Nell'articolo «L’arroganza
della chiesa di Roma l'autore ha analizzato alla luce della sacra Scrittura la quinta parte di
un documento vaticano, la quale porta il titolo «Risposte a quesiti riguardanti
alcuni aspetti circa la dottrina sulla Chiesa». Avevamo annunciato che il
contenuto di tale risposta avrebbe certamente sollevato infuocate discussioni
fra teologi e cocenti proteste da parte delle altre Chiese cristiane. Così è
stato. Ma anche fra tanti cattolici in Italia e all'estero si è alzata la
protesta. Le reazioni dei lettori ci hanno spinto ad aprire questo tema di
discussione.
Che cosa ne pensate? Quali sono al riguardo le vostre
esperienze, idee e opinioni?
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1.
{Mauro_tas (Genova)} ▲
Di chi è la vera arroganza?
Dico la verità, non mi aspettavo un attacco
così cattivo e «arrabbiato» da parte di Nicola. Il documento in questione non
dice nulla di nuovo e soprattutto di mai sottaciuto o abiurato dalla Chiesa.
Forse che Nicola o
qualche altro fratello protestante ha mai sentito un cattolico dichiarare di non
credere nella reale presenza di Cristo nell’Eucarestia o che il Papa non sia il
successore di Pietro o cose simili? Non credo proprio.
Quello che mi è
piaciuto di meno è stata l’accusa che la Chiesa usa il dialogo ecumenico come
subdola tattica per avvicinare fedeli e poi imporgli il «dominio» di Roma.
Vorrei chiedere a
Nicola se crede forse che il risultato che ci si aspetta da un dialogo di questo
tipo debba forse essere una «verità mediata» ovvero frutto di un compromesso
politico che permetta a tutti di essere soddisfatti.
No, una verità del
genere non mi convince, e si avvicinerebbe troppo al pensiero relativistico che
Papa Benedetto XVI ha ben spiegato quanto sia contraddittorio e deleterio per
l’umanità. Penso che il dialogo serva se permette di avvicinarci all’unica
verità che è Cristo.
Che ciascuno quindi
illustri senza «vergogna» le proprie tesi e se ne discuta, se si è capaci di
farlo senza offendere, senza prendersi in giro e soprattutto senza essere così
suscettibili da essere presi per pretestuosi.
Da parte mia spero nella buona fede dei fratelli protestanti, tanto più che nei secoli passati sono
stati compiuti abomini nel nome di Dio sia da cattolici che da protestanti, per
cui davanti al Signore partiamo tutti dallo stesso livello cioè dall’essere
peccatori. Dio ci benedica. {http://it.groups.yahoo.com/group/lepecorelledigesu;
13-07-07}
2.
{Nicola Martella} ▲
Il «corpo di Cristo» è più vasto di una chiesa particolare
«Se uno
patisce come cristiano, non se ne vergogni, ma glorifichi Dio portando questo
nome» (1 Pt 4,16).
Ringrazio Mauro per avermi fatto presente le
tue reazioni al mio articolo. Mi meraviglio comunque che dopo una mia
trattazione biblica così lunga, Mauro parli di un mio presunto inaspettato
«attacco così cattivo e “arrabbiato”». Su questo sito ho cercato di non trattare
finora la «questione cattolico-romana», ma tali dichiarazioni vaticane mi hanno
profondamente turbato, insieme a tantissimi cristiani (cattolici e non) nel
mondo. Nel mio articolo non ho parlato di cose marginali, su cui si può
divergere e discutere, né ho preteso che la gerarchia vaticana la pensi
diversamente su tali questioni. Ho fatto un’analisi storica e biblica di alcune
pretese fondamentali della gerarchia vaticana, con cui impone la sua superiorità
su milioni di credenti nel mondo (cattolici e non) che non concordano con quella
che proprio un prete chiama «papolatria». La verità è, quindi, quella che la
curia vaticana si è presa il lusso di dare pagelle e voti di «ecclesialità» agli
altri cristiani, sebbene Uno solo sia il Giudice e Sovrano, dinanzi a cui
tutti devono rendere conto: Dio Padre, il quale ha dato ogni autorità al suo
Messia Gesù, nostro Signore.
La protesta non è
stata solo degli evangelici e non solo delle altre denominazioni non
cattolico-romane, ma appunto anche di moltissimi cattolici in Italia e
all’estero che non si identificano con le posizioni vaticane. Basta leggere gli
articoli sui blog delle «chiese (o cristiani) di base» (anch’essi cattolici) o
la stampa cattolica all’estero. Solo in Italia c’è questa stretta
identificazione del cattolicesimo col «cattolicesimo romano» (ossia vaticano),
all’estero ciò non è scontato. Chi vorrà dare loro una pagella di minore
«cattolicità»?
Una cosa è il
«pensiero relativistico» riguardo alla dottrina biblica (ossia l’Evangelo,
secondo cui Gesù è il Cristo, quindi unico Signore e Salvatore) e all’etica
biblica, altra cosa è l’integralismo religioso del Vaticano che si arroga
d’essere «l’unica chiesa». Il NT conosce un solo assoluto e una sola verità:
Gesù quale Messia, Figlio di Dio e unico Mediatore fra Dio e gli uomini. È la
piena identificazione con Lui nella sua morte, nella sua risurrezione e nel suo
prossimo ritorno che fa la differenza: ciò rende parte della chiesa di Cristo,
l’assemblea messianica. È ciò che afferma la Parola di Dio a essere ingiuntivo,
non ciò che afferma una chiesa particolare, qualunque essa sia.
Quanto alla
«suscettibilità», di cui parla Mauro, si metta nei panni di chi si sente dire di
non avere diritto a definirsi in base a ciò che afferma la sacra Scrittura,
ossia nei confronti di Cristo, ma che deve usare come livella e metro di misura
ciò che il magistero di una chiesa particolare afferma! La Bibbia afferma che
chi è unito a Cristo nella sua morte e nella sua risurrezione, è parte del
suo corpo, che è la chiesa (l’assemblea del Messia). «Ed egli è il capo
del corpo, cioè della chiesa» (Col 1,18). «Cristo è capo della chiesa,
egli, che è il Salvatore del corpo» (Ef 5,23). «Noi siamo dunque stati
con lui seppelliti mediante l’immersione nella sua morte, affinché, come Cristo
è risuscitato dai morti mediante la gloria del Padre, così anche noi
camminassimo in novità di vita. Perché, se siamo divenuti una stessa cosa con
lui per una morte somigliante alla sua, lo saremo anche per una risurrezione
simile alla sua» (Rm 6,4s).
Tralascio di fare una
lunga lista sull’inquisizione e sugli abomini compiuti nel nome di Dio, a cui
Mauro accenna; chiunque li abbia commessi, non ha conosciuto veramente
Dio: «Chi commette il peccato è dal diavolo» (1 Gv 3,8). Nel giudizio
finale non vorrei essere nei panni di chi (chiunque esso sia e
qualunque
casacca denominazionale abbia portato) ha condannato a morte «in nome di Cristo»
e ha ucciso altri cristiani per la loro dottrina. L’empietà non ha colore o
denominazione né crea dispense particolari dinanzi al giudizio divino; ma è
fuori dubbio che gli inquisitori si sono macchiati di infamanti delitti e hanno
così infamato il buon nome di Cristo.
Poi, non basta solo la
«buona volontà», sempre necessaria al dialogo, ma ci vuole un ritorno sincero e
umile alla Parola di Dio e al suo riconoscimento come unica verità rivelata e
come unico giudice in questioni di dottrina e di morale. Tantissimi cattolici
nel mondo stanno facendo proprio questo, spero che sarà possibile anche in
Italia. Dio illumini loro e noi con la sua Parola mediante lo Spirito Santo.
3.
{Roberto Mazzeschi, AEI} ▲
Chi dà le patenti d’ecclesialità?
«Il vostro cuore non sia turbato
e non si sgomenti» (Gv 14,27).
Nessun cristiano dev’essere turbato dal recente documento della Congregazione
per la Dottrina della fede della Chiesa cattolica che ribadisce il fatto che le
chiese protestanti, tra le altre, non sono «chiesa» per il fatto di non essere
unite alla Chiesa cattolico-romana. Si tratta d’un convincimento già ampiamente
esposto dal magistero cattolico: ad esempio, dal Vaticano II (Lumen Gentium),
e ribadito nella Dominus Iesus del 2000.
Il punto non è la novità di questa visione, che può
dare fastidio al movimento ecumenico, ma non ai credenti in Gesù Cristo. La
questione in gioco è un’altra. Ed è questa: nessuna istituzione umana ha
l’autorità di dare patenti d’ecclesialità ad altre.
Questa prerogativa spetta a Gesù Cristo per mezzo dello Spirito Santo sulla
base della Scrittura.
In altre parole, la chiesa è stabilita dal Signore Gesù dove due o tre
persone sono riunite nel Suo nome, dove la Sua Parola è annunciata
integralmente, dove gli ordinamenti (battesimo e cena) sono amministrati
fedelmente e dove il discepolato è vissuto in modo confessante. Quando ciò
accade, è del tutto ininfluente che un’istituzione umana detti altri criteri
auto-referenziali.
Le chiese evangeliche rifiutano di considerarsi chiese
di «serie B» perché la Chiesa romana le considera tali. Sanno che i conti si
fanno con Dio, non con il papa e la gerarchia.
In fondo, questo documento è più «romano» che
«cattolico».
Ma, chiediamoci, il genio del Cattolicesimo Romano non
è proprio quello di tenere insieme il centralismo e l’universalità, spostando il
pendolo ora di qua ora di là? L’Evangelo invita ogni persona e ogni chiesa a
riformarsi continuamente alla luce della Parola di Dio, non a mantenere i propri
equilibri malsani.
Evidentemente, il Cattolicesimo tiene più a consolidare
la propria identità che ad assecondare il soffio dello Spirito Santo. {www.alleanzaevangelica.org;
11-07-07}
4.
{Franco Barbero} ▲
Arroganza e oltre
A
dire il vero, le sedici pagine dell’ultimo documento della Congregazione per lo
spegnimento della fede o Sant’Uffizio non dicono nulla di sostanzialmente nuovo.
Ciò che stupisce è il tono perentorio, assolutistico,
che toglie il fiato. E non stupisce di meno questo continuo ribadire il primato
dei cattolici, come già avvenne nel 2000 con il documento «Dominus Jesus».
Dove sta allora la novità? C’è, eccome! Essa consiste
nel fatto che si chiude ogni possibilità di vero dialogo con le altre chiese
cristiane e si screditano tutte le elaborazioni teologiche che, anche sull’onda
del Concilio avevano incoraggiato iniziative comuni come l’intercomunione, cioè
la possibilità di celebrare insieme l’eucarestia tra cristiani di chiese
diverse.
Roma si è accorta che i gruppi ecumenici fanno crescere
la libertà e la conoscenza delle Scritture rendendo i cattolici meno obbedienti.
E così... ecco la mazzata: cari cattolici, tornate a
casa e non mescolatevi con questi cristiani strani e carenti. Se obbedite al
magistero, avete tutto e siete la vera chiesa...
Penso che siamo giunti ben oltre l’arroganza. Siamo in
pieno delirio di onnipotenza.
Resta solo più un passo da compiere: io, papa Benedetto
XVI, sono la verità in persona, un essere divino. Sarà il prossimo documento
vaticano? {Fonte: «Riflessioni e commenti di don Franco Barbero»:
http://donfrancobarbero.blogspot.com/2007/07/arroganza-e-oltre.html;
12-07-07}
5.
{Mauro_tas (Genova)} ▲
Scusa Nicola, l’aver dipinto il tuo post «quale
attacco cattivo e arrabbiato» nasce dal fatto che oltre al non capire cosa hai
trovato di nuovo nelle posizioni dichiarate dal documento, hai scelto un titolo
decisamente forte, supportato per di più da una bella grafica con un titolone
all’interno del post a grandi lettere rosse. Sul gruppo «Le
Pecorelle di Gesù», tutto l’articolo non c’è, e se leggi quello che c’è scritto, puoi notare che ti sei fermato solo
alle accuse: il lupo che cambia il pelo ma non il vizio... la carota e il
bastone... Questo viene letto (almeno da me) come attacco cattivo e arrabbiato.
Avessi riportato tutto il tuo articolo sul gruppo delle «Pecorelle di Gesù»,
forse la reazione non sarebbe stata la stessa.
A questo punto non
posso fare altro che invitare gli iscritti delle «Pecorelle di Gesù» a leggere
per intero il tuo articolo su «Fede controcorrente» e allo stesso tempo,
invitare tutti i lettori di «Fede controcorrente» a iscriversi e partecipare al
gruppo delle «Pecorelle di Gesù».
Purtroppo quando per
dialogare ci sono di mezzo pagine web e non parole e incontri di persona, è
facile non essere compresi bene o male interpretare quanto gli altri scrivono,
quindi forse queste puntualizzazioni servono.
Tornando all’argomento
vorrei dire un piccolo pensiero. Penso realmente che sia lo Spirito Santo a
guidare la Chiesa Cattolica (al di là dell’ormai noto detto che lo prova il
fatto d’essere sopravvissuta agli uomini di Chiesa!), e credo che l’aver
consolidato nei secoli la propria struttura, anche di potere, abbia permesso
alla Chiesa cattolica di non doversi piegare più di tanto ai potenti che nei
secoli si sono succeduti, come è stato ad esempio per la Chiesa d’Inghilterra,
nata per volere d’un re, oppure per alcune Chiese ortodosse russe ai tempi
dell’URSS che per poter sopravvivere si sono dovute piegare al volere politico.
In quest’ottica ritengo che la fine del potere temporale della Chiesa Cattolica
sia avvenuto proprio quando questo non aveva più ragione d’essere, liberando la
Chiesa stessa da un giogo quanto mai pesante.
Quale cattolico
permettetemi di dire che onestamente, pur condividendo il documento, non mi
sento affatto arrogante né tanto meno superiore a qualsiasi altra persona sia
protestante che d’altra confessione o credo. Né la Chiesa incita a ritenersi
tali, tutt’altro. È però importante conoscere, sapere cosa voglio dire quando
recito «Credo nella Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica», se questo
parole per me fossero vuote, senza senso, potrei evitare di dirmi cattolico.
Permettetemi di
terminare chiedendo a tutti, cattolici o protestanti, di pregare sempre di più.
Quando siamo soli coi nostri cuori a tu per tu con il Signore, annulliamo ogni
nostra divergenza e piccolezza di fronte all’immensità dell’Amore che ci sta
davanti. Dio ci benedica. {17-07-07}
6.
{Nicola Martella} ▲
Premetto che questo scambio franco e sincero
con Mauro mi è prezioso e ne sono grato al Signore.
Come già detto, io sono in genere restio a scrivere di dogmatica, essendo un «biblista», ossia uno
studioso d’esegesi, come documentano anche le mie pubblicazioni. Ciò che arriva
al gruppo «Le
Pecorelle di Gesù» è un invito alla lettura dell’intero articolo, che si trova però sul mio sito «Fede controcorrente». Capisco il tuo
disguido, dovuto al fatto di non aver letto l’intero articolo prima del tuo
ultimo contributo. Come avrai potuto notare, la mia argomentazione è di natura
storica (storia della religione) e biblica (esegetica). Certamente, per
evidenziare quanto tu dici, si scopre che le persone sono in genere migliori
delle idee che professano, quando si parlano e dialogano. E penso che, quando
due persone affermano di avere il Messia-Re Gesù in comune, l’unico Signore,
Salvatore e Mediatore fra Dio e gli uomini, hanno le migliori prospettive per
parlarsi, confrontarsi e capirsi, nel rispetto delle opinioni particolari
dell’altro. Certo la speranza di un «biblista» è che la Bibbia sia l’unico
fondamento per un confronto vero, onesto e sincero fra i cristiani.
Un’analisi storica di parte
Alle analisi storiche
(pur sempre opinabili, dati i punti di vista) preferisco l’analisi biblica, che
è chiara e incontrovertibile, se basata su una corretta esegesi. Le affermazioni
di Mauro mi costringono a fare prima delle obiezioni e osservazioni alle sue
tesi storiciste e confessionali.
La tua analisi storica
sulla chiesa cattolica romana (sebbene tu scriva impropriamente solo «Chiesa
Cattolica», che significa «chiesa universale», caratterizzando tutte le
chiese!), può essere letta in tanti modi. A me personalmente non convince. Ti
ricordo il vescovo di Roma ad Avignone, piegato ai voleri dei re di Francia. Ti
ricordo papi vissuti come signorotti corrotti, fra agi e meretrici, che
vendevano «indulgenze» per rimpinguare le casse dello Stato e racimolare una
dote per figli, nipoti e cortigiane. Ti ricordo una chiesa che ha piegato a sé
per secoli uomini e istituzioni. Ti ricordo una chiesa che ha mandato al rogo
migliaia di persone e che ha tenuto nell’oscurantismo la gente per secoli,
facendo semplicemente fuori cristiani migliori di loro che intendevano vivere
secondo l’Evangelo (cfr. Savonarola, i Catari, Hus, e tanti altri).
Non sta a me difendere
la chiesa anglicana, quelle ortodosse, quelle protestanti o altre. Ma ti ricordo
che anche la chiesa cattolica romana (ossia la sua gerarchia) si è piegata tante
volte al potere politico e, quando ha potuto, ha piegato quest’ultimo a sé. Ti
ricordo che esistono milioni di credenti, che non si riconoscono in tutte queste
chiese storiche, che non hanno un’organizzazione gerarchica, che vivono sulla
base della Parola di Dio in comunità locali indipendenti e legate ad altre solo
sulla base della comunione fraterna. Tutti questi milioni di credenti non si
sono piegati al potere dittatoriale, né dei potenti del mondo, né a quello delle
chiese che hanno collaborato con tale potere. In Russia e nel blocco sovietico
c’erano milioni di credenti del genere al tempo del comunismo. In Cina,
nonostante la persecuzione ancora corrente, i membri di tali chiese evangeliche
clandestine si aggirano, secondo stime credibili degli esperti, intorno a 50
milioni.
Quindi la tesi che
potere temporale della chiesa romana sia stato un elemento positivo, è alquanto
discutibile. La Controriforma riportò il cristianesimo nell’oscurantismo. La
Parola di Dio venne sottratta al popolo, che fu tenuto nell’ignoranza.
Pensatori, