L’articolo «La
maledizione generazionale» ha suscitato una veemente reazione
in un lettore. Diamo qui di seguito occasione per un confronto nel merito. Come
è ovvio, prima d'intervenire, si legga l'articolo e i contributi degli altri
lettori.
Per gli aspetti legati alla genetica rimandiamo all'articolo
«Maledizioni
generazionali e genetica» e al tema di
discussione «Maledizioni
generazionali e genetica? Parliamone».
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre
esperienze, idee e opinioni?
Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi
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I contributi sul
tema
▲
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sottostante
1.
{Dario Lacqua}
▲
Egregio Sig. Nicola
Martella, per informazione le invio l’intervento, che ho appena scritto sul
forum di evangelici.net, con indignazione per alcune espressioni che lei ha
utilizzato nello studio a cui fa riferimento questa mail. [N.d.R.: Il contributo
originale si trova
qui.]
Inizio citando un
passo d’una pagina ricevuta via mail dal Sig. Nicola Martella, con cui devo
esprimere forte disaccordo per generalizzazioni ingiustificate e pregiudizio
infondato.
Lui afferma: «Si tratta d’abusi d’aspetti biblici negli ambiti carismatici
mediante una particolare cornice dottrinale, l’esagerazione di tali elementi e
la loro strumentalizzazione in senso ideologico. Qui i singoli aspetti legittimi
vengono gonfiati al punto da far apparire ogni conversione come una specie di
liberazione da un “demone della maledizione”».
Da questo si sembra affermare che negli ambiti carismatici (quindi compresi gli
evangelici pentecostali) sia pratica generale considerare una conversione come
una «liberazione da un demone», il che è lontanissimo dalla realtà dei fatti, ho
conosciuto molte, e ripeto molte realtà pentecostali e v’assicuro che in NESSUNA
di quelle che ho frequentato o visitato io si pensa neppure lontanamente a una
dottrina o pratica simile!!!
Lui afferma: «A ciò s’aggiunga l’aspetto dottrinale della (paura della) perdita
della salvezza, esistente in tali ambienti, dopo ogni peccato ritenuto troppo
grave».
Anche questa è un’affermazione infondata, ma si trova in una pagina che si vanta
della sua cristianità!!!!
Se il Sig. Martella ha solo conosciuto chiese pentecostali che insegnano eresie
mi farebbe però piacere che non generalizzasse le sue esperienze negative a
comprendere «gli ambiti carismatici» in generale, senza neppure avere il tatto
di scrivere «in alcuni ambiti carismatici»!!!!!
Il resto dell’articolo è anche una corretta esposizione di concetti biblici e un
buon insegnamento sull’argomento, ma tali commenti presupponenti,
pregiudizievoli e decisamente errati di generalizzazione m’impediscono anche di
semplicemente consigliarne la lettura per il problema specifico, cosa che avrei
voluto fare in risposta a un topic nella sezione dottrina... Con indignazione
{13 maggio 2008}
2.
{Nicola Martella}
▲
Non bisogna mai
buttare via il bimbo (l’intero articolo) con tutta l’acqua sporca (le cose che
non piacciono). Ad aver posto la domanda è stato proprio un membro di una chiesa
pentecostale (non carismatica), il quale parlava «della dottrina che alcune
chiese (credo di estrazione pentecostale) stanno propagando».
Quanto a me distinguo chiaramente e nettamente fra le chiese pentecostali
storiche (prima ondata) e quelle carismaticiste (terza ondata). Con le prime
collaboro, con le seconde no. Tale netta distinzione si può vederla sia nel mio
libro «Carismosofia»
(«Le “tre ondate” dello spirito», pp. 18-30), sia nell’articolo «Pentecostali
e carismaticisti: distingui necessari», presente su questo
sito. Considerare tutti i pentecostali come carismaticisti è un grande e
grossolano errore, come ho avuto spesso modo di ribadire; io personalmente sono
in contatto con credenti e pastori pentecostali che rifiutano assolutamente il
carismaticismo e i suoi leader. Il lettore costruisce le sue tesi e il suo
dissenso proprio su tale fraintendimento.
Fatta tale distinzione, è fuori dubbio che i metodi della «pastorale
esorcistica» siano usati frequentemente dai predicatori carismaticisti
(p.es. R. Bonnke, B. Hinn, Cesar Castellanos e
i seguaci del G12) come pratica comune, imponendo le mani alla gente per
liberarla dal presunto «demone della maledizione». [Si veda in «Carismosofia»
gli articoli «Pastorale esorcistica», pp. 205-212; «Pastorale esorcistica:
guarigione interiore», pp. 213-219; «La strategia di una “guerriglia”
spirituale», pp. 220-224].
Per l’attribuzione a spiriti di questioni che si possono chiarire diversamente,
sia biblicamente che razionalmente, si veda l’articolo «Lo
spirito della malattia?» e la mia risposta alle tesi di un
carismaticista antitrinitario.
Ecco un
annuncio della «Chiesa cristiana
carismatica Bet-el» (provincia di Padova): «SEMINARIO: Metti fine alle
maledizioni di famiglia. Sabato 5 Aprile 2008, dalle ore 09:00 alle ore 18:00,
insegnamenti con liberazioni da ogni maledizione generazionale, Sala del Culto
San Giorgio in Bosco».
Quanto alle deleterie conseguenze di una ideologizzazione della «maledizione
generazionale» rimando come esempio al libro «Liberazione generazionale -
Un’importante chiave per la guarigione» di Paul Cox. Come ciò si traduca poi
nell’immaginario e nella pratica di certi cristiani, si vedano le riflessioni
dell'apostolo
Paolo Montecchi. Le tecniche
dello spiritualismo esoterico, delle diagnosi e delle metodiche guaritorie
dell’esoterismo, vengono assunte, trasportate in una logica cristianizzata e
presentate come bibliche. [Per l’approfondimento delle guarigioni esoteriche e
della loro cristianizzazione rimando ai miei libri «Malattia
e guarigione 1-2» (cfr. pp. 155ss.218-227)].
Quanto alla
perdita della salvezza (e alle paure da essa suscitata), su questo sito
abbiamo discusso abbondantemente la questione e ci siamo confrontati lungamente
su di essa con esponenti carismaticisti.
►
Due tesi a confronto sulla perdita della
salvezza 1 (A)
►
Due tesi a confronto sulla perdita della
salvezza 2 (A)
►
Due tesi a confronto sulla perdita della
salvezza 3 (A)
►
Due tesi a confronto sulla perdita della
salvezza 4 (A)
►
Si può perdere la salvezza?
(T)
Quindi, non si tratta di nulla di nuovo.
Sebbene il lettore
abbia partecipato alla discussione su evangelici.net come «Ddsound»
sulle questioni inerenti alla «maledizione generazionale», è probabile che
conosca le tematiche menzionate (p.es. differenza fra carismatici e
pentecostali; pastorale esorcistica; perdita della salvezza) meno di quanto egli
stesso pensa di sapere. Si noti inoltre che io non ho parlato al riguardo di
«ambiti pentecostali» in genere, ma di «ambiti carismatici», che sono ben
altra cosa. È probabile che «l’indignazione» del lettore sia causata da una
certa dose di mancanza di conoscenza approfondita di tali cose. A tale riguardo
lo invito a fare una ricerca più approfondita in opere e articoli di rinomati
leader carismaticisti: allora avrà altro su cui veramente indignarsi!
3.
{Andrea Viel}
▲
Effettivamente la
«maledizione generazionale» è qualcosa d’inesistente nella Sacra Scrittura. Ne
fanno un gran dire diversi predicatori, forse per la smania di vincolare
le persone sempre più alla loro capacità carismatica. Pregare per una persona
nel nome di Gesù, inibire o sciogliere i legami generazionali sulla vita del
credente di turno oppresso da un apparente legame con debolezze proprie d’un
qualche avo, è diventata ormai una moda. È una pratica, a mio parere deleteria
nel modo più assoluto, inventata dal diavolo per rendere ulteriormente deboli i
già deboli cristiani.
È triste vedere che Dio dice a Caino che «il peccato è alla porta, ma tu lo
devi dominare», e i cristiani cercano sempre nuove scuse per
dichiararsi impossibilitati a non fare il bene. Con la «maledizione
generazionale» è tutto risolto. Non è colpa mia, ma del mio avo. Addirittura è
colpa di Dio, che invece d’avere misericordia del mio avo, lo ha maledetto.
Quindi se non è colpa mia, devo cercare un qualcuno che prega per me e mi libera
di questo legame.
Mi rimane ancora una scusa, dopo. Perché vedi, se non risolvo, è perché quello
che ha pregato per me, non aveva abbastanza «unzione» per liberarmi. Direi che
il processo è diabolico. Qualcuno dovrà rendere conto a Dio d’una tale falsità.
A livello ebraico, non esiste assolutamente che HàShem [N.d.R. lett. «il Nome»,
eufemismo per Jahwè, cioè Dio] possa da un lato benedire e dall’altro maledire.
Il termine
che noi traduciamo maledire / maledetto non ha lo stesso significato della
tradizione ebraica. Laddove noi leggiamo per esempio, nella nostra traduzione, «maledetto
fino alla quarta generazione», la Scrittura non intende questo nel suo
origine. Ricordiamo che Dio è ricco di misericordia. Non è che ultimamente perde
la pazienza... Quello che intende è che quando una persona agisce perversamente
contro l’Eterno, Dio non applica il suo giudizio subito (che coinvolgerebbe
quindi anche le generazioni future), ma attende fino a quattro generazioni, per
vedere se tra costoro c’è qualcuno che si converte dalle sue vie malvagie, e
faccia revocare il giudizio. Un giudizio che, eventualmente, s’esaurisce con
l’ultima generazione, non portando strascichi futuri.
Quindi la maledizione generazionale, è un concetto tutto cristiano (neo
pentecostale) che non ha alcun fondamento nelle Sacre Scritture. Per fare un
esempio, al riguardo di quanto ho riportato, prendiamo Caino. Caino
uccide Abele, Dio lo scopre e gli dà una punizione. Tutte le Bibbie cristiane
riportano Genesi 4,15 così: «Ma il
Signore gli disse: “Ebbene, chiunque ucciderà Caino, sarà punito sette
volte più di lui”. Il
Signore mise un segno su Caino,
perché nessuno, trovandolo, lo uccidesse».
L’originale ebraico riporta differente: «HàShem gli disse: “Quindi chiunque
uccida Kàyin prima della settima generazione [sarà punito]!”. HàShem pose un
segno a Kàyin affinché chiunque lo incontrasse non lo colpisse».
Onestamente, oltre che esatta, la versione originale ebraica mi sembra più
coerente come discorso. Il Targum dice che HàShem incise sulla fronte di Caino
una lettera del Suo nome. Quindi su Caino vi è la punizione di HàShem, ma gli
vengono date sette generazioni per ravvedersi, e poi si parla della numerosa
discendenza di Caino, proprio per dimostrare che HàShem non lo punì prima d’aver
visto molte generazioni.
Ci sarebbe tanto da dire, molto di più di quanto un evangelico ha la capacità di
vedere, ma usciamo fuori argomento. Ritroviamo Caino insieme a Lamec al
versetto 24, che nelle Bibbie cristiane recita (mantenendo lo stesso errore
interpretativo): «Se Caino sarà vendicato sette volte, Lamec lo sarà
settantasette volte». Mentre invece nella traduzione ebraica dice: «Poiché
alla settima [generazione] è stato ucciso Kàyin e Lèmekh [lo sarà] a
settantasette».
In sostanza il Midrash spiega che Caino era morto per mano di Lamek dopo aver
visto la settima generazione, e perché non s’era pentito del suo misfatto il
giudizio di HàShem era arrivato; Lamek lo aveva ucciso involontariamente, e
aveva anche causato accidentalmente la morte d’un suo figlio, per la
disperazione d’aver ucciso Caino. Siccome le sue mogli lo volevano lasciare, lui
spiegò la sua innocenza per le morti, dicendo in sostanza che «se la punizione
di Caino, che uccise volontariamente, è stata rimandata fino alla settima
generazione, certamente la mia punizione verrà posticipata settantasette volte
le sette generazioni, perché ho ucciso per errore!». Questo a indicare un lungo
periodo.
Spero di non avervi annoiato, ma di sicuro non è volontà di Dio (HàShem)
infierire sulla posterità dell’uomo empio, ma addirittura dà molto tempo, nelle
generazioni a venire, per tornare dalla via malvagia e riconciliarsi con Dio.
Purtroppo una vasta generazione di nuovi predicatori, attirano i credenti
nell’errore, e per vanagloria personale, rendono questi credenti deboli nelle
vie dell’Eterno, sempre alla ricerca d’un qualche «santo uomo di Dio» che
intervenga su loro e li liberi, con la sua «unzione» dal potere del maligno.
Direi che sono abbastanza arrabbiato, vedendo tutto quest’inganno. Shalom
fratello… {14 maggio 2008}
Nota redazionale:
Non posso che concordare con Andrea. Le sue riflessioni sono interessanti e
degne di ulteriore approfondimento e verifica.
4.
{Nicola Martella}
▲
Dopo un'approfondita ricerca nel Web, ecco qui di seguito alcune informazioni
significative che ho trovato. Risulta ad esempio che il pastore Lirio
Porrello
(Palermo) sia a favore della «maledizione generazionale» in senso
carismaticista. Egli è stato uno dei due contraenti su tale tema in un pubblico
dibattito avvenuto nella sua
chiesa.
■
Allo stesso link un credente di nome Stefano scrive quanto segue a proposito
della prassi di varie chiese carismaticiste: «…da un po’ di tempo alcune
chiese di Palermo, nazionali ed estere, predicano la maledizione generazionale,
una prima dottrina che ha suscitato in me non pochi dubbi! In queste suddette
chiese, per togliere la maledizione, spingono i fedeli a riunirsi in un ritiro
fuori città per alcuni giorni. Chi non può allontanarsi dalla città per recarsi
in questi ritiri spirituali, per svariati motivi (per mancanza di soldi, per
problemi con familiari non convertiti, ecc.), non può usufruire del beneficio di
vedersi togliere la maledizione dalla propria vita. In queste riunioni si
predica che sulla vita di ogni credente, anche se convertito da anni, pende la
maledizione tramandata dagli antenati fino alla quarta generazione, cioè ognuno
deve rispondere a Dio dei peccati dei propri antenati (padre, nonno, bisnonno,
ecc.). In questi ritiri ad ogni credente si presenta un foglio, dove ci sono
scritti tutti i tipi di peccato. Ogni credente deve segnare tutti quei peccati
che secondo lui i sui antenati possano aver commesso. Se non si pensa di essere
a conoscenza dei peccati degli antenati, bisogna segnarli tutti con una “x”, per
essere sicuri di non averne dimenticato nessuno! Poi questo foglio si deve
bruciare in un braciere (anche se adesso la pratica del braciere alcune chiese
l’hanno abolita). Tutto ciò spinge la gente a credere che la maledizione
danneggia la loro vita, anche se hanno creduto già in Cristo e che quindi
bisogna fare qualcosa per abolirla. Questo significa che il sangue di Gesù non è
sufficiente a benedirli e a togliere la maledizione». Più avanti puntualizza
quanto segue: «Quello che posso dirti è che sembra questa strana dottrina venga
direttamente dalla Colombia e che sia parte integrante del sistema diabolico del
G12 di Cesar Castellanos». Non posso che concordare con la sua analisi.
Diversi di tali aspetti hanno sospetti paralleli nell'esoterismo.
■
Aggiungerei il movimento carismaticista «Parola di fede», che ha molte
propaggini in Italia. Non è un caso che la chiesa «La
Parola della Grazia» di Palermo, il cui pastore è Lirio Porrello, fa
parte proprio di tale movimento.
■
Sulla presunta relazione di causa ed effetto fra «maledizione predizionale» e
malattie, si veda l’articolo «Infermità,
afflizioni e loro cause» e il connesso tema di discussione «Cause
delle infermità? Parliamone».
■
Nel Web è stato riportato anche un contributo del pastore
Nuccio Cavone, il quale afferma
tra altre cose: «Come evangelico che cerca di mettere in pratica il “non
oltre quel che è scritto” (1 Cor 4,6) provo solo un innato disagio
davanti ai convinti sostenitori della “maledizione generazionale” o di altre
dottrine come la “guarigione dell’inconscio” (magari con la tecnica del “cadere
nello Spirito”) o il combattimento contro gli “spiriti territoriali” o il
“soffio dello Spirito” e simili nuove dottrine.
Capisco che le novità solleticano i pruriti d’udire più delle consueta, vecchia
“fede, che è stata trasmessa ai santi una volta per sempre” (Giuda 3), ma
che ci posso fare? Sono un evangelico e ho imparato a basarmi solo sulla Parola
di Dio.
Per la precisione, un evangelico di nome e di fatto si basa su ciò che il Nuovo
Testamento insegna e pratica. Il criterio secondo cui una pratica “funziona” o
“attira la gente” è fuorviante e ci potrebbe portare dritti a Lourdes o a S.
Giovanni Rotondo o in Tibet.
Anche il riferimento a passi oscuri e isolati del Vecchio Testamento è rischioso
e potrebbe portarci a giustificare la poligamia o lo spiritismo. Nel Nuovo
Testamento non mi risulta si parli mai di “maledizione generazionale”; anzi,
quando qualcuno Gli chiede se è stato un certo cieco a peccare o i suoi
genitori, Gesù risponde lapidario: “...né lui né i suoi genitori” (Giov
9,2-3).
Perché l’apostolo Paolo, Pietro e Giovanni non hanno mai scritto alle chiese di
“peccati generazionali” e come venirne fuori?
No, grazie. Perdonatemi la miopia o la chiusura mentale ma preferisco insegnare
e praticare ciò che sta scritto» (grassetto nostro). Non posso che
sottoscrivere quanto da lui detto!
■ Riporto anche le parole di
Giuliano Soveri, un pastore
pentecostale di Pordenone, che ha affermato tra altre cose quanto segue sui
cosiddetti televangelisti americani: «Ciò che mi sorprende, almeno in parte, è
notare la difesa che di costoro fanno alcuni e probabilmente non pochi, che si
definiscono evangelici che mi porta a farmi e a girarti una domanda: ma chi
sono gli Evangelici? Dottrina della prosperità, Toronto blessing, G12 con
corollario di peccato o maledizione generazionale, sono tutti evangelici? E se
così è, cosa hanno costoro in comune con l’integrità morale e dottrinale e con
l’assoluta sobrietà di Francescon, Lombardi, Petrelli, Bracco, Cannavò e tanti
altri servitori autentici che sulle orme di Paolo ci hanno dato ben altri
insegnamenti? Eppure tanti di costoro che a questi si richiamano, oggi siedono
fianco a fianco con i sodali dei Copeland e degli Hinn nelle Federazioni e nelle
Alleanze» (grassetto nostro). Le sue domande e le sue riflessioni sono da
prendere sul serio!
5.
{Nicola Berretta}
▲
Caro Nicola, sto
leggendo con molto interesse il dibattito in corso sulle cosiddette «maledizioni
generazionali». Non entro nel merito della questione in sé, visto che condivido
pienamente i tuoi commenti, ma vorrei chiedere a te, o a Andrea Viel, una
delucidazione. Nel suo interessante contributo, Andrea Viel afferma, in
riferimento a Esodo 20, che le parole «punisco l’iniquità dei padri sui figli
fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che m’odiano» (v. 6)
sono da intendersi nel senso che «Dio non applica il suo giudizio subito, ma
attende fino a quattro generazioni».
Ho però una domanda: il brano d’Esodo 20 continua con: «uso bontà, fino alla
millesima generazione, verso quelli che m’amano e osservano i miei comandamenti»
(v. 7). Usando la stessa logica, dobbiamo forse pensare che Dio attenda 1.000
generazioni prima d’esercitare la sua bontà verso chi gli è fedele?
La domanda non è assolutamente provocatoria, perché è proprio
quest’affermazione, piuttosto che la precedente, quella che mi lascia più
perplesso. Coloro che credono alla «maledizione generazionale» sulla base di Es
20,6, dovrebbero commentare anche il significato della speculare «benedizione
generazionale». Considerando poi che 1.000 generazioni equivalgono
orientativamente a 25 mila anni (4 generazioni ogni 100 anni), ci troviamo di
fronte a un lasso di tempo addirittura maggiore della storia umana documentata
nella Scrittura, dalla creazione d’Adamo al giorno d’oggi. Considerato che nella
storia individuale d’ogni essere umano, vivente oggi nel mondo, esiste perlomeno
un avo che ha osservato i comandamenti del Signore (Noè), possiamo essere certi
che ogni essere umano oggi in vita dovrebbe beneficiare della «benedizione
generazionale».
Scusa se questi discorsi appaiono come aridi calcoli d’un ragioniere, ma queste
letture superficiali della Scrittura da parte dei carismaticisti portano
inevitabilmente a questo tipo di conclusioni. {15 maggio 2008}
6.
{Gaetano Nunnari}
▲
Senza dubbio Dario
Lacqua, se è sincero, è una caso eccezionale. Mi sorprende però che come
pentecostale si sia identificato come carismatico. In genere i pentecostali
classici non amano essere associati ai carismatici.
Mi sorprende (sebbene positivamente) anche il fatto che abbia lasciato intendere
di credere che la salvezza un vero cristiano non la possa perdere. Infatti, nei
miei anni d’appartenenza agli ambienti pentecostali e a quelli di stampo
carismatico ho sentito solo un pastore fra le diverse decine che ho conosciuto,
affermare che un cristiano non possa perdere la salvezza. Confermo quindi la
realtà citata da Nicola Martella, secondo cui un pentecostale nella stragrande
maggioranza dei casi è convinto di poter perdere la salvezza.
Per quanto riguarda le maledizioni generazionali, è difficile poter dire
esattamente chi ci crede. Senza dubbio sono soprattutto i carismaticisti che per
mania di protagonismo propugnano tali eresie. Si cerca un demone in tutto,
arrivando fino ad avere la sfrontatezza teologica di sostenere che un vero
cristiano nato di nuovo «battezzato con lo Spirito Santo» possa anche essere
posseduto. Ricordo quando uno di questi leader carismaticisti (Donato Mangia
[ps.])
fu in visita nella comunità che frequentavo in Svizzera. Quando, alla fine della
sua predica, fece l’appello invitando coloro che credevano d’essere posseduti ad
andare avanti per farsi liberare, con mio stupore vidi che il 95% dei presenti
(membri di chiesa) rispose all’invito. [►
Un ex carismaticista a Donato Mangia (ps.)]
Tali persone hanno però la mente corta e dimenticano che, quando una persona è
in Cristo, è una nuova creatura. Se un figlio di Dio è una nuova creatura, non
può essere succube di presunte maledizioni generazionali.
Devo in ogni modo dire che ho apprezzato l’esposizione del fratello Viel, anche
se non condivido ciò che ha detto sulla maledizione divina. Il testo biblico
afferma che Dio punisce il male dei padri sui figli fino alla terza e alla
quarta generazione, ma usa misericordia fino alla millesima generazione.
Dobbiamo, secondo il suo ragionamento, attendere 40.000 anni per godere delle
benedizioni divine?
Non credo sia corretto quindi il concetto che ha esposto in merito. Inoltre il
nostro Dio è un Dio misericordioso verso i suoi figli, ma è anche un Dio che fa
giustizia.
Condivido pienamente la sua conclusione. Il «cristianesimo» di questi ambienti
estremi mette sempre più al centro il potere umano, e ci si rivolge a Dio quale
fonte d’energia, per ottenere sempre più potere (unzione).
Il cristianesimo
biblico al contrario presenta un Dio che ha il potere assoluto in ogni cosa e fa
ciò che vuole. Noi confidiamo nella sua misericordia e nella sua Parola, che ci
guida nella verità, e non nelle energie e strategie mistiche che vanno di moda
ultimamente. Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? {17 maggio 2008}
Nota editoriale:
Ho messo il contributo di Gaetano qui, sebbene sia arrivato dopo, poiché egli
non conosceva ancora la risposta di Andrea, che quindi risponde anche alla sue
osservazioni.
7.
{Andrea Viel}
▲
Nota editoriale:
Ho scritto ad Andrea che, prima di mettere in rete il contributo di Nicola
Berretta, volevo che egli rispondessi alle sue rimostranze. Ad Andrea ho già
scritto precedentemente che le sue riflessioni sono degne di maggiore analisi e
verifica. Gli ho anche confessato che ho tradotto a suo tempo dall’ebraico il
testo di Gn 4 nel mio libro «Le
Origini 2» (Esegesi delle origini) e non ho trovato nel testo quanto da lui
enunciato. Inoltre nessuna delle traduzioni letterali in mio possesso afferma
ciò, neppure la Settanta (la traduzione greca dell’AT), che gli studiosi giudei
tradussero in greco nel 3° secolo a.C. Gli ho scritto pure che le rimostranze di
Nicola Berretta riguardo a Es 20,6 sono pertinenti. Gli chiesi: Che
risponderesti? Ecco la sua interessante risposta, che ha tratto dai commentari
rabbinici. {Nicola Martella}
Caro Nicola, il
testo che io uso per Genesi è la pubblicazione del Kumàsh-Bereshìt nell’edizione
ebraica Avishay Namdar a uso strettamente ebraico per gli ebrei italiani, con
commenti di Rashi.
Per il resto ti riporto un commento rabbinico che forse spiega con più
accuratezza quello che ti ho già inviato. È inutile che ne faccio una parafrasi
come se fosse mio. HaShem [= il Nome, ossia il Signore, N.d.R.] ci vede.
*°*°*°*°*°*°
Il verso 4 dice che
le punizioni per gli idolatri possono essere ritardate fino alla quarta
generazione. La difficoltà di comprendere questo concetto è riportata nel Talmud
(Sanhedrin 27b): dal momento che la Torà stessa dichiara che «i padri non
moriranno per le colpe dei figli e i figli non periranno a causa delle colpe dei
padri; e un uomo morirà solo a causa dei suoi stessi peccati» (Deuteronomio
24,16), come può la Torà contraddire se stessa e dire, come nel nostro verso,
che la punizione verrà inflitta alle future generazioni? Il Talmud risponde che
le generazioni sono punite solo se i figli ripeteranno i peccati dei loro
genitori, come se fossero «loro».
La chiave d’entrambe le spiegazioni è che i figli condividono la responsabilità
per le violazioni, solamente se essi adottano i comportamenti sbagliati come se
fossero propri. Se i figli condividono gli stessi comportamenti vietati, allora
due, tre o quattro generazioni potranno essere considerate compiacenti nelle
trasgressioni.
Secondo i maggiori commentatori, HàShem è paziente con i peccatori finché la
misura non è colma. Se il Signore dovesse punire le persone o le nazioni non
appena queste trasgrediscono nessun uomo potrebbe sopravvivere alla Sua collera.
Ma questa non è la Sua via.
Nella Sua sapienza HàShem invece decreta di trattenere le punizioni per dare
agli uomini l’opportunità di redimersi, per dare alle nuove generazioni
l’opportunità di fare meglio, alfine di far nascere buone opere da ogni uomo.
Il Signore però mette un limite oltre il quale i malvagi non possono accumulare
azioni sbagliate; fino a quando il limite non è raggiunto HàShem si trattiene
dal punire, un volta raggiunto il limite HàShem non aspetta di più.
Nel caso d’una famiglia, il nostro verso dice che HàShem potrà non punire i
peccati per quattro generazioni; la crescente accumulazione d’azioni malvagie è
operata di generazione in generazione, ma non accade che nessuno rimanga
impunito per più di quattro generazioni. Ma se la misura è colma prima, la
punizione sarà inflitta a quel punto.
Al contrario in nessun caso i discendenti innocenti saranno puniti per le colpe
dei loro padri e sebbene quest’idea della punizione ricade sulle successive
generazioni, l’ultima delle generazioni non verrà punita.
E che uso bontà
fino alla millesima generazione per coloro che m’amano e osservano i miei
comandamenti
R’ Shimon ben Elazar insegna: colui che serve HàShem con amore, sorpassa colui
che serve HàShem con timore. Le Scritture sottolineano i meriti di coloro che si
sottopongono ai comandamenti con amore che dureranno per due generazioni; si
legge infatti nel Deuteronomio (7,9) che coloro che prendono i comandamenti con
timore sono premiati con i meriti che si proiettano solo sulla generazione
successiva.
Ramban definisce coloro che M’amano i martiri che con felicità hanno
sacrificato la loro vita per amore della Gloria di HàShem. Essi sono coloro che
non riconoscono alcuna divinità oltre il Signore e rifiutano di prostrarsi agli
idoli, anche se minacciati con la morte. A queste persone la Torà dice: «E tu
amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima».
Poiché Abramo rischiò la vita rifiutandosi di prostrasi davanti agli idoli nella
città d’Ur di Caldea, il Profeta Isaia lo chiama «colui che M’ama»; gli
uomini con minore devozione sono chiamati «coloro che prendono i Miei
comandamenti».
*°*°*°*°*°*°
Ovviamente
«millesima generazione» proprio per la nota di Nicola Berretta, è un tempo
talmente lungo, che va oltre il tempo dell’uomo e, quindi, ha una idea di «in
eterno»; allo stesso modo per cui la quantificazione di Lamek (settantasette
volte sette) indica un lungo periodo di tempo. Spero che il mio intervento sia
sufficiente. {15 maggio 2008}
Nota editoriale: Anch'io posseggo l'opera «Kumàsh-Bereshìt», citata da
Andrea Viel
(Mamash, Carugate, Mi, 2006). Essa è edita da rav
Shlomo
Bekhor. Su di lui si veda la mia recensione
di un'opera preliminare da lui curata ed edita dalla stessa casa editrice:
Primi grandi uomini (Mamash, Carugate, Mi, 2003). Ambedue le opere sono
parafrasi del testo biblico e nei commenti e nelle interpretazioni sono piene di
materiale leggendario (in Gn 4 ad esempio Lamek sarebbe stato cieco e avrebbe
ucciso Caino per sbaglio). Ciò non toglie che le riflessioni riportate siano
degne di essere tenute in considerazione e siano fatte oggetto di maggior
approfondimento e analisi.
8.
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{Nota redazionale}
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A distanza di molti anni, ho ricevuto la
seguente lettera: Caro Nicola, in passato, come credo ricorderà,
abbiamo avuto uno scambio epistolare di cui Le ho autorizzato la pubblicazione
integrale di alcune mie email in risposta a quanto lei scrisse riguardo a Bob
Hazlett. Di fronte ai suoi commenti a dir poco discutibili e che tuttora
biasimo, ammetto di aver espresso con toni sarcastici e coloriti il mio
dissenso, di cui faccio ammenda, la quale estendo anche a quei credenti della
chiesa dei fratelli che si sono sentiti offesi dalla mia reazione. Comunque, al
tempo della nostra diatriba ebbi l’occasione di spiegare e chiarire la mia
posizione con il defunto fratello Rinaldo Diprose, autorevole responsabile della
chiesa menzionata.
Poiché credo che tali conversazioni
non siano edificanti per la Chiesa, né utili per l’avanzamento del Regno di Dio,
e dato che sono state effettuate diversi anni fa e non sono più d’interesse per
nessuno, le chiedo, da fratello nel Messia, la cancellazione integrale dei
contenuti e dei conseguenti commenti. In attesa della sua risposta la saluto con
la pace del Messia. {28-06-2017}
Ricordo che io allora avevo «scolorito» un po’ i suoi termini offensivi, a
tratti pieni di coprofilia, per rendere un po’ più accettabili i suoi scritti
per il vasto pubblico. In seguito a tale lettera, per pietas cristiana,
ho deciso di dargli lo pseudonimo «Donato Mangia (ps.)», dietro cui si nasconde
detta persona reale, che conosceremo solo noi due.
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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-Maled_generaz_parla_Car.htm
14-05-2008; Aggiornamento:
03-07-2017
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