Qui di seguito discutiamo
l’articolo di Tonino Mele dal titolo «Le
ondate dello Spirito tra differenze e affinità: Esiste un
rapporto di causalità tra pentecostali e carismatici?».
Si premette che gli interventi siano preceduti dalla lettura dello
stesso e vadano nel merito delle questioni. Ringrazio, oltre che Tonino
Mele, anche Pietro Calenzo, per le sue analisi storiche, e Michele
Altieri, per le sue analisi sociologiche e fenomenologiche del variegato
«arcipelago» del pentecostalismo, vecchio e nuovo. Giovanni Napolitano,
sentendosi stimolato dalle riflessioni di quest'ultimo, ha ben
contribuito nel merito. Per me sono stati un grande arricchimento.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre
esperienze, idee e opinioni?
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I contributi sul tema
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1.
{Francesco D’addato}
▲
Fratello Nicola, pace. Tu parli molto elaborato, io non ho la cultura che hai
tu, devo prendere il dizionario e fermarmi un po’ per capirti. Ma da quando
ho capito
(forse?) [mi viene da chiederti]: Tu credi allo Spirito Santo? Hai
doni? [Credi] alla guarigione divina?? [Credi] al rapimento? Se devi darmi
la risposta, parlami in modo semplice, cosi ci capiamo. Ok, fratello? Ti saluto
nel Signore, in attesa di risposta… {22 gennaio 2010}
2. {Pietro Cruccas}
▲
Secondo me, il gestore di «Fede Controcorrente» sta facendo un ragionamento
serio. C’è l’esigenza d’essere coerenti con il Nuovo Testamento. Avere il dono
dello studio è di primaria importanza. {22 gennaio 2010}
3.
{Nicola Martella}
▲
Rispondo a Francesco D’addato: Ti faccio presente che l’articolo è stato
scritto da
Tonino Mele. È quindi giusto che ti rivolgi a lui — chiaramente soltanto
dopo che avrai letto l’intero articolo in rete. Le tue domande non hanno
direttamente a che fare col tema presente, nonostante ciò rispondo brevemente:
■ Spirito Santo: Certo che ci credo.
Ciò che credo, si trova qui: «Il
credo biblico».
L’approfondimento si trova qui: «Le
dottrine bibliche». Per un maggiore approfondimento delle singole questioni,
si veda nella mia opera «Elementi
della fede: Dottrine fondamentali della
fede cristiana».
■ Carismi: Certo che ce li ho, cioè solo quelli
che lo Spirito Santo mi ha elargito (come avrei potuto insegnare più di 20 anni
in una scuola biblica, senza avere i «doni»?). Lo Spirito Santo li distribuisce
come vuole, e non tutti ricevono gli stessi carismi. O cosa intendi per «doni»?
Spesso chi pone tale domanda,
intende particolari carismi. Paolo stesso, dopo aver elencato le funzioni
ministeriali (1 Cor 12,28; la glossolalia è all’ultimo posto!), chiede: «Sono
essi tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti insegnanti? Hanno tutti delle forze?
Hanno tutti doni delle guarigioni? Parlano tutti in lingue? Traducono tutti?»
(vv. 29s). Visto che le domande erano retoriche, si aspettava saltando una serie
di no. Secondo tale logica apostolica, non avendo tutti il dono della
glossolalia (fanalino di coda!), esso non può essere segno del cosiddetto
«battesimo di Spirito».
■ Guarigione divina: Certo che ci credo, visto
che Dio è sovrano; credo, però, molto più al Dio vivente che nel suo arbitrio
decide chi, come e quando guarire. Gesù insegnò a pregare: «Sia
fatta la tua volontà anche in terra com’è fatta nel cielo» (Mt 6,10);
Egli stesso pregò così il Padre (Mt 26,42; Lc 22,42). A Paolo rispose: «La
mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza»
(2 Cor 12,9). Ciò significa che Dio o ci libera dal problema o nel problema
(ossia ci dà la forza di sopportarlo con vigore). Il metodo scritturale è
chiamare i propri conduttori di chiesa (Gcm 5); anche qui Dio rimane sovrano.
