglie. E,
nonostante che ci siamo fidanzati molto giovani e anche sposati giovani (avevamo
mia moglie 18 anni io 23 anni), dopo 10 anni di matrimonio e in mezzo a tante
tempeste, siamo più innamorati di prima. {27-09-2012}
▬
Nicola Martella:
Il Signore lo ha rivelato alle vostre menti mediante un convincimento
interiore e un
avvicinamento reciproco, oppure avete consultato un «profeta»
matrimoniale, che vi ha dato certezza della vostra reciproca
predestinazione mediante una sua rivelazione speciale?
■
Michele Pace:
Fratello Nicola, non c’è stato nessun profeta, se non l’intima comunione
con lo Spirito Santo. C’è stata, inoltre, una buona consulenza pastorale,
e inoltre abbiamo aspettato il tempo di tutte le cose! Oggi, la gente nelle
chiese ha una
ossessione maniacale verso profezie e previsioni! C’è una sorta di
fattucchieria spiritualizzata con olio santo, come fosse una pozione,
e che usa la Bibbia o i versetti della Bibbia (es. pane di vita) come fossero
oroscopi o
tarocchi da leggere, eccetera. Per non parlare delle pseudo chiese
virtuali, create da persone scontente di vivere la realtà della chiesa
visibile, e che sono individui ribelli, disordinati, eccetera. {27-09-2012} [►
Dottori di dottrina in rete, «senza chiesa» a casa]
2. {Samuele
Maodda}
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■
Contributo:
È un argomento interessante. Un caro fratello di mia conoscenza è caduto in
questo genere d’inganni. Ringrazio Dio perché adesso è molto cresciuto nella
fede, nella conoscenza della Parola e nel discernimento. Cionondimeno, tempo fa,
attratto da una ragazza, sorella in fede, si è ritrovato a chiedere a Dio dei
«segni». «Oh Signore, se è lei la ragazza, che tu vuoi per me, fa che adesso
mi arrivi un suo squillo sul cellulare». Squillo, che poi arrivava, visto
che era consuetudine per loro sentirsi in tal maniera. Qualcuno lascia intendere
e credere, soprattutto in ambiente carismaticista, che possiamo indagare la
volontà di Dio in questi modi, che a mio parere sembrano la modernizzazione e
semplificazione di pratiche pagano-mistiche, come interrogare le ossa di animali
morti. Qualcuno utilizza la pratica di aprire la Bibbia a caso e cercare
nel testo così «provvidenzialmente apertosi innanzi» qualche frase, che sia la
risposta ai propri interrogativi. Costoro non sanno che questa è una pratica
divinatoria e, quindi, in abominio al nostro Signore, pratica chiamata
bibliomanzia. Manifesto anch’io tutta la mia indignazione per la mancanza di
applicazione di quel decreto, citato dal fratello: «Se il fatto non si avvera,
quel tale è un falso profeta».
Oggi, in ambito pentecostale-carismaticista questi «profeti» vengono
giustificati da una presunta logica credenza, secondo la quale alla profezia
divina si miscela una parte di umanità, che porta agli errori. Così, il
profeta, diventa una sorta di canale, in cui scorre la parola divina
mescolata ai suoi sentimenti, alle sue emozioni, alla sua cultura, insomma
alla sua personalità, risultando così la profezia spesso alterata da tali cose
e, quindi, non infallibile. Senza contare l’altrettanta aberrante pratica di
colpevolizzare coloro, i quali sono protagonisti della profezia, se non
agiscono in accordo a essa. «Non hai avuto fede!», tuonano questi ministri, che
pretendono avere autorità divina, secondo la scuola del «rhema». [►
Rhema] Voglio interrompere questo fiume di parole, che sgorga da me,
causato dall’indignazione. Voglia Dio stabilirci nella sobrietà, nella
fedeltà, con discernimento e coraggio! L’Iddio sovrano sia benedetto in
eterno. {27-09-2012}
▬
Nicola Martella: Come ha mostrato questo
lettore, certi segni richiesti sono così ovvi e banali, che è come
chiedere la sera che il giorno dopo esista il sole. In effetti, in tal modo, un
credente disavveduto auto-adempie i propri desideri, che interpreta
arbitrariamente come volontà di Dio. È come uno che si inventa un
oroscopo e lo auto-adempie per confermare le sue capacità di preveggente.
Quando credenti sprovveduti strumentalizzano così la fede, allora i confini fra
superstizione religiosa e devozione cristiana diventano molto flebili.
Allora si cristianizzano pratiche usuali nell’esoterismo, come la sticomanzia
(divinare mediante frasi prese a caso in un testo qualunque), sostituendo testi
profani con la Bibbia (bibliomanzia).
Se nelle rivelazioni odierne, falsamente designate come «profezia», si
mescola divino e umano, e quest’ultimo porta ad alterazioni e a errori,
perché darle credito, visto che tutti, chi più o chi meno, sono fallibili? Non
era così anche per i proclamatori d’Israele? E allora, perché chi proclamava
l’idolatria e l’apostasia, parlava falsamente in nome di Dio o faceva predizioni
di cose, che non si avveravano, non veniva scusato, ma doveva essere
messo a morte? (Dt 13,1-5; 18,20ss).
