Alla testimonianza di Fiorina Pistone «Come
sono diventata evangelica» è seguita una prima parte di discussione, che si trova qui: «Come
sono diventata evangelica? Parliamone 1». Qui di seguito proseguiamo tale interessante confronto. Fiorina deve
affrontare la sua attuale posizione su due diversi fronti: quello evangelico e
quello cattolico; a ciò corrispondono anche due diversi tipi di linguaggi:
l'evangelichese e il cattolicese.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre
esperienze, idee e opinioni?
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1. {Guerino De
Masi}
▲
■ Contributo: Ho
letto con interesse questa bella testimonianza. Ciononostante, il mio
commento vorrebbe essere uno stimolo a esercitarci a essere forse un tantino
più precisi, quando testimoniamo della nostra fede.
Questa testimonianza è esplicita: «Come sono diventata evangelica?». Ma è
questo l’importante? Sì, certamente lo è per la signora Fiorini, ma... ma, noi
sappiamo che l’oggetto della nostra testimonianza dev’essere l’esaltazione e il
dare gloria al Signore Gesù. Tuttavia forse, questo, in un certo senso, viene
fatto...
Manca però quello che non dovrebbe mai mancare nella «nostra
testimonianza»: ero
perso nei miei falli e nei miei peccati e Gesù mi ha salvato. Ero morto e
Gesù mi ha vivificato. Ero senza speranza e Dio mi ha dato la vita
eterna in Gesù. I miei peccati ha tolto assieme alla
condanna eterna che gravava su di me. La mia vita era senza speranza avvolta
nelle colpe dei miei gravi peccati. La mia religiosità, la mia
onestà e il mio impegno sociale, non mi danno nessun merito confrontati con la
giustizia e la santità di Dio.
Ho scoperto che il Signore voleva rivestirmi della sua giustizia togliendomi i
miei abiti sporchi dalle illusioni che avevo d’essere apposto con la mia
religiosità. Ho chiesto perdono per tutti i miei peccati e Gesù mi ha
regalato la vita abbondante ed eterna. I miei peccati sono stati
cancellati dal sangue di Gesù versato al Calvario.
Queste cose mettono in secondo piano quell’iter di ricerca e d’impegno
personale che, pur essendo diverso per ognuno, tende comunque a sottolineare un
non piccolo peso di capacità e merito nostro nella testimonianza.
La
rigenerazione che lo Spirito Santo opera nel cuore, nella mente e in tutta
la vita d’una persona dovrebbe risaltare da ogni testimonianza. Non nasciamo
«figli di Dio», ma lo diventiamo con la «nuova nascita». Questo manca in
questa testimonianza. {30-01-2010}
▬
Osservazioni: Le questioni evidenziate da Guerino sono
certamente importanti. Una testimonianza è tuttavia qualcosa di
spontaneo, che nasce dall’esistenza e dalla ricerca. Se Fiorina fosse stata
qui nella nostra comunità o in quella di Guerino, avremmo certamente potuto
farle delle domande dirette per capire meglio. Lei però vive altrove. La sua
ricerca
non è nata ieri e il suo percorso è stato lungo anche con noi, con cui si è
confrontata su «Fede controcorrente». Certo le manca il «gergo
evangelichese» per spiegare le cose, ma esso non è importante. Sarebbe
comunque bello se Fiorina rispondesse a Guerino e spiegasse a lui e a
noi, ciò che le viene richiesto, certo a parole sue. {Nicola Martella}
▬
Replica: Grazie, Nicola! Tempestivo, chiaro e conciso.
Evangelichese parlando! Vorrei qui sottolinearti il mio ringraziare il Signore
per come ha voluto usare «Fede controcorrente» e parlare al cuore di Fiorina. Il
Signore lo sa quanto apprezzo il tuo servizio che onora Dio, la sua Parola e mi
è di molta utilità e incoraggiamento. Dio ti benedica. {30-01-2010}
2.
{Fiorina Pistone }
▲
Una testimonianza un po’ prematura
1. Rispondo a Guerino de Masi. Lo immaginavo che
qualcuno avrebbe potuto farmi questo tipo d’osservazioni, eppure quando ho
scritto la mia testimonianza, non mi sono sentita di dire nulla di più, perché
la mia testimonianza è stata, sotto certi aspetti, prematura. Essa manca di ciò
che io ancora non posso dire, ma ho accettato di farla ugualmente, perché sul
sito c’erano già diversi miei scritti, in cui mi definivo cattolica, cosa che
ormai non corrispondeva più alla realtà. Al momento d’entrare nella nuova Chiesa, non ho
avvertito in me una sovrabbondanza di gioia: ero semplicemente serena;
cosa di cui ero grata a Dio, perché ero uscita da un periodo di notevole
sofferenza, con la paura di non riuscire a superare la mia indecisione, ma non
potevo ancora immaginare in che modo questa Chiesa avrebbe potuto aiutarmi.
