Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Riflessioni fra cielo e terra: Aneddoti evangelici e non, e l’umorismo nella Bibbia.

  Ecco le rubriche principali:
■ Scenario biblico
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■ Puntigli e indovinelli
■ Sapienza da quattro soldi
■ Massime e minime
■ Col senno del poi.

 

È «psicoterapia biblica» in forma di umorismo.

 

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LE ONDATE DELLO SPIRITO TRA DIFFERENZE E AFFINITÀ? PARLIAMONE 1

 

 a cura di Nicola Martella

 

Qui di seguito discutiamo l’articolo di Tonino Mele dal titolo «Le ondate dello Spirito tra differenze e affinità: Esiste un rapporto di causalità tra pentecostali e carismatici?». Si premette che gli interventi siano preceduti dalla lettura dello stesso e vadano nel merito delle questioni. Ringrazio, oltre che Tonino Mele, anche Pietro Calenzo, per le sue analisi storiche, e Michele Altieri, per le sue analisi sociologiche e fenomenologiche del variegato «arcipelago» del pentecostalismo, vecchio e nuovo. Giovanni Napolitano, sentendosi stimolato dalle riflessioni di quest'ultimo, ha ben contribuito nel merito. Per me sono stati un grande arricchimento.

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster (E-mail)

Attenzione! Non si accettano contributi anonimi o con nickname, ma solo quelli firmati con nome e cognome! In casi particolari e delicati il gestore del sito può dare uno pseudonimo, se richiesto.

I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Francesco D’addato

2. Pietro Cruccas

3. Nicola Martella

4. Roberto Castagnoli

5. Nicola Martella

6. Pietro Calenzo

7. Michele Altieri

8. Giovanni Napolitano

9. Michele Altieri

10. Pietro Calenzo

11. Pietro Calenzo

Continua

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Francesco D’addato}

 

Fratello Nicola, pace. Tu parli molto elaborato, io non ho la cultura che hai tu, devo prendere il dizionario e fermarmi un po’ per capirti. Ma da quando ho capito (forse?) [mi viene da chiederti]: Tu credi allo Spirito Santo? Hai doni? [Credi] alla guarigione divina?? [Credi] al rapimento? Se devi darmi la risposta, parlami in modo semplice, cosi ci capiamo. Ok, fratello? Ti saluto nel Signore, in attesa di risposta… {22 gennaio 2010}

 

 

2. {Pietro Cruccas}

 

Secondo me, il gestore di «Fede Controcorrente» sta facendo un ragionamento serio. C’è l’esigenza d’essere coerenti con il Nuovo Testamento. Avere il dono dello studio è di primaria importanza. {22 gennaio 2010}

 

 

3. {Nicola Martella}

 

Rispondo a Francesco D’addato: Ti faccio presente che l’articolo è stato scritto da Tonino Mele. È quindi giusto che ti rivolgi a lui — chiaramente soltanto dopo che avrai letto l’intero articolo in rete. Le tue domande non hanno direttamente a che fare col tema presente, nonostante ciò rispondo brevemente:

     ■ Spirito Santo: Certo che ci credo. Ciò che credo, si trova qui: «Il credo biblico». L’approfondimento si trova qui: «Le dottrine bibliche». Per un maggiore approfondimento delle singole questioni, si veda nella mia opera «Elementi della fede: Dottrine fondamentali della fede cristiana».

 

     ■ Carismi: Certo che ce li ho, cioè solo quelli che lo Spirito Santo mi ha elargito (come avrei potuto insegnare più di 20 anni in una scuola biblica, senza avere i «doni»?). Lo Spirito Santo li distribuisce come vuole, e non tutti ricevono gli stessi carismi. O cosa intendi per «doni»?

     Spesso chi pone tale domanda, intende particolari carismi. Paolo stesso, dopo aver elencato le funzioni ministeriali (1 Cor 12,28; la glossolalia è all’ultimo posto!), chiede: «Sono essi tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti insegnanti? Hanno tutti delle forze? Hanno tutti doni delle guarigioni? Parlano tutti in lingue? Traducono tutti?» (vv. 29s). Visto che le domande erano retoriche, si aspettava saltando una serie di no. Secondo tale logica apostolica, non avendo tutti il dono della glossolalia (fanalino di coda!), esso non può essere segno del cosiddetto «battesimo di Spirito».