Come è stato evidenziato, in ambienti carismaticisti, quando una predizione
non si avvera, invece di squalificare il presunto «veggente», si
colpevolizza il suo destinatario per presunta mancanza di fede
o per presunta presenza di un peccato nascosto.
3. {Stefano
Baiesi}
▲
■
Contributo:
Caro fratello, capisco la tua frustrazione sull’argomento. Frequento una chiesa
di origine Pentecostale, che in passato ha creduto in queste profezie;
oggi è maturata e ha compreso quali sono i profeti, non di certo dei
veggenti. Ti dico questo, perché è vero che nelle chiese pentecostali vi
sono queste eresie, ma vi sono anche tante chiese sane, che
proclamano la Parola di Dio in maniera sana. {27-09-2012}
▬
Nicola Martella:
L’intento è parlare qui di tale fenomeno di predizione amorosa, non delle
chiese pentecostali. Tali fenomeni pseudo-profetici sono molto in voga
soprattutto nelle chiese
carismaticiste (o neo-pentecostali) e in persone influenzate da Kenneth
Hagin (rhema),
da Ben Hinn e da altri simili, che s’identificano con «parola delle fede» e
simili movimenti. In tali ambienti le «profetesse matrimoniali» sono
molto in voga. Di per sé o sono ciarlatane o sono sedotte da uno
spirito di divinazione come Iezabel (Ap 2,20).
4. {Enzo
D’Avanzo}
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Contributo:
Cari, anche io nel mio ambiente pentecostale ho fatto esperienze «amare»,
ma ho anche goduto di benedizioni di un ministero pacifico, puro ed edificante
di veri profeti
con vere profezia; si sono avverate tutte prima su di me stesso e anche
in quelle, dove sono stato testimone. No, non posso tacere davanti a tale
benedizioni! Cari, purtroppo esistono realtà pentecostali diverse: ci
sono gli estremisti, i moderati, i cascatori, quelli delle risate, quelli delle
esagerazioni, dei canali [trascendentali, N.d.R.], eccetera. Non facciamo
l’errore di fare di tutta l’erba una fascio. {28-09-2012}
■
Simona La Battaglia:
La profezia come veggenza non esiste più, c’è la Parola di Dio, che
rivela tutto, basta volerla mettere in pratica. Inoltre, per trovare una
compagna non basta che te lo dica Dio in nessun modo, vedi il Vecchio
Testamento. Se ti piace, pregate e iniziate ad amarvi come Dio e Gesù comandano
per il prossimo, e la benedizione verrà. L’amore non cresce, se l’aspetto
fisico, che si cerca, allora svanisce; ma se ci si perdona e si ama come Gesù
c’indica in 1 Corinzi 13, si ricostruisce ogni giorno. Fratelli, il vero
problema è che cerchiamo nell’uomo manifestazioni, che solo Dio ci ha dato
come certezze nella Bibbia; e nessuno vuole veramente amare come Dio
chiede. E questo tanto più che l’amore è l’ultima cosa, che rimarrà rispetto
alla fede e alla profezia; nessuno si preoccupa di farlo come Gesù, senza
aspettarsi niente, ma donando tutto se stesso/a. {28-09-2012}
■
Enzo D’Avanzo: Simona,
questo non è biblico, sono supposizioni. La profezia esiste ed è un dono
per la chiesa e funziona ancora oggi. Mi consta di persona che molte buone
profezie fatte si sono avverate. Dopo Gesù, le quattro figlie
dell’evangelista Filippo profetizzavano tutte. Dio parla ancora. Oggi, dice
in Pietro, dopo aver parlato anticamente. Dio è lo stesso ieri, oggi e
domani. Le profezie, che non abbiamo bisogno, sono riferite a Gesù, si sono
tutte adempiute; ma le profezie ci vengono ministrate per valido aiuto
ministeriale. Ripeto che ci sono tanti falsi, ma ci sono pochi rari
cari onesti, che si lasciano guidare da Dio. {28-09-2012}
▬
Nicola Martella:
Ammetto che, nonostante abbia cercato di correggere e redigere
al meglio il contributo di Enzo D’Avanzo, mi risulta poco chiaro e pieno di
punti oscuri, se non contraddittori. Come mostrerò sotto, questa visione del
concetto «profezia» è viziato dal consenso che esso significhi «predizione». Se
la «profezia» esiste (nel senso di «predizione»), ma ci sono «tanti falsi» e «pochi
rari cari onesti», chi stabilisce che proprio
tali predizioni siano tali? Lo affermerà il nostro sentimento, la nostra
sensibilità, la nostra esperienza, la nostra analisi biblica, il fatto che lo
affermi qualcuno in particolare o altro?
Inoltre, Pietro non
dice mai «oggi,
dopo aver [Dio] parlato anticamente».