Non credo ai mega-show mediante santoni carismaticisti; al tempo del NT non
c’era nulla del genere. Come mostra il giudizio di Gesù, non tutto ciò che
accade per mano dei taumaturghi è genuino: «Molti mi diranno in quel giorno:
“Signore, Signore, non abbiamo noi
profetizzato in nome tuo, e in nome
tuo
cacciato demoni, e fatte in nome
tuo molte
opere potenti?”. E allora
dichiarerò loro: “Io non vi conobbi mai; dipartitevi da me, voi tutti
operatori d’iniquità”» (Mt
7,22s). Per i dettagli vedi in Nicola Martella,
Carismosofia (Punto°A°Croce, Roma 1995), gli articoli:
«Guarigioni», pp. 91-97; «Esercizio di potenza e magia bianca», pp. 182-190.
■ Rapimento: Certo che ci credo. Vedi al
riguardo in Nicola Martella (a cura di), Escatologia biblica essenziale.
Escatologia 1 (Punto°A°Croce, Roma 2007), gli articoli: «La risurrezione»,
pp. 220-223; «Il rapimento dei redenti», pp. 224-233.
È abbastanza comprensibile? Mi rimane un dubbio: Che ha a che fare, però, tutto
ciò con il tema attuale?
4.
{Roberto Castagnoli}
▲
Ciao Nicola, ho
letto con interesse l’articolo, anche se per la sua natura e complessità dovrò
rileggerlo ancora più attentamente. Credo che sia evidente che il carismaticismo
sia cresciuto su un terreno
prevalentemente pentecostale, ma non esclusivamente
pentecostale. Infatti c’è il «movimento dello spirito» cattolico e movimenti
nati nelle chiese storiche.
Comunque è bene che se ne parli
da ambo le parti, poiché ciò aiuta a capire e a capirsi meglio. Io non sono fra
quelli che crede che lo
Spirito Santo sia in appannaggio solo di chi
parla in lingue. Tuttavia credo onestamente che non ci siano obbiettivi motivi
biblici per affermare che tali fenomeni non possano fare parte della esperienza
di fede del cristianesimo.
Io non amo fare citazioni bibliche, perché se ne fa un uso pretestuoso, il più
delle volte i testi sono usati solo per essere di supporto alle proprie
aprioristiche convinzioni. Siccome parliamo tra credenti, che conoscono la
Bibbia, e anche perché molti autori ne hanno parlato abbondantemente, lo ritengo
superfluo. Rispetto i cessazionisti, anche se non sono d’accordo; tra di
loro ci sono i neocalvinisti e seguaci, che pensano che siamo 500-700 milioni di
ossessi
— cosa che mi sembra inaccettabile né dalla ragione né può essere sostenuto
dalle Scritture. Preferisco il confronto d’opinioni sincere sulla fede, e credo
che nessuno abbia il monopolio della verità, ma che tutti abbiano i loro doni o
talenti. Essi sono posseduti molte volte anche dai
movimenti ereticali che sono stati definiti così, a torto o ragione,
rispetto a una ortodossia, che a volte ha stabilito le sue dottrine su concili
convocati da autorità temporali e che di cristiano non avevano nulla o molto
poco.
Per tornare alla ragione come t’avevo scritto, t’invio questa ricerca fatta con
metodi scientifici, la cui esatta metodologia è confermata anche dal professor
Alessandro Bertirotti della Università di Firenze. T’invio il suo commento. Per
adesso ti segnalo questa ricerca fatta in Pensilvania da ricercatori sulla
«Glossolalia». {22 gennaio 2010}
5.