Ora spero in essa molto di più, perché ho già avuto un
assaggio della possibilità di colloquio che vi posso trovare; comunque secondo
me la mia conversione alla fede evangelica non mi ha per ora fondamentalmente
cambiata. Io ritengo d’aver compiuto un grande cammino nella
Chiesa Cattolica. Essa mi ha anche indotta a compiere degli errori (cosa
di cui, tuttavia, non saprei chi accusare, se volessi rimproverare delle persone
precise).
Credo che anche di me si possa dire che ho indotto
altri in errore (ho fatto la catechista), e ho pure fatto propaganda ai messaggi
di Medjugorje, regalando diverse volte il giornalino a una mia amica, e
forse anche ad altre persone che non ricordo.
Le apparizioni di Medjugorje sembravano così
convincenti. Benché la Chiesa Cattolica non si sia mai pronunciata ufficialmente
su d’esse, molti ferventi cattolici ci hanno creduto, molti ci credono ancora. I
veggenti sono stati visitati da una equipe di medici, in parte atei, in parte
credenti. Questi medici hanno detto che i veggenti sono sani di mente e sinceri.
Uno di loro, ateo, intervistato da un giornale, ha detto: «È certo che queste
persone vedono: che cosa vedono io non lo posso dire». Io avevo smesso di crederci da molto tempo, molto prima
che gli Evangelici mi convincessero che non si deve pregare Maria e i Santi.
Avevo smesso perché a quella località è legata l’attesa di prodigi sensazionali:
sul monte delle apparizioni dovrebbe comparire un segno visibile a tutti,
bellissimo e indistruttibile. Io m’ero convinta che Dio non manda segni del
genere, non obbliga nessuno a credere. Eppure a me sono servite anche le
apparizioni di Medjugorje. Sui siti evangelici leggo che è il diavolo che provoca
queste apparizioni. Da qualche parte ho letto anche che il diavolo è colui che
vuole fare sempre il male e invece fa sempre il bene. Certo è un aforisma
piuttosto esagerato, nato probabilmente in quegli ambienti, in cui si pensa che
Gesù alla fine salverà tutti, però è vero che Dio sa trarre il bene anche dal
male
È stato proprio nel periodo in cui credevo alle
apparizioni di Medjugorje che ho imparato a pregare di più. Andavo a messa tutti
i giorni e mi sono comprata il messale per seguire meglio le letture bibliche in
chiesa e per prepararmele a casa quando dovevo leggerle io. Sul messale c’erano
dei commenti che mi facevano riflettere. Nella mia parrocchia s’era costituito
un gruppo di preghiera che diceva il rosario dopo la messa e io ne facevo parte.
Sono nate tra di noi delle belle amicizie, ci aiutavamo l’un l’altro nel nostro
cammino.
Il rosario si diceva anche collettivamente, prima della
messa, però il nostro era qualcosa che univa il nostro gruppo, che favoriva la
nostra amicizia.
In quegli anni ho imparato ad abbandonarmi a Dio
totalmente, a dirgli non solo: «Fammi compiere la tua volontà», ma anche:
«Disponi totalmente di me, di tutto ciò che sono e di tutto ciò che ho,
perché si compia in me la tua volontà».
È stato allora che ho avuto le vittorie spirituali
più grandi, che mi sono liberata maggiormente dai sentimenti negativi, che ho
acquisito la fiducia in Dio più grande, la gioia più grande, la libertà più
grande. Allora ero convinta davvero che in me fosse morto l’uomo vecchio (la
donna vecchia), d’essere diventata una nuova creatura. Poi, però, sono venuti tempi più difficili, e
sono venuti non molto tempo fa. Non è stata la mia conversione alla fede
evangelica a provocare questo cambiamento: è avvenuto prima, però è durato anche
dopo la mia conversione. Io non ero cambiata in senso più negativo, ma le
circostanze erano diventate più difficili: mi capitava di trovarmi in certe
situazioni, in cui avrei dovuto scegliere il male minore, e probabilmente a
volte, invece di scegliere il male minore, ho scelto quello che mi faceva meno
paura. Io non mi sentivo più libera come prima e, vedendo le difficoltà che
avevo a far fronte ai problemi morali, la mia autostima era scesa molto: avevo
la
depressione.
