Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Escatologia 1

 

Cattolicesimo

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Norme di fair-play

 

 

Questa opera contiene senz’altro alcune novità. Leggendo i brani escatologici della Bibbia sorgono vari interrogativi, ad esempio i seguenti:
■ I credenti, quando muoiono, vanno in cielo o in paradiso?
■ I morti nell’aldilà sono solo inattivi o anche incoscienti?
■ I bimbi morti dove vanno?
■ Se nessuno sa il giorno e l’ora dell’avvento del Messia, perché diversi cristiani hanno fatto predizioni circostanziate per il loro futuro imminente?
■ Qual è la differenza fra escatologia e utopia?
■ In che cosa si differenzia la speranza biblica dalla speranza secolarizzata di alcuni marxisti?
■ Il «rapimento» precederà o seguirà la tribolazione finale?
■ Quando risusciteranno i credenti dell’AT?
■ Il regno millenario è concreto o solo spirituale?
■ Durante il suo regno futuro col Messia regnerà sono Israele o anche la chiesa?
■ Nella nuova creazione i credenti abiteranno in cielo o sulla nuova terra?
■ Lo stagno di fuoco esisterà per sempre?
■ I morti si riconoscono nell’aldilà?
■ Non sarà noioso vivere nel nuovo mondo?
■ Ci sarà il tempo nel nuovo mondo?
■ Ci sarà il matrimonio nel nuovo mondo?
■ Eccetera...

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

Escatologia 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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L’ARROGANZA VATICANA? PARLIAMONE

 

 a cura di Nicola Martella

 

Nell'articolo «L’arroganza della chiesa di Roma l'autore ha analizzato alla luce della sacra Scrittura la  quinta parte di un documento vaticano, la quale porta il titolo «Risposte a quesiti riguardanti alcuni aspetti circa la dottrina sulla Chiesa». Avevamo annunciato che il contenuto di tale risposta avrebbe certamente sollevato infuocate discussioni fra teologi e cocenti proteste da parte delle altre Chiese cristiane. Così è stato. Ma anche fra tanti cattolici in Italia e all'estero si è alzata la protesta. Le reazioni dei lettori ci hanno spinto ad aprire questo tema di discussione.

 

     Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre esperienze, idee e opinioni?

Partecipate alla discussione inviando i vostri contributi al Webmaster (E-mail)

I contributi sul tema

(I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori.

I contributi attivi hanno uno sfondo bianco)

 

 

1. Mauro_tas (Genova)

2. Nicola Martella

3. Roberto Mazzeschi

4. Franco Barbero

5. Mauro_tas (Genova)

6. Nicola Martella

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Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. {Mauro_tas (Genova)}

 

Di chi è la vera arroganza?

 

Dico la verità, non mi aspettavo un attacco così cattivo e «arrabbiato» da parte di Nicola. Il documento in questione non dice nulla di nuovo e soprattutto di mai sottaciuto o abiurato dalla Chiesa.

     Forse che Nicola o qualche altro fratello protestante ha mai sentito un cattolico dichiarare di non credere nella reale presenza di Cristo nell’Eucarestia o che il Papa non sia il successore di Pietro o cose simili? Non credo proprio.

     Quello che mi è piaciuto di meno è stata l’accusa che la Chiesa usa il dialogo ecumenico come subdola tattica per avvicinare fedeli e poi imporgli il «dominio» di Roma.

     Vorrei chiedere a Nicola se crede forse che il risultato che ci si aspetta da un dialogo di questo tipo debba forse essere una «verità mediata» ovvero frutto di un compromesso politico che permetta a tutti di essere soddisfatti.

     No, una verità del genere non mi convince, e si avvicinerebbe troppo al pensiero relativistico che Papa Benedetto XVI ha ben spiegato quanto sia contraddittorio e deleterio per l’umanità. Penso che il dialogo serva se permette di avvicinarci all’unica verità che è Cristo.