{Nicola Martella}
▲
Non posso trattare qui la fine dell’ultimo contributo, poiché snaturerebbe la
discussione, che è di natura specialmente storica e sociologica. Infatti
innescherebbe subito un’accesa discussione sulla glossolalia; devo
esercitare rigore, perché tutti i temi aperti non diventino uguali: una
macedonia indistinta Faccio solo una breve annotazione: sono convinto che la
stragrande maggioranza del fenomeno glossolalico sia di natura psichica; ciò è
mostrato che avviene in tutto il mondo e in tutte le religioni. È pertinente l’osservazione, secondo cui il
carismaticismo, sebbene nato sul ceppo pentecostale, sia tracimato di là
da tali confini, diventando un lievito che ha lievitato anche il cattolicesimo e
alcune chiese locali e gruppi di chiese del protestantesimo storico. Per tali
motivi non bisogna ignorare gli aspetti né della continuità né della
discontinuità. Non entro nel merito delle altre cose, poiché ci
porterebbero lontano. Mi limito a pochi aspetti, lasciando il resto al giudizio
degli altri lettori. Quando si parla di
cessazionisti, bisogna mettersi d’accordo che cosa sia cessato veramente.
Ad esempio, secondo me è cessata l’era apostolica e le sue particolarità (lo era
già per l’autore della lettera agli Ebrei; Eb 2,3s verbi al passato). È cessata
lentamente anche la glossolalia, come afferma Paolo in 1 Cor 13,8 in greco
(genere verbale medio: «cesseranno di per sé») e come mostra la storia. Per il
resto Dio è sovrano; a noi sta l’onere di provare gli spiriti e di smascherare
gli imbroglioni. Il problema sta nel fatto che in ambito carismaticista si sia
fatta un’ideologia dei carismi particolari (e anche un business dei santoni).
Ciò che era contingente rispetto all’annuncio della Parola (oltre che
insindacabile), è diventato preponderante e centrale, snaturando così il senso
stesso dell’Evangelo. I 500-700 milioni di pentecostali e carismaticisti —
semmai qualcuno li abbia veramente contati — non sono in prevalenza «ossessi»
ma «entusiastici»; essere «ossesso» è una categoria della demonizzazione,
essere «entusiastico» è una categoria psichica che descrive i fenomeni mistici.
Che poi una demonizzazione si possa innestare nel fenomeno psichico, ad esempio
in ambienti carismaticisti con dottrina gnostica e spiritualità a prevalenza
esoterica, ciò è chiaramente possibile; ma chi generalizza tali categorie, non
potrà cogliere l’essenza dei fenomeni differenti. L’etichetta «movimenti ereticali» è troppo
generica per dire alcunché; bisogna scendere nei particolari per poter dire
alcunché; ma ciò ci porterebbe fuori tema.
6.
{Pietro Calenzo}
▲
Ho letto e meditato con molta attenzione quanto scritto in quest’ampio e
documentato commento. La prima domanda che viene alla mia mente, è la seguente:
potrebbe esistere oggi un movimento carismatico senza una comune, forte base
dottrinale essenziale con il movimento pentecostale primigenio, quello di
Azusa Strett (o del risveglio del Galles), e del movimento neopentecostale (da
Rita e Dennis Bennet il forte movimento è trasversale, orizzontale del
neopentecostalismo, ahimè, ecumenico)? Evidentemente, no. Senza la
glossolalia penso che tutto il movimento pento-carismatico perderebbe la sua
ragione d’essere.
Andando ancora indietro negli anni, il seme del
pentecostalismo è storicamente individuabile nei movimenti di Risveglio
del 19° secolo e anche anteriormente. I primi pionieri, quanto alla
terminologia, furono i figli spirituali di Charles e John Wesley, che
provenienti da una concezione metodista della santificazione, compirono un
ulteriore passo in avanti, associando per la prima volta una forte e intensa
benedizione spirituale, specificandone la definizione «battesimo dello
Spirito Santo» (senza associarlo però al segno tangibile delle lingue).
