Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Il sabato, l’anno sabbatico e il giubileo.

 

Ecco le parti principali:
■ Il patto, l'etica e il pensiero sabbatico
■ Il sabato nell’Antico Testamento, nel giudaismo, nel Nuovo Testamento e relative questioni odierne
■ L’estensione del sabato: l’anno sabbatico e lo jôbel nella Torà e nella storia
■ L’ideale e le funzioni teologiche risultanti
■ Excursus: Storia del giubileo cattolico
■ Le feste principali in Israele.

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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IL RAPPORTO FRA ISRAELE E LA CHIESA

 

 a cura di Nicola Martella

 

1. La discussione sul «sionismo cristiano» ha fatto aprire, a suo tempo, un altro filone tematico riguardo alla storia della salvezza, al ruolo d’Israele in quest’ultima e al rapporto fra Israele e la chiesa. Ricordiamo che il termine «Israele» ha significati diversi: da una parte c’è Israele quale popolo storico del passato, dall’altra c’è la terra e la nazione attuale d’Israele e, infine, c’è l’Israele escatologico che, secondo le predizioni bibliche, un giorno riconoscerà Gesù quale Messia e, passando per la tribolazione finale, verrà purificato quale «resto santo». Oggigiorno ci sono pure i Giudei messianici, i quali formano proprie chiese e in genere seguono la legge mosaica e le tradizioni dei loro padri. Ci sono inoltre i Giudei cristiani in genere, i quali come «Israele di Dio» si trovano all’interno delle chiese dei Gentili.

    Infine, ci sono vari atteggiamenti dei cristiani gentili verso Israele: ▪ 1. C’è l’opinione che la chiesa abbia sostituito Israele nel piano storico-salvifico di Dio (idea che non condividiamo). ▪ 2. Ci sono cristiani, che hanno simpatia per Israele come popolo storico di Dio e pregano per la sua conversione a Gesù quale Messia. ▪ 3. Ci sono cristiani che sono affascinati da alcune convinzioni e pratiche giudeo-cristiane, ▪ 4. Ci sono anche varie altre sfumature, il cui fanalino di coda è costituito dal «sionismo cristiano» o «sionismo cristianizzato». [► Parlando del sionismo cristianizzato]

 

2. Abbiamo inserito qui, dopo i due primi contributi che riguardavano le questioni precedenti, anche una discussione, che è nata da quanto me detto su Gioele 2,28-32 nell’articolo «Vogliono un «risveglio», senza cominciare da sé» e che nel tema corrispondente ci avrebbe fatto deviare dall’argomento principale. Qui le questioni riguardano appunto la diffusa concezione in certi ambienti, secondo cui la chiesa avrebbe sostituito l’Israele storico, che essa sia una specie di «Israele spirituale» e che i Gentili diventino, con la conversione a Cristo, una specie di «Israeliti spirituali». Constato che la cosiddetta «teologia della sostituzione», ossia la presunta sostituzione d’Israele con la chiesa, è molto più diffusa di quanto immaginassi; il suo ovvio metodo è la spiritualizzazione mediante l’allegoria.

     Per togliere equivoci, diciamo fin da ora che condanniamo qualsiasi tipo di antisemitismo. A ciò si aggiunga che non crediamo che la chiesa sia Israele né un nuovo «Israele spirituale». Prendiamo atto che questa ultima locuzione, usandola e ripetendola continuamente, è entrata così nella convenzione di alcuni gruppi, che a loro sembra strano che la si metta in discussione!

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster (E-mail)

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I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Abele Aureli

2. Nicola Martella

3.Pasquale Aiello

4. Edoardo Piacentini

5. Enzo D’Avanzo

6. Edoardo Piacentini

7. Enzo D’Avanzo

8.

9.

10.

11.

12.

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Abele Aureli}

 

Nota redazionale: L’autore di questo contributo è partito dalla lettura degli altri contributi sul giudaismo, in particolare i seguenti: ► Il sionismo cristiano; ► I Giudei hanno rifiutato Gesù.

 

È assodato il fatto che «noi» (credenti in Cristo) siamo stati fatti figli d’Abramo, pertanto i veri figli d’Abramo, e cioè il vero popolo di Dio o l’Israele spirituale, siamo noi, tutti i credenti in Cristo, inclusi però anche tutti gli Ebrei, che hanno accettato Gesù come il Messia, come hanno fatto Pietro e gli altri apostoli prima di noi.

     Dire il contrario sarebbe un’eresia, così come è un’eresia dire (come asseriscono i TdG), che Dio abbia chiuso definitivamente con il popolo Ebreo, anche se oggi come nazione non crede ancora in Gesù come il loro Messia.

     Però, a questo riguardo, mi meraviglio come ci possano essere dei cristiani che non hanno compreso il reale significato di quanto Paolo afferma in Romani 11! La stessa cosa ho detto anche ai TdG. E qui, Paolo non sta parlando ai Giudei ma ai Gentili divenuti cristiani. Attenti a non inorgoglirci contro la radice! Io posso anche essere un cristiano molto umile in senso generale, ma se, come ha insegnato la Chiesa Cattolica (e noi tutti ne siamo stati contagiati), e cioè che gli Ebrei hanno ucciso il nostro Gesù, come se Gesù fosse stato Cattolico Romano e Italiano allo stesso tempo, e che quindi siano da odiare, allora noi ci stiamo «inorgogliendo» contro il tronco e la radice!

     D’altronde, sia per noi che siamo Cristiani Evangelici, e quindi dovremmo amare gli Ebrei, perché Gesù era un Ebreo, sia per i Cattolici Romani, visto che Maria era anche lei un’Ebrea, e quindi dovrebbero amare gli Ebrei anche loro, non capisco tutto questo astio contro gli Ebrei, a meno che non si spieghi con il fatto che essendo il popolo di Dio, e quindi odiato da Satana, lui ha scagliato tutti i suoi demoni contro questo popolo e molti cristiani, parlo degli evangelici, sono caduti nella sua trappola.

     A parte il fatto che Gesù è morto sulla croce per tutti i peccatori, quindi per tutti noi (lo dico per qualche super spirituale, che potrebbe ricordarmelo) e anche per tutti i cattolici, che non lo sanno ancora, in realtà, a uccidere fisicamente Gesù, non furono gli Ebrei, ma i Romani e precisamente Pilato! È vero che i Farisei aizzarono la folla a gridare di crocifiggere Gesù, ma chi aveva veramente l’autorità d’uccidere o liberare Gesù, non erano i farisei, ma Pilato. E lui non lo liberò per quieto vivere. Per evitare una sommossa, che se fosse avvenuta e la cosa fosse arrivata agli orecchi di Cesare, per Pilato potrebbe essere stata la fine della propria carriera. Quindi, meglio far morire un uomo che non tutto il popolo! La moglie di Pilato ebbe un sogno e avverti suo marito a non sporcarsi le mani con quel «giusto», ma lui essendo un vigliacco si lavò le mani come per dire che era netto del suo sangue, ma non s’era accorto che nella bacinella, invece che dell’acqua c’era già il sangue di Cristo!

     L’altra verità è che Dio non ha mai chiuso con gli Ebrei come popolo e come nazione o razza. Lo dice Paolo in Romani 11, ma prima ancora lo dice Dio attraverso il profeta Geremia 31,35ss: «Così dice l’Eterno, che ha dato il sole per la luce di giorno e le leggi alla luna e alle stelle per la luce di notte, che solleva il mare e ne fa mugghiare le onde, il cui nome è l’Eterno degli eserciti. “Se quelle leggi venissero meno davanti a me”, dice l’Eterno, “allora anche la progenie d’Israele cesserebbe d’essere una nazione davanti a me per sempre”. Così dice l’Eterno: “Se si potessero misurare i cieli in alto, o esplorare le fondamenta della terra in basso, allora anch’io rigetterei tutta la progenie d’Israele per tutto ciò che hanno fatto”, dice l’Eterno».

     Se Dio qui non stava parlando dell’Israele naturale, allora sono quasi certo che Gesù avrebbe scelto un’altra nazione terrena per tornare sulla terra e stabilire il suo Millennio. Paolo dice che «allora» cioè, in quel tempo, «tutto» Israele sarà salvato! E non può star a parlare dell’Israele spirituale, cioè di noi cristiani, perché noi siamo già salvati per la grazia mediante la fede in Cristo. Lì, Gesù sta parlando dell’Israele come nazione. Se leggiamo bene, attentamente e senza essere prevenuti contro Israele, noi vediamo che Dio non solo, non ha chiuso con Israele, così come non ha chiuso con alcun popolo, ma Egli non ha chiuso con Israele come sua terra e come suo popolo particolare, dove Egli ha trovato dei Profeti i quali ci parlano ancora oggi, ma anche un popolo, che anche se spesso è ribelle, pure in molti casi ha dato gloria a Dio, in molte battaglie e anche come popolo civile!

     Per quanto riguarda poi il «sionismo cristianizzato» oppure il «cristianesimo giudaizzato», secondo le Scritture non sono da tenere in considerazione. È pur vero, però, che dopo essere divenuti cristiani, e Cristo era già risorto, e quindi anche dopo il «battesimo nello Spirito Santo», gli apostoli Pietro e Giovanni, salivano al tempio all’ora nona, l’ora della preghiera (che non era presieduta dall’apostolo Pietro, e neppure da Paolo o dal Pastore Tizio o dall’Evangelista Billy Graham), eppure v’andavano e nessuno si chiedeva cosa ci andassero a fare se quelli praticavano un rito giudaico, mentre essi erano diventati cristiani!

     Paolo ha scritto che per la salvezza in Cristo non c’è bisogno d’essere circoncisi, ma non ha detto che un cristiano (già salvato), pecca se si facesse circoncidere. Inoltre, i riti ebraici, non sono riti «pagani», come i molti riti introdotti nella Chiesa Cattolica. La loro pratica non è necessaria per la salvezza, ma non è neppure contraria! Molti cosidetti evangelici ancora oggi celebrano la festa della Pentecoste, che era una festa ebraica. Paolo voleva trattenersi a Efeso fino alla Pentecoste!