 

     ■ Guarigione divina: Certo che ci credo, visto che Dio è sovrano; credo, però, molto più al Dio vivente che nel suo arbitrio decide chi, come e quando guarire. Gesù insegnò a pregare: «Sia fatta la tua volontà anche in terra com’è fatta nel cielo» (Mt 6,10); Egli stesso pregò così il Padre (Mt 26,42; Lc 22,42). A Paolo rispose: «La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza» (2 Cor 12,9). Ciò significa che Dio o ci libera dal problema o nel problema (ossia ci dà la forza di sopportarlo con vigore). Il metodo scritturale è chiamare i propri conduttori di chiesa (Gcm 5); anche qui Dio rimane sovrano. Non credo ai mega-show mediante santoni carismaticisti; al tempo del NT non c’era nulla del genere. Come mostra il giudizio di Gesù, non tutto ciò che accade per mano dei taumaturghi è genuino: «Molti mi diranno in quel giorno: “Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato in nome tuo, e in nome tuo cacciato demoni, e fatte in nome tuo molte opere potenti?”. E allora dichiarerò loro: “Io non vi conobbi mai; dipartitevi da me, voi tutti operatori d’iniquità» (Mt 7,22s). Per i dettagli vedi in Nicola Martella, Carismosofia (Punto°A°Croce, Roma 1995), gli articoli: «Guarigioni», pp. 91-97; «Esercizio di potenza e magia bianca», pp. 182-190.

 

     ■ Rapimento: Certo che ci credo. Vedi al riguardo in Nicola Martella (a cura di), Escatologia biblica essenziale. Escatologia 1 (Punto°A°Croce, Roma 2007), gli articoli: «La risurrezione», pp. 220-223; «Il rapimento dei redenti», pp. 224-233.

 

È abbastanza comprensibile? Mi rimane un dubbio: Che ha a che fare, però, tutto ciò con il tema attuale?

 

 

4. {Roberto Castagnoli}

 

Ciao Nicola, ho letto con interesse l’articolo, anche se per la sua natura e complessità dovrò rileggerlo ancora più attentamente. Credo che sia evidente che il carismaticismo sia cresciuto su un terreno prevalentemente pentecostale, ma non esclusivamente pentecostale. Infatti c’è il «movimento dello spirito» cattolico e movimenti nati nelle chiese storiche.

     Comunque è bene che se ne parli da ambo le parti, poiché ciò aiuta a capire e a capirsi meglio. Io non sono fra quelli che crede che lo Spirito Santo sia in appannaggio solo di chi parla in lingue. Tuttavia credo onestamente che non ci siano obbiettivi motivi biblici per affermare che tali fenomeni non possano fare parte della esperienza di fede del cristianesimo.

     Io non amo fare citazioni bibliche, perché se ne fa un uso pretestuoso, il più delle volte i testi sono usati solo per essere di supporto alle proprie aprioristiche convinzioni. Siccome parliamo tra credenti, che conoscono la Bibbia, e anche perché molti autori ne hanno parlato abbondantemente, lo ritengo superfluo. Rispetto i cessazionisti, anche se non sono d’accordo; tra di loro ci sono i neocalvinisti e seguaci, che pensano che siamo 500-700 milioni di ossessi — cosa che mi sembra inaccettabile né dalla ragione né può essere sostenuto dalle Scritture. Preferisco il confronto d’opinioni sincere sulla fede, e credo che nessuno abbia il monopolio della verità, ma che tutti abbiano i loro doni o talenti. Essi sono posseduti molte volte anche dai movimenti ereticali che sono stati definiti così, a torto o ragione, rispetto a una ortodossia, che a volte ha stabilito le sue dottrine su concili convocati da autorità temporali e che di cristiano non avevano nulla o molto poco.