Parlo di Finney, di Torrey, Breeze, di Mahan e di D. Moody, i quali essendo
figli, del metodismo stesso, o meglio del suo avanzamento speculativo,
dottrinalmente innovativo, coniarono tale espressione. Le argomentazioni del fratello Toppi
personalmente non mi convincono. È mai possibile che credenti come Lutero,
Calvino, Valdo, Edwuards, Crofhort, Spurgeon e, se mi consentite, Zwingli,
Rossetti, Darby, Guicciardini, Farel e Vinet, siano stati esclusi da una parte
delle tanto importanti benedizioni, promesse da Dio al suo popolo!? È
importante notare e chiedersi: come mai nella lettera ai Romani, dove si
disegnano tutte le verità basilari del cristianesimo, non si sia mai fatto cenno
a una esperienza così importante (se fosse stata una benedizione nella vita
normale d’ogni credente), così necessaria per una ulteriore santificazione del
credente?
E quando l’apostolo Paolo nella 2a Corinzi e
nella lettera ai Galati bacchetta due comunità, che stavano affondando nella
litigiosità, nei partiti, nella indisciplina, nelle fazioni (intesa in senso
scritturale) e in turbamenti d’ogni genere, — perché Paolo non offre loro la
panacea o soluzione, (che qualsiasi pastore pentecostale, neopentecostale o
carismatico consiglierebbe loro, a viva voce), ossia la ricerca del battesimo
dello Spirito Santo!? Non sarebbe stata, per l’apostolo Paolo, la soluzione
ideale e di conseguenza agognabile e più immediata!? Eppure non ne fa alcun
cenno. Perché?
Andando ancora un po’ più avanti nel nostro excursus
storico, notiamo che, dopo la nascita dei «movimenti di risveglio» —
Quaccheri, Avventisti (diverse correnti), la Chiesa di Dio, la Chiesa del
Nazzareno, l’Esercito della Salvezza, le Chiese di Cristo, facendo proprie le
istanze dei «movimenti di risveglio» — videro la luce numerose parachiese,
come la Fire Baptized Holiness Church di B.H. Irwing, il movimento di Keswink in
ambiente anglofono. Alcune di queste; giunsero a definire il battesimo dello
Spirito, la capacità per il credente di giungere a un
completo sradicamento del peccato (per me, personalmente impossibile, da un
punto di vista biblico, per periodi, più o meno lunghi). Un altro passo importante, che ci può aiutare a meglio
comprendere, la proto-genesi del pentecostalismo, furono le
sporadiche manifestazioni di glossolalia o xenoglossia, che s’ebbero
nelle evangelizzazioni dei credenti sopracitati. In tale quadro generale, venne
fuori un humus spirituale che portò alla nascita del primo pentecostalismo.
Senza voler fare di tutta un’erba un fascio — e lo sottolineo — le
manifestazioni spirituali, che s’ebbero ad Azusa Strett, furono o sono
state molto simili a quelle che s’odono oggi nelle moderne chiese carismatiche,
tant’è che uno dei maggiori entusiasti collaboratori di Seymour (fondatore della
missione),
Frank Bartleman, nel libro «Azusa Strett» (Publielim) ravvisò
successivamente nella gessatura del culto (dove non regnava un pastorato
gerarchico e dove lo spirito era libero di muoversi come voleva) una delle più
probabili cause del suo stesso declino. Secondo l’Edizione del Centenario, di
Uomini Nuovi Edizioni, successivamente lo stesso Bartleman diventò «unitariano,
only jesus». Per concludere questi miei pensieri, è storicamente
vero che il movimento pentecostale di Los Angeles assunse una linea
denominazionale moderata — non subito, ma dalla fondazione, delle Assemblee
di Dio, della Chiesa di Dio e della Chiesa Pentecostale di Clelevand. È tuttavia
altrettanto vero ed è storicamente accertato (anche dalla cronaca locale) che i
primi culti di Azusa Street
fossero particolarmente vicini, per ordine cultuale, alle moderne chiese
carismatiche o neopentecostali, senza però cadere nella trappola dell’ecumenismo
e di altre preoccupanti «sofie» [= ideologie mistiche, N.d.R.] e gnosi
sperimentali profetiche, che ne distinguono oggidì le rispettive peculiarità.
