Questo è il proseguo del tema di discussione «
Voglia di profeti e veggenti? Parliamone (1)». Vari lettori hanno reagito così all'articolo
«Voglia
di profeti e veggenti». Diamo perciò ulteriore spazio per
approfondire maggiormente questo tema di discussione.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre
esperienze, idee e opinioni?
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1.
{Ferruccio Parrinello} ▲
Nota redazionale: Quanto qui detto, fa riferimento a un contributo
presente nella prima parte di questo tema di discussione e alla mia risposta.
Carissimo Nicola, noto con enorme piacere la tua reazione dal sapore vagamente
aspro e pungente. Ancor di più mi diverte il tuo modo di suffragare ogni tua
tesi con un versetto biblico estrapolato dal contesto, tipico dei sofisti e di
chi «strumentalizza» la parola di Dio per sostenere le proprie ideologie. Mi
piace sottolineare che non sei l’unico che conosce la Scrittura, né tantomeno
l’unico che risale alle etimologie dei termini perché conosce le lingue
originarie utilizzate per la stesura degli scritti biblici. La prima cosa che
balza all’occhio è piuttosto il tuo atteggiamento rigido, perentorio e pronto a
utilizzare una «svista» (la mia omissione del nome) per apostrofarmi come
«mancante di buona creanza». Eppure sulla «mia» Bibbia è scritto (non cito il
versetto perché non m’interessa impressionare l’auditorio...) che il servitore
di Dio non contende ed è «mite» verso tutti, atto a insegnare, paziente, ecc. Il
tuo atteggiamento tutto sembra essere fuorché paziente, benevolo e mite...
Eppure questi dovrebbero essere «frutti dello Spirito».
Bene, scusandomi per la mia «svista», mi presento: sono
Ferruccio Parrinello.
A questo punto riprendo ogni tua replica e offro, con
serenità il mio punto di vista.
■ 1) Tu affermi: «Sinceramente non ho capito che cosa
abbia a che fare i “falsi profeti” e le esperienze carismaticiste con la
pedagogia».
Ho parlato di pedagogia, e il lettore attento a leggere
anziché a rispondere senza aver letto, ha capito bene che stavo portando
semplicemente un esempio di come sia poco pedagogico «annullare» ogni esperienza
a priori, solo per timore di sbagliare: a camminare con Dio spesso s’impara
proprio sbagliando e Pietro, il re Davide, e molti altri, ne sono testimonianza
efficace!
■ 2) Tu affermi: «I genuini “doni che Dio ha fatto alla
chiesa” sono una cosa, attingere al “fuoco estraneo” del misticismo e dello
gnosticismo, è altra cosa». Oltre al tuo giro di parole non hai affatto
dimostrato che chi crede nella pentecoste e nei doni carismatici sia uno
gnostico o un mistico che attinge da «fuochi estranei». La Bibbia parla di
carismi affermando in 1° Corinzi 12,7-10 che «a ciascuno è data la
manifestazione dello Spirito per l’utile comune. Infatti, a uno è data mediante
lo Spirito parola di sapienza; a un altro, parola di conoscenza, secondo il
medesimo Spirito; a un altro, fede, mediante il medesimo Spirito; a un altro,
doni di guarigioni, per mezzo del medesimo Spirito; a un altro, potenza d’operar
miracoli; a un altro, profezia; a un altro, il discernimento degli spiriti; a un
altro, diversità di lingue, e a un altro, la interpretazione delle lingue».
Da quanto a me sembra non parlate mai di questi «strani» carismi che richiedono
non solo una personale conoscenza della Scrittura, ma una reale e profonda
dipendenza dallo Spirito di Dio (che è cosa ben più difficile...). Che lo Spirito Santo e il suo battesimo sia peculiarità
di tutti i credenti salvati non è biblico e in Atti Paolo ci dimostra di come
alcuni credenti battezzati in acqua non fossero ancora stati battezzati con lo
Spirito Santo. Atti 19,2s recita: «Riceveste voi lo Spirito Santo quando
credeste? Ed essi a lui: Non abbiamo neppur sentito dire che ci sia lo Spirito
Santo. Ed egli (Paolo) disse loro: Di che battesimo siete dunque stati
battezzati? Ed essi risposero: Del battesimo di Giovanni. E Paolo disse:
Giovanni battezzò col battesimo di ravvedimento, dicendo al popolo che credesse
in colui che veniva dopo di lui, cioè, in Gesù. Udito questo, furono battezzati
nel nome del Signor Gesù; e DOPO che Paolo ebbe loro imposto le mani, lo Spirito
Santo scese su loro, e parlavano in altre lingue, e profetizzavano».