L’epistola agli Ebrei, invece, comincia col fatto che Dio ha «parlato
anticamente in modo molteplice e polivalente ai padri per mezzo dei
profeti» (Eb 1,1); poi aggiunge che, dopo ciò,
dal punto di vista temporale dell’autore, «in questi ultimi giorni
ha parlato a noi mediante il suo Figlio». Quindi
Gesù è il punto finale del discorso di Dio agli uomini, arrivato al suo
culmine e all’eccellenza in Cristo. I «profeti» erano semplicemente i
proclamatori di Dio nei secoli, mentre Gesù era il Figlio, che conosceva come
unico intimamente il Padre e ha spiegato come nessun altro chi Egli fosse (Gv
1,18).
■
Simona La Battaglia:
Ho parlato di
veggenza. Cosa ti dovrebbe comunicare Dio che già non trovi nella Parola?
Comunque noto che nelle profezie [odierne] Dio ripete ciò, che c’è
nella Scrittura. Il profeta esiste ancora, ma parla per bocca di Dio
attraverso la
comprensione della sua Parola, esortando, riprendendo e incoraggiando;
questo è un dono, che altri ministeri non hanno. E non è supposizione, lo dice 1
Corinzi 13. Inoltre, Paolo ci esorta a non ricercare solo manifestazioni,
miracoli o altro, ma a fondare la nostra ubbidienza e santità sull’Evangelo e
sulla Parola di Dio. {28-09-2012}
■
Enzo D’Avanzo: Ti rispondo
con 1 Corinzi 14,1: «Desiderate ardentemente l’amore, non tralasciando però
di ricercare i doni spirituali, principalmente il dono di profezia».
{28-09-2012}
■
Simona La Battaglia:
Infatti, ti ho spiegato che la profezia esiste ancora. È il dono è per
l’edificazione comune, non per [trovare] l’uomo o la donna; ma sparirà e
resisterà solo il dono di Dio, unitamente a chi lo avrà ricercato e ubbidito al
comandamento... quello dell’amore! {28-09-2012}
▬
Nicola Martella:
1. Vorrei dire anche qualcosa a
Simona La Battaglia. È vero che nelle «profezie» (= proclamazioni)
odierne viene ripetuto «ciò, che c’è nella Scrittura»; tuttavia, non è «Dio
[che] ripete» ciò, ma c’è la cattiva abitudine di iniziare i propri discorsi
così: «Così dice il Signore…», per poi far seguire spesso o un ricalco della
Scrittura o la farina del proprio sacco, rendendosi colpevole. Inoltre non è il
«profeta… [che] parla per bocca di Dio», ma al contrario, essendo il
proclamatore il portavoce del Signore. Fatto sta che, come tu accenni, il
proclamatore parla per far comprendere la Parola di Dio, non come un insegnante
che istruisce, ma col fine di esortare ed edificare come fa un curatore d’anime
(1 Cor 14,3).
2. Inoltre, vorrei aggiungere qualcosa di generale su questa intera
discussione fra Enzo D’Avanzo e
Simona La Battaglia.
Per dire se una cosa (qui la cosiddetta «profezia») ci sia o meno
oggigiorno, bisogna definirlo correttamente. Purtroppo vedo un diffuso uso
scorretto del termine «profezia», come se fosse preveggenza o predizione.
Nel NT greco un profētēs
era un «proclamatore», ossia uno che parlava pubblicamente e che usava un «linguaggio
di edificazione, di esortazione e di consolazione» (1 Cor 14,3), non era un
annunciatore di fatti futuri. Non aver tradotto correttamente il termine greco
profēteia (= proclamazione), ma averlo adattato all’italiano con
«profezia», ha creato molti equivoci e false dottrine. Oggigiorno, è diffusa la
falsa concezione che profezia sia predizione, chiaroveggenza (presente) o
preveggenza (futuro); ciò è semplicemente sbagliato. In presunte odierne «scuole
dei profeti» s’insegna alla gente addirittura a divinare in nome di Dio!
Coloro, che annunciano ad altri che sposeranno Tizia o Caio, sono o
ciarlatani (che sperano che ci azzeccheranno) o indovini, che
strumentalizzano il nome di Dio (Ger 14,14). Inoltre, bisogna notare che in tali
presunte predizioni c’è, come quello che gli esperti chiamano «auto-adempimento
inconscio». È un po’ come chi crede nell’oroscopo: tanto ne è succube, che
adempie egli stesso ciò, che gli viene prescritto (non preannunciato); a sua
volta, ciò rafforza la sua fede nell’oroscopo. Così è per le «predizioni»
matrimoniali e simili.
Se uno mi chiede: «Credi che esistano oggigiorno i “profeti” nella
chiesa?».
Rispondo di sì, se s’intende correttamente i proclamatori secondo 1 Corinzi
14,3. Quelli che invece osano fare predizioni future, sono per me «indovini»
cristianizzati. Lo stesso vale per coloro, che iniziano i loro discorsi con
frasi del tipo: «Così parla il Signore:...», per poi aggiungere o un
miscuglio di frasi estrapolate dalla Bibbia o direttamente la farina del loro
sacco cerebrale, mettendo parole in bocca a Dio; ciò è un modo di fare
colpevole.
