Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

Per il discernimento biblico

Prima pagina

Contattaci

Domande frequenti

Novità

Arte sana

Bibbia ed ermeneutica

Culture e ideologie

Confessioni cristiane

Dottrine

Religioni

Scienza e fede

Teologia pratica

▼ Vai a fine pagina

 

Šabbât

 

Cattolicesimo

Vai ai contributi sul tema

Norme di fair-play

 

 

Il sabato, l’anno sabbatico e il giubileo.

 

Ecco le parti principali:
■ Il patto, l'etica e il pensiero sabbatico
■ Il sabato nell’Antico Testamento, nel giudaismo, nel Nuovo Testamento e relative questioni odierne
■ L’estensione del sabato: l’anno sabbatico e lo jôbel nella Torà e nella storia
■ L’ideale e le funzioni teologiche risultanti
■ Excursus: Storia del giubileo cattolico
■ Le feste principali in Israele.

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Serviti della e-mail sottostante!

E-mail

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ISRAELE QUALE «FRATELLO MAGGIORE»?

 

 a cura di Nicola Martella

 

Mi è arrivata la seguente richiesta di chiarimento: Caro fratello, sentiamo in questi giorni un nostro eminente politico, rivolgersi a Israele come «fratello maggiore».

     In Genesi 25,23 troviamo scritto: «Il Signore le disse: “Due nazioni sono nel tuo grembo e due popoli separati usciranno dal tuo seno. Uno dei due popoli sarà più forte dell’altro, e il maggiore servirà il minore”».

     Ora, dire alla nazione d’Israele che la vediamo come «fratello maggiore», non è come far riecheggiare le parole, che il papa Giovanni Paolo II disse proprio entrando nella sinagoga di Roma, che veniva a trovare il «fratello maggiore»?

     Ora, dubito che tale eminente politico sappia a che si riferisce questo brano, ma potrebbe essere stato imbeccato proprio in virtù di quel ravvicinamento necessario al governo verso la chiesa. Che ne pensi? {Stefano Frascaro; 4 febbraio 2010}

     Rispondo ad aspetti rilevanti di tali questioni nel primo contributo.

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster (E-mail)

Attenzione! Non si accettano contributi anonimi o con nickname, ma solo quelli firmati con nome e cognome! In casi particolari e delicati il gestore del sito può dare uno pseudonimo, se richiesto.

I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Nicola Martella

2. Vari

3. Klaus Döring

4. Giampaolo Natale

5. Pietro Calenzo

6.

7.

8.

9.

10.

11.

12.

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Nicola Martella}

 

Alla base di tutto ciò c’è la cosiddetta «teologia della sostituzione» della chiesa romana, secondo cui tale chiesa sarebbe il «nuovo Israele» e il «vero Israele». Similmente pensano, ad esempio anche i seguaci della Torre di Guardia. A ciò si deve anche il fatto che la chiesa di Roma non ha riconosciuto lo Stato d’Israele neppure decenni dopo la sua fondazione.

     Dire quindi all’Israele storico che è il «fratello maggiore», racchiude in sé una sottile ironia che sfugge a molti. La chiesa di Roma, così facendo si riferisce proprio a Genesi 25,23 e intende che essa stessa sarebbe «Giacobbe», mentre l’Israele storico sarebbe «Esaù». In tal modo, afferma che la chiesa romana è «l’Israele spirituale», erede delle promesse, mentre l’Israele storico sarebbe «Edom», un popolo che non ha ricevuto promesse, che deve servire «Giacobbe», quindi la chiesa di Roma, e contro cui ci sono pensanti giudizi divini mediante i profeti, che annunziarono la distruzione completa degli Edomiti.