Ora mi sono ripresa abbastanza, però mi sembra che la
fiducia d’essere nati di nuovo dipenda anche dal nostro equilibrio personale: se
uno ha disgusto di sé stesso, gli pare che anche Dio debba essere disgustato. Io non ho voluto prendere antidepressivi: ho poca
fiducia nelle medicine. Non me la sono sentita neanche di continuare a parlare
di problemi religiosi e morali con una psicologa, da cui sono andata una volta,
ma poi non sono tornata.
Sono, in questi giorni, abbastanza di buon umore. Certi
problemi della mia famiglia, di cui risentivo, si sono in buona parte appianati.
Nella mia nuova Chiesa probabilmente troverò aiuto. Se
non sono già salvata, ho fiducia che Dio mi condurrà sulla
strada della salvezza. A Dio sia gloria; e grazie a tutti coloro che mi hanno
aiutata, cattolici ed evangelici.
Al diavolo no, perché, se mi ha fatto del bene, lo ha
fatto per sbaglio.
2. Vorrei dire qualcosa anche a Raffaele Minimi.
[►
Qui] Quello che ha detto lui, che la Chiesa è superiore alla Bibbia,
non fa parte della dottrina ufficiale della Chiesa Cattolica Romana. Penso
proprio che nessun vescovo approverebbe questa affermazione. Il «Catechismo
della Chiesa Cattolica» recita come segue nel capitolo secondo: «85. L’ufficio
d’interpretare autenticamente la parola di Dio scritta o trasmessa è stato
affidato al solo Magistero vivente della Chiesa, la cui autorità è esercitata
nel nome di Gesù Cristo, cioè ai vescovi in comunione con il successore di
Pietro, il vescovo di Roma».
«86. Questo magistero, però,
non è al di sopra della parola di Dio,
ma la serve, insegnando soltanto
ciò che è stato trasmesso...».
Non so se Lefebvre ha insegnato diversamente... Saluti a tutti
3. {Nicola
Martella}
▲
Alcuni si aspettano che chi si avvicina a Cristo, usi un
linguaggio usuale al proprio contenitore culturale d’appartenenza.
Fiorina Pistone usa sincerità e onestà intellettuale per illustrare il suo
cammino nella verità biblica. Facendo ciò, usa il suo proprio linguaggio e narra
la sua storia. In tale cammino ho dovuto pensare a
Cornelio, il quale era un uomo «pio e temente Dio con tutta la sua
casa, e faceva molte elemosine al popolo e pregava Dio del continuo» (At
10,2). Di lui fu data la testimonianza che era un «uomo giusto e temente Dio,
e del quale rende buona testimonianza tutta la nazione dei Giudei» (v. 22).
A Cornelio Dio si è mostrato a modo suo e secondo il suo arbitrio, usando
Pietro. Eppure, Cornelio, avendo zelo per il Signore, ma senza conoscenza,
quando vide Pietro, «venutogli incontro, gli si gettò ai piedi, e l’adorò»
(v. 25), cosa che l’apostolo rifiutò vigorosamente e prontamente. Tale incidente
di percorso, non impedì a Piero di annunciare a lui e agli altri l’Evangelo (vv.
34-43) e a questi ultimi di accettare Gesù quale Salvatore e Signore e di essere
«battezzati nel nome di Gesù Cristo» (vv. 44-48). L’evangelichese è un gergo cultural-religioso,
non per forza una necessità. Anche Paolo adattò il suo messaggio alla cultura
dei suoi interlocutori (1 Cor 9,19ss). Ognuno parla come mangia; perciò descrive
le cose come sa fare. L’importante è che, di là dai contenitori culturali, la «sostanza
biblica» ci sia. L’importante è essersi «convertiti dagli idoli a Dio per
servire al Dio vivente e vero, e per aspettare dai cieli il suo Figlio, il quale
Egli ha risuscitato dai morti: cioè, Gesù che ci libera dall’ira a venire»
(1 Ts 1,9s). Poi la rigenerazione è affare dello Spirito Santo in chi crede.