■ 3) Tu affermi: «Quanto alle “reazioni emotive
incontrollate”, di là da una certa “coreografia” culturale, come si conciliano
esse con le raccomandazioni apostoliche al riguardo, ad esempio: pregando con lo
spirito, non bisogna lasciare infruttuosa la propria intelligenza (1 Cor
14,15ss), ossia non bisogna perdere l’autocontrollo né la chiara comunicazione
che permette di dire “amen”; non bisogna apparire come “pazzi” a quelli di
fuori». A tal riguardo ho asserito come te che non è corretto
né biblico mancare d’autocontrollo, ma da lì a mettere al rogo un cristiano
perché imperfetto ce ne passa... A proposito, Nicola: tu sei perfetto?
Soprattutto ciò che io ho scritto è che non possiamo
affermare che, solo perché l’uomo non sappia contenere la propria emozione o la
manifesti in uno stile poco consono all’ambiente ecclesiale, ciò che in lui ha
suscitato tale emozione non possa essere lo Spirito di Dio!
Ed ora il colpo veramente forte!!!
■ 4) Tu affermi: «Paragonare la vita di gruppo con
quella sessuale di coppia è veramente sconcio oltre ogni rima! La chiesa non è
certamente un luogo d’orge collettive!». Il modo in cui hai riportato il mio esempio cercando
d’accattivarti la simpatia del lettore zelante, è veramente un approfittarsi
della debolezza e del timore di Dio che il lettore può avere facendo quasi del
sano terrorismo spirituale! Nicola, io non ho parlato d’orge collettive, né
tantomeno ho paragonato la chiesa a un luogo orgiastico!!! Ma cosa mi fai dire
per «rubare» l’empatia del lettore più debole? Questo atteggiamento è veramente
«basso» e privo di «spirito cristiano». Lo trovo sleale e vicino allo spirito di
menzogna!
Riporto la mia frase che era un esempio molto sereno e
pulito... A meno che tu non sia uno di quelli che vede nel rapporto intimo tra
marito e moglie un peccato o qualcosa di cui vergognarsi... ti ricordo che la
sessualità nella coppia è un’idea e un dono di Dio non mia!!!
Riporto per concludere la mia frase che non aveva nulla
di sconcio ma era solo atta a dichiarare che le reazioni soggettive non devono
svilire o screditare ciò che le ha suscitate; e infatti cosi avevo scritto: «Amo
mia moglie a modo mio e nella mia intimità posso anche ballare sul letto...
Altri non lo fanno! In nessuno dei due casi si tratta d’amore falso o poco
genuino... Si tratta solo di reazioni soggettive differenti!».
Senza rancore, né velate minacce di perduta eternità...
t’abbraccio fraternamente in Cristo. Con amore. {30 ottobre 2007 }
2.
{Nicola Martella} ▲
Parto dapprima apprezzando la fine della lettera. Detto questo, passo ad
analizzare punto per punto quanto detto in essa. Uso un linguaggio in terza
persona, solo perché è più adatto a un'analisi testuale.
■ Quando si affermano cose così pesanti come il mio
presunto «modo di suffragare ogni tua tesi con un versetto biblico
estrapolato dal contesto, tipico dei sofisti e di chi “strumentalizza” la parola
di Dio per sostenere le proprie ideologie», bisogna avere l’onestà intellettuale
di dimostrare tutti i casi in cui ciò è successo, altrimenti si gettano
inutilmente sospetti sull’altro; chi però conosce a fondo il sottoscritto per il
rigore scritturale e la correttezza, non potrà far altro che vedere in tale
frase a effetto una furbizia retorica senza contenuto, oltre a una
superficialità di metodo e di contenuto. ■ Chi ha mai preteso di essere «l’unico che
conosce la Scrittura, né tantomeno l’unico che risale alle etimologie dei
termini perché conosce le lingue originarie utilizzate per la stesura degli
scritti biblici»? Se anche Ferruccio Parrinello lo sa fare, non mi può che fare
piacere; allora lo dimostri e parliamo nel merito, invece di questo ping-pong
senza sostanza. ■ Quanto al mio atteggiamento verso l’altrui
omissione del nome, ma sembra normale scrivere a chicchessia senza prima
presentarsi con ciò che si è, ciò che si fa e ciò che si vuole con una lettera?
Quanto alla mia «mitezza», siano altri a giudicare. Dico solo che altri
avrebbero già cestinato una lettera del genere, ma io ho risposto e rispondo
anche a quell’attuale pur essendo una ripetizione dell’ultima; e ogni giorno,
nonostante gli impegni, rispondo a diverse lettere ricevute, esercitandomi ogni
volta alla pazienza, alla longanimità, a un’analisi attenta, eccetera. Perché
Ferruccio Parrinello dovrebbe darmi ora lezioni morali, senza sapere come stanno
le cose?
Per
il resto, vedo che è tutta una ripetizione dell’intervento precedente che
rischia di scadere solo sul «tu dici» e «io dico». Nonostante ciò analizzo
brevemente il tutto e mi limito a qualche risposta. Seguo qui la numerazione di
Ferruccio Parrinello.
■ 1) Quanto alla pedagogia dell’imparare
mediante i propri errori, è una realtà, ma non una licenza da parte di Dio. I
Libri Didattici dell’AT sono pieni di consigli per agire saggiamente, per non
cadere in errore e non rendersi colpevole. Mi risparmio i versetti. Lo stesso
accade nel NT, dove si parla di «perfezione» (o maturità), di «uomini fatti», di
mantenersi puri, di non sviarsi, ecc.
■ 2) Anch’io credo nella Pentecoste e nei carismi
biblici. Altra cosa è quando i carismaticisti attingono al mondo
gnostico-esoterico e «cristianizzano» dottrine e pratiche estranee alla fede
cristiana. Se Ferruccio leggesse l’articolo «
Pentecostali e carismaticisti: distingui necessari», vedrebbe che non
faccio di tutta l’erba un fascio. E se conoscesse le mie pubblicazioni
sull’occultismo, sull’esoterismo, le cosiddette medicine alternative e sul
carismaticismo, constaterebbe che non sono uno sprovveduto.
Quindi non vedo dove sia il problema riguardo a 1 Cor
12,7-10. Forse può aiutare al riguardo, oltre alla mia analisi in «Carismosofia»
e quanto risposto ad altri nel tema di discussione «
Parlando di profeti e veggenti (1)», anche il seguente articolo in rete:
►
Profeti del nuovo patto. Quanto a «una reale e profonda dipendenza dallo Spirito di Dio», a parte
che una tale espressione non ricorre mai nel NT, la presenza dello Spirito Santo
nella vita del credente è mostrata secondo Paolo specialmente dal «frutto dello
Spirito» (Gal 5) e dall’amore (agape 1 Cor 13), oltre che una profonda
sottomissione a Dio e alla sua Parola. Ci si può vantare di tutto i carismi che
si vuole, ma rimanere «un rame risonante o uno squillante cembalo» (1 Cor
13,1ss), diremmo oggi un «tamburo sfondato», se non abbiamo agape. «L’amore
non verrà mai meno. Quanto alle profezie [= proclamazioni], esse verranno
abolite; quanto alle lingue, esse cesseranno di per sé [gr. = un poco alla
volta]; quanto alla conoscenza, essa verrà abolita… Or dunque queste tre cose
durano: fede, speranza, amore; ma la più grande di esse è la amore» (1 Cor
13,8.13). Quanto alla spiegazione di 1 Cor 13,8 rimando a «Carismosofia».
Quanto a Atti 19,2s e agli altri brani dello
stesso libro, è inutile iniziare qui una lunga diatriba, visto che affronto la
questione in «Carismosofia»,
a cui rimando. Faccio notare solo che «credere» e «nascere di nuovo» sono due
cose differenti. Anche Simone il mago credé come tutti gli altri alla
predicazione di Filippo, fu battezzato e gli furono imposte le mani, ma
nonostante ciò era ancora «in fiele amaro e in legami di iniquità» (At
8,23). Quindi, i discepoli di Giovanni avevano ancora una fede
veterotestamentaria come quella di Giovanni (la chiesa comincia de facto
a Pentecoste) e in At 19 sperimentarono la rigenerazione mediante lo Spirito
Santo.