{22 gennaio 2010}
7.
{Michele Altieri}
▲
Vi sono certamente delle affinità tra i vari pentecostalismi ma per la
loro origine, teologia e quant’altro si differenziano di molto. Un esempio
d’affinità potrebbe essere il comune bisogno di combattere il processo della
secolarizzazione e quindi la «proposta» pentecostale comune andrebbe in
questa direzione.
Se si considera quest’aspetto, accettando di stare «per
questa ragione» in una sorta di piattaforma comune, allora possiamo fare tutte
le statistiche che vogliamo, includendo tutti, persino il pentecostalismo
cattolico. Quindi, pensando alle statistiche, non bisogna interpretarle come
spiegazione di un unico fenomeno. Infatti come è vero che bisognerebbe parlare
più di protestantesimi, anziché di protestantesimo, così è per il
pentecostalismo.
Altre affinità potrebbero ricercarsi in una
spiegazione socio-antropologica. Ad esempio, la
risposta cattolica al movimento pentecostale, che tutt’oggi considera i
pentecostali «settari» (non intendendo minoranza). Poi ci sono distorsioni che
si trasferiscono anche in ambienti cosiddetti «sani», compresi quelli del
neopentecostalismo protestante. Un solo esempio, per non annoiarti, Weber ha indagato a
fondo il concetto di «carisma» sopratutto nei risvolti che esso ha con il
potere politico, approfondendo il concetto di «capo carismatico». Sotto
l’influsso della teoria weberiana, il termine «carisma e l’aggettivo
«carismatico» sono quasi sempre usati per indicare la posizione di qualcuno che,
a capo d’un gruppo, esercita un indiscusso potere, autorità, aggregazione.
Purtroppo, confondendo la teologia con la sociologia, spesso anche in ambito
religioso, s’usa il termine «leader» per indicare una persona che guida e
«leadership» la sua azione. Infatti si sente parlare (purtroppo, e questo
è grave, anche in comunità pentecostali classiche) e definire i pastori come
leader e il loro servizio come leadership. Il fraintendimento, che ne deriva, è
enorme.
Tuttavia, continuando a parlare di statistiche, adesso
m’avvicino anche al cuore del mio pensiero. Secondo tanti, le chiese
pentecostali crescono solo per ragioni legate a questioni sociali,
sostanzialmente non hanno nulla da offrire sul piano teologico ed è solo alla
emotività che sono capaci di coinvolgere. Ora, fin quando a fare queste
osservazioni è un sociologo, ne ha tutto il diritto, quando invece a ragionare
così è un teologo, la cosa è preoccupante; perché mai la crescita pentecostale
si dovrebbe spiegare solo in termini sociologici? La storia, la Bibbia e la
teologia impongono di trovare altre risposte.
Caro Nicola, tra «l’immancabile ottimismo» d’alcuni
personaggi pentecostali e «il contrappeso d’altri», credo che ci vuole un
equilibrio. Adesso parliamo dei
problemi del mondo pentecostale protestante. Io credo che vi sono tre
ragioni che hanno determinato e continueranno a determinare anche in futuro
la confusione che regna nel mondo pentecostale, anche italiano. Si tratta di una
confusione dalla quale molti pentecostali prendono le distanze: mancanza di
coscienza storica, di coscienza teologica e d’identità. Ciò è dimostrato dai
continui richiami a un risveglio (quello che vorrebbe Corrado Salmé), ma che non
si sa mai in che cosa consisterebbe; ciò che rimane sono una terapia di concerti
e tante altre americanate delle nuove ondate, che usano persino linguaggi
militari come «campagna», «lotta», «strategia», «conquista», «guerra» e persino
«crociate cristiane» (analizza le parole d’alcuni canti di Corrado Salmé). Per favore Nicola, non mi parlare di Francesco Toppi…
poiché vuole buttare l’acqua sporca con tutto il bambino! La preoccupazione di
Toppi, quando scriveva le cose, che sono state riportate negli scritti del tuo
sito, era solo quella di giustificare la sua totale chiusura verso tutto
e verso tutti. Infatti è nota la sua politica e anche la sua teologia: «extra
A.D.I. non est veritas». Toppi non ha avuto
nemmeno un semplice dialogo con chicchessia (come invece stai facendo tu
e altri con te), neanche con i migliori pentecostali classici; per lui, i
pentecostali classici sono soltanto quelli delle Assemblee di Dio in Italia
(leggi il libro scritto a 4 mani di Eugenio Stretti). La storia insegna invece
che i pentecostali classici non hanno aderito tutti alle A.D.I., nate soltanto
nel 1947 con un modello ecclesiastico che, sinceramente, non rispecchiava
neanche il pentecostalismo classico delle origini... {23-01-2010}
8.