     Per tornare alla ragione come t’avevo scritto, t’invio questa ricerca fatta con metodi scientifici, la cui esatta metodologia è confermata anche dal professor Alessandro Bertirotti della Università di Firenze. T’invio il suo commento. Per adesso ti segnalo questa ricerca fatta in Pensilvania da ricercatori sulla «Glossolalia». {22 gennaio 2010}

 

 

5. {Nicola Martella}

 

Non posso trattare qui la fine dell’ultimo contributo, poiché snaturerebbe la discussione, che è di natura specialmente storica e sociologica. Infatti innescherebbe subito un’accesa discussione sulla glossolalia; devo esercitare rigore, perché tutti i temi aperti non diventino uguali: una macedonia indistinta Faccio solo una breve annotazione: sono convinto che la stragrande maggioranza del fenomeno glossolalico sia di natura psichica; ciò è mostrato che avviene in tutto il mondo e in tutte le religioni.

     È pertinente l’osservazione, secondo cui il carismaticismo, sebbene nato sul ceppo pentecostale, sia tracimato di là da tali confini, diventando un lievito che ha lievitato anche il cattolicesimo e alcune chiese locali e gruppi di chiese del protestantesimo storico. Per tali motivi non bisogna ignorare gli aspetti né della continuità né della discontinuità.

     Non entro nel merito delle altre cose, poiché ci porterebbero lontano. Mi limito a pochi aspetti, lasciando il resto al giudizio degli altri lettori. Quando si parla di cessazionisti, bisogna mettersi d’accordo che cosa sia cessato veramente. Ad esempio, secondo me è cessata l’era apostolica e le sue particolarità (lo era già per l’autore della lettera agli Ebrei; Eb 2,3s verbi al passato). È cessata lentamente anche la glossolalia, come afferma Paolo in 1 Cor 13,8 in greco (genere verbale medio: «cesseranno di per sé») e come mostra la storia. Per il resto Dio è sovrano; a noi sta l’onere di provare gli spiriti e di smascherare gli imbroglioni. Il problema sta nel fatto che in ambito carismaticista si sia fatta un’ideologia dei carismi particolari (e anche un business dei santoni). Ciò che era contingente rispetto all’annuncio della Parola (oltre che insindacabile), è diventato preponderante e centrale, snaturando così il senso stesso dell’Evangelo.

     I 500-700 milioni di pentecostali e carismaticisti — semmai qualcuno li abbia veramente contati — non sono in prevalenza «ossessi» ma «entusiastici»; essere «ossesso» è una categoria della demonizzazione, essere «entusiastico» è una categoria psichica che descrive i fenomeni mistici. Che poi una demonizzazione si possa innestare nel fenomeno psichico, ad esempio in ambienti carismaticisti con dottrina gnostica e spiritualità a prevalenza esoterica, ciò è chiaramente possibile; ma chi generalizza tali categorie, non potrà cogliere l’essenza dei fenomeni differenti.

     L’etichetta «movimenti ereticali» è troppo generica per dire alcunché; bisogna scendere nei particolari per poter dire alcunché; ma ciò ci porterebbe fuori tema.

 

 

6. {Pietro Calenzo}

 

Ho letto e meditato con molta attenzione quanto scritto in quest’ampio e documentato commento. La prima domanda che viene alla mia mente, è la seguente: potrebbe esistere oggi un movimento carismatico senza una comune, forte base dottrinale essenziale con il movimento pentecostale primigenio, quello di Azusa Strett (o del risveglio del Galles), e del movimento neopentecostale (da Rita e Dennis Bennet il forte movimento è trasversale, orizzontale del neopentecostalismo, ahimè, ecumenico)? Evidentemente, no. Senza la glossolalia penso che tutto il movimento pento-carismatico perderebbe la sua ragione d’essere.