     Che ciascuno quindi illustri senza «vergogna» le proprie tesi e se ne discuta, se si è capaci di farlo senza offendere, senza prendersi in giro e soprattutto senza essere così suscettibili da essere presi per pretestuosi.

     Da parte mia spero nella buona fede dei fratelli protestanti, tanto più che nei secoli passati sono stati compiuti abomini nel nome di Dio sia da cattolici che da protestanti, per cui davanti al Signore partiamo tutti dallo stesso livello cioè dall’essere peccatori. Dio ci benedica. {http://it.groups.yahoo.com/group/lepecorelledigesu; 13-07-07}

 

 

2. {Nicola Martella}

 

Il «corpo di Cristo» è più vasto di una chiesa particolare

 

«Se uno patisce come cristiano, non se ne vergogni, ma glorifichi Dio portando questo nome» (1 Pt 4,16).

 

Ringrazio Mauro per avermi fatto presente le tue reazioni al mio articolo. Mi meraviglio comunque che dopo una mia trattazione biblica così lunga, Mauro parli di un mio presunto inaspettato «attacco così cattivo e “arrabbiato”». Su questo sito ho cercato di non trattare finora la «questione cattolico-romana», ma tali dichiarazioni vaticane mi hanno profondamente turbato, insieme a tantissimi cristiani (cattolici e non) nel mondo. Nel mio articolo non ho parlato di cose marginali, su cui si può divergere e discutere, né ho preteso che la gerarchia vaticana la pensi diversamente su tali questioni. Ho fatto un’analisi storica e biblica di alcune pretese fondamentali della gerarchia vaticana, con cui impone la sua superiorità su milioni di credenti nel mondo (cattolici e non) che non concordano con quella che proprio un prete chiama «papolatria». La verità è, quindi, quella che la curia vaticana si è presa il lusso di dare pagelle e voti di «ecclesialità» agli altri cristiani, sebbene Uno solo sia il Giudice e Sovrano, dinanzi a cui tutti devono rendere conto: Dio Padre, il quale ha dato ogni autorità al suo Messia Gesù, nostro Signore.

     La protesta non è stata solo degli evangelici e non solo delle altre denominazioni non cattolico-romane, ma appunto anche di moltissimi cattolici in Italia e all’estero che non si identificano con le posizioni vaticane. Basta leggere gli articoli sui blog delle «chiese (o cristiani) di base» (anch’essi cattolici) o la stampa cattolica all’estero. Solo in Italia c’è questa stretta identificazione del cattolicesimo col «cattolicesimo romano» (ossia vaticano), all’estero ciò non è scontato. Chi vorrà dare loro una pagella di minore «cattolicità»?

     Una cosa è il «pensiero relativistico» riguardo alla dottrina biblica (ossia l’Evangelo, secondo cui Gesù è il Cristo, quindi unico Signore e Salvatore) e all’etica biblica, altra cosa è l’integralismo religioso del Vaticano che si arroga d’essere «l’unica chiesa». Il NT conosce un solo assoluto e una sola verità: Gesù quale Messia, Figlio di Dio e unico Mediatore fra Dio e gli uomini. È la piena identificazione con Lui nella sua morte, nella sua risurrezione e nel suo prossimo ritorno che fa la differenza: ciò rende parte della chiesa di Cristo, l’assemblea messianica. È ciò che afferma la Parola di Dio a essere ingiuntivo, non ciò che afferma una chiesa particolare, qualunque essa sia.