{Giovanni Napolitano}
▲
Quando parli del processo di secolarizzazione, sai che esso è un termine
ambivalente e che non ha portato all’allontanamento dalla religione, dalla fede
o dal sacro, ma anzi paradossalmente questi sono stati perseguiti in nuove forme
di religiosità. Una riflessione che mi viene da fare è la segunete: Non è forse
che, dopo cento anni di pentecostalismo, la secolarizzazione abbia avuto inizio
anche in queste chiese?
Riguardo alla crescita delle chiese pentecostali,
non mi sembra che riguardi tutte le chiese pentecostali; allora se non vogliamo
spiegarlo intermini sociologici, forse dovremmo provarci con quelli
socio-psico-antropologici?
Le risposte di cui parli e che sono imposte
dalla storia, dalla bibbia e dalla teologia quali sono? Una costante teologica
dei pentecostali è il richiamo alla
guida dello Spirito Santo. Su questo non c’è mai stata una riflessione seria
(oggi sta cominciando) su nessuna sponda protestante. Nei cento anni di storia
pentecostale, questa bandiera ha prodotto, forse esagero, più divisioni di
chiese che di quante se ne siano prodotte nella storia del protestantesimo.
Ora è vero che si sta cominciando a riflettere teologicamente in modo serio su
questo grande assente della teologia, ma solo oggi. La storia in buona parte dà
ragione ai sociologi. Per quanto riguarda le A.D.I., riporto quello
che disse una persona a noi nota: Hanno esaurito il loro ruolo storico.
{23-01-2010}
9.
{Michele Altieri}
▲
Ciao Giovanni […],
circa la crescita dei movimenti pentecostali, oltre ai motivi sociologici
(rivendicazioni, sentimenti, ecc.), vi sono anche tante persone che fanno
esperienze «cristofoniche, ecc.» (quindi c’è una partenza anche
antropologica), che hanno soltanto bisogno d’assumere e di consegnare alle loro
esperienze, una valenza intellettiva - teologica, e questo compreso tutti quelli
che sono presenti in movimenti ambigui. Ciò riguarda ad esempio, tanti
seguaci di falsi miracolisti, predicatori della teologia del benessere, che non
rispondono neanche a un esame obbiettivo, di predicatori che rubano soldi ai
fedeli, che non sanno d’essere vittime di false aspettative.
Ecco, non si può buttare, ripeto, l’acqua sporca con tutti i bambini. Quindi al
di là degli aspetti psicologici, sociali, ecc., credo che vi sono una marea di
conversioni vere e profonde, provocate dallo Spirito Santo, dalla
predicazione della Bibbia (ecco la riposta teologica) e che, di conseguenza, non
si può buttare tutto.
È vero,
le A.D.I. hanno esaurito il loro ruolo storico, ma si spera nel futuro,
chissà... {23-01-2010}
10.
{Pietro Calenzo}
▲
Un primo spunto di
riflessione d’una certa rilevanza, dal mio punto di vista, è il seguente. Si dà
per pacifico che il battesimo dello Spirito Santo
s’estrinsechi, sempre e in ogni caso, con la oralità o con la fonetizzazione di
linguaggi sconosciuti; questo è da valutarsi attentamente come postulato (il
che non lo è affatto, anzi personalmente son persuaso che tale esegesi dei testi
scritturali di riferimento non sia per nulla convincente).
