Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Offensiva intorno a Gesù 1

 

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«Chi dice la gente ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 1: È ciò che dicono gli altri su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nei mass-media
■ Gesù fra teologia e filosofia
■ Gesù fra filosofia e ideologia
■ Gesù fra ideologie e religioni
■ Excursus: La via che porta a Dio

 

«E voi, chi dite ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 2: È ciò che la Bibbia dice su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nella Bibbia e nella storia
■ La questione giudaica
■ Aspetti conclusivi (Gesù e le donne, Il Gesù sacramentale, Interrogativi)
■ Dizionarietto dei termini

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 Offensiva intorno a Gesù 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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CHE PENSARE DEL CULTO A MARIA E AI SANTI?

 

 a cura di Nicola Martella

 

Nell'articolo Pellegrinaggi al tempo di Gesù Argentino Quintavalle aveva terminato prendendo posizione sui pellegrinaggi mariani. Ciò ha creato una reazione in un'affiatata lettrice cattolica del nostro sito. Prima di mettere in rete il contributo di Fiorina, ho chiesto ad Argentino di rispondere ed egli ha messo a fuoco un solo argomento: Maria e il marianesimo.

   Che dice il NT veramente di Maria? Come mai fuori dei fatti della natività viene ricordata dagli scrittori del NT solo pochissime volte? Perché ebbe un ruolo così marginale nel libro degli Atti e nelle epistole? Perché i teologi dei primi secoli ne parlarono così poco e solo marginalmente? Come mai nel Medioevo specialmente nella religiosità popolare e nel misticismo si sviluppò il marianesimo? Come interpretare tutto ciò alla luce della sacra Scrittura?

   Per l'approfondimento si vedano pure i seguenti temi: ► Chi era Maria di Nazaret?; ► Il rapporto fra Gesù e Maria

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

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I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Fiorina Pistone

2. A. Quintavalle

3. Nicola Martella

4. Fiorina Pistone

5. A. Quintavalle

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Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Fiorina Pistone} 

 

Penso che possiamo considerare il pellegrinaggio un momento di festa. Di queste cose si è già parlato nell’articolo «Il travaglio del natale» e io sono d’accordo nel dire che è lecito aggiungere altre feste a quelle indicate nella Bibbia.

     Il pellegrinaggio biblico ha per scopo l’adorazione di Dio. Il pellegrinaggio mariano è incentrato sull’adorazione di Dio nella persona di Gesù, soprattutto nella celebrazione della Cena del Signore.

     Il culto mariano consiste nel lodare Maria e nel chiederle di pregare per noi. Anche la parente Elisabetta l’ha lodata, spinta dallo Spirito Santo (Luca 1,41s) e se le chiediamo di pregare per noi non penso che ci sia nulla di male. Io lo chiedo alle mie amiche: penso di poterlo chiedere anche a lei.

     Condivido in parte le vostre critiche col dire che a volte ci sono grandi esagerazioni in questo culto, soprattutto a livello popolare. Una signora che conosco mi ha detto: «Io preferisco pregare i santi che Dio, perché Dio è severo; i santi, invece...». Certi preferiscono pregare i santi, perché Dio ci dà la legge, invece i santi fanno solo i miracoli. Conosco un signore che è tutto pieno di fervore per Padre Pio, da cui sostiene di aver ricevuto una guarigione miracolosa, ed entra in chiesa solo per accostarsi alla sua statua (ha anche litigato col parroco insistendo per farle mettere un faretto). Gli ho detto: «Ma è Dio che fa i miracoli». Lui mi ha risposto: «Certo, Padre Pio mi ha miracolato per intercessione di Gesù Cristo». L’ho guardato trasecolata, chiedendomi se aveva sbagliato a livello verbale o a livello concettuale.

     Però esiste anche l’esempio forte delle opere dei santi che ci viene proposto nel loro culto, e chiedere la loro intercessione è un esercizio di umiltà che ci avvicina a tutti i nostri fratelli, per giungere alla carità attraverso la verità: l’umiltà è solo il riconoscimento della verità del nostro essere.

     Non vorrei che questa discussione prendesse toni di asprezza. Ho fiducia che tu, Nicola, ci aiuterai.