     Quanto alla «suscettibilità», di cui parla Mauro, si metta nei panni di chi si sente dire di non avere diritto a definirsi in base a ciò che afferma la sacra Scrittura, ossia nei confronti di Cristo, ma che deve usare come livella e metro di misura ciò che il magistero di una chiesa particolare afferma! La Bibbia afferma che chi è unito a Cristo nella sua morte e nella sua risurrezione, è parte del suo corpo, che è la chiesa (l’assemblea del Messia). «Ed egli è il capo del corpo, cioè della chiesa» (Col 1,18). «Cristo è capo della chiesa, egli, che è il Salvatore del corpo» (Ef 5,23). «Noi siamo dunque stati con lui seppelliti mediante l’immersione nella sua morte, affinché, come Cristo è risuscitato dai morti mediante la gloria del Padre, così anche noi camminassimo in novità di vita. Perché, se siamo divenuti una stessa cosa con lui per una morte somigliante alla sua, lo saremo anche per una risurrezione simile alla sua» (Rm 6,4s).

     Tralascio di fare una lunga lista sull’inquisizione e sugli abomini compiuti nel nome di Dio, a cui Mauro accenna; chiunque li abbia commessi, non ha conosciuto veramente Dio: «Chi commette il peccato è dal diavolo» (1 Gv 3,8). Nel giudizio finale non vorrei essere nei panni di chi (chiunque esso sia e qualunque casacca denominazionale abbia portato) ha condannato a morte «in nome di Cristo» e ha ucciso altri cristiani per la loro dottrina. L’empietà non ha colore o denominazione né crea dispense particolari dinanzi al giudizio divino; ma è fuori dubbio che gli inquisitori si sono macchiati di infamanti delitti e hanno così infamato il buon nome di Cristo.

     Poi, non basta solo la «buona volontà», sempre necessaria al dialogo, ma ci vuole un ritorno sincero e umile alla Parola di Dio e al suo riconoscimento come unica verità rivelata e come unico giudice in questioni di dottrina e di morale. Tantissimi cattolici nel mondo stanno facendo proprio questo, spero che sarà possibile anche in Italia. Dio illumini loro e noi con la sua Parola mediante lo Spirito Santo.

 

 

3. {Roberto Mazzeschi, AEI}

 

Chi dà le patenti d’ecclesialità?

 

«Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti» (Gv 14,27).

 

Nessun cristiano dev’essere turbato dal recente documento della Congregazione per la Dottrina della fede della Chiesa cattolica che ribadisce il fatto che le chiese protestanti, tra le altre, non sono «chiesa» per il fatto di non essere unite alla Chiesa cattolico-romana. Si tratta d’un convincimento già ampiamente esposto dal magistero cattolico: ad esempio, dal Vaticano II (Lumen Gentium), e ribadito nella Dominus Iesus del 2000.

     Il punto non è la novità di questa visione, che può dare fastidio al movimento ecumenico, ma non ai credenti in Gesù Cristo. La questione in gioco è un’altra. Ed è questa: nessuna istituzione umana ha l’autorità di dare patenti d’ecclesialità ad altre. Questa prerogativa spetta a Gesù Cristo per mezzo dello Spirito Santo sulla base della Scrittura. In altre parole, la chiesa è stabilita dal Signore Gesù dove due o tre persone sono riunite nel Suo nome, dove la Sua Parola è annunciata integralmente, dove gli ordinamenti (battesimo e cena) sono amministrati fedelmente e dove il discepolato è vissuto in modo confessante. Quando ciò accade, è del tutto ininfluente che un’istituzione umana detti altri criteri auto-referenziali.

     Le chiese evangeliche rifiutano di considerarsi chiese di «serie B» perché la Chiesa romana le considera tali. Sanno che i conti si fanno con Dio, non con il papa e la gerarchia.

     In fondo, questo documento è più «romano» che «cattolico».

     Ma, chiediamoci, il genio del Cattolicesimo Romano non è proprio quello di tenere insieme il centralismo e l’universalità, spostando il pendolo ora di qua ora di là? L’Evangelo invita ogni persona e ogni chiesa a riformarsi continuamente alla luce della Parola di Dio, non a mantenere i propri equilibri malsani.