     Chiaramente la maggior parte dei seguaci della chiesa di Roma non sanno di tale sottile ironia del magistero vaticano. Che poi i politici italiani starnutino per imitazione cose affermate dalla curia romana, non meraviglia. Che ne possono sapere loro di tali sottigliezze teologiche? E, poi, da molto tempo il potere politico e quello religioso sono intimamente intrecciati insieme. Altro che «libera chiesa in libero stato», visto che la curia spadroneggia in tutti i settori della società. Alcuni politici sembrano che abbiano due presidenti della Repubblica: uno eletto legittimamente dal Parlamento italiano, l’altro eletto dal conclave d’oltre Tevere. Se si guarda il TG1 (ma anche gli altri telegiornali), ci si accorgerà che il pontefice romano ha più spazio del legittimo Presidente della Repubblica italiano. Che il papa abbia da dire cose moralmente importanti, scontate e desuete o addirittura contrarie alla dottrina biblica, che cavalchi l’onda dell’attualità e delle emotività collettiva, che riceva ambasciatori o vada in ferie, che faccia santi e beati o si vada a prostrare dinanzi a una delle tante statue delle varie Marie, ogni giorno ha il suo spazio in TV.

     In conclusione, la chiesa di Roma si crede «l’Israele migliore», anzi il «nuovo Israele». Chiamare l’Israele storico come «fratello maggiore» è una sottile ironia teologica per rivendicare una «primogenitura» dinanzi a Dio. Così intende che «Esaù» (= Edom), ossia l’Israele storico, ha venduto per sempre il suo diritto e la sua eredità, diventando così «profano» rispetto a Dio (Eb 12,16).

     Che Dio non la pensi così, si evince dalla sua sacra Parola. Sebbene l’Israele storico abbia rifiutato, nel suo complesso, Gesù quale suo Messia-Re ed esso sia stato ripudiato per un tempo (Mt 21,43; Lc 13,35), da sempre nella chiesa c’è stato un «Israele di Dio» (Gal 6,16), ossia Giudei che hanno riconosciuto Gesù quale loro Messia. Inoltre, nel consiglio di Dio «un indurimento parziale s’è prodotto in Israele, [che durerà] finché sia entrata la pienezza dei Gentili; e così tutto Israele sarà salvato» (Rm 11,25s).

     La cosiddetta «teologia della sostituzione» è un’ideologia perniciosa senza alcuna base esegetica. Che ne possono mai sapere i nostri politici, quando chiamano l’Israele storico come «fratello maggiore», ripetendo come eco rimbalzata ciò, che si afferma sul colle vaticano?

 

 

2. {Vari}

 

È evidente che Satana vuole unificare il mondo sotto la bandiera della nazione d’Israele e non sotto Cristo. Oramai siamo agli sgoccioli.... {Mario Pinto; 06-02-2010}

 

Mario, hai letto l’articolo per intero? Si tratta d’una questione totalmente diversa qui. 1) Prima leggere; 2) Poi contribuire nel merito. {Nicola Martella}

 

Intanto, mentre si discute su chi sia il fratello maggiore o minore, rimane chiara una cosa: entrambi sono figli, ma di «quale» padre? (Gv 1,12-13); ciò taglia ogni possibile accenno di presunzione. E quello che è sicuro, è che il piano futuro di Dio per il «suo» popolo (ebrei e gentili) non è condizionabile da scelte umane (talvolta furbesche), siano esse frutto della presunzione di «religiosi» o «illusionisti politici». Pace a voi. {Mario Carlone; 06-02-2010}

 

Purtroppo è tutto vero ciò che ha scritto il fratello Martella riguardo alla chiesa romana in questo tema di discussione. {Andrea Diprose; 06-02-2010}

 

 

3. {Klaus Döring}

 

Contributo: A me risulta nuovo che, quando il capo della chiesa di Roma si è rivolto agli Ebrei come fratello maggiore, voleva accennare alla profezia che il maggiore avrebbe servito al minore di Genesi 25,23. Se fosse così sarebbe blasfemo e una offesa. Comunque voglio informarmi. {06-02-2010}

 

Risposta: Una cosa è quello che s’afferma, altra cosa è ciò che s’intende. Per tali «furbizie» nascoste il Vaticano è storicamente conosciuto. {Nicola Martella}

 