     Andando ancora indietro negli anni, il seme del pentecostalismo è storicamente individuabile nei movimenti di Risveglio del 19° secolo e anche anteriormente. I primi pionieri, quanto alla terminologia, furono i figli spirituali di Charles e John Wesley, che provenienti da una concezione metodista della santificazione, compirono un ulteriore passo in avanti, associando per la prima volta una forte e intensa benedizione spirituale, specificandone la definizione «battesimo dello Spirito Santo» (senza associarlo però al segno tangibile delle lingue). Parlo di Finney, di Torrey, Breeze, di Mahan e di D. Moody, i quali essendo figli, del metodismo stesso, o meglio del suo avanzamento speculativo, dottrinalmente innovativo, coniarono tale espressione.

     Le argomentazioni del fratello Toppi personalmente non mi convincono. È mai possibile che credenti come Lutero, Calvino, Valdo, Edwuards, Crofhort, Spurgeon e, se mi consentite, Zwingli, Rossetti, Darby, Guicciardini, Farel e Vinet, siano stati esclusi da una parte delle tanto importanti benedizioni, promesse da Dio al suo popolo!? È importante notare e chiedersi: come mai nella lettera ai Romani, dove si disegnano tutte le verità basilari del cristianesimo, non si sia mai fatto cenno a una esperienza così importante (se fosse stata una benedizione nella vita normale d’ogni credente), così necessaria per una ulteriore santificazione del credente?

     E quando l’apostolo Paolo nella 2a Corinzi e nella lettera ai Galati bacchetta due comunità, che stavano affondando nella litigiosità, nei partiti, nella indisciplina, nelle fazioni (intesa in senso scritturale) e in turbamenti d’ogni genere, — perché Paolo non offre loro la panacea o soluzione, (che qualsiasi pastore pentecostale, neopentecostale o carismatico consiglierebbe loro, a viva voce), ossia la ricerca del battesimo dello Spirito Santo!? Non sarebbe stata, per l’apostolo Paolo, la soluzione ideale e di conseguenza agognabile e più immediata!? Eppure non ne fa alcun cenno. Perché?

     Andando ancora un po’ più avanti nel nostro excursus storico, notiamo che, dopo la nascita dei «movimenti di risveglio» — Quaccheri, Avventisti (diverse correnti), la Chiesa di Dio, la Chiesa del Nazzareno, l’Esercito della Salvezza, le Chiese di Cristo, facendo proprie le istanze dei «movimenti di risveglio» — videro la luce numerose parachiese, come la Fire Baptized Holiness Church di B.H. Irwing, il movimento di Keswink in ambiente anglofono. Alcune di queste; giunsero a definire il battesimo dello Spirito, la capacità per il credente di giungere a un completo sradicamento del peccato (per me, personalmente impossibile, da un punto di vista biblico, per periodi, più o meno lunghi).

     Un altro passo importante, che ci può aiutare a meglio comprendere, la proto-genesi del pentecostalismo, furono le sporadiche manifestazioni di glossolalia o xenoglossia, che s’ebbero nelle evangelizzazioni dei credenti sopracitati. In tale quadro generale, venne fuori un humus spirituale che portò alla nascita del primo pentecostalismo. Senza voler fare di tutta un’erba un fascio — e lo sottolineo — le manifestazioni spirituali, che s’ebbero ad Azusa Strett, furono o sono state molto simili a quelle che s’odono oggi nelle moderne chiese carismatiche, tant’è che uno dei maggiori entusiasti collaboratori di Seymour (fondatore della missione), Frank Bartleman, nel libro «Azusa Strett» (Publielim) ravvisò successivamente nella gessatura del culto (dove non regnava un pastorato gerarchico e dove lo spirito era libero di muoversi come voleva) una delle più probabili cause del suo stesso declino. Secondo l’Edizione del Centenario, di Uomini Nuovi Edizioni, successivamente lo stesso Bartleman diventò «unitariano, only jesus».