5. {Giovanni
Cappellini}
▲
■
Contributo:
È molto importante sottolineare il punto della sovranità di Dio. Sono
capaci tutti a essere profeti, quando poi ci si rifugia nel «Dio aveva stabilito
una cosa, ma tu con il tuo comportamento non hai permesso che il suo piano si
attuasse». Ragionando per assurdo, se il mio comportamento può mutare i piani
di Dio, allora o sono più grande di Dio o Dio non è capace di prevedere i
miei mutamenti. Siccome la gente non riesce a concepire un ragionamento per
assurdo, per ridurre i sensi di colpa e scaricare le proprie responsabilità, va
in cerca di queste rivelazioni.
Al di là delle pseudo-profezie degli ambienti carismatici, ho riscontrato anche
in ambienti non pentecostali il brutto vizio da parte dei conduttori di
presentare una bella ragazza al giovane malcapitato, che passa per quella
comunità in visita. In questo modo la coppia sarà eternamente riconoscente al
pastore, e questo è fonte di cieca sottomissione.
Ma voglio condividere anche una cosa bella, che tiene accesa la speranza di una
sana profezia e di un sano matrimonio. Una sorella m’impose le mani,
affinché trovassi moglie, e nel giro di un mese incontrai la mia attuale
compagna, che non aveva alcun contatto con la sorella in questione. {28-09-2012}
▬
Nicola Martella:
Penso ci sia una differenza fra presentare una ragazza a un giovane,
sebbene in modo sbagliato, e mettere il tutto in termini di «predizione
celeste». Il giovane può sempre rifiutare; nel secondo caso si crea un
clima fatalista da «peccato imperdonabile».
Inoltre, vorrei capire dove in tutto il NT è
espressamente dichiarato e concesso a una «sorella» d’imporre le mani a
qualcuno, tanto più affinché egli trovi moglie! Questo è un abuso
ministeriale e un uso bizzarro dell’imposizione delle mani.
■
Giovanni Cappellini:
Nel caso specifico, a cui mi riferisco, quel ministro di culto non pentecostale
cambiò completamente atteggiamento nei miei confronti, una specie di ricatto
emotivo. Sinceramente mi sembra una cosa ancora più subdola. Quanto a quella
imposizione delle mani, non prenderla come una cosa ufficiale, io so solo
che questa sorella ha pregato per me e io ho conosciuto mia moglie. Oggi
facciamo cinque anni di matrimonio. {29-09-2012}
▬ Nicola Martella:
Ogni ricatto emotivo è sbagliato, sia quello autoritario, sia anche
quello, che usa cosiddette «profezie amorose». Quanto a ciò, che è accaduto nel
trovare moglie, bisognerebbe sapere quanta casualità esiste in ciò
rispetto a tale preghiera di una sorella, che secondo me si è preso l’arbitrio
di imporre le mani. Ora, però, ammesso e non concesso che tale evento
preliminare ti avesse realmente portato a trovare moglie (tuttavia la fonte
d’autorità di tale donna non è accertata), non si comprende perché
successivamente — come scrivi altrove, se ben ricordo — tu abbia sviluppato un
atteggiamento ostile verso tutte le chiese, cosicché attualmente mi sembra
che tu viva un’esistenza da «senza chiesa». Se ritieni che Dio (di là da tale
imposizione di mani, a mio avviso, abusiva) ti abbia dato la moglie, che cercavi
(e confido anche viceversa), ciò non dovrebbe portarti più vicino al
piano di Dio e all'ubbidienza a Lui?
6. {Santina
Rallo}
▲
■
Contributo:
All’inizio della fede, insieme a mio marito, mi piaceva visitare le comunità
evangeliche. Ci raccontarono una storia, che mi rese triste; mi ribellai a tale
cosa. Una donna,
anziana «sorella» (?) predicava l’Evangelo con il marito. Avevano
adottato un bambino. Poi, arriva il tempo che il marito muore e il bambino
diventa adulto. «Fatto successo», lei ha avuto una rivelazione, secondo
cui si doveva risposare; sapete con chi? Col giovane adottato e
che era oramai cresciuto! Un giorno quel ragazzo ebbe anche lui ha la stessa
rivelazione, secondo cui doveva sposarsi con la sua mamma adottiva. Lui non
lo accettava, piangeva, ma per ubbidienza l’ha sposata! E, poi, insieme
giravano le chiese, predicando l’Evangelo. Poteva essere mai da Dio? NO,
miei cari! Crediamo sì alle profezie, ma da uomini compiuti nella fede e nella
santificazione. Finiamola con questi profeti di qui e di là! {28-09-2012}
▬
Nicola Martella:
Questo è proprio un eclatante esempio di dipendenza da una falsa concezione
di rivelazioni e «profezie», dove si mette in soffitta il buon senso, oltre alla
comprensione biblica. Si adempie a un presunto ordine del Signore, sebbene non
si è convinti nella coscienza! Se non si provano gli spiriti in questi casi (1
Gv 4,1), in quale caso lo si deve fare? Nella Scrittura un caso del genere è
chiamato abominio.
Al tempo della Scrittura,
un figlio era a tutti gli effetti sia quello generato, sia quello adottato.