     Io ho molta simpatia per gli evangelici: non ne conosco nessuno personalmente, ma a volte mi commuove molto la vostra fede. Mi vengono le lacrime agli occhi, trovando tanta vicinanza in una così grande distanza. Non è sofferenza per la distanza che ci divide, ma la commozione di trovare qualcosa di così prezioso a una così grande distanza.

 

 

2. {Argentino Quintavalle} 

 

Rispondo con piacere al ragionamento fatto da Fiorina Pistone nel quale è stata molto chiara riguardo le sue idee. Considero questa un’occasione per iniziare un discorso proficuo ed edificante e per mettere in luce le basi del pensiero evangelico su tale delicato argomento. Fiorina ha toccato vari argomenti, devo quindi partire da uno di questi e ritengo che il primo, in ordine di importanza, sia quello della persona di Maria.

     Ogni cristiano evangelico non può avere verso la madre del Salvatore che sentimenti e parole di rispetto. Sono con questo a respingere tutte le dicerie contro gli evangelici, accusati di non onorarla.

 

Maria e il Nuovo Testamento

 

I cattolici devono però riconoscere che poco o nulla si sa della vita di Maria. Era un’ebrea discendente di Davide, cosa questa che viene abbastanza ignorata dal cattolicesimo. Oltre che nei racconti della nascita e dell’infanzia di Gesù, Maria viene menzionata soltanto in quattro brani degi Evangeli e all’inizio del libro degli Atti.

     ■ 1) Gv 2,1-10. È l’episodio delle nozze di Cana, dove Gesù disse a sua madre: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora».

     ■ 2) Mc 3,31-35. La famiglia di Gesù lo cercò, ritenendolo un esaltato, ed egli allora disse: «Chi è mia madre? e chi sono i miei fratelli… chiunque avrà fatta la volontà di Dio, mi è fratello, sorella e madre».

     ■ 3) Lc 11,27s. Una donna tra la folla esclamò: «“Beato il grembo che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!» Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano”».

 

Nel leggere questi racconti sembra che gli evangelisti vogliono sottolineare i rapporti d’indipendenza di Gesù Cristo rispetto a sua madre.

     ■ 4) Gv 19,25ss. Qui siamo sul Calvario, quando Gesù raccomandò sua madre al discepolo Giovanni.

     ■ 5) L’ultima menzione della madre di Gesù nel Nuovo Testamento si trova in At 1,13s, dove è detto che, dopo l’ascensione di Gesù, i credenti si riunivano in una stanza a Gerusalemme: gli undici apostoli, le donne, Maria madre di Gesù e i fratelli di lui. Questo è l’ordine in cui sono ricordati i componenti del gruppo e che non lascia supporre che a Maria fosse assegnato un posto di dirigenza nelle assemblee dei primi cristiani.

 

Di lei non si dice più nulla nel resto del Nuovo Testamento. Sembra strano, Paolo non fece mai il suo nome, nemmeno nei brani in cui sarebbe stato naturale che la ricordasse, per esempio in Gal 4,4, dove disse: «Dio mandò suo Figlio, nato da donna…».

     Eppure, in contrasto con i dati molto scarsi che ci fornisce la Bibbia e col silenzio quasi totale dei primi padri della chiesa (Clemente, Policarpo, la Didaché), Maria è venuta a occupare un posto sempre di più eccezionale nella Chiesa Cattolica Romana.

 

Il culto mariano

 

Il culto mariano non esisteva nei primi secoli della storia della chiesa, ma si è molto sviluppato nel Medio Evo: non solo la devozione delle masse popolari, ma anche la teologia mariana.

     La mariologia ha moltiplicato i suoi dogmi, non solo nei secoli medioevali, ma soprattutto in quelli recenti. Infatti i secoli 19° e 20° videro la definizione dei più importanti dogmi, che hanno segnato la fase più acuta del marianesimo.

     La dottrina della Chiesa Cattolica Romana riguardo a Maria può riassumersi sotto i dogmi seguenti:

     ■ Maria come madre di Dio.

     ■ La sua immacolata concezione.

     ■ L’esenzione di ogni sua colpa perché piena di grazia.

     ■ La sua perpetua verginità corporale.

     ■ La sua assunzione in cielo.

     ■ La sua opera mediatrice e corredentrice nella redenzione del mondo.

 

Nessuno di questi dogmi è stato mai dimostrato con la Bibbia in mano, e se sul primo si può discutere, gli altri sono delle vere e proprie invenzioni. Mi soffermerò quindi brevemente su «Maria come madre di Dio». Considerando la natura divina di Gesù Cristo può sembrare molto chiaro al teologi cattolici definire Maria come madre di Dio. Ma non è possibile dire alla gente che Maria è la madre di Dio senza creare dei gravi malintesi e idee false, dando libero corso a ogni sorta di superstizioni. Se una creatura umana (Maria) viene definita Madre di Dio, chi mai non si rivolgerà la naturale domanda: Ma come è possibile una simile enormità? Può una donna generare la Divinità?

     Perché non limitarsi a dire con semplicità che Maria ebbe l’alto privilegio di essere la madre secondo la carne di Gesù Cristo? Nulla si toglierebbe alla sua dignità e tutte le età la proclameranno ugualmente beata se — invece di ripetere quella espressione impropria che ha dato origine a tanti malintesi ed errori — la si proclamasse come la madre di Gesù, che sarà chiamato Figlio dell’Altissimo (Lc 1,31s)

     Ora, però, non si può non prendere atto del fatto che ormai, si ripete quel titolo con uno scopo ben diverso: la si proclama Madre di Dio con lo scopo preciso di esaltarne la gloria.

     Se veramente prendiamo atto che Gesù è figlio di Maria soltanto secondo la carne, allora ogni pellegrinaggio fatto in onore di Maria è un pellegrinaggio fatto in onore di una creatura umana. E Dio dice: «Io non darò la mia gloria a un altro» (Is 42,8).

 

 

3. {Nicola Martella} 

 

Qui di seguito rispondo al contributo di Fiorina Pistone seguendo l’ordine del suo scritto.

     ■ Maria è morta? Dall’accertamento di questa verità dipende tutto il resto. È risaputo che di Maria esistono ben due tombe: una a Efeso e una a Gerusalemme; un dogma di un papa non può certo cancellare questa verità storica. Esistono luoghi (anche in Italia), dove su affreschi e quadri viene mostrato il momento della morte di Maria. Un rapido sguardo in internet, mostra il seguente quadro.

     G. Claudio Bottini scrive: «I diversi testi sugli ultimi giorni e sulla morte di Maria sembrano tutti riconducibili a un documento originario, ad un prototipo giudeocristiano redatto intorno al II secolo nell’ambito della Chiesa Madre di Gerusalemme, per la commemorazione liturgica annuale presso la tomba della Vergine. Nella redazione della Dormizione attribuita a Giovanni il teologo si legge: “...gli apostoli trasportarono la lettiga e deposero il suo corpo santo e prezioso in una tomba nuova del Getsemani”.

     In un altro testo conservato in siriaco si trovano indicazioni topografiche ancora più precise: “Stamattina prendete la Signora Maria e andate fuori di Gerusalemme nella via che conduce al capo valle oltre il Monte degli Ulivi, ecco, vi sono tre grotte: una larga esterna, poi un’altra dentro e una piccola camera interna con un banco alzato di argilla nella parte di est. Andate e mettete la Benedetta su quel banco e mettetela lì e servitela finché io non ve lo dica”. Secondo tale leggenda del 2° secolo, dopo tre giorni il corpo di Maria sarebbe stato trasportato in Paradiso. L’autore mostra anche un’immagine che raffigura la morte di Maria.

     Alfonso Maria de’ Liguori scrive: «La morte di Maria fu tutta pace e consolazione, perché la sua vita fu tutta santa».

     Giovanni Paolo II ha affermato: «Pio XII tuttavia non intese negare il fatto della morte, ma soltanto non giudicò opportuno affermare solennemente, come verità che doveva essere ammessa da tutti i credenti, la morte della Madre di Dio. […] È possibile che Maria di Nazaret abbia sperimentato nella sua carne il dramma della morte? Riflettendo sul destino di Maria e sul suo rapporto con il divin Figlio, sembra legittimo rispondere affermativamente: dal momento che Cristo è morto, sarebbe difficile sostenere il contrario per la Madre». E così via.

 

     ■ Un morto può intercedere per i viventi? Si può chiedere in preghiera a una persona trapassata di pregare Dio per coloro che sono ancora in vita? Può Maria ascoltare e capire ciò che viene detto e le viene rivolto dalla terra? La risposta biblica è chiaramente negativa. Per la Bibbia i morti sono tagliati fuori dalla presenza di Dio fino alla risurrezione dei morti. Essi non si trovano in cielo, presso il trono di Dio, ma nel Paradiso in attesa del tempo della fine. I morti, essendo, ritualmente impuri per la Legge, non possono essere alla presenza di Dio, altrimenti renderebbero impuro il santuario celeste. Solo alla risurrezione avranno accesso presso Dio. Perciò l’Ecclesiaste afferma che «i morti non sanno nulla» (9,5), ossia di ciò che avviene sulla terra. Il re Ezechia diceva in preghiera: «Fra gli abitanti del mondo dei trapassati, non vedrò più alcun uomo» (Is 38,11), ossia di quelli ancora presenti sulla terra dei viventi.

     Israele aveva la profonda convinzione che qualunque morto, meritevole che fosse stato in vita, era impossibilitato a intervenire per i viventi, anzi a sapere ciò che avveniva sulla terra. Il resto fedele d’Israele riconobbe: «Nondimeno, tu sei nostro padre; poiché Abrahamo non sa chi siamo, e Israele non ci riconosce. Tu, o Eterno, sei nostro padre, il tuo nome, in ogni tempo, è “Riscattattore nostro”» (Is 63,16). Qui basta sostituire il nome di Abrahamo (il padre della fede d’Israele) o d’Israele (ossia di Giacobbe, che diede il nome al popolo) con qualunque persona considerata meritevole da parte del cristianesimo e si arriva allo stesso risultato.

     Nella rivelazione, che Gesù diede riguardo a Lazzaro e al ricco (Lc 16), quest’ultimo espresse la convinzione che i morti per sapere qualcosa dei viventi o per avvertirli debbano recarsi sulla terra; ma Abramo (nel Paradiso è lui l’autorità!) gli disse che Dio non manda morti sulla terra e se avvenisse non servirebbe a nulla, poiché solo la Parola di Dio può portare ravvedimento.

     L’assurdo di rivolgersi a delle persone trapassate per avere intercessione e soccorso fu considerato da Isaia come spiritismo: «Se vi si dice: “Consultate quelli che evocano gli spiriti e gli indovini, quelli che sussurrano e bisbigliano”, rispondete: “Un popolo non deve consultare il suo Dio? Si rivolgerà egli ai morti a pro dei vivi?”. “Alla legge! alla testimonianza!”: Se il popolo non parla così, non vi sarà per lui alcuna aurora!» (Is 8,19s).

     Da tutto ciò si consegue che tutte le preghiere rivolte a uomini e donne, ritenuti meritevoli, non hanno nessun effetto, poiché non raggiungono i destinatari, i quali — nel caso migliore — si trovano nel Paradiso, lontano dal trono di Dio, aspettando la risurrezione dei morti. È un esercizio di inutile devozione. Tutte le preghiere presenti nel NT furono rivolte solo a Dio Padre e a Gesù Cristo.

Tutto ciò vale chiaramente anche per le preghiere rivolte a Maria. A ciò si aggiunga un criterio di buon senso teologico: qualunque creatura per ascoltare, capire, ordinare razionalmente e presentare a Dio, dovrebbe essere onnipresente e onnisciente… quindi Dio stesso. La Bibbia è chiaramente contro il politeismo (Es 20,3).

 

Per l’approfondimento si veda Nicola Martella, «Spiritismo e Bibbia», La lieve danza delle tenebre (Veritas, Roma 1992), pp. 347-353.

 

Vi è quindi una grande differenza per la dottrina biblica tra rivolgersi a una persona vivente o a una persona morta perché interceda in preghiera presso Dio. La prima possibilità è legittima (Es 8,28; 1 Re 13,6), la seconda è considerata una forma di spiritismo religioso (Is 8,19s).

     ■ Bisogna fare ciò che ci aggrada o ciò che è giusto? Bisogna rivolgersi a Maria o ai santi solo perché li riteniamo «più umani»? Se abbiamo la patente, siamo autorizzati a guidare un’auto ma non ad andare contromano sull’autostrada! Per ogni cosa c’è un uso legittimo e illegittimo; a decidere non possiamo essere noi, ma una regola superiore che, nel nostro caso, deve trovarsi espressamente scritta nella Bibbia, se vogliamo chiamarci ancora «cristiani». Ciò che Dio disse mediante Osea vale ancora oggi: «Il mio popolo perisce per mancanza di conoscenza… poiché tu hai dimenticata la legge del tuo Dio, anch’io dimenticherò i tuoi figli» (Os 4,6).

     Ciò che gli uomini pensano (p.es. che i santi facciano miracoli) non è importante per un cristiano, ma ciò che afferma in modo chiaro la sacra Scrittura. Ad esempio: «Maledetto l’uomo che fa un’immagine scolpita o di getto, cosa abominevole per l’Eterno, opera di mano d’artefice, e la pone in luogo occulto!» (Dt 27,15; cfr. Gr 17,5ss «Maledetto l’uomo che si confida nell’uomo»). Per le persone che vissero nel periodo descritto dalla Bibbia, solo Dio aveva il potere di far morire e vivere, di colpire d’infermità e di far guarire (2 Re 5,7; Sal 147,3; Is 30,26; Gr 30,17).

     Il giusto atteggiamento fu mostrato da Pietro dinanzi a Cornelio (ambedue viventi!): «E come Pietro entrava, Cornelio, fattoglisi incontro, gli si gettò ai piedi, e l’adorò. Ma Pietro lo rialzò, dicendo: “Lèvati, anch’io sono uomo!”» (At 10,25s). La Scrittura non distingue fra adorare e venerare, poiché questo secondo termine non ricorre mai nella Bibbia. Un atteggiamento simile lo ebbe un angelo nei confronti dell’apostolo Giovanni (!): «E quando le ebbi udite e vedute, mi prostrai per adorare ai piedi dell’angelo che mi aveva mostrate queste cose. Ma egli mi disse: “Guardati dal farlo; io sono tuo conservo e dei tuoi fratelli, i profeti, e di quelli che serbano le parole di questo libro. Adora Dio”» (Ap 22,8s; 19,10).

     ■ Perché cercare le opere dei santi nel loro culto, se Cristo ha meriti infiniti? Perché ricorrere a bacinelle discutibili e biblicamente improbabili (Is 64,6; Sal 143,2; Rm 3,23), se in Cristo si ha a disposizione un fiume di grazia e di un mare di misericordia? (Eb 7,16 «potenza di una vita indissolubile»). Se in Cristo «sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della conoscenza» (Col 2,3), perché voler attingere ancora a cisterne rotte quando si ha a disposizione «la sorgente d’acqua viva» (Gr 2,13)? Se «la vita vostra è nascosta con Cristo in Dio» in attesa della gloria (Col 3,3s), perché volersi assicurare di più con meriti improbabili di uomini pur sempre peccatori? Perché rivolgersi a uomini morti, quando si ha a disposizione come «avvocato presso il Padre» il «giusto» (1 Gv 2,1) che è lo stesso «principe della vita» (At 3,15)?

     ■ Perché rifugiarsi in false forme di umiltà devozionale? Chiedere l’intercessione di persone morte non è un «esercizio di umiltà», come si crede, ma un’offesa a Dio e un inganno di se stessi. Paolo metteva in guardia i credenti così: «Nessuno a suo talento vi derubi del vostro premio per via d’umiltà e di culto degli angeli, affidandosi alle proprie visioni, gonfiato di vanità dalla mente della sua carne» (Col 2,18). Molte delle dottrine contrarie alla Bibbia sono nate proprio per questa via. Il termine «angeli» è in greco angheloi «messaggeri, inviati, guide, rappresentanti» e può intendere appunto il culto della personalità di maestri e santoni.

     ■ E la simpatia per gli evangelici? È certamente qualcosa di molto bello. La vicinanza è comunque dettata non dai nostri sentimenti soltanto, ma dalla reciproca ricerca di Cristo e della verità. Una massima recita: «Più siamo vicini a Cristo e più saremo vicini a coloro che cercano sinceramente Cristo». Ciò vale anche per la verità riposta nella sua Parola.

 

 

4. {Fiorina Pistone} 

 

Gli stimoli che ricevo mi spingono a consultare continuamente la Bibbia. Ne sono assai contenta e ne ringrazio Dio. So,conoscendomi, che, se non sono sempre in ricerca, l’immagine di Gesù si sfoca nella mia mente e mi ritrovo nell’oscurità. […] Se ho la Bibbia davanti a me, non posso più fermarmi fino a quando non ho esaurito tutti gli «agganci», confrontato le varie traduzioni tra di loro, e magari anche con il testo greco, approfittando di quel poco che ricordo di questa lingua (dopo averla per decenni, in seguito agli studi classici, lasciata da parte) e non ho trovato tutte le risposte possibili alle domande che la mia mente si pone… È proprio impossibile per me dire: «No, ora basta: ricomincio domani», fino a quando proprio non posso farne a meno… […]

     Per ora intervengo su un argomento connesso al precedente: l’impurità dei morti. Secondo me il discorso biblico sull’impurità rituale è strettamente circoscritto all’Antico Testamento, perché la sua validità è stata pienamente sconfessata da Gesù (Mc 7,18-23) e noi non dobbiamo minimamente riesumarlo per dimostrare qualsiasi cosa che non si riferisca alle credenze dell’Antica Alleanza. Dice Paolo in Romani 14: «So con certezza, e ne sono persuaso nel Signore Gesù, che niente è impuro di per sé stesso...». E dice Pietro secondo Atti 10,28: «Voi sapete che non è lecito, per un giudeo, unirsi o incontrarsi con persone di altra razza, ma Dio mi ha mostrato che non si deve dire profano o immondo nessun uomo». Io non penso che Dio sia prigioniero di vincoli da cui noi, per opera sua , siamo stati liberati. Sicuramente è un grande mistero il modo di esistere dei morti prima della resurrezione, e, in fondo, anche dopo (ciò che saremo non ci è stato ancora rivelato), ma Dio è in ogni luogo: «Dove andare lontano dal tuo spirito, dove fuggire dalla tua presenza?» (Sal 139,7s).

     Non sono d’accordo, poi sulla tua interpretazione di Isaia 8,19, perché Isaia non dice che non si devono pregare i morti, ma che non si devono consultare. Certo, se li consultassimo, chissà che risposte ci darebbero e magari chissà chi o che cosa, quali entità o quali forze, dentro o fuori di noi, parlerebbero in vece loro? Io non oso neppure soffermarmi a pensarci, per non rabbrividire al pensiero delle tenebre che ci minacciano.

 

 

5. {Argentino Quintavalle [+ N.d.R.]} 

 

ENTRIAMO IN TEMA

 

Ammesso e non concesso che Isaia 8,19 dica soltanto che i morti non si devono consultare, non afferma però che essi possono essere pregati. Dove sta scritto nella Bibbia che è lecito pregare i morti? Da nessuna parte. Non c’è una sola riga in tutta la Bibbia che incoraggi o autorizzi a pregare per qualcuno che non sia il Dio vivente.

     La verità è che il fenomeno di pregare i morti è legato dapprima al culto degli eroi (uomini morti) e poi a quello dei santi; a ciò si aggiunga che, se i seguaci di alcune denominazioni cristiane pregano i morti, non è perché sta scritto nella Bibbia. Quanto al cattolicesimo, il Concilio di Trento ha dichiarato essere dottrina di fede quella che insegna che i «santi» possono intercedere per noi e che è bene invocarne l’intercessione. Se non ci fosse questa necessità dottrinale, non ci sarebbe neanche quella più generica di pregare i morti.

 

ALCUNI SVILUPPI STORICI

 

Fu durante il 4° secolo d.C., per l’effetto dell’entrata in massa di popolazioni pagane nella chiesa, che il culto dei «santi» ricevette il primo grande impulso. La massa rimaste di mentalità e di abitudini pagane, anche dopo l’adesione formale alla nuova religione ufficiale dell’Impero Romano, quelle popolazioni conferirono agli eroi del cristianesimo gli stessi onori che erano prima tributati agli dèi e agli eroi della mitologia. Così glorificavano gli oscuri patroni delle loro città insieme ai nomi illustri dei cristiani del passato. [N.d.R.: Spesso avvenne un’identificazione fra gli antichi protettori cittadini e i nuovi «santi protettori». Sul culto dei primi si instaurò quello dei secondi. Si veda ad esempio la chiesa «Maria sopra Minerva» o il culto di Maria quale «Magna Mater» nei templi di quella antica, ossia di Cibele, di Iside, eccetera.]

     I responsabili delle chiese non compresero in tempo la necessità di fermare fin dagli inizi l’invasione della superstizione pagana, forse nella speranza che questa si sarebbe gradualmente eliminata per forza di cose. E invece successe quello che, purtroppo, avviene anche oggi, e cioè che la dottrina, nella Chiesa Cattolica Romana, ha finito col cedere, adattandosi ai culti popolari deviati in pratiche superstiziose.

     Anche nella preghiera si passò per stadi successivi. All’inizio si pensò che Dio ispirava i defunti a pregare per noi, poi li si pregò d’intercedere per noi (la formula «ora pro nobis» è piuttosto antica) e infine si giunse a pregarli di concedere le grazie, come se fossero delle divinità capaci di farlo.

     Dopo i martiri, quelli che hanno fornito il maggior numero di santi furono i monaci e gli anacoreti. Non essendoci ancora un tribunale di canonizzazione, il numero dei santi si moltiplicò in maniera incredibile. Agli inizi del 7° secolo Bonifacio IV trasformò il Panteon di Agrippa in Panteon cristiano (sic!), consacrandolo al culto della Vergine e di tutti i «santi». [N.d.R.: Il termine greco pantheon significa letteralmente «[luogo dedicato a] tutti gli dèi». Richiama per certi aspetti la religiosità trovata da Paolo ad Atene (cfr. At 17,22s.29).]

 

PERCHÉ NON SI DEVONO PREGARE I SANTI O I MORTI?

 

     ■ 1) Il termine «santo»: Innanzitutto, alla luce della Bibbia e della storia della chiesa primitiva, è errato e anti-scritturale l’insegnamento che la Chiesa Cattolica dà al significato della parola «santi». Secondo la Bibbia sono santi tutti i cristiani nati di nuovo e che quindi hanno iniziato un processo di santificazione (la parola era sinonimo di discepoli, credenti, fratelli), mentre la Chiesa Cattolica intende per «santi» una categoria speciale di defunti, cui il papa conferisce questo titolo in considerazione dei meriti che vengono loro attribuiti. Ciò è contrario al Nuovo Testamento.

     ■ 2) Culto spurio: Il culto dei «santi» è un vero e proprio culto religioso offerto a creature che vivono nell’aldilà, e la preghiera a loro rivolta fa parte di questo. Ora, il culto religioso rivolto a più persone (morte) non è forse una forma idolatrica di culto? [N.d.R.: Gesù contrastò le pretese di Satana, citando ciò «sta scritto» nella Torà: «Adora il Signore, tuo Dio, e a lui solo rendi il culto» (Mt 4,10; Dt 6,13).]

     ■ 3) Il rifiuto della venerazione: Non soltanto nel Nuovo Testamento manca il minimo accenno alla venerazione dei defunti, ma in esso troviamo brani, in cui vediamo gli stessi apostoli rifiutare con decisione di accettare qualsiasi accenno di venerazione religiosa. Pietro la rifiutò da parte di Cornelio (At 10,25s) e Paolo e Barnaba da parte della popolazione di Listra (At 14,13ss). E questo vale anche per le creature angeliche (Ap 19,10; 22,8s).

     ■ 4) Solo venerazione?: La Chiesa Cattolica asserisce semplicisticamente che il culto dei «santi» non è adorazione ma è venerazione. Ma la pratica della gente ed anche quella ufficiale del culto dei «santi» (preghiere, voti, feste, luoghi di culto a essi consacrati, ecc.) dimostra chiaramente che si tratta di ben altro che di una semplice venerazione! [N.d.R.: Si tenga presente che nell’AT e nel NT non ricorrono mai i termini «venerare, venerazione». Nei brani del punto precedente si trovano sempre e solo i termini «adorare, adorazione», poiché qualsiasi forma di culto non avente il Dio vivente come oggetto era considerata adorazione e basta e, come tale, idolatria, pratica contraria alla Scrittura, da essa esecrata e sanzionata (Es 20,3ss) e degna di condanna eterna (Ap 21,8). Chiunque e qualsiasi cosa erano innalzati a oggetto di culto, erano chiamati nella Bibbia «dèi» e ogni pratica religiosa rivolta loro era considerata «idolatria» (Ez 6,13; Ap 9,20) e pratica degna di esecrazione (Ez 20,30s); ciò valeva per chi si riteneva profeta e parlava a nome di tali entità (Dt 18,20).]

     ■ 5) I viventi e i morti: Mentre la Bibbia non solo autorizza, ma esorta i cristiani a pregare gli uni per gli altri, e quindi a sollecitare le preghiere dei fratelli nella fede, non vediamo mai che sia comandato o permesso d’invocare i fratelli defunti, chiedendo loro l’aiuto di cui abbiamo bisogno. Non esiste il minimo indizio che lasci supporre che i morti siano in grado di ascoltare le preghiere dei viventi. Anzi, è affermato esattamente il contrario: «I viventi infatti sanno che moriranno, ma i morti non sanno nulla; per loro non c’è più alcuna ricompensa, perché la loro memoria è dimenticata» (Ecclesiaste 9,5). [N.d.R.: L’affermazione «i morti non sanno nulla» si riferisce a ciò che avviene sulla terra dei viventi. Similmente è espresso in Is 63,16, dove i credenti si rivolgono a Dio chiamandolo «nostro Padre» e «riscattatore nostro», mentre dei loro antichi padri umani (Abrahamo e Giacobbe) dicono: «Abrahamo non sa chi siamo e Israele non ci riconosce»!]

     ■ 6) L’equivoco teologico: I teologi cattolici, nell’impostare la loro argomentazione sul dovere dell’intercessione reciproca, tentano di sfruttare un grosso equivoco. Nessuno contesta che, secondo la Bibbia, è dovere cristiano pregare gli uni per gli altri; ma ciò riguarda la vita terrena. La questione che i morti continuano o no a intercedere per i viventi sulla terra, è un argomento di cui la Bibbia non tratta, e se non lo tratta è perché è un argomento inesistente, il fatto non sussiste.

 

ASPETTI CONCLUSIVI

 

Stando così le cose, non è lecito invocare i defunti con le preghiere, raccomandandosi a loro nello stesso modo in cui chiediamo a un fratello in fede sulla terra di pregare per noi. A ciò si aggiunga che una tale richiesta, oltre a non essere contemplata dalla Bibbia, si è per di più snaturata diventando un atto di culto.

     Pregare i morti induce la persona a cercare di stabilire con delle creature umane nell’aldilà quel tipo di comunione spirituale (la preghiera), il cui oggetto può essere soltanto Dio: «Adora il Signore, tuo Dio, e a lui solo rendi il culto» (Matteo 4,10). E inoltre tale pratica porta ad attribuire ai «santi» il potere di elargire direttamente delle grazie, o almeno a ritenere che Dio le concede per il loro tramite. [N.d.R.: Insieme a Paolo esortiamo a non andare di là da ciò che è scritto (1 Cor 4,6). Da ciò dipendono il culto puro, la legittimità basata sulla verità e la salute spirituale dei cristiani!]

 

 

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11. {Vari e medi}

 

 

12. {Vari e brevi}

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-Maria_santi_OiG.htm

07-04-2007; Aggiornamento: 11-11-2009

 

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