     Evidentemente, il Cattolicesimo tiene più a consolidare la propria identità che ad assecondare il soffio dello Spirito Santo. {www.alleanzaevangelica.org; 11-07-07}

 

 

4. {Franco Barbero}

 

Arroganza e oltre

 

A dire il vero, le sedici pagine dell’ultimo documento della Congregazione per lo spegnimento della fede o Sant’Uffizio non dicono nulla di sostanzialmente nuovo.

     Ciò che stupisce è il tono perentorio, assolutistico, che toglie il fiato. E non stupisce di meno questo continuo ribadire il primato dei cattolici, come già avvenne nel 2000 con il documento «Dominus Jesus».

     Dove sta allora la novità? C’è, eccome! Essa consiste nel fatto che si chiude ogni possibilità di vero dialogo con le altre chiese cristiane e si screditano tutte le elaborazioni teologiche che, anche sull’onda del Concilio avevano incoraggiato iniziative comuni come l’intercomunione, cioè la possibilità di celebrare insieme l’eucarestia tra cristiani di chiese diverse.

     Roma si è accorta che i gruppi ecumenici fanno crescere la libertà e la conoscenza delle Scritture rendendo i cattolici meno obbedienti.

     E così... ecco la mazzata: cari cattolici, tornate a casa e non mescolatevi con questi cristiani strani e carenti. Se obbedite al magistero, avete tutto e siete la vera chiesa...

     Penso che siamo giunti ben oltre l’arroganza. Siamo in pieno delirio di onnipotenza.

     Resta solo più un passo da compiere: io, papa Benedetto XVI, sono la verità in persona, un essere divino. Sarà il prossimo documento vaticano? {Fonte: «Riflessioni e commenti di don Franco Barbero»: http://donfrancobarbero.blogspot.com/2007/07/arroganza-e-oltre.html; 12-07-07}

 

 

5. {Mauro_tas (Genova)}

 

Scusa Nicola, l’aver dipinto il tuo post «quale attacco cattivo e arrabbiato» nasce dal fatto che oltre al non capire cosa hai trovato di nuovo nelle posizioni dichiarate dal documento, hai scelto un titolo decisamente forte, supportato per di più da una bella grafica con un titolone all’interno del post a grandi lettere rosse. Sul gruppo «Le Pecorelle di Gesù», tutto l’articolo non c’è, e se leggi quello che c’è scritto, puoi notare che ti sei fermato solo alle accuse: il lupo che cambia il pelo ma non il vizio... la carota e il bastone... Questo viene letto (almeno da me) come attacco cattivo e arrabbiato. Avessi riportato tutto il tuo articolo sul gruppo delle «Pecorelle di Gesù», forse la reazione non sarebbe stata la stessa.

     A questo punto non posso fare altro che invitare gli iscritti delle «Pecorelle di Gesù» a leggere per intero il tuo articolo su «Fede controcorrente» e allo stesso tempo, invitare tutti i lettori di «Fede controcorrente» a iscriversi e partecipare al gruppo delle «Pecorelle di Gesù».

     Purtroppo quando per dialogare ci sono di mezzo pagine web e non parole e incontri di persona, è facile non essere compresi bene o male interpretare quanto gli altri scrivono, quindi forse queste puntualizzazioni servono.

     Tornando all’argomento vorrei dire un piccolo pensiero. Penso realmente che sia lo Spirito Santo a guidare la Chiesa Cattolica (al di là dell’ormai noto detto che lo prova il fatto d’essere sopravvissuta agli uomini di Chiesa!), e credo che l’aver consolidato nei secoli la propria struttura, anche di potere, abbia permesso alla Chiesa cattolica di non doversi piegare più di tanto ai potenti che nei secoli si sono succeduti, come è stato ad esempio per la Chiesa d’Inghilterra, nata per volere d’un re, oppure per alcune Chiese ortodosse russe ai tempi dell’URSS che per poter sopravvivere si sono dovute piegare al volere politico. In quest’ottica ritengo che la fine del potere temporale della Chiesa Cattolica sia avvenuto proprio quando questo non aveva più ragione d’essere, liberando la Chiesa stessa da un giogo quanto mai pesante.