■ 3) Generalizzare — nessuno è perfetto, neppure Nicola
— non significa cogliere la verità. Paolo raccomandò: «Pertanto, fratelli,
bramate il profetare [= proclamare], e non impedite il parlare in altre lingue;
40ma ogni cosa sia fatta con
decoro e con ordine» (1 Cor 14,39s). Che cosa ciò significasse,
lo mostrò sopra.
Sulle lingue affermò: «Se c’è chi parla in
altra lingua, siano due o tre al più, a farlo; e
l’un dopo l’altro; e uno
interpreti; e se non v’è chi interpreti, si tacciano nella chiesa e parlino
a se stessi e a Dio» (1 Cor 14,27s). Si noti «due
o tre al più… e l’un dopo l’altro».
E il resto Paolo lo disse ancora più sopra (autocontrollo, pazzi, parole
intellegibili, amen). A ciò si aggiunga che il dono d’interpretazione è il
carisma più raro che esiste. Per l’approfondimento rimando all’articolo «
Glossolalia e demonizzazione?».
■ Sulla profezia o «proclamazione» estemporanea
ispirata ai fini dell’edificazione, si veda similmente 1 Cor 14,29-33. Per
brevità rimando all’articolo «
Profeti del nuovo patto».
■ 4) L’esempio riportato da Ferruccio Parrinello,
nonostante le sue spiegazioni e le sue buone intenzioni, rimane comunque
inconcludente, poiché una cosa è la vita pubblica (p.es. familiare, di gruppo,
di chiesa, ecc.) altra cosa è l’intimità di coppia. Non ho voluto dare io
«colpi bassi» e tutto il resto, ma tale associazione l’ha creata lui in me e
negli altri; forse non se ne rende conto. Non ci si comporta allo stesso modo
quando siamo soli e quando siamo in gruppo. Nella chiesa locale i ministeri
vengono svolti «per il perfezionamento dei santi, per l’opera del ministero,
per la edificazione del corpo di Cristo» (Ef 4,11ss; v. 13 unità della fede,
piena conoscenza del Figlio di Dio, maturità spirituale).
Io non vedo «nel rapporto intimo tra marito e moglie un
peccato o qualcosa di cui vergognarsi»; al riguardo ho scritto ben tre volumi
sulla sessualità (cfr. «Sesso e Affini 1-3»:
Sessualità e contesti;
Tenerezza e fedeltà;
Disturbi e abusi) e chi li legge, può prendere atto che non sono
«manicheo» o «puritano». Quindi nell’intimità si può anche ballare sul letto,
secondo i gusti, ma nella chiesa locale «ogni cosa sia fatta con decoro e con
ordine» (1 Cor 14,40). Non a caso Paolo diede a Timoteo molte
raccomandazioni al riguardo, d’ordine sia ministeriale sia morale, confidando
che egli sapesse «come bisogna comportarsi nella casa di Dio, che è
l’assemblea del Dio vivente, colonna e base della verità» (1 Tm 3,15).
Per
ultimo, ringrazio Ferruccio Parrinello per la conclusione: «Senza
rancore, né velate minacce di perduta eternità». Questo fa bene, visto che è
parlare con rancore e minacce del giudizio divino sono quasi una costante di
varie lettere ricevute ultimamente da credenti pentecostali, ma soprattutto
carismaticisti. L’abbraccio fraterno in Cristo fa bene, così l’amore. Ricambio
il tutto di cuore. Spesso le persone sono migliori delle loro idee. Le cose che
ci uniscono in Cristo sono di più di quelle che ci separano. In ogni modo, visto il daffare d’ognuno, il tempo che
un'analisi seria necessita e per evitare di ripeterci, considero qui
concluso questo confronto
con Ferruccio Parrinello su questo tema (profezia, carismi, pentecostali,
carismaticisti, ecc.). Volentieri possiamo continuare il dialogo su altri temi.
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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-Profeti_veggenti_parla2_S&A.htm
02-11-2007; Aggiornamento:
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