     Per concludere questi miei pensieri, è storicamente vero che il movimento pentecostale di Los Angeles assunse una linea denominazionale moderata — non subito, ma dalla fondazione, delle Assemblee di Dio, della Chiesa di Dio e della Chiesa Pentecostale di Clelevand. È tuttavia altrettanto vero ed è storicamente accertato (anche dalla cronaca locale) che i primi culti di Azusa Street fossero particolarmente vicini, per ordine cultuale, alle moderne chiese carismatiche o neopentecostali, senza però cadere nella trappola dell’ecumenismo e di altre preoccupanti «sofie» [= ideologie mistiche, N.d.R.] e gnosi sperimentali profetiche, che ne distinguono oggidì le rispettive peculiarità. {22 gennaio 2010}

 

 

7. {Michele Altieri}

 

Vi sono certamente delle affinità tra i vari pentecostalismi ma per la loro origine, teologia e quant’altro si differenziano di molto. Un esempio d’affinità potrebbe essere il comune bisogno di combattere il processo della secolarizzazione e quindi la «proposta» pentecostale comune andrebbe in questa direzione.

     Se si considera quest’aspetto, accettando di stare «per questa ragione» in una sorta di piattaforma comune, allora possiamo fare tutte le statistiche che vogliamo, includendo tutti, persino il pentecostalismo cattolico. Quindi, pensando alle statistiche, non bisogna interpretarle come spiegazione di un unico fenomeno. Infatti come è vero che bisognerebbe parlare più di protestantesimi, anziché di protestantesimo, così è per il pentecostalismo.

     Altre affinità potrebbero ricercarsi in una spiegazione socio-antropologica. Ad esempio, la risposta cattolica al movimento pentecostale, che tutt’oggi considera i pentecostali «settari» (non intendendo minoranza). Poi ci sono distorsioni che si trasferiscono anche in ambienti cosiddetti «sani», compresi quelli del neopentecostalismo protestante.

     Un solo esempio, per non annoiarti, Weber ha indagato a fondo il concetto di «carisma» sopratutto nei risvolti che esso ha con il potere politico, approfondendo il concetto di «capo carismatico». Sotto l’influsso della teoria weberiana, il termine «carisma e l’aggettivo «carismatico» sono quasi sempre usati per indicare la posizione di qualcuno che, a capo d’un gruppo, esercita un indiscusso potere, autorità, aggregazione. Purtroppo, confondendo la teologia con la sociologia, spesso anche in ambito religioso, s’usa il termine «leader» per indicare una persona che guida e «leadership» la sua azione. Infatti si sente parlare (purtroppo, e questo è grave, anche in comunità pentecostali classiche) e definire i pastori come leader e il loro servizio come leadership. Il fraintendimento, che ne deriva, è enorme.

     Tuttavia, continuando a parlare di statistiche, adesso m’avvicino anche al cuore del mio pensiero. Secondo tanti, le chiese pentecostali crescono solo per ragioni legate a questioni sociali, sostanzialmente non hanno nulla da offrire sul piano teologico ed è solo alla emotività che sono capaci di coinvolgere. Ora, fin quando a fare queste osservazioni è un sociologo, ne ha tutto il diritto, quando invece a ragionare così è un teologo, la cosa è preoccupante; perché mai la crescita pentecostale si dovrebbe spiegare solo in termini sociologici? La storia, la Bibbia e la teologia impongono di trovare altre risposte.

     Caro Nicola, tra «l’immancabile ottimismo» d’alcuni personaggi pentecostali e «il contrappeso d’altri», credo che ci vuole un equilibrio. Adesso parliamo dei problemi del mondo pentecostale protestante. Io credo che vi sono tre ragioni che hanno determinato e continueranno a determinare anche in futuro la confusione che regna nel mondo pentecostale, anche italiano. Si tratta di una confusione dalla quale molti pentecostali prendono le distanze: mancanza di coscienza storica, di coscienza teologica e d’identità. Ciò è dimostrato dai continui richiami a un risveglio (quello che vorrebbe Corrado Salmé), ma che non si sa mai in che cosa consisterebbe; ciò che rimane sono una terapia di concerti e tante altre americanate delle nuove ondate, che usano persino linguaggi militari come «campagna», «lotta», «strategia», «conquista», «guerra» e persino «crociate cristiane» (analizza le parole d’alcuni canti di Corrado Salmé).