     Quale cattolico permettetemi di dire che onestamente, pur condividendo il documento, non mi sento affatto arrogante né tanto meno superiore a qualsiasi altra persona sia protestante che d’altra confessione o credo. Né la Chiesa incita a ritenersi tali, tutt’altro. È però importante conoscere, sapere cosa voglio dire quando recito «Credo nella Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica», se questo parole per me fossero vuote, senza senso, potrei evitare di dirmi cattolico.

     Permettetemi di terminare chiedendo a tutti, cattolici o protestanti, di pregare sempre di più. Quando siamo soli coi nostri cuori a tu per tu con il Signore, annulliamo ogni nostra divergenza e piccolezza di fronte all’immensità dell’Amore che ci sta davanti. Dio ci benedica. {17-07-07}

 

 

6. {Nicola Martella}

 

Premetto che questo scambio franco e sincero con Mauro mi è prezioso e ne sono grato al Signore.

     Come già detto, io sono in genere restio a scrivere di dogmatica, essendo un «biblista», ossia uno studioso d’esegesi, come documentano anche le mie pubblicazioni. Ciò che arriva al gruppo «Le Pecorelle di Gesù» è un invito alla lettura dell’intero articolo, che si trova però sul mio sito «Fede controcorrente». Capisco il tuo disguido, dovuto al fatto di non aver letto l’intero articolo prima del tuo ultimo contributo. Come avrai potuto notare, la mia argomentazione è di natura storica (storia della religione) e biblica (esegetica). Certamente, per evidenziare quanto tu dici, si scopre che le persone sono in genere migliori delle idee che professano, quando si parlano e dialogano. E penso che, quando due persone affermano di avere il Messia-Re Gesù in comune, l’unico Signore, Salvatore e Mediatore fra Dio e gli uomini, hanno le migliori prospettive per parlarsi, confrontarsi e capirsi, nel rispetto delle opinioni particolari dell’altro. Certo la speranza di un «biblista» è che la Bibbia sia l’unico fondamento per un confronto vero, onesto e sincero fra i cristiani.

 

Un’analisi storica di parte

     Alle analisi storiche (pur sempre opinabili, dati i punti di vista) preferisco l’analisi biblica, che è chiara e incontrovertibile, se basata su una corretta esegesi. Le affermazioni di Mauro mi costringono a fare prima delle obiezioni e osservazioni alle sue tesi storiciste e confessionali.

     La tua analisi storica sulla chiesa cattolica romana (sebbene tu scriva impropriamente solo «Chiesa Cattolica», che significa «chiesa universale», caratterizzando tutte le chiese!), può essere letta in tanti modi. A me personalmente non convince. Ti ricordo il vescovo di Roma ad Avignone, piegato ai voleri dei re di Francia. Ti ricordo papi vissuti come signorotti corrotti, fra agi e meretrici, che vendevano «indulgenze» per rimpinguare le casse dello Stato e racimolare una dote per figli, nipoti e cortigiane. Ti ricordo una chiesa che ha piegato a sé per secoli uomini e istituzioni. Ti ricordo una chiesa che ha mandato al rogo migliaia di persone e che ha tenuto nell’oscurantismo la gente per secoli, facendo semplicemente fuori cristiani migliori di loro che intendevano vivere secondo l’Evangelo (cfr. Savonarola, i Catari, Hus, e tanti altri).