Fiorina ha detto a Dio: «Disponi totalmente di me, di tutto ciò che sono
e di tutto ciò che ho, perché si compia in me la tua volontà». Lei è certamente
nella salvezza, avendo Gesù quale unico Salvatore e Signore della sua vita,
unico Mediatore e Garante della sua redenzione. Quindi, non è lei che deve
garantire la propria sicurezza di salvezza; ci pensa già Cristo.
È il frutto che
mostra l’albero (Mt 7,16ss), non il gergo religioso. Il suggello di Dio ha
due facce: «Ma pure il solido fondamento di Dio rimane fermo, portando questo
sigillo: “Il Signore conosce quelli che son suoi”; e: “Si ritragga dall’iniquità
chiunque nomina il nome del Signore”» (2 Tm 2,19). Dio salva per grazia
mediante la fede (Rm 5,2; Ef 2,8). Inoltre c’è il convincimento interiore dello
Spirito Santo mediante la parola di Dio: «Voi avete ricevuto lo Spirito
d’adozione, per il quale gridiamo: “Abba! Padre!”. Lo Spirito stesso attesta
insieme col nostro spirito, che siamo figli di Dio» (Rm 8,15s). Confido
che Fiorina, di là dai linguaggi cultural-religiosi, abbia realizzato proprio
tutto ciò, senza se e senza ma.
4. {Guerino De
Masi}
▲
Cara Fiorina, non metto in dubbio la sua salvezza, e se così invece è, m’associo
alla sua fiducia che Dio la condurrà sulla strada della salvezza. Nicola fa riferimento a un «evangelichese», che
probabilmente «noi» siamo abituati a utilizzare nei nostri dialoghi. Cercherò
dunque d’essere il più schietto possibile compatibilmente con le mie limitate
capacità. Il mio precedente intervento voleva sollevare la necessità che nelle
nostre testimonianze fosse maggiormente inciso ed evidenziato quanto il
Signore ha fatto nella nostra vita in rapporto a noi peccatori che nella sua
misericordia ha voluto strappare dalla perdizione. Osservo che lei non aveva ancora di più da dire, in
quanto per certi aspetti la sua testimonianza è prematura. Più avanti ancora,
lei dice di non aver avvertito in lei una sovrabbondanza di gioia (!) e che la
sua conversione alla fede evangelica non l’ha per ora fondamentalmente cambiata.
Confessa comunque d’essere stata indotta a compiere errori e di conseguenza,
aver indotto altri in questi errori. Ebbene, cara Fiorina, questo è un aspetto
che nell’evangelichese chiameremo «ravvedimento» e confessione dei propri
peccati. La sua nuova vita, s’evince dalle sue affermazioni come:
■ Avevo smesso di crederci
■ Ero convinta che Dio non obbliga nessuno a credere. ■ Abbandonarmi a Dio
■ Fammi compiere la tua volontà. ■ Disponi totalmente di me, di tutto ciò che sono e di
tutto ciò che ho, perché si compia in me la tua volontà
Ma se questa convinzione della «nuova nascita» non è sentita in lei, non
l’abbinerei alla frequentazione o meno d’una chiesa evangelica e della speranza
d’una migliore conoscenza e convinzione. Il neonato non si preoccupa del
come spiegare che è nato. Manifesta semplicemente la sua «nuova» vita con il
bisogno d’essere nutrito, coccolato, curato e amato. In primo luogo, sono i
genitori che si rallegrano della sua nascita! Le pare?
Anche io ho piena fiducia che il Signore completerà
l’opera sua in lei, cara Fiorina. Spero di poter presto leggere di ciò che lei
ha sperimentato del perdono, che Dio le ha offerto in Cristo Gesù, della sua
speranza e certezza della grazia ricevuta e della pace siglata con Dio con il
sangue preziosissimo del Signore Gesù. Dio la benedica.
{07-02-2010}
5. {Paolo Elia}
▲
Nota redazionale: Questo catechista cattolico con simpatie carismatiche non
ha proprio il dono di stare al tema e di essere sintetico. Il suo contributo va
ben oltre quanto affermato da Fiorina nella sua testimonianza. Il suo non è un
contributo, ma un’enciclopedia. Metto qui dapprima la parte generale, a cui
Fiorina ha risposto. Metterò le altre parti (papa,
Maria, Salvati per grazia o per opere, ecc.) qui o altrove, se ella
risponderà a esse. Ecco la prima parte del suo contributo.
Fiorina, considero
del tutto positivo che tu non abbia scritto la parola conversione, né è
stata messa la parola nel titolo. Credo che un cammino spirituale di questo tipo
non sia una «conversione» ma un completamento (naturalmente lo posso credere
anche per coloro che fanno il cammino inverso, verso il cattolicesimo).
Per essere esatti, infatti, la conversione, come ci è richiesta dal Vangelo, è
una evento continuo in un cammino spirituale in Cristo Gesù.
Inoltre ho ammirato la serenità del tuo itinerario spirituale, a cui auguro un
sempre maggior e vivo incontro personale con Gesù sino alla completa
divinizzazione.
Naturalmente essendo io cattolico e volendolo rimanere, dopo molta preghiera e
studio biblico, anzi dopo aver fatto un cammino diverso dal tuo, come credo sia
naturale ho qualcosa da eccepire.
Ovviamente non ho nulla da eccepire che tu ti proclami evangelica: quello che
invece mi rincresce è che ti fondi su parecchie inesattezze sul cattolicesimo
e sulla sua pratica.
Una cosa per esempio che mi stupisce nel tuo intervento è lo stupore della
cattiva pratica di cattolici che tu conosci: ne conosco anch’io, preti e
laici e forse anche vescovi: ma sembra che solo fra i cattolici ci siano
credenti diciamo scarsi. Sapessi quanto mi rode questo fenomeno (a cui cerco di
mettere riparo con la mia testimonianza di vita e della Parola). Quanta fede di
cattolici è rimasta al catechismo da bambini: una fede infantile in un adulto...
Un’altra cosa che ho visto che ti ha scandalizzato è che a volte, giustamente,
le credenze cattoliche non sono sempre semplici da capire e, come dici tu
ciò distrae «da concetti essenziali della fede cristiana».
Obiezione assai singolare e che se ricordi toccava già i primi cristiani se san
Pietro, per esempio, si sente di tornarci sopra su quanto e come scrive san
Paolo (verso la fine della seconda lettera) dopo aver ricordato altre difficoltà
(per esempio sempre nella seconda lettera 1,20-21 ecc.).
La tua è una giusta osservazione, ma questa è una cosa oggettiva che anche tanti
eretici
hanno lamentato, semplificando e togliendo cose essenziali. Ma la Trinità è
facile? e l’Incarnazione del Verbo? e il problema del male? Ecc. e
l’infantilismo di tanti adulti? (Ma il Grande Fratello che spopola gli ascolti,
e Sanremo, ecc. ecc.). {3 febbraio 2010}
6. {Fiorina
Pistone}
▲
Nota redazionale: Come preannunciato, il contributo di Paolo Elia
e la risposta di Fiorina Pistone si trovano anche all'inizio del seguente
confronto completo: «Il
catechista cattolico e la neo-evangelica».
Caro Paolo, con
piacere rispondo alle tue domande, come mi è possibile. Ho visto che Nicola Martella ti ha già fatto osservazione sull’uso della parola
«divinizzazione» con riferimento agli esseri umani, nel corso del
dibattito «Lo Spirito Santo è un’individualità personale? Parliamone 1 » (11°
contributo). Forse in quel caso io, probabilmente a torto, non avrei detto
nulla; ma ora che parli di «completa divinizzazione», trovo il concetto
veramente esagerato. Nella New Age si dice che l’anima umana è una parte di Dio
stesso.
Mi pare che questi concetti s’assimilino facilmente attraverso la televisione o
il cinema, perché sono discorsi di moda, ma che non hanno niente a che fare con
il cristianesimo. Nella New Age si dice, infatti, che l’anima umana fa parte di
Dio, confondendo la creatura con il Creatore.
Quello che mi disturba nel Cattolicesimo non è che le credenze cattoliche
non sono sempre facili da capire. Tu hai ragione a dire che anche la Trinità,
l’incarnazione del Verbo e il problema del male sono cose molto difficili da
intendere; difatti non le intendiamo, ma ai primi due misteri crediamo per fede,
mentre il terzo, che è un enorme dramma, cerchiamo di risolverlo alla luce della
nostra fede cristiana, che c’indica in Gesù il nostro Salvatore.
La Trinità, l’incarnazione del Verbo e il problema della salvezza sono concetti
biblici, che un cristiano non può fare a meno di prendere in considerazione
senza rinunciare al proprio cristianesimo; diversamente da ciò, però, le
credenze mariologiche
— come l’immacolata concezione, l’assenza di peccato in Maria e la sua
assunzione al cielo — a me sono sempre apparse (con mio tormento, perché come
cattolica avrei dovuto crederci e non potevo) come una inutile zavorra. In
questo campo ciò che è inutile, è anche dannoso.