Replica: Allora, secondo l’informazione che ho ricevuto dal Parroco di Tempio Pausania, il vescovo di Roma si è rivolto agli Ebrei come fratelli maggiori in quanto loro sono i primi con i quali Dio aveva stipulato il Patto, perché sono stati scelti da Dio prima dei Gentili; e noi, come Gentili, siamo entrati a far parte come popolo di Dio solo in un secondo momento. Non ha nulla da vedere con la teologia della sostituzione. Ciò almeno è la visione dopo l’ultimo Concilio. Molti preti credono ancora nella teologia della sostituzione, mentre lui e altri non lo credono più. {Klaus Döring; 06-02-2010}

 

Osservazioni: Ma la verità dov’è? {Salvatore Paone; 06-02-2010}

 

Risposta: Ci rallegriamo per tutti coloro che rinunciano alla «teologia della sostituzione». Faccio osservare però che se la chiesa di Roma si crede «il nuovo Israele», quindi il «Giacobbe spirituale», è immancabile che il primogenito sia considerato «Esaù - Edom». Questa è l’impressione che hanno i Giudei storici e quelli cristiani. Le ambiguità curiali non sono nuove. {Nicola Martella}

 

Osservazioni: Più attendibile! Come sempre, ovvio. {Salvatore Paone; 06-02-2010}

 

 

4. {Giampaolo Natale}

 

Il contesto, nel quale si situa l’affermazione vaticana «Israele fratello maggiore», è quello del movimento ecumenico, a cui lo stesso vaticano ha dato grandi impulsi nel corso del ‘900. Già nel 1965, con la dichiarazione «Nostra Aetate» la Chiesa Cattolica ha fatto capire il suo desiderio di «promuovere e raccomandare tra loro (cristiani ed ebrei) la mutua conoscenza e stima, che s’ottengono soprattutto con gli studi biblici e teologici e con un fraterno dialogo». Notiamo in tale citazione il termine «fraterno». Prima del 1965 il papa non avrebbe mai osato chiamare «fratello» un ebreo che aveva rifiutato la messianicità di Gesù.

     In occasione della visita di Giovanni Paolo II a Gerusalemme, il Rabbino capo di Roma Elio Toaff ha dichiarato di salutare il viaggio del papa con «commozione e speranza» pronunciando per lui la «benedizione biblica»: «Benedetto colui che viene nel nome del Signore». Anche il recente papa, Benedetto XVI, ricevendo il 16 gennaio 2006 il rabbino capo di Roma, il dott. Di Segni, ha espresso la seguente affermazione: In Cristo noi partecipiamo della vostra stessa eredità dei Padri, per servire l’Onnipotente «sotto uno stesso giogo» (Sof 3,9), innestati sull’unico tronco santo (cfr. Is 6,13; Rm 11,16) del Popolo di Dio. Tali affermazioni non tengono conto né della grande prostituzione spirituale che grava su gran parte del mondo cattolico, né del reiterato rifiuto da parte degli ebrei di Gesù quale Messia! Servire Cristo vuol dire vivere una vita appieno in Lui e per Lui! Non si può continuare a camminare in un latente servizio al dio Mammona, mascherandolo per mezzo delle bandiere della pace, del perbenismo, e delle visite cordiali in «terra santa».

     Aggiungerei qualche provocazione. Mi sono sempre chiesto per quale oscuro motivo ogni domenica il TG1, il TG5, Sky TG24, il TG4, ecc. si soffermino sempre sulle omelie domenicali del papa e mi sono sempre chiesto cosa spinge i politici italiani ad avere un totale stato di sottoposizione alla dottrina e alle opinioni etiche vaticane.

     Secondo un mio ex professore all’università era questione di soldi. Istituti bancari come la «Banca di Roma» sono sorti negli anni Novanta sulle ceneri del «Banco di Santo Spirito», fondato da Paolo V nel 1605 a Roma, anche se nel corso del tempo ha cambiato più volte il suo nome. Anche la Banca Antonveneta (acquisita nel 2008 dall’Istituto «Monte dei Paschi di Siena) era inizialmente la «Banca cattolica padovana» nel 1896.

     Tale prostrazione non avviene solo in Italia però. Secondo un libro d’un mio professore di diritto internazionale, nel 1990 il Sovrano ordine di Malta (vaticano) concede un prestito di 2 miliardi a interessi zero alla Croazia, finanziando in tal modo la secessione dalla Repubblica Federale Jugoslava. Il papa s’esprimerà dicendo che sono legittime le aspirazioni del popolo croato, prefigurando la sua secessione. Tutti sappiamo cosa sia successo in quelle zone negli anni ‘90 e come sia andato a finire. Questo è solo un esempio di come il Vaticano riesca a manovrare giganteschi questioni politiche ed economiche nelle zone del mondo. {07-02-2010}

 

 

5. {Pietro Calenzo}

 

Caro Nicola, ho letto sia i tuoi contributi, sempre di notevole spessore biblico e storico, e anche quello degli altri fratelli, molti dei quali assai cari. Il grosso problema della chiesa romana è che effettivamente annuncia e crede d’essere il «nuovo Israele spirituale», o «l’Israele migliore», come da te giustamente sottolineato, non avendone né le caratteristiche bibliche, né storiche e in primo luogo spirituali. Al di là dell’ecumenismo di facciata, postconciliare (che pur ha mietuto vittime nel mondo evangelico), i cavilli e i codicilli vaticani non ingannano nessuno. Mai, infatti, la sede vaticana ha smesso di proclamare o annunciare al mondo intero che non c’è salvezza fuori (extra) santa romana chiesa, e che la chiesa universale è Una, Santa e Romana; e questi non sono pronunciamenti dottrinali estemporanei, ma dogmi infallibili pronunciati ex cathedra pontificia, cui tutto il clero e i credenti cattolici devono sottomettersi.

     Che la chiesa romana predichi che Israele sia il «fratello maggiore» rappresenta una sottigliezza ecumenico-soteriologica molto arguta. Essa chiesa «catholica», sarebbe rappresentata dal secondogenito Giacobbe, e l’Israele storico viceversa da Esaù o Edom. In tale ottica si spiega come lo pseudo-ecumenismo del colle vaticano abbia le gambe corte. Infatti se andiamo a consultare delle pubblicazioni estere cristianamente molto informate, come le «Chik’s Pubblications» o «the Crusaders», scopriamo per mezzo dell’ex gesuita Alberto R. Rivera, ora pastore evangelico, le argute macchinazioni della lunga mano gesuita. I gesuiti, dopo il concilio Vaticano II, dovevano ricondurre gli evangelici all’ovile, nell’alveo spirituale di Roma per mezzo del movimento carismatico (e in tale arguta manovra stanno riuscendo a raggiungere molti dei loro obbiettivi per mezzo della terza ondata dello «Spirito»); e una sezione speciale di tale piano riguardava il giudaismo, in cui i gesuiti s’erano infiltrati con successo. In tale prospettiva, la teoria (non mi sento di chiamarla teologia) della sostituzione assume una valenza dolosa, sottile, ed estremamente peccante.

     Israele, è e rimarrà fino al tempo stabilito dal Signore, il popolo del patto in Abrahamo, Isacco e Giacobbe. Paolo parla d’indurimento parziale riguardo a Israele; Paolo stesso si disse pronto a diventare egli stesso anatema per la salvezza dei suoi fratelli e dei suoi parenti secondo la carne (Rom 9,3). Gesù pianse sull’indurimento di Gerusalemme; e quando tutto Israele si convertirà, grande sarà la gioia nel regno dei Cieli. {07 febbraio 2010}

 

 

6. {}

 

 

7. {}

 

 

8. {}

 

 

9. {}

 

 

10. {}

 

 

11. {}

 

 

12. {}

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-Israel_frat_maggiore_Sh.htm

05-02-2010; Aggiornamento: 08-02-2010

 

▲ Vai a inizio pagina ▲

Proprietà letteraria riservata

© Punto°A°Croce