     Non sta a me difendere la chiesa anglicana, quelle ortodosse, quelle protestanti o altre. Ma ti ricordo che anche la chiesa cattolica romana (ossia la sua gerarchia) si è piegata tante volte al potere politico e, quando ha potuto, ha piegato quest’ultimo a sé. Ti ricordo che esistono milioni di credenti, che non si riconoscono in tutte queste chiese storiche, che non hanno un’organizzazione gerarchica, che vivono sulla base della Parola di Dio in comunità locali indipendenti e legate ad altre solo sulla base della comunione fraterna. Tutti questi milioni di credenti non si sono piegati al potere dittatoriale, né dei potenti del mondo, né a quello delle chiese che hanno collaborato con tale potere. In Russia e nel blocco sovietico c’erano milioni di credenti del genere al tempo del comunismo. In Cina, nonostante la persecuzione ancora corrente, i membri di tali chiese evangeliche clandestine si aggirano, secondo stime credibili degli esperti, intorno a 50 milioni.

     Quindi la tesi che potere temporale della chiesa romana sia stato un elemento positivo, è alquanto discutibile. La Controriforma riportò il cristianesimo nell’oscurantismo. La Parola di Dio venne sottratta al popolo, che fu tenuto nell’ignoranza. Pensatori, scienziati, dissidenti e quant’altri furono perseguitati e — se non avevano la fortuna di fuggire in un paese protestante — furono messi a morte.

     La fine del potere temporale della chiesa romana non avvenne motu propriu né fu un suo merito, ma fu l’effetto del Risorgimento, contro cui la curia combatté. Il «giogo quanto mai pesante», di cui parla Mauro, non è poi finito. C’è lo Stato vaticano, ingenti patrimoni che la chiesa romana ha sul territorio dello Stato italiano come «extra-territorialità» (così in altre nazioni); faccio notare solo che il territorio su cui ha sede la radio vaticana è di 70 kmq! C’è poi lo IOR, la banca vaticana, che al tempo di Marcinkus era colluso con Calvi, Sindona, Gelli (P2) e altri faccendieri. Ci sono le partecipazioni della chiesa romana in tante banche in Italia e all’estero.

     Il «giogo quanto mai pesante» non è proprio finito. Lo Stato vaticano è l’unico caso di una chiesa esistente che rappresenta un’anomalia! Non si può certamente dire che la curia viva secondo questa precisa parola di Gesù riguardo all’etica del nuovo patto: «Non vi fate tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri sconficcano e rubano; ma fatevi tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non sconficcano né rubano» (Mt 6,19s). Oppure: «Voi sapete che i principi delle nazioni le signoreggiano, e che i grandi usano potestà sopra di esse. Ma non è così tra voi; anzi, chiunque vorrà esser grande fra voi, sarà vostro servitore; e chiunque fra voi vorrà esser primo, sarà vostro servitore» (Mt 20,25ss). Quindi Gesù non previde un potere temporale per la chiesa. E tranne la chiesa romana, nessuna chiesa ha fondato uno Stato confessionale.

     Il «giogo quanto mai pesante» non è proprio finito. L’influenza politica sullo Stato non è terminata. La chiesa romana è l’unica che possiede tanti privilegi che sono negati agli altri cristiani in Italia, ad esempio il privilegio di insegnare religione a scuola (per non parlare di altri: cappellani nell’esercito, negli ospedali, nelle carceri, ecc.). In tutti i ricevimenti ufficiali di qualunque genere si vedranno prelati cattolici romani, ma in genere non i rappresentanti di altre confessioni cristiane. Non c’è telegiornale che non mostri il papa, qualunque cosa (importante o banale) faccia o dica. Nelle trasmissioni radio-televisive, vedrai invitati rappresentanti della chiesa romana, ma non quelli delle altre confessioni cristiane.

     Permettimi una battuta che si ricollega a quanto detto all’inizio: tu puoi dirti «cattolico romano», ma non semplicemente «cattolico». Di questo termine purtroppo si abusa per ignoranza. Ogni cristiano biblico può dire: «Io credo nella chiesa, una, santa, universale e apostolica» (come viene recitato anche nelle chiese protestanti), poiché in greco katholikē ekklēsía significa «assemblea generale» di Cristo, ossia formata da tutti coloro che, in ogni luogo, credono che Gesù Nazareno sia il Messia-Re, quindi il Salvatore e Signore. Essa è «apostolica» poiché si basa sugli scritti degli apostoli (= NT) e non sulle tradizioni degli uomini. Quindi un po’ più di umiltà cristiana non farebbe male.