Nicola Martella mi ha anche insegnato a prendere in considerazione il libro dei
Proverbi, dove dice: «Ogni parola di Dio è provata al fuoco;
egli è
uno scudo per chi ricorre a lui. Non aggiungere nulla alle sue parole, perché
egli non ti riprenda e tu sia trovato bugiardo» (Proverbi 30,5-6).
Attenzione! Quando la Scrittura, in casi del genere, parla di «essere
bugiardi» non intende le bugie quotidiane che quasi tutti dicono, magari per
evitare una brutta figura, ma un vero tradimento della verità biblica in quanto
suprema Verità e Parola di Dio. Il menzognero per eccellenza è stato il
demonio, che ha ingannato Adamo e Eva inducendoli a ribellarsi a Dio. Quella
del demonio è la menzogna che uccide l’uomo, inducendolo al peccato. Di lui
infatti Gesù dice in Giovanni 8,44: «Egli è stato omicida fin dal principio e
non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il
falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna». Non
possiamo associarci all’azione omicida del demonio.
{6 febbraio 2010}
7. {Nicola
Martella}
▲
La prima cosa che
mi ha colpito nuovamente nel linguaggio del catechista cattolico Paolo Elia, è
il fatto che usa una terminologia tipica delle religioni orientali e
dell’esoterismo occidentale in veste cristianizzata: «cammino spirituale»,
«itinerario spirituale» e «completa divinizzazione». Un seguace della New
Age non potrebbe fare meglio. Non è un caso che Paolo Elia sia un simpatizzante
del movimento carismatico cattolico, in cui si fondono le spiritualità d’Oriente
e d’Occidente di diversa provenienza. Nell’esoterismo di tutti i colori il
monismo e il panteismo sono dottrine fondanti e l’obiettivo è che la creatura
che si fonda con Creatore, diventando egli stesso «dio». È l’antica gnosi che
trae la sua origine da Genesi 3 e dalla proposta del «Serpente antico». Avendo
già risposto a tale concezione di Paolo Elia riguardo ella divinizzazione
dell’uomo, rimando a tale luogo: «Lo
Spirito Santo è un’individualità personale? Parliamone 1».
Per l’approfondimento di tale linguaggio e di tali contenuti gnostici si veda in
Nicola Martella,
La lieve danza delle tenebre (Veritas, Roma 1992), nel lungo articolo «La dottrina occulta e la Bibbia», le
sezioni: «IV. L’uomo», pp. 396ss; «VI. La salvezza», pp. 399-402. Sulla New Age
si veda in Nicola Martella, Dizionario delle medicine alternative,
Malattia e guarigione 2 (Punto°A°Croce, Roma 2003), l’articolo «New
Age e medicina», p. 345; si vedano qui gli altri articoli suggeriti
sull’esoterismo.
Dal mio vocabolario ho tolto termini come «setta» ed «eretico»;
preferisco fare un'esegesi contestuale e confrontarmi nel merito, invece di
appiccicare etichette discutibili a coloro che non la pensano come me. Quindi,
una nomenclatura del genere mi disturba anche in bocca agli altri. E mi
meraviglia tale uso da parte del catechista cattolico Paolo Elia, pur usando lui
un linguaggio misticheggiante, tipico della spiritualità esoterica d’Oriente e
d’Occidente.
8. {Fiorina
Pistone}
▲
Caro Nicola, volevo
dirti che forse hai fatto un’osservazione negativa più del necessario a
Paolo Elia. Davvero pensi che espressioni come «cammino spirituale» e
«itinerario spirituale» siano da mettere al bando da parte d’un cristiano,
perché «provenienti dalla terminologia tipica delle religioni orientali e
dell’esoterismo occidentale in veste cristianizzata?».
A me queste espressioni non suonano strane. Credo d’averle trovate molte volte
in scritti a carattere biografico che si riferivano a qualche pensatore o
scrittore cristiano. Anzi, forse anch’io ho usato, almeno una volta, una di
queste espressioni. Se un giovane impara, per esempio, a pregare in modo sempre
più generoso, facendo suppliche non solo per sé stesso e per i suoi genitori,
per i suoi amici, ma per tutti gli uomini, non è un cammino spirituale,
contrapposto a quello materiale, che facciamo con le nostre gambe per
raggiungere qualche località? In ogni caso, come sostituire queste espressioni?
