Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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La prima parte del «Panorama del NT» porta il titolo «Dall’avvento alla parusia», ossia dalla prima alla seconda venuta del Signor Gesù. Questo titolo evidenzia la tensione in cui erano posti i cristiani del primo secolo (e noi oggi). Essi guardavano indietro all’incarnazione, ai patimenti e alla risurrezione di Gesù quale Messia (primo avvento) e guardavano parimenti avanti alla manifestazione del Signore, del suo regno e della sua salvezza. Il termine «avvento» mette quindi in evidenza l’abbassamento del Messia , mentre «parusia» (gr. parousía «venuta, arrivo») evidenzia la manifestazione gloriosa del Signore alla fine dei tempi. Questo è altresì l’uso che si fa di questi due termini nella teologia.

   Ecco le sezioni dell'opera:
■ Aspetti introduttivi
■ Gesù di Nazaret
■ Gli Evangeli
■ Dall’ascensione alla fine dei tempi
■ Aspetti conclusivi

 

► Vedi al riguardo la Recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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QUANTO DEV’ESSERE PIENO L’EVANGELO?

 

 a cura di Nicola Martella

 

Nell’articolo «Benedizione dell’anno in pericolo?» prendevo posizione sulla designazione «Chiesa Cristiana del Pieno Evangelo» e affermavo al riguardo quanto segue. L’espressione «Pieno Evangelo» presume che ci sia anche un Evangelo meno pieno o addirittura vuoto. Anche Paolo ha quindi sbagliato non dicendoci nulla in merito!? Perché Gesù ha puntualizzato specialmente l’«Evangelo del regno» (Mt 4,23; 9,35; 24,14) e Paolo ha parlato solo dell’«Evangelo», del «mio Evangelo» (Rm 2,16; 16,25; 2 Tm 2,8) e dell’«Evangelo di [Gesù] Cristo» (2 Cor 9,13; 10,14, Fil 1,27; 1 Ts 3,2; 2 Ts 1,8), senza rivelarci che ne esiste anche uno «pieno»? Come faremo a sapere se il nostro «Evangelo» ha la pressione giusta o se è un po’ sgonfio?

    Alcuni lettori hanno preso posizione proprio su questo aspetto e non ho voluto privarvi dei loro commenti.

 

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

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I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

1. Gianni Siena

2. Gaetano Nunnari

3. Tonino Mele

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Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Gianni Siena}

 

Chiarisco un equivoco ma non certo a beneficio di Nicola Martella che, con la sua conoscenza, è certamente informato del significato di «pieno Vangelo». I primi predicatori pentecostali usarono l’originale espressione inglese «full gospel», per indicare l’annuncio dell’Evangelo di Cristo e per esortare a una conversione, che portasse ogni credente a riscoprire nella sua vita spirituale e di preghiera la manifestazione genuina e biblica (è il caso di riaffermarlo con forza) della manifestazione dello Spirito Santo... insieme ai suoi doni e frutti.

     Con la deriva carismatica e la degenerazione di larghi settori del pentecostalismo quest’espressione è diventata uno slogan o un distintivo per ogni genere d’attività «mammoniche». Per esempio, un noto «pastorone» che dà il «buon giorno» allo Spirito di Dio, poi e senza nessuna vergogna (!!!), raccomanda l’acquisto d’olio «santo» (= prodotto in Israele) e di balsamo di «Galaad» (esiste ancora?). Egli lo fa da una nota TV «cristiana», dove predica un messaggio evangelistico che  — fino a qualche tempo fa — avrei condiviso, anche se solo parzialmente; ma i miei fratelli e loro conservi sono gente che vive del Vangelo e non ha attività in cui s’approfitta della «pietà» per fare guadagno. L’olio suddetto non ha nulla di speciale dal punto di vista organolettico e, dato il costo già elevato del genere, si vende a peso d’oro (ma non vedranno mai i miei quattrini!). Per il resto condivido la giustificata ironia di Nicola: «Forza e vai avanti così»! {17-07-2008}

 

 

2. {Gaetano Nunnari}

 

Bella la riflessione sul «pieno vangelo», non ci avevo mai pensato nemmeno io. Infatti quello «vuoto» è quello che lascia a Dio l’ultima parola e si rimette alla sua misericordia. Quello «pieno» invece è quello che riesce a manovrare Dio attraverso la dianetica carismatica. {19-07-2008}

 

 

3. {Tonino Mele}

 

Caro Nicola, credo che fai bene a continuare a parlare contro le varie forme d’arbitrio del mondo carismatico. Io rimango sempre più stupito di come questo «spirito carismatico» riesca a svuotare la fede e la comunione fraterna dei suoi più grandi contenuti, per mettere al centro esperienze di dubbia provenienza e talvolta di dubbio gusto. Altro che «pieno vangelo». Questo è un vangelo che di fatto è stato spogliato delle dottrine cardine della fede cristiana per fare posto alle cosiddette esperienze carismatiche. Dico di fatto, perché a parole si è ben pronti a sottoscriverle, ma poi, nella realtà, la centralità di Cristo e della salvezza per grazia mediante la fede passano in secondo piano. Anche la comunione fraterna viene minacciata e svuotata di quel vero legame che Cristo ha conquistato morendo sulla croce, per essere riempita d’espressioni e manifestazioni entusiastiche, che hanno ben poco riscontro nella spiritualità del Nuovo Testamento.

     Questo è uno «spirito» che divide: divide le famiglie e le chiese. In Sardegna, all’inizio dell’opera missionaria, verso gli anni ‘70, i nostri missionari collaboravano con fratelli Pentecostali, per portare il vangelo nell’isola. Questo è durato finché, tali fratelli hanno iniziato ad aggiungere al comune vangelo, quelle dottrine che secondo loro avrebbero dato un qualcosa in più al vangelo predicato e insegnato, come se esso non fosse sufficiente. Lì, i nostri fratelli missionari hanno visto bene di separarsi in pace, perché ognuno possa lavorare in un proprio territorio, senza doversi continuamente pestare i piedi su come istruire i nuovi credenti riguardo a questioni quali il battesimo dello Spirito Santo, i carismi, ecc. Intanto, una delle prime chiese che nacquero da questo lavoro missionario fu spaccata proprio da questi insegnamenti. Ma anche le famiglie vengono divise. Proprio ieri, un fratello del Nord Italia mi raccontava di come la famiglia di sua moglie è divisa tra credenti carismatici e non. Di lui e sua moglie, che non sono carismatici, viene detto che «uccidono lo Spirito» e vengono chiamati «i fratelli tristi» rispetto agli altri che si definiscono i «fratelli allegri». Con rammarico mi parlava dei loro «incontri di famiglia».

     Sempre più sono convinto che il vero evangelo, crea un profonda unità fra i credenti che da esso sono toccati, unità che non è uniformità, ma unità spirituale attorno a Cristo e alla sua opera. Ogni spiritualità che pretende di andare oltre, e per questo «oltre» è disposta a dividere e a dividersi, ho la netta sensazione che siamo già nella sfera d’influenza d’un altro vangelo, pieno sicuramente di qualcosa, ma vuoto della sostanza del vangelo di Cristo. Questo non è un giudizio, ma una constatazione, visto che io stesso sto in questo periodo vivendo un’esperienza di divisione spirituale da qualcuno che ho, in qualche modo contribuito a portare alla fede. {21-07-2008}

 

 

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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-Evangelo_pieno_Avv.htm

19-07-2008; Aggiornamento:

 

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