     Nella prima Conferenza a Gerusalemme, gli spostoli e tutti gli snziani, per guida dello Spirito Santo, decisero di non «imporre altro peso» sui nuovi credenti gentili, ma ciò non significava che se si fossero trovati in mezzo a una comunità o in famiglie d’Ebrei, essi non avrebbero potuto partecipare a quei riti ebraici, pena la  scomunica! E nessuno disse mai agli Ebrei cristiani che sarebbe stato un peccato per loro continuare a partecipare ai loro riti ebraici, a meno che essi non gli venissero imposti come mezzo di salvezza o per mantenere la salvezza.

     Ora, sarebbe il caso che noi evangelizzassimo tutti i Gentili, e anche i Giudei, facendolo con tanto amore e con tanto zelo da farli divenire invidiosi dell’amore che Dio ci riversa addosso, ma che non facessimo confusione tra l’Israele spirituale e quello naturale. A quello, ci penserà Dio. Noi, magari, amiamoli come ci comanda Dio, e poi andiamo avanti facendo la volontà di Dio, e cercare di non divenire anche noi dei «rami troncati»!

     Romani 11,17-21: «E se pure alcuni rami sono stati troncati, e tu che sei olivastro sei stato innestato al loro posto e fatto partecipe della radice e della grassezza dell’olivo, non vantarti contro i rami, ma se ti vanti contro di loro ricordati che non sei tu a portare la radice, ma è la radice che porta te. Forse dunque dirai: “I rami sono stati troncati, affinché io fossi innestato”. Bene; essi sono stati troncati per l’incredulità e tu stai ritto per la fede; non insuperbirti, ma temi. Se Dio infatti non ha risparmiato i rami naturali, guarda che talora non risparmi neanche te».

     Altro che salvezza perpetua o Israele spirituale perpetuo!

 

 

2. {Nicola Martella} 

 

Ringrazio Abele per il suo contributo; in ciò che dice ci sono tante cose buone. Mi dispiace per il tono che traspare e per la veemenza degli argomenti nel fare obiezioni a tesi, che finora nessuno ha posto. Né io né altri hanno affermato finora nel sito «Fede controcorrente» che la chiesa abbia sostituito Israele come popolo storico e che Dio non avrà un giorno, in cui esso si convertirà al Signore, in concomitanza con l’avvento del Messia, alla fine dei tempi. Quindi non si capisce verso chi è rivolta l’argomentazione, visto cha all’inizio di ogni intervento è scritto: «Per togliere equivoci, diciamo fin da ora che condanniamo qualsiasi tipo di antisemitismo. A ciò si aggiunga che non crediamo che la chiesa sia Israele né un nuovo “Israele spirituale”». Per cui non condividiamo l’uso che egli fa del termine «Israele spirituale», quando lo applica alla chiesa (per altro tale espressione non ricorre mai così nel NT).

     Non capiamo, quindi, chi ha mai messo in forse Romani 11, chi ha affermato che Dio avrebbe chiuso per sempre con Israele e chi ha voluto sostituirsi a Israele nel piano di Dio.

     Quanto alla responsabilità per la morte di Gesù, ho risposto a sufficienza altrove. [► I Giudei hanno rifiutato Gesù] In ogni modo, in ogni omicidio bisogna distinguere fra i mandanti e gli esecutori. Ogni legge civile punisce sia gli uni sia gli altri. Se in Matteo 17,22s Gesù parlò genericamente di «uomini» e in Matteo 26,45 di «peccatori» come esecutori, in Matteo 20,18s le cose sono giuridicamente chiare: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme, e il Figlio dell’uomo sarà dato nelle mani dei capi sacerdoti e degli scribi; ed essi lo condanneranno a morte e lo metteranno nelle mani dei Gentili per essere schernito e flagellato e crocifisso» (cfr. Mc 10,33s). Secondo Gesù, le autorità religiose lo avrebbero condannato a morte, i Gentili avrebbero eseguito la pena. Anche Pilato descrisse i fatti in modo giuridicamente corretto: «La tua nazione e i capi sacerdoti t’hanno messo nelle mie mani» (Gv 18,35). Gesù parlò a Pilato di concorso di colpa, ma quella di quest’ultimo era inferiore rispetto ai mandanti: «Chi m’ha dato nelle tue mani, ha maggiore colpa» (Gv 19,11). E lui lo avrebbe voluto liberare, se i Giudei non avessero cercato subdoli cavilli e non fossero passati alle minacce (v. 12; cfr. v. 15).

     Pietro a Pentecoste non ebbe dubbi nella presentazione giuridica dei fatti e delle responsabilità: «Uomini israeliti… Voi, per man d’iniqui, inchiodandolo sulla croce, lo uccideste… quel Gesù che voi avete crocifisso» (At 2,22s.36).

     Non capisco neppure perché abbia terminato introducendo un altro elemento di polemica che in questo tema non c’entra («Altro che salvezza perpetua»). Paolo in Romani 11 non sta parlando della salvezza individuale, ma degli Ebrei e dei Gentili in genere, simbolizzandoli con dei «rami». Anche nella frase «guarda che talora non risparmi neanche te», non si sta rivolgendo a una persona specifica, ma a un «Gentile tipo», quindi ai Gentili in genere. Non si fa mai bene a mischiare temi. Così si devia (e si fa deviare) dall’argomento in discussione.

 

 

3. {Pasquale Aiello}

 

Nota redazionale: I contributi, che seguono, erano sorti all’interno del seguente tema di discussione: «Vogliono un «risveglio», senza cominciare da sé? Parliamone», ma sono stati inseriti qui, perché lì erano fuori tema.

 

Contributo: Caro Nicola, come sai a me piace disquisire con te sulle questioni teologiche e sai che apprezzo molto il tuo grado di conoscenza.

     Concordo con te sul fatto che c’è molta superficialità nello scrivere, ma vorrei che tu spiegassi alcuni aventi avvenuti e scritti nel libro degli Atti apostolici, come per esempio 2,37-39 chi erano i «lontani»? Non sono i gentili? E poi in Atti 10 e 11 la famosa storia del centurione Cornelio, fatto per il quale Pietro si sentì costretto a giustificarsi davanti agli altri apostoli, spiegando la visione del lenzuolo, ecc. Poi c’è la questione dei due popoli in 1 Pietro 2,10: a chi si riferisce Pietro? Non è forse ai gentili? Un’ultima cosa, se ogni volta che la Bibbia fa riferimento al popolo di Dio (Israele, Giudei, Ebrei) non dobbiamo ritenerci estranei e non coinvolti, allora dobbiamo rivedere tutta la nostra fede. {29-05-2012}

 

Risposta 1 (Nicola Martella): In Atti 2 Pietro parlava in Gerusalemme agli Ebrei del posto e a quelli convenuti per la festa dalla diaspora; fra loro si chiamavano «fratelli». Pietro disse: «Per voi è promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani». I «lontani» erano specialmente gli Ebrei nella diaspora e, secondariamente, quanti fra di loro vivevano lontani dalla fede dei padri.

     Al giudeo Pietro non gli passava neppure per l’anticamera del cervello che i Gentili venissero associati alla promessa. Da vari secoli oramai, per loro era previsto da parte dei Giudei un solo strumento di appartenenza: la giudaizzazione dei Gentili mediante la purificazione rituale (una specie di battesimo) e la circoncisione, che rendeva i Gentili a tutti gli effetti dei Giudei. Così fecero, ad esempio, i Maccabei con i Samaritani, imponendo loro delle circoncisioni di massa e una giudaizzazione; per questo fra Giudei e Samaritani c’era tanta diffidenza.

     Fu un lungo cammino, prima che il Signore cambiasse tale mentalità nei cristiani giudaici. E, in effetti, dovette costringerli con la persecuzione (At 11,19s) e con una rivelazione particolare a Pietro (At 10), che gli portò non poche grane a Gerusalemme (At 11). Tale processo durò molto tempo; e ancora molti anni dopo, c’erano cristiani giudei integralisti, che pretendevano di giudaizzare i cristiani gentili (cfr. Gal; Col). Ancora durante il Concilio di Gerusalemme, i cristiani giudei provenienti dal fariseismo pretendevano di fatto la giudaizzazione dei cristiani gentili (At 15,1.5).

     Arrivare a comprendere ciò, che poi Paolo insegnò in modo compiuto, ossia che nella assemblea messianica (non nel mondo) Giudei e Gentili costituivano insieme un popolo nuovo e il corpo di Cristo (Tt 2,14), fu un cammino arduo e difficile. Tale «unico popolo» si distingueva sia dal giudaismo classico, sia dai pagani.

     In 1 Pietro 2,9s l’apostolo scriveva ai cristiani giudaici e in tali verso si rifaceva alla proclamazione di Osea, secondo cui Dio aveva ripudiato il suo popolo, dichiarandolo «non popolo mio» (Os 1,9); successivamente lo dichiarò «mio popolo» (v. 10). Pietro si riferì proprio a tale brano, che i cristiani giudaici ben conoscevano. Tutto ciò non ha nulla a che vedere con i Gentili, né col nostro tema.

     Nel NT esiste il popolo storico di Dio, che ha rifiutato Gesù come Messia, a cui è stato tolto momentaneamente il regno e che è lontano dalla sua salvezza (Gv 8,24; cfr. Mt 21,43; 23,39). Poi esiste l’Assemblea messianica, il popolo del nuovo patto, costituito dall’«Israele di Dio» (Gal 6,16), ossia dai cristiani giudei, e dai cristiani gentili. Infine, esistono i pagani. Guai a confondere tali categorie: Israele e chiesa (come fanno i giudaizzanti odierni e i falsi maestri), oppure chiesa e società (come fanno gli umanisti e la chiesa corrente).

 

Replica (Pasquale Aiello): Ma le genti, a cui fa riferimento Pietro, che ruolo hanno oggi? Ossia, in quale parte delle profezie bibliche si devono identificare? {29-05-2012}

 

Risposta 2 (Nicola Martella): Pietro non parlò di «genti» né in Atti 2,37ss, né in 1 Pietro 2,9s. Quindi a che cosa ti riferisci? I Gentili senza Cristo quale Salvatore e Signore non s’identificano con le «profezie bibliche», come tu le chiami, ma con le ideologie di questo mondo. Evangelizzando Gentili e Ebrei, bisogna invitarli ad accettare Gesù come Messia; se lo fanno, entrano nella chiesa (= assemblea messianica) quale unico popolo del nuovo patto.

 

 

4. {Edoardo Piacentini}

 

Contributo: L’apostolo Pietro afferma in Atti 2,16-21 che la profezia di Gioele 2,28-32 si è adempiuta il giorno della Pentecoste, ma possiamo altresì affermare che la profezia non si è ancora esaurita, perché ancora non è venuto «il grande e glorioso giorno del Signore» (v. 20). L’accenno ai servi e alle serventi (v. 18) chiarisce anche il significato dell’espressione «spanderò il mio Spirito Santo su ogni carne» (v. 17), limitando l’effusione esclusivamente nei confronti dei credenti e non indistintamente verso tutti gli uomini. Poiché la Bibbia si spiega con la Bibbia, su ogni carne non va interpretato riferendosi ai soli credenti ebrei, ma a tutti i credenti di ogni razza e nazionalità, i quali rappresentano oggi l’Israele spirituale, il popolo di Dio eletto. Infatti, l’apostolo Paolo dirà in seguito: «Tuttavia non è che la parola di Dio sia caduta a terra, poiché non tutti quelli, che sono d’Israele sono Israele» (Romani 9,6). Dio ci benedica. {30-05-2012}

 

Risposta (Nicola Martella): Gioele 2,28-32 giustamente si è adempiuto a Pentecoste come «caparra profetica» per i soli Ebrei (tali erano lì a Gerusalemme); poi si adempirà alla fine dei tempi, sempre per gli Ebrei, in modo compiuto, talché si realizzerà Zaccaria 12,10: «E spanderò sulla casa di Davide e sugli abitanti di Gerusalemme lo spirito di grazia e di supplicazione; ed essi riguarderanno a me, a colui che essi hanno trafitto, e ne faranno cordoglio come si fa cordoglio per un figliuolo unico, e lo piangeranno amaramente come si piange amaramente un primogenito» (cfr. Ap 1,7).

     Tornando a Gioele, i termini servi e serve non erano intesi in senso traslato, ma reale. Egli intendeva che non solo i liberi, ma anche gli schiavi sarebbero stati beneficiari dell’effusione dello Spirito.

     A ciò si aggiunga che nella Bibbia c’è un prima e un poi nello sviluppo storico e teologico, e anche la rivelazione è progressiva. A ciò si aggiunga che nel NT non esiste un «Israele spirituale», locuzione estranea a esso; né c’entra qui Romani 9,6, ed è meglio non mischiare pere e mele. Nel NT esiste un «Israele di Dio» (Gal 6,16), che è composto da tutti gli Ebrei entrati nella chiesa, per formare il corpo di Cristo insieme ai cristiani gentili.

     Dopo tale spiegazione, mi preme sottolineare che nell’articolo il punto è un altro. I fautori di un «risveglio» mistico e carismaticista, prendendo proprio il brano di Gioele e facendone una «eisegesi»(o proiezione interpretativa) ideologica, con la locuzione «ogni carne» intendono che, nel momento dell’evangelizzazione, lo Spirito Santo viene effuso effettivamente su «ogni carne», agisce sulle persone presenti come una potenza irresistibile e crea un «risveglio» di massa. In tal senso, il cosiddetto «risveglio» sarebbe una coercizione di massa; tali fenomeni accadono nel mondo occulto-esoterico, non nella legittima predicazione dell’Evangelo, dove lo Spirito Santo convince di peccato, di giustizia e di giudizio coloro, che credono, e crea cuori rotti e spiriti contriti, pronti al pentimento, al ravvedimento, a emendare le proprie vie e a sottomettersi personalmente a Gesù Messia, ossia a Lui come Salvatore e Signore.

 

 

5. {Enzo D’Avanzo}

 

Contributo: Scusate io non voglio essere polemico, ma si fa demagogia gratuita, caro fratello Nicola Martella; è ovvio che Gioele parlava a Israele, non era ancora venuto Cristo, che univa i due popoli; ma questo è tendenziosamente ovvio che il Vecchio Testamento era per Israele. È con Gesù che noi siamo adottati da Dio, e ci fa partecipe delle benedizioni promesse ad Abramo. Dobbiamo riflettere che noi siamo stati innestati da Dio sulla radice d’Israele e attingiamo da essa la linfa. Essendo innestati, è ovvio che anche Gioele ci appartiene. Scusate, mi sono tenuto moderato, non picchiatemi. {30-05-2012}

 

Risposta (Nicola Martella): In questo contributo non mi piacciono locuzioni come «demagogia gratuita» e l’incomprensibile «tendenziosamente ovvio»; devo ipotizzare che egli non sappia il preciso significato di tali termini, per usarli così alla leggera. Ciò contrasta con la fine, in cui si parla di essersi tenuto moderato; non so neppure perché egli abbia paura di essere «picchiato». Detto questo, ho risposto alle tue obiezioni già in altri contributi, che precedono questo.

     Faccio notare anche solo un piccolo «neo», ma che è teologicamente grande come un montagna: non è assolutamente vero che «noi siamo stati innestati da Dio sulla radice d’Israele», poiché la «radice» rappresenta Abramo sulla base delle promesse fatte a lui. Israele non può essere radice e rami allo stesso tempo. In Romani 11,16-24 gli Israeliti sono i «rami» detti anche «rami naturali». È scritto che «alcuni rami sono stati troncati» (v. 17) «per la loro incredulità» (v. 20). Quelli che «non perseverano nella loro incredulità, saranno innestati» nuovamente (v. 23), e cioè «nel loro proprio ulivo» (v. 24). Quindi, non si può essere, allo stesso tempo, «radice (o ulivo)» e «rami».

     Ciò, che ci dà di appropriarci della «linfa» dell’albero, è il fatto che in Cristo siamo diventati figli di Abramo, quindi della promessa. «E se siete di Cristo, siete dunque progenie d’Abramo; eredi, secondo la promessa» (Gal 3,29). Tuttavia, ciò non ci rende Israele, né etnicamente, né spiritualmente, poiché non esiste un «Israele spirituale» nella Scrittura! Nessun Gentile convertito a Cristo può vantarsi di appartenere a Israele, né a quello storico, né all’«Israele di Dio» (Gal 6,16), locuzione che designa gli Israeliti, che sono entrati nella chiesa. La realtà del «popolo unico» è che nel «corpo di Cristo» sono entrati a pari titolo (ma senza commistioni etniche) Giudei e Gentili.

 

6. {Edoardo Piacentini}

 

Contributo: Caro Nicola, ho citato Romani 9,6, tenendo presente Romani 11,16-24, dove l’apostolo Paolo afferma che l’albero con la radice santa, che rappresenta il popolo di Dio, non è formato solo di rami naturali, ossia non è composto esclusivamente di discendenti di Abramo, ma anche di rami innestati, che hanno rimpiazzato alcuni rami naturali, che sono stati recisi a causa della loro incredulità. Quindi, i Gentili convertiti a Cristo hanno sostituito i Giudei, che non hanno creduto nella salvezza per grazia. Pur tuttavia, Paolo invita i primi a non inorgoglirsi, ma a essere umili e riconoscenti, perché se Dio non risparmiò i rami, che aveva posto originariamente, non risparmierà neanche loro. Dio è nello stesso tempo benigno, ma anche estremamente severo: è duro verso i Giudei, che rifiutano di credere nell’Evangelo, ma misericordioso verso i Gentili, se hanno invece creduto in Lui; se, però, essi non perseverano nella fede, ossia smettono di credere in Lui, anch’essi saranno tagliati via. D’altra parte, se i Giudei abbandoneranno la loro incredulità e ritorneranno a Dio, Egli ha la potenza per innestarli nuovamente nell’albero, che rappresenta il suo popolo. Perché, se Iddio per la sua benignità fu disposto ad accogliere i Gentili, che erano lontani da Lui e appartenenti all’ulivo selvatico, e li ha innestati nel suo albero buono, quanto più sarà pronto a rimettervi gli Ebrei, i primi occupanti! Da questi versi si deduce che nella dispensazione della grazia Israele è composto da Ebrei e Gentili convertiti, di due popoli Dio ne ha fatto uno solo (Efesini 2,14-18). Anzi, che si tratti di Ebrei o Gentili, Dio considera solamente coloro, che hanno rinnovato i propri cuori, proprio come dei veri Israeliti. È scritto in Romani 2,28-29: «Giudeo infatti non è colui che è tale all’esterno; e la circoncisione non è quella esterna, nella carne; ma Giudeo è colui che lo è interiormente; e la circoncisione è quella del cuore, nello spirito, non nella lettera; di un tale Giudeo la lode proviene non dagli uomini, ma da Dio». In Filippesi 3,3, inoltre, è scritto: «Perché i veri circoncisi siamo noi, che offriamo il nostro culto per mezzo dello Spirito di Dio, che ci vantiamo in Cristo Gesù, e non mettiamo la nostra fiducia nella carne». Dio ha un patto speciale con quelli, che fanno parte del vero Israele spirituale. È scritto in Ebrei 8,10-12: «Questo è il patto che farò con la casa d’Israele… dice il Signore: io metterò le mie leggi nelle loro menti, le scriverò sui loro cuori; e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo. Nessuno istruirà più il proprio concittadino e nessuno il proprio fratello, dicendo: Conosci il Signore! Perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande di loro. Perché avrò misericordia delle loro iniquità e non mi ricorderò più dei loro peccati». L’autore dell’epistola agli Ebrei qui cita Geremia 31,31-34 e Ezechiele 36,26-28, come ha fatto Pietro in Atti 2,16-21, dove cita Gioele 2,28-32, e l’applica alla Chiesa, formata da Ebrei e Gentili convertiti, che formano il popolo di Dio, quello che chiamiamo Israele spirituale. Pace. {30-05-2012}

 

Risposta (Nicola Martella): Vedo che il tema è del tutto cambiato, visto che non stiamo più parlando di «risveglio» e di morale, come accade nell’articolo; ma stiamo parlando di tutt’altro tema: Israele e la chiesa. Nel contributo precedente ho già scritto in proposito; tuttavia, qui si ripetono le stesse tesi.

     ■ Non posso affatto condividere l’asserzione, secondo cui «Paolo afferma che l’albero con la radice santa... rappresenta il popolo di Dio», ossia Israele; la radice (qui è la stessa cosa come l’albero) in tale allegoria è Abramo sulla base delle promesse fatte a lui, visto che i rami (gli Israeliti) erano innestati su tale albero. Egli è il «padre dei circoncisi» (Rm 4,12). Non si può essere «radice (o albero») e «rami», di cui alcuni vengono divelti.

     ■ Non posso neppure condividere l’asserzione: «Da questi versi si deduce che nella dispensazione della grazia Israele è composto da Ebrei e Gentili convertiti». Ciò è un assurdo teologico, che si basa su una certa confusione logica. Alla base c’è la deleteria «teologia della sostituzione», comune alla chiesa romana, ai seguaci della Torre di guardia e ad altri, secondo cui la chiesa sarebbe una specie di «Israele spirituale», che ha definitivamente sostituito l’Israele storico. Come ho già ribadito, è l’Assemblea messianica (o corpo di Cristo) a essere composta da Giudei e Gentili, non «Israele». I Giudei convertiti a Cristo sono anche chiamati «Israele di Dio» (Gal 6,16), ma non i Gentili convertiti. Israele rimane il popolo storico, tutt’ora esistente; i Gentili sono i membri delle nazioni, anch’esse tutt’ora esistenti. Nella ekklesía (Assemblea) sono uniti in un solo popolo (quindi una terza realtà rispetto a Israele e le nazioni) i membri convertiti a Cristo sia d’Israele, sia delle nazioni.

     ■ Un Giudeo circonciso interiormente (lo era anche nella carne!) è un vero Giudeo, proprio perché la circoncisione della carne fu data a Abramo come un suggello dell’avvenuta giustificazione per grazia mediante la fede (Rm 4,11).

     ■ La circoncisione del cuore non trasforma un Gentile in un Giudeo, quindi in un membro d’Israele, che è un popolo storico.

     ■ La chiesa è formata da Giudei e Gentili convertiti. Essa non sostituisce Israele quale popolo storico di Dio. Ribadisco ancora una volta che un «Israele spirituale» nella Bibbia non esiste.

 

 

7. {Enzo D’Avanzo}

 

Contributo: Martella, il mio intervento precedente non intendeva alzare la polemica, né tanto meno voleva offendere qualcuno, quando mi sono espresso; era un modo di esprimere la mia veduta di verità, riferita all’opinione e non all’uomo, che amo in Gesù Cristo come prossimo e fratello. Non mi fraintendere e non ritenerti offeso, ti esorto in amore a non prenderlo come fatto personale. Torniamo all’argomento; visto che sono stato taggato, potrò esprimermi liberamente per dire che non possiamo dividere le persone e né tanto meno le opinioni dal loro stesso contesto.

     Nel titolo si parla del risveglio. Il risveglio appartiene alla chiesa, non è un fatto individualistico; perciò, se non parliamo della chiesa anche in questo contesto. non potremo mai definire il proposito di Dio. I Gentili non sono Israele, ma sono lo stesso ereditari di promesse di Dio, fatte ad Abramo.

     Gesù ha aperto la grazia e ci ha elargito le promesse del profeta Gioele. I primi fruitori erano Giudei; in Atti 2 non c’erano Gentili. Poi, Dio con Cornelio concede grazia anche ai Gentili, elargendo lo stesso dono di Gioele. Se noi ci vogliamo distaccarci da ciò e dire che Gioele parlavano in profezie e si rivolgeva solo al popolo giudeo, è totalmente errato. Allora dovremo chiederci com’è che poi Cornelio ricevette le stesse promesse lui e quelli di casa sua? Anche Pietro stesso aveva dubbi, quando vide la visione del lenzuolo; capì che Dio aveva dato lo stesso dono anche ai non Giudei?

     Caro mio, il risveglio non avviene, perché c’è lo stesso errore. Oggi si fa puro quello, che Dio rende puro; Dio crea la fede e la rende perfetta. La lettera agli Ebrei dice così; poi l’uomo vuole entra nel conflitto con Dio, dicendo che non è cosi. Perché nella Bibbia io leggo così. Sono cento anni, caro Martella Nicola, che non si trova un pari consentimento con tutto il corpo di Gesù. Preoccupiamoci di questo; è tanto più grave delle mie opinioni manifestate nel precedente commento. Se non siamo di pari consentimento come chiesa, non succederà nulla di nulla alla collettività, ma succede per fede e solo per mezzo dello Spirito Santo al livello individualistico. La mia fede, il mio credo, le mie vedute, se non rispecchiano il lato eterno di Dio e riflettono Dio, è vano. Dio è amore, ama tutti e dà a tutti quello, che lo chiedono; non è sbagliato chiedere , chiedete vi sarà dato. Lo Spirito Santo porta il risveglio; vedi la prima predicazione di Pietro con 3.000 persone, e la seconda con 5000; dopo che furono riempiti di Spirito Santo e parlavano con il segno le lingue... se questo succede ancora oggi, bene, vedremo il risveglio. Shalom. {31-05-2012}

 

Risposta (Nicola Martella): Ammetto che non ho capito che cosa questo contributo abbia a che fare col tema in corso. Ho messo tutta la mia buona volontà nel volerlo capire, ma esso parla spesso d’altro. Per districarlo dovrei alquanto ripetermi. Si osservi brevemente quanto segue.

     1. Per la questione di Gioele 2,28-32, rimando a quanto detto sopra. Faccio qui solo notare che in Atti 10 (conversione di Cornelio) Dio non ricordò a Pietro tale brano, né lo fece egli stesso dinanzi alla chiesa di Gerusalemme, quando fu chiamato a rendere conto; ma qui ricordò una parola di Gesù: «Mi ricordai allora della parola del Signore, che diceva: “Giovanni ha battezzato con acqua, ma voi sarete battezzati con lo Spirito Santo”» (At 11,16). Quindi, meglio non mischiare pere con mele. Ed è meglio fare esegesi (= interpretazione) contestuale e non eisegesi (= proiezione interpretativa) di natura dottrinaria.

     Gioele 2,28-32 non rientrava qui per i motivi già detti altrove: ▪ 1. Esso riguardava soltanto l’Israele storico (cfr. aggettivi). ▪ 2. Si adempì come caparra a Pentecoste. ▪ 3. Si adempirà completamente alla fine dei tempi soltanto per l’Israele storico (Zc 12,10; Ap 1,7). Quindi devo rifiutare l’asserzione, secondo cui, se Gioele «si rivolgeva solo al popolo giudeo, è totalmente errato».

 

     2. Tutto il resto del discorso è generico e non c’entra direttamente col nostro tema. Faccio notare solo quanto segue.

     ■ Effettivamente nella predicazione di Pentecoste di Pietro si può parlare di un «risveglio», poiché Pietro parlò di ravvedimento (At 2,38) e non di conversione, poiché considerava i Giudei già come parte del popolo di Dio; così fece anche Giovanni Battista (Mt 3,2) e Gesù stesso (Mt 4,17; cfr. anche la parabola del «figliol prodigo», che era per Israele). Il suo intento è che accettassero le predizioni riguardo al Messia e riconoscessero Gesù come tale, mediante il battesimo nel suo nome (At 2,38). Per questo, in questa fase, gli apostoli e gli altri credenti di Gerusalemme non vedevano una discrepanza tra i raduni nel tempio e nelle case (At 2,46; 5,42).

     ■ L’ostinazione della maggior parte dei Giudei e la persecuzione dei Giudei nazareni (cristiani) da parte dei Giudei storici fece capire agli apostoli che essi dovevano, a quel punto, non solo ravvedersi, ma anche convertirsi (At 3,19; 26,20).

     ■ Faccio anche notare che dopo la predicazione dei 3.000 e dei 5.000 (At 4,4) non è descritto nulla di ciò che afferma Enzo D’Avanzo, ossia che «parlavano con il segno le lingue». Questo si chiama falso sillogismo. In Atti 2,41 si legge soltanto: «Quelli, dunque, i quali accettarono la sua parola, furono battezzati; e in quel giorno furono aggiunte a loro circa tremila persone»; non si legge di fenomeni mistici. E anche in Atti 4,4 si legge soltanto: «Molti di coloro, che avevano udito la Parola, credettero; e il numero degli uomini salì a circa cinquemila»; punto. Per questi motivi, è anche errata la sua asserzione finale, fatta subito dopo «parlavano con il segno le lingue», secondo cui, «se questo succede ancora oggi, bene, vedremo il risveglio». Tuttavia, non voglio aprire qui un fronte sulla glossolalia.

 

 

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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-Israele_chiesa_Sh.htm

30-01-2007; Aggiornamento: 01-06-2012

 

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