[...] Penso che queste cose siano
per te molto evidenti di per sé, ma devi essere piuttosto stanco e te le lasci
sfuggire: riguardati... {12 febbraio 2010}
9. {Nicola
Martella}
▲
Cara Fiorina, io
cerco sempre di misurare le mie parole, anche verso chi non è d’accordo
con me. Mi accorgo che hai tolto le espressioni «cammino spirituale» e
«itinerario spirituale» dal loro contesto, attribuendomi così un pensiero che
non volevo esprimere. La frase intera recita: Egli «usa
una terminologia tipica delle religioni orientali e dell’esoterismo occidentale
in veste cristianizzata: “cammino spirituale”, “itinerario spirituale” e “completa
divinizzazione”». Se noti, i lemmi dopo il doppio punto sono tre e quello in
grassetto è l’ultimo; perciò i primi due sono in funzione dell’ultimo,
intendendo il «cammino spirituale e itinerario spirituale, che portano
alla completa divinizzazione dell’uomo»,
secondo la logica dello spiritualismo gnostico, esoterico e affini
cristianizzati. Nelle dottrine di tali concezioni (monismo, panteismo) si
intende che «l’iniziato» comincia un cammino, al cui culmine c’è la
divinizzazione dell’uomo, intesa come auto-redenzione e fusione della creatura
col divino.
Le espressioni «cammino spirituale» e «itinerario spirituale» fuori di tale
contesto sono accettabili, se si intende il cammino che il credente rigenerato
(quindi salvato e riscattato) fa nella santificazione (non per
divinizzarsi!). Certo né il termine «cammino» né «itinerario» si trovano nel NT
in senso spirituale, ma l’idea chiaramente c’è, ad esempio, quando ci viene
suggerito di aggiungere una qualità spirituale a un’altra (2 Pt 1,5ss). Il
cammino biblico non è tanto connesso a un percorso spirituale particolare
fatto a tappe, quanto alla coerente condotta di vita in sintonia con il patto
del Signore. Già di Zaccaria e sua moglie Elisabetta è scritto che «erano
ambedue giusti nel cospetto di Dio, camminando irreprensibili in tutti i
comandamenti e precetti del Signore» (Lc 1,5s). Nel proprio «itinerario di
vita» si può camminare secondo la carne o l’uomo (1 Cor 3,3) o, al contrario,
secondo lo Spirito (Gal 5,16), nell’amore (Ef 5,2) e uniti a Cristo (Col 2,6).
Tutto ciò, però, non ha a che fare con «stadi di spiritualità», come avviene
nelle iniziazioni gnostiche ed esoteriche. È scritto che la chiesa al tempo
degli apostoli «aveva pace, essendo edificata; e camminando nel timor del
Signore e nella consolazione dello Spirito Santo, moltiplicava» (At 9,31).
Ci viene ingiunto quanto segue: «Poiché dunque abbiamo queste promesse,
diletti, purifichiamoci d’ogni contaminazione di carne e di spirito, compiendo
la nostra santificazione nel timor di Dio» (2 Cor 7,1). Questo è un compito
continuo di chi è stato già rigenerato e salvato.
10. {Annamaria
Mazzari}
▲
Vorrei aggiungere
qualche obiezione alla risposta che Guerino De Masi ha dato alla testimonianza
di Fiorina Pistone riguardo alla salvezza, cioè alla scoperta che una persona
dovrebbe fare quando si converte. È vero quanto afferma Guerino: il fulcro della
conversione sta nell’aver compreso la salvezza personale in Cristo; ma per un
cattolico, le prime cose che avverte e che lo portano a essere critico sono
certe dottrine: la devozione a Maria, i santi, il papato, pregare per i morti,
chiedere la loro intercessione ecc. Un cattolico, all’inizio della sua
conversione, è critico nei confronti delle dottrine della sua chiesa; il
problema della salvezza generalmente non se lo pone, perché sa d’avere i
sacramenti come mezzi di salvezza e questi per lui non si mettono in
discussione. Il cattolico sa benissimo che Gesù è morto per salvarci, ma non può
comprendere quel rapporto personale che s’instaura fra Cristo e l’uomo, quando
quest’ultimo nasce di nuovo, tantomeno avverte la certezza della salvezza.
Per la mia esperienza, mi rendo conto che questo processo accade quasi sempre
nei cattolici che cercano la Verità. Solo in seguito, quando si comprende
l’opera meravigliosa che Gesù compie nella tua vita, tutti i problemi dottrinali
cessano, non hanno più alcuna importanza perché si è scoperto la perla preziosa.