Egli aveva gli stessi diritti e doveri dei figli generati. Ad esempio, Gesù
era giuridicamente figlio di Giuseppe, sebbene egli non fosse il suo padre
biologico (Gv 6,42), e compariva nella sua genealogia (Lc 3,23). Scoprire la
nudità
della moglie del padre (biologico o adottivo), era un abominio degno di morte.
Il comandamento contemplava sia il caso della madre biologica (Lv 18,7), sia
della moglie o della concubina del padre, che non sia la sua madre biologica (v.
8). Paolo considerò fornicazione un tale caso, in cui uno dei Corinzi si teneva
«la moglie di suo padre» (1 Cor 5,1). L’apostolo era così
scandalizzato che decise di dare quel tale in man di Satana, a perdizione
della sua carne (v. 5).
Invece, nel caso narrato,
tale coppia, che viveva nell’abominio spirituale e morale, continuava ad andare
per le chiese a predicare? Qui si tratta di poco discernimento dei
soggetti, che hanno fatto posto al diavolo e alle loro seduzioni, ma anche dei
conduttori di chiesa, che non hanno vegliato e non hanno messo fuori comunione
persone del genere.
7. {Enzo
D’Avanzo}
▲
■
Contributo:
Io vivo di Scritture. La Bibbia dice che esistono i doni di profezie, il
ministero profetico, e lo spirito di profezia. Ovvio che tutto cesserà. I doni
di guarigioni, che Dio dona ancora oggi, usando ancora uomini unti dello Spirito
Santo per dispensarle, essi un domani cesseranno assieme alla profezia; ma
rimane la carità, la speranza e la fede. Ma oggi esiste ancora. Mi spiace, ma io
ho le prove evidenti. Non sono un «Bastian contrario», ma davanti
all’evidenza devo dire cose vere: ho
l’esperienza che sulla mia vita ci fu una serie, non una ma diverse
profezie, che riguardavano me; io avevo 12 anni allora, tutte si sono
avverate nel corso degli anni. Come faccio a dire che non esistono?
{29-09-2012}
▬
Nicola Martella:
Si fa male a mettere davanti come chiave ermeneutica la prorpia «dottrina
dell’esperienza»; ciò è una grave trappola per tutti coloro, che
vogliono servire Dio con pura coscienza. Non dobbiamo leggere la Scrittura
all’ombra delle nostre esperienze, ma interpretare queste ultime alla luce della
Bibbia. Certamente ciò premette che la intendiamo per quello, che veramente
afferma, e non per quello che le facciamo dire con nostro consenso religioso.
Ora, «profezia» è uno dei termini più strapazzato e mal compreso della
Scrittura; ciò è dovuto al fatto che non è stato tradotto in italiano con
un termine chiaro corrispondente, ma è stato solo italianizzato, creando
così molti equivoci e molte bizzarre dottrine in merito e molte pesanti
conseguenze, ad esempio il pullulare di
sedicenti «profeti», che hanno i tratti di indovini cristianizzati, e
l’insorgere di cosiddette «scuole profetiche», in cui s’insegna a divinare in
nome di Dio (Ger 14,14). Poi, tali sedicenti «profeti» reclamano il loro
posto nelle chiese e che le loro «divinazioni cristianizzate» valgano come «nuove
rivelazioni» di Dio per l’oggi (cfr. il rhema di Kenneth Hagin e del
suo movimento «parola di fede»; cfr. W.M. Branham e la sua «parola per
l’oggi», con cui ha inquinato la dottrina di molte chiese e con cui ha voluto
accreditarsi come «l’Elia» del tempo della fine). Farò, quindi, un ulteriore
sforzo per far capire l’equivoco di «profezia, profetare, profeta» come s’è
imposto falsamente nel contesto religioso e come invece è da intendere in
termini letterari e scritturali.
Quelle che alcuni chiamano «profezie», si chiamano correttamente «predizioni,
previsioni, preveggenza», tuttavia tale significato non è contenuto nei termini
greci profemi «parlare davanti a» e
profēteia
«discorso dinanzi a». Ho già ricordato che cosa faceva nella chiesa il
profētēs
«proclamatore»: «Chi proclama, invece, parla agli uomini un linguaggio
di edificazione, di esortazione e di consolazione... chi proclama edifica la
chiesa» (1 Cor 14,3s). La cosa tragica e pericolosa è proiettare nei
termini biblici significati spuri, che sono stati aggiunti col tempo e che
sopravvivono soltanto col consenso errato.
Che profēteia
(proclamazione) non è «predizione» è mostrato dal fatto che tra i carismi
esiste un altro dono, differente da esso e che è «rivelazione». Si noti come le
attività verbali sono differenti: «se vi parlassi in rivelazione
(apokalypsis), o in conoscenza (gnōsis), o in proclamazione (profēteia), o in
insegnamento (didachē)» (1 Cor 14,6). Per «rivelazione» (apokalypsis)
si può intendere sia quella, che viene dallo studio della Scrittura
(aspetti specialmente cristologici), sia avvertimenti di Dio per la
chiesa; in ambedue i casi, bisogna valutare come chiesa, se ciò viene da
parte di Dio o è frutto dell’immaginazione umana o di una seduzione
diabolica (cfr. 1 Cor 14,29ss).