     Per favore Nicola, non mi parlare di Francesco Toppi… poiché vuole buttare l’acqua sporca con tutto il bambino! La preoccupazione di Toppi, quando scriveva le cose, che sono state riportate negli scritti del tuo sito, era solo quella di giustificare la sua totale chiusura verso tutto e verso tutti. Infatti è nota la sua politica e anche la sua teologia: «extra A.D.I. non est veritas». Toppi non ha avuto nemmeno un semplice dialogo con chicchessia (come invece stai facendo tu e altri con te), neanche con i migliori pentecostali classici; per lui, i pentecostali classici sono soltanto quelli delle Assemblee di Dio in Italia (leggi il libro scritto a 4 mani di Eugenio Stretti). La storia insegna invece che i pentecostali classici non hanno aderito tutti alle A.D.I., nate soltanto nel 1947 con un modello ecclesiastico che, sinceramente, non rispecchiava neanche il pentecostalismo classico delle origini... {23-01-2010}

 

 

8. {Giovanni Napolitano}

 

Quando parli del processo di secolarizzazione, sai che esso è un termine ambivalente e che non ha portato all’allontanamento dalla religione, dalla fede o dal sacro, ma anzi paradossalmente questi sono stati perseguiti in nuove forme di religiosità. Una riflessione che mi viene da fare è la segunete: Non è forse che, dopo cento anni di pentecostalismo, la secolarizzazione abbia avuto inizio anche in queste chiese?

     Riguardo alla crescita delle chiese pentecostali, non mi sembra che riguardi tutte le chiese pentecostali; allora se non vogliamo spiegarlo intermini sociologici, forse dovremmo provarci con quelli socio-psico-antropologici?

     Le risposte di cui parli e che sono imposte dalla storia, dalla bibbia e dalla teologia quali sono? Una costante teologica dei pentecostali è il richiamo alla guida dello Spirito Santo. Su questo non c’è mai stata una riflessione seria (oggi sta cominciando) su nessuna sponda protestante. Nei cento anni di storia pentecostale, questa bandiera ha prodotto, forse esagero, più divisioni di chiese che di quante se ne siano prodotte nella storia del protestantesimo. Ora è vero che si sta cominciando a riflettere teologicamente in modo serio su questo grande assente della teologia, ma solo oggi. La storia in buona parte dà ragione ai sociologi.

     Per quanto riguarda le A.D.I., riporto quello che disse una persona a noi nota: Hanno esaurito il loro ruolo storico. {23-01-2010}

 

 

9. {Michele Altieri}

 

Ciao Giovanni […], circa la crescita dei movimenti pentecostali, oltre ai motivi sociologici (rivendicazioni, sentimenti, ecc.), vi sono anche tante persone che fanno esperienze «cristofoniche, ecc.» (quindi c’è una partenza anche antropologica), che hanno soltanto bisogno d’assumere e di consegnare alle loro esperienze, una valenza intellettiva - teologica, e questo compreso tutti quelli che sono presenti in movimenti ambigui. Ciò riguarda ad esempio, tanti seguaci di falsi miracolisti, predicatori della teologia del benessere, che non rispondono neanche a un esame obbiettivo, di predicatori che rubano soldi ai fedeli, che non sanno d’essere vittime di false aspettative.

     Ecco, non si può buttare, ripeto, l’acqua sporca con tutti i bambini. Quindi al di là degli aspetti psicologici, sociali, ecc., credo che vi sono una marea di conversioni vere e profonde, provocate dallo Spirito Santo, dalla predicazione della Bibbia (ecco la riposta teologica) e che, di conseguenza, non si può buttare tutto.

     È vero, le A.D.I. hanno esaurito il loro ruolo storico, ma si spera nel futuro, chissà... {23-01-2010}

 

 

10. {Pietro Calenzo}

 

Un primo spunto di riflessione d’una certa rilevanza, dal mio punto di vista, è il seguente. Si dà per pacifico che il battesimo dello Spirito Santo s’estrinsechi, sempre e in ogni caso, con la oralità o con la fonetizzazione di linguaggi sconosciuti; questo è da valutarsi attentamente come postulato (il che non lo è affatto, anzi personalmente son persuaso che tale esegesi dei testi scritturali di riferimento non sia per nulla convincente).

     Passiamo a considerare quella che viene denominata seconda ondata dello Spirito Santo, nata dalle esperienze carismatiche personali degli anglicani (che oltreoceano sono denominati episcopali) Dennis & Rita Bennett, dalla funambolica Kathryn Kuhlmann, dal luterano L. Cristenson. Come mai dagli anni 60 in poi, il battesimo dello Spirito Santo è diventato (anche in ragione del forte slancio ecumenico caratterizzante la seconda ondata dello Spirito) patrimonio spirituale comune di ben 55 milioni di cattolici, i quali estrinsecano fattivamente la loro spiritualità carismatica o carismofila esattamente come i carismatici evangelici?! Come spiegare da un punto di vista bibliocentrico, dottrinale e storico che due culti, che soteriologicamente sono agli antipodi, abbiamo avuto accesso alla stessa benedizione spirituale, pur professando credi inconciliabili fra di loro? Come spiegare che noti carismatici cattolici romani come il porporato Cantalamessa (confessore personale di Wojtyla), F. Ladenius, C. Ghinelli, Serafino Flavio, Kevin e Dorothy Ranaghan, il cardinale Leo Suenens, abbiano avuto le stesse manifestazioni carismatiche degli evangelici, con glossolalia, visioni e i cosiddetti abbattimenti nello Spirito? {24-01-2010}

 

 

11. {Pietro Calenzo}

 

Ecco un’analisi sintetica della questione. La cosiddetta prima ondata dello Spirito Santo, fu essenzialmente prodotta dai movimenti di santificazione e dagli influssi metodisti e quaccheri di C.F. Parham e successivamente dalla teologia similare di Seymour e Dhuram (qui però furono dismesse le dottrine precorritrici quacchere dell’anglo-israelismo e la dottrina dell’annullamento dei reprobi).

     La seconda ondata dello Spirito fu uno scoprire dei cosiddetti doni carismatici nell’ambito o nel seno delle grandi denominazioni protestanti. La cronaca di ciò fu ben descritta dall’anglicano episcopale Dennis Bennet nella sua opera (La terza ora), e successivamente da Shakarian, Christensen e dai libri di K. Kuhlmann (madre spirituale di Hinn). Questa apertura coinvolse, però, anche il mondo cattolico romano, dando inizio ad un ingannevole miscuglio teologico. Anche in campo protestante ciò produsse pure un appiattimento della sana dottrina biblica o riformata a vantaggio di una sperimentalità o gnosi delle singole esperienze; ciò face sì che a una teologia della Scrittura si affiancasse una teologia introspettiva e dell’esperienza.

     Con la terza ondata dello Spirito, si assiste ad un’altra involuzione, a cominciare dall’ecumenismo mai mascherato di P. Wagner, Du Plessis, B. Hinn, P. Crouch, P.Y. Cho, per finire ad una fenomenologia pneumatica a volte imbarazzante e non scritturale. Ai margini della terza ondata, sono da collocarsi la «Toronto Blessing», il «Risveglio di Pensacola»; nel primo caso, oltre ad assistere a culti pubblici veramente imbarazzanti (con una fortissima partecipazione di carismatici cattolici), sono venute alla luce dottrine che rasentano la blasfemia, come la cosiddetta dottrina dell’identificazione.

     Aspettando il moto perpetuo della sperimentalità carismatica, siamo pronti a vedere (con grande dolore) fin dove potrà spingersi il movimento carismatico, oramai interdenominazionale, ma in primo luogo pericolosamente interconfessionale. {25-01-2010}

 

Le ondate dello Spirito tra differenze e affinità? Parliamone 2 {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-Ondate-SS_diff_affin_Mds.htm

23-01-2010; Aggiornamento: 10-02-2010

 

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