Un caro saluto… {14 febbraio 2010}
11. {Guerino De
Masi}
▲
Nota redazionale:
Guerino De Masi risponde qui alle rimostranze di Annamaria Mazzari [►
10.] che a sua
volta, gli aveva fatto qualche appunto relativamente al suo primo contributo. [►
1.]
La mia
perplessità, con il mio primo intervento, è che le testimonianze di fede,
che comunichiamo, spesso mancano di quell’elemento, per me indispensabile, che
rende onore al Signore per la nostra salvezza dal peccato e dalla morte, che
Gesù ci ha donato sostituendoci nella condanna. Questo, a mio modesto parere,
mancava nel suo scritto, ma lo stesso problema si pone per una persona che
«nasce» in una famiglia evangelica. Nel senso che spesso nelle testimonianze
individuali l’accento viene messo su altre cose che, se non esulano, perlomeno
non sono il «fulcro» del racconto d’una conversione. Ora, la testimonianza, per
essere tale, deve testimoniare del cambiamento di vita, di prospettiva, di
speranza nonché del sottolineare l’opera compiuta al nostro posto da Signore
Gesù.
La mia esperienza dal cattolicesimo è certamente meno marcata di quella di
Fiorina in quanto sono stato toccato dall’Evangelo all’età di sedici anni. Nella
mia primissima gioventù ero cattolico praticante e servivo messa ben due volte
alla domenica. Abitavo allora in un paesino di montagna del sud-est della
Francia. Sono stato cresimato dal vescovo di Grenoble, a cui ho fatto da
chierico servendo messa! Non dimentico la sua frase ironica quando gli reggevo
il «bastone» (si dice?): «Mi vuoi sostituire?».
Tuttavia ho la
testimonianza d’una cara donna, Maria Viola, che non è più tra noi, a cui
per alcuni anni abbiamo presentato il Vangelo, avendo degli incontri in casa sua
ogni lunedì sera per studiare la Parola di Dio. Dopo un anno circa, prima del
nostro incontro settimanale, mi disse: «Guerino, dimmi se sbaglio. Ho deciso di
non pregare più per i “miei” morti perché dalla lettura, che faccio della
Bibbia, trovo che questo non è bene, anche se ho promesso solennemente ad alcune
mie care in punto di morte che avrei pregato per loro tutti i giorni. Leggo
nella Bibbia (e la sua era oramai visibilmente consumata) che Gesù è il nostro
avvocato e che le nostre preghiere devono essere rivolte al Padre soltanto nel
nome di Gesù. La storia del ricco e del povero Lazzaro narrata da Gesù (Luca
16,19-31) mi fa capire che non si deve pregare per i morti». Questa cara sorella
morì poco tempo dopo, durante le sue faccende domestiche, nella sua cucina. Il
figlio la trovò lì al rientro dal lavoro.
Ecco, questo era sicuramente uno dei suoi problemi che, come dice Lei,
preoccupano inizialmente un cattolico che si converte. Ma non ho mai insistito o
fatto leva sulle differenze dottrinali fra credenti biblici, evangelici e
cattolici. La mia preoccupazione era quella di presentare il messaggio che
salva, quello del Vangelo del nostro Signore Gesù Cristo. Il figlio maggiore,
che era anche un mio collega di lavoro, sua moglie e il figlio hanno anche loro
dato la loro vita al Signore e ora sono membri attivi in una chiesa evangelica
della Brianza. Gloria a Dio.
Ovviamente, sto parlando di persone che nella loro ricerca del Signore io ho
avuto il privilegio e l’onore di seguire per alcuni anni. Mi rendo conto che è
diversa
l’esperienza d’un cattolico che, rimanendo nella chiesa, scopre passo dopo
passo la meraviglia della Parola di Dio e il suo messaggio di salvezza. Faccio
comunque fatica a pensare che continuino ad appoggiarsi ai «sacramenti» per la
loro salvezza. La lettura sincera e semplice della Bibbia non mette dubbi sulla
salvezza offerta per grazia mediante la fede (Ef 2,8).
In ogni modo, chi per una via, chi per un’esperienza, chi per l’ascolto d’una
predicazione della Parola, l’importante è che si «diventi» dei figli di
Dio, ricevendo Gesù come personale Salvatore, per essere anche il nostro Signore
! Dio La benedica. {14 febbraio 2010}
12. {}
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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-Diventata_evangelica2_R56.htm
08-02-2010; Aggiornamento: 04-03-2010 |