Paolo stesso ricevette una rivelazione, che aveva a che fare col ministero e
la storia della salvezza (Gal 1,12; 2,2), quindi non con beghe personali, ma non
si definì mai un
profētēs «proclamatore», ma sempre un
didaskalos «insegnante». Tutti i credenti possono ricevere «uno
spirito di sapienza e di rivelazione per la piena conoscenza di lui», quando
Egli illumina gli occhi del loro cuore (Ef 1,17s); si tratta quindi della
rivelazione personale della conoscenza, che Dio ha già rivelato nella
Scrittura. Paolo stesso ebbe tale tipo di rivelazione scritturale, quando «per
rivelazione mi sia stato fatto conoscere il mistero» (Ef 3,3; cfr. Rm
16,25), ossia Cristo stesso e il fatto che «i Gentili sono eredi con noi,
membra con noi d’un medesimo corpo e con noi partecipi della promessa fatta in
Cristo Gesù mediante l’Evangelo» (Ef 3,5).
Si noti che in 1 Corinzi 12,5ss si parla di diversità di carismi, di ministeri e
di operazioni. Paolo associò insieme il «dono di proclamazione» e
l’eventualità di conoscere «tutti i misteri e tutta la conoscenza» (1 Cor
13,2), ossia tutto ciò che Dio ha rivelato. Paolo usò i termini «misteri»
(mysterion) e «conoscenza» (gnōsis) per la rivelazione di
Cristo, tenuta precedentemente nascosta nei secoli, sebbene fosse già contenuta
nelle Scritture ebraiche (Ef 3,9ss.
Pietro usò tale termine per la rivelazione finale, quando Cristo
tornerà in gloria (1 Pt 1,7.13; 4,13); similmente Paolo parlò della «rivelazione
del giusto giudizio di Dio» (Rm 2,5).
Giovanni ricevette una «rivelazione di Gesù Cristo, che Dio
gli ha data per mostrare ai suoi servitori le cose, che debbono avvenire
rapidamente» (Ap 1,1). Ciò venne chiamata anche
profēteia
(proclamazione), poiché Giovanni, su ordine di Gesù stesso, scrisse e
proclamò tali cose nelle chiese (v. 3). Perciò si parla anche delle «parole
della proclamazione di questo libro» (Ap 22,7.10), ossia della proclamazione
dei contenuti di questo libro, a cui non bisogna né aggiungere né togliere
(Ap 22,18s).
Sempre in Apocalisse i due uomini particolari, chiamati anche «due
proclamatori» (Ap 11,10) proclameranno per il tempo del «giorno del Signore»
(v. 3) e tale «loro proclamazione» (v. 6) non avrà a che fare con rivelazioni
future, ma viene definita «testimonianza» (martyria; v. 7), ossia
essi proclameranno che Gesù è il Messia. Infatti, «la testimonianza di
Gesù è lo spirito della proclamazione» (Ap 19,10).
Si parla pure dei «servitori [di Dio], i proclamatori» (Ap 10,7; 11,18;
20,10), e Giovanni stesso doveva
proclamare di nuovo quanto già ricevuto «sopra molti popoli e nazioni e
lingue e re» (Ap 10,11).
Si parla anche della falsa «proclamatrice» Iezabel, la quale non portava
nuove rivelazioni, ma insegnava cose sbagliate
(Ap 2,20); come si vede, profēteia
(proclamazione) ha a che fare principalmente con l’insegnamento
(estemporaneo), non primariamente con rivelazioni.
Il «falso proclamatore» (Ap 16,13) farà falsi prodigi; non porterà nuove
rivelazioni, ma convincerà «tutti i re di tutta la terra» con falsi
insegnamenti (v. 14), imbrogliando le genti (Ap 19,20).
Al contrario il Signore si presentò come «il Dio degli spiriti dei
proclamatori» (Ap 22,6) legittimi, ossia di coloro, che Egli ispira a
proclamare ciò, che ha già rivelato, e cioè ai «fratelli, i proclamatori, e
di quelli che conservano le parole di questo libro» (vv. 7.9).
8. {Paola
Chiarapini}
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Contributo:
Cosa consigli in caso di
matrimonio combinato dalle chiese, come devono comportarsi questi credenti
distrutti da coloro, che dovevano essere le loro guide? Una sorella mi ha
chiesto di rispondere con la mia storia, ma dopo tanti anni la ferita ancora
sanguina; vi prego pregate affinché si chiuda. Il Signore è grande e non mi
ha mai abbandonata. Il male passato è perdonato, ciò che resta è tanta
solitudine. {29-09-2012}
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Edoardo Piacentini: La
Parola di Dio dovrebbe essere la sola guida, sia in materia di dottrina
sia in materia di condotta, per la comunità locale, che dovrebbe essere guidata,
poi, da un collegio di anziani. Ebbene, spesso le comunità sono guidate
da un unico pastore e i credenti sono influenzati dalla spiritualità di
tale pastore. Per cui se il pastore è fervente, i fedeli sono ferventi;
se è un buon insegnante della Scrittura, i fedeli sono buoni conoscitori
della Parola di Dio; ma se egli è ignorante, lo sono anche i fedeli; se è
spento nello Spirito o è un esaltato, i fedeli sono spenti o esaltati
come lui.