Passiamo a considerare quella che viene denominata seconda ondata dello
Spirito Santo, nata dalle esperienze carismatiche personali degli anglicani (che
oltreoceano sono denominati episcopali) Dennis & Rita Bennett, dalla funambolica
Kathryn Kuhlmann, dal luterano L. Cristenson. Come mai dagli anni 60 in poi, il
battesimo dello Spirito Santo è diventato (anche in ragione del forte slancio
ecumenico caratterizzante la seconda ondata dello Spirito) patrimonio spirituale
comune di ben 55 milioni di cattolici, i quali estrinsecano fattivamente
la loro spiritualità carismatica o carismofila esattamente come i carismatici
evangelici?! Come spiegare da un punto di vista bibliocentrico, dottrinale e
storico che due culti, che soteriologicamente sono agli antipodi, abbiamo avuto
accesso alla stessa benedizione spirituale, pur professando credi
inconciliabili fra di loro? Come spiegare che noti carismatici cattolici romani
come il porporato Cantalamessa (confessore personale di Wojtyla), F. Ladenius,
C. Ghinelli, Serafino Flavio, Kevin e Dorothy Ranaghan, il cardinale Leo
Suenens, abbiano avuto le stesse manifestazioni carismatiche degli
evangelici, con glossolalia, visioni e i cosiddetti abbattimenti nello Spirito?
{24-01-2010}
11.
{Pietro Calenzo}
▲
Ecco un’analisi sintetica della questione. La cosiddetta
prima ondata dello Spirito Santo, fu essenzialmente prodotta dai movimenti
di santificazione e dagli influssi metodisti e quaccheri di C.F. Parham e
successivamente dalla teologia similare di Seymour e Dhuram (qui però furono
dismesse le dottrine precorritrici quacchere dell’anglo-israelismo e la dottrina
dell’annullamento dei reprobi). La seconda ondata dello Spirito fu uno scoprire
dei cosiddetti doni carismatici nell’ambito o nel seno delle grandi
denominazioni protestanti. La cronaca di ciò fu ben descritta dall’anglicano
episcopale Dennis Bennet nella sua opera (La terza ora), e successivamente da
Shakarian, Christensen e dai libri di K.
Kuhlmann (madre spirituale di Hinn). Questa apertura coinvolse, però,
anche il mondo cattolico romano, dando inizio ad un ingannevole miscuglio
teologico. Anche in
campo protestante ciò produsse pure un appiattimento della sana dottrina
biblica o riformata a vantaggio di una sperimentalità o gnosi delle singole
esperienze; ciò face sì che a una teologia della Scrittura si affiancasse una
teologia introspettiva e dell’esperienza. Con la terza ondata dello Spirito, si assiste ad
un’altra involuzione, a cominciare dall’ecumenismo mai mascherato di P. Wagner,
Du Plessis, B. Hinn, P. Crouch, P.Y. Cho, per finire ad una fenomenologia
pneumatica a volte imbarazzante e non scritturale. Ai margini della terza
ondata, sono da collocarsi la «Toronto Blessing», il «Risveglio di
Pensacola»; nel primo caso, oltre ad assistere a culti pubblici veramente
imbarazzanti (con una fortissima partecipazione di carismatici cattolici), sono
venute alla luce dottrine che rasentano la blasfemia, come la cosiddetta
dottrina dell’identificazione. Aspettando il moto perpetuo della sperimentalità
carismatica, siamo pronti a vedere (con grande dolore)
fin dove potrà spingersi il movimento carismatico, oramai
interdenominazionale, ma in primo luogo pericolosamente interconfessionale.
{25-01-2010}
►
Le ondate dello Spirito tra differenze e affinità? Parliamone 2
{Nicola Martella} (T)
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-Ondate-SS_diff_affin_Mds.htm
23-01-2010; Aggiornamento: 10-02-2010 |