 

Un’analisi biblica corretta

     Di là da queste osservazioni e obiezioni di natura storica, preferisco di più quelle di natura biblica. La Scrittura non mente né delude. Essa è una luce che illumina, una spada che arriva fino alla coscienza, un fondamento sicuro, eccetera.

     Condivido la raccomandazione di Mauro di «pregare sempre di più», avendo i «nostri cuori a tu per tu con il Signore» e dinanzi «all’immensità dell’Amore» divino! Aggiungerei di leggere sempre di più e studiare la sua Parola, convinti che la «verità vi farà liberi» (Gv 8,32), come promise il Fondatore della nostra fede. Quanto qui segue è frutto dell’analisi della «Parola di verità» (Gcm 1,18; Gv 17,17; Sal 119,160).

     Come affermò l’apostolo Paolo, «nessuno può porre altro fondamento che quello già posto, cioè Cristo Gesù» (1 Cor 3,11). E contro chi lo fa — uomo, istituzione, angelo che sia — predicando un altro Cristo e un altro Evangelo, l’apostolo non aveva dubbi di lanciare il suo «anatema» (= maledizione; Gal 1,8s). Egli arrivò addirittura a dire con veemenza: «Se qualcuno non ama il Signore [= Gesù], sia anatema» (1 Cor 16,22). Chi ingiuria Cristo, mostra che non ha lo Spirito Santo; e solo quest’ultimo permette di affermare che «Gesù è il Signore», ossia il Messia-Re promesso (1 Cor 12,3). Se interrogassimo l’apostolo Paolo sulla fede legittima e sulla devozione cristiana corretta, egli mostrerebbe — in contrasto con le false dottrine d’allora — queste due facce della stessa medaglia: «Ma pure il solido fondamento di Dio rimane fermo, portando questo sigillo: “Il Signore conosce quelli che sono suoi”; e: “Si ritragga dall’iniquità chiunque nomina il nome del Signore”» (1 Tm 2,19).

     ■ «Il Signore conosce quelli che sono suoi». Quindi, si fa bene a lasciare al Signore l’ultima parola su chi gli appartiene: è Lui a dare le «pagelle» di ortodossia e di appartenenza a Lui (quindi non una istituzione umana). Qui l’apostolo Paolo introdurrebbe l’elemento della convinzione interiore mediante lo Spirito Santo (o Spirito d’adozione) e della sua guida: «Tutti quelli che sono condotti dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio. […] Lo Spirito stesso attesta insieme col nostro spirito, che siamo figli di Dio; e se siamo figli, siamo anche eredi; eredi di Dio e coeredi di Cristo» (Rm 8,14-17). Quindi è questo che vale dinanzi a Dio, non il riconoscimento da parte di una istituzione umana, quale essa sia. Questo onore «di essere chiamati figli di Dio» viene riconosciuto da Dio Padre stesso (1 Gv 3,1; cfr. Gv 1,12): è questo che conta per un cristiano biblico!

     ■ L’altra parte della medaglia del «solido fondamento» della fede è: «Si ritragga dall’iniquità chiunque nomina il nome del Signore». L’unico modo per accertare che una persona appartiene al Signore, non è la dichiarazione di una istituzione, qualunque essa sia, ma la sensibilità che tale persona, che si dichiara credente in Cristo, ha verso il peccato.

     Gesù stesso mise l’enfasi — oltre che sulla nascita dall’alto, ossia la rigenerazione mediante lo Spirito Santo (Gv 3) — sui frutti della fede, da cui si poteva riconoscere i figli di Dio e i falsi profeti: «Guardatevi dai falsi profeti i quali vengono a voi in vesti da pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Voi li riconoscerete dai loro frutti. […] Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli» (Mt 7,15-21).

     L’apostolo Giovanni formulò così la cosa: «Chi osserva la sua parola, l’amore di Dio è in lui veramente compiuto» (1 Gv 2,5). Chiunque (persona, gruppo, istituzione) «nomina il nome del Signore», ma non si ritrae dall’iniquità, dopo averla riconosciuta dalla Scrittura, è cieco, ipocrita, bugiardo e fa bugiardo anche Dio; così trattò Gesù i Farisei del suo tempo. L’apostolo Giovanni nella sua epistola mostra a sufficienza tale tema. «Da questo sono manifesti i figli di Dio e i figli del diavolo: chiunque non opera la giustizia non è da Dio; e così pure chi non ama il suo fratello» (1 Gv 3,10). Gli elementi di prova, che l’apostolo Giovanni introduce sono i seguenti.

     ■ 1) «Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio» (1 Gv 5,1), ossia viene rigenerato da Dio e ha Dio come Padre. Il credente ha la «testimonianza di Dio» circa il suo Figlio in sé inerente mediante lo Spirito Santo; in caso contrario, si fa Dio bugiardo (1 Gv 5,9s). Ciò lo rende indipendente dalle dichiarazioni o dalle pretese di una qualunque istituzione politica o religiosa.

     ■ 2) «Da questo conosciamo che dimoriamo in Lui ed Egli in noi: che Egli ci ha dato del suo Spirito» (1 Gv 4,13); è Lui che rigenera chi crede e lo santifica in vista dell’incontro glorioso con Gesù. Nessuna istituzione religiosa può sostituirsi all’azione rigenerante e di testimonianza dello Spirito di Dio. È tale «Spirito di Cristo» coabitante nel credente a fare la differenza (Rm 8,9).

     ■ 3) Chi ha sperimentato di essere stato amato da Dio (mediante la morte di suo Figlio), dimora nel suo amore e ama il suo fratello (1 Gv 4,7-12.16.20s); chi non lo fa, è bugiardo.

     ■ 4) Chi ama Dio veramente, osserva i suoi comandamenti (1 Gv 5,2s); chi non ubbidisce alla Parola di Dio, non solo conosce Dio veramente, ma è un bugiardo come il diavolo (1 Gv 2,4).

     ■ 5) Chi ama Dio, crede in Cristo e dimora in Lui, non vive nel peccato (1 Gv 3,6; 5,18), neppure lo nega quando lo commette, ma lo confessa al Signore (1 Gv 1,8ss; 2,1).

 

Concludendo: Deve pur voler dire qualcosa se l’apostolo Giovanni chiude la sua prima lunga epistola con questa ingiunzione: «Figliuoli, guardatevi dagli idoli» (1 Gv 5,21). E anche nella sua Apocalisse afferma che l’idolatria — se non ci si ravvede da essa — è uno dei peccati che condanna allo «stagno di fuoco e di zolfo» (= l’inferno; Ap 21,8 «agli idolatri e a tutti i bugiardi») e che esclude dalla città di Dio sulla nuova terra (Ap 22,15 «gli idolatri e chiunque ama e pratica la menzogna»). E anche l’apostolo Paolo afferma che l’idolatria è uno dei peccati che, se rimane senza ravvedimento, esclude dall’ereditare il «regno di Dio» (1 Cor 6,9; 10,7). Ogni cristiano sincero, che ama Dio e la sua Parola, è chiamato a riflettere su queste riflessioni bibliche sull’idolatria, a ravvedersi se la pratica, a distanziarsene, a confessare al Signore tale grave peccato di abominio spirituale e ad adorare Dio in spirito e verità (Gv 4,23s).

     Dio Continui a illuminarci con la sua Parola mediante il suo Spirito.

 

 

 

 

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Sfogo di cattolico sul viaggio papale negli USA {Fausto Marinetti} (A)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-Arroganza_vaticana_Esc.htm

14-07-2007; Aggiornamento: 02-05-2008

 

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