È quello che è accaduto alla sorella Paola. Io non la conosco, ma si comprende
dal suo intervento che è stata vittima di qualche cialtrone, che si è
spacciato per ministro di culto senza avere ricevuto da Dio né la chiamata, né
la vocazione al pastorato, lasciando in lei molteplici
ferite nell’anima, che difficilmente potranno rimarginarsi, se non
interviene direttamente lo Spirito Santo, che sa come lenire le nostre
sofferenze. Cara Paola, sappi solo questo, che Dio ti ama, sei la pupilla
dei suoi occhi (Zaccaria 2,8), che le tue sofferenze sono state il mezzo per
farti aprire il cuore alla verità, e per farti maturare nelle sue vie. Oggi,
dopo la tua amara esperienza, hai imparato a discernere il bene e il
male, a separare «il prezioso dal vile» (Geremia 15,19), e sei pronta per
essere usata da Dio, quale suo strumento, per incoraggiare coloro che si
trovano oggi nella tua situazione d’ieri.
Attraverso le prove e le avversità della vita, Dio ci dona un cuore
compassionevole, tant’è che l’autore dell’Epistola agli Ebrei, parlando di
Gesù, afferma che il Padre lo rese perfetto attraverso le sofferenze, che ha
patito nella carne: «Conveniva infatti a Colui, per il quale e per mezzo del
quale sono tutte le cose, nel portare molti figli alla gloria, di rendere
perfetto per mezzo di sofferenze l’autore della salvezza» (Ebrei 2,10).
La conseguenza di tali sofferenze fu che Gesù, essendo diventato esperto nei
languori, è oggi il nostro sommo sacerdote che simpatizza con le nostre
infermità (Ebrei 4,14-16). L’autore dell’epistola, infatti, afferma: «Perciò,
Egli doveva diventare simile ai suoi fratelli in ogni cosa, per essere un
misericordioso e fedele sommo sacerdote nelle cose che riguardano Dio, per
compiere l’espiazione dei peccati del popolo. Infatti, poiché Egli stesso ha
sofferto la tentazione, può
venire in aiuto di quelli, che sono tentati» (Ebrei 2,17-18). Per tale
motivo, «sii forte e coraggiosa; non aver paura e non
sgomentarti, perché l’Eterno, il tuo Dio, è con te dovunque tu vada» (Giosuè
1,9). {29-09-2012}
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Michele Pace: Sorella Paola
Chiarapini, mi sembra di capire che questo è accaduto con te? Una coppia formata
da
rivelazioni da spiritualoidi, è una coppia che può essere curata e
coordinata verso una buona relazione coniugale. Basta trovare un pastore, che è
competente in materia di consulenza pastorale o meglio che sappia fare
quello per cui è stato chiamato. Per quanto riguarda la tua solitudine e
le tue ferite parla con il tuo pastore; egli avrà un buon suggerimento da
darti; e se dovessi avere bisogno, basta farcelo sapere, e io e mia moglie
pregheremo per te! {29-09-2012}
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Nicola Martella: Questo è un esempio
eclatante dei danni, che possono creare siffatti
matrimoni combinati da parte di chi, pur giocando con la vita degli
altri, crede di avere un «sesto senso» o un’antenna particolare per la volontà
di Dio. Posso immaginarmi che tali persone, che hanno messo le mani in tale
triste affare, si giustificheranno col fatto che le persone copulate
abbiano impedito l’opera di Dio con la loro poca fede e col peccato presente
nella loro vita. Ciò che resta, sono macerie esistenziali e
una ferita, che ancora sanguina.
Ogni vero curatore d’anime non potrà dare consigli su due piedi su una
piazza pubblica, qual è Internet. Tutt’al più si possono dare consigli
spirituali generali, come ha fatto specialmente Edoardo Piacentini. Per dare
consigli completi, bisogna conoscere la situazione completa in tutti i
suoi risvolti, per potersi fare un quadro preciso, per addivenire a una
diagnosi completa e per suggerire vie terapeutiche da parte della
Scrittura e dell’esperienza alla scuola di Dio. Chiaramente la persona, che
dovrà curare tale caso, non può essere la stessa, che è stata la causa della
ferita. Sarebbe come aggiungere al danno anche la beffa.
9. {}
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10. {Umorismo
assortito}
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■ Nota redazionale: Alla fine del mio
articolo riporto un episodio umoristico, che ha spinto i lettori a riportare
casi simili. Ciò mostra che la questione è molto diffusa, per trovare tanta
diffusione umoristica.
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Antonio Strigari: Un giorno
un ragazzo credente, guardando una bella ragazza seduta nella chiesa, disse al
fratello seduto accanto a lui: «Il Signore mi ha rivelato che quella sarà mia
moglie». Il fratello gli rispose: «Sì? vai a dirlo al marito, che le siede
accanto». {27-09-2012}
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Giuseppe Mascari: Quanti
matrimoni falliti
a causa di queste balordaggini. Per paura di disubbidire e andare sotto
il castigo, si sono fatti errori tremendi. «Sorella, il Signore mi ha
detto che tu sei la donna preparata per me - cosi dice l’Eterno». La sorella
risponde candidamente: «Va bene, però aspetta un attimo che vado a dirlo a mio
marito. ☺ Sorridiamo, ma purtroppo il santo Evangelo è stato disonorato a
motivo dell’iper-spiritualità mistica. Dio è un Dio d’ordine, non è a nostro uso
e consumo. {28-09-2012}
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Antonino Cannatella: La
Parola c’insegna a esaminare le profezie, e qui ci vuole il discernimento
dello Spirito. Mi viene da ridere per alcuni commenti letti. Io ne
conosco un’altra. Dopo la riunione del culto in una grande chiesa, un fratello
(ubbidiente e sottomesso all’autorità) va dal pastore e le dice: «Sai, pastore
sento nello spirito che quella sorella giù in fondo, che io non conosco e che il
Signore ha messo nel mio cuore, è la mia futura moglie». Il pastore, conoscendo
la sorella, gli dice: «Fratello, sarebbe meglio che prima di tutto lo andresti a
dire a suo marito, per vedere se è d’accordo con quello, che pensi tu».
Voglio dire questo: purtroppo questi profeti sono quelli, che stanno
rovinando le chiese e per mezzo di loro avvengono l’80% delle divisioni.
Sarebbe meglio tenerli sempre sotto osservazioni e anche mandarli via
dalle chiese. {29-09-2012}
11. {Vari e
medi}
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Lucia Vitangeli Giannicola:
Non comprendo perché mai Dio possa rivelare a un altro e non alle persone
in questione cose relative a una scelta di vita così importante. Credo piuttosto
che, se credenti maturi
possano vedere qualcosa, che non va (problemi, che agli occhi di chi s’innamora
a volte, sono invisibili) fra due persone, che stanno pregando per la loro vita
in comune, andrebbero almeno ascoltate e considerare per riflettere,
fermo restando che la scelta resta sempre alla coppia. {27-09-2012}
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Fortuna Fico: Beh, se
Internet da una parte è un ottimo mezzo per venire a conoscenza di tante
verità bibliche, per me un tempo sconosciute, è altresì un mezzo per
conoscere cose così
strambe e strane, che nemmeno il pensiero lontano poteva sfiorarmi. Così è
stato per Eva e il serpente [►
Ebbe Eva rapporti sessuali con un serpente?], e adesso lo è per le
sedicenti profezie sentimentali del tipo «anime gemelle». Ma il Signore non ci
dà il dono del discernimento? O è più comodo sentirci dire da Dio le
cose, che più ci fa piacere sentirci dire? Poi questi profeti brasiliani,
stanno combinando certi guai. Addirittura entrò nella nostra assemblea una
persona, che dichiarava di aver ricevuto il battesimo nello Spirito, guardando,
per televisione, una predicazione di un profeta brasiliano, che dal
lontano Brasile parlava proprio rivolto a lui! Signore aiutaci tu a discernere
la Verità! {27-09-2012}
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Edoardo Piacentini: Premesso
che «chi profetizza, invece, parla agli uomini un linguaggio di edificazione,
di esortazione e di consolazione» (1 Corinzi 14,3), questa «profezia
amorosa» è un atto di violenza psichica nei confronti del soggetto, a cui
è indirizzata, a mio avviso perseguibile anche penalmente, perché essa ha
lo scopo di fare coercizione sulla volontà altrui. Nella mia esperienza
quasi quarantennale di ministero pastorale mi è capitato, in qualche occasione,
di assistere a questa manifestazione e la mia reazione è stata sempre ferma e
determinata a zittire e, persino, a ridicolizzare chi ha usato
questo stratagemma per corteggiare una sorella in Cristo non innamorata. Chi mi
conosce sa bene che io sono, di solito, una persona molto tollerante, ma in
questo caso sono stato costretto ad agire anche contro la mia natura, per
affermare la verità. E la verità è che queste profezie sono opera di persone
fraudolenti, che non dovrebbero nemmeno trovare posto tra i figli di Dio,
fino a quando non si ravvedono sul serio. {28-09-2012}
12. {Vari e
brevi}
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Massimo Galante: È
un’esperienza, che è capitata anche a me in
ambito pentecostale. Sogni, visioni e poi il nulla! {27-09-2012}
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Liliane Vitanza Hoffer: Mi
viene spontanea la risposta al commento: «Dio mi ha rivelato che sei
l’uomo [o la donna, N.d.R.] della mia vita»: «Ma a me Dio non ha rivelato
niente!». Dio dovrebbe
parlare a tutti e due, o no? {27-09-2012}
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Omar Stroppiana: Ormai nella
cosiddetta «chiesa visibile» si assiste a tutti i tipi di pratiche, che uno si
aspetterebbe di trovare tra i pagani. Che dire? «Uscite
da essa [Babilonia], o popolo mio, affinché non siate complici dei suoi
peccati e non siate coinvolti nei suoi castighi» (Ap 18,4).
{28-09-2012}
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-Profez_comod_amor_Oc.htm
29-09-2012; Aggiornamento: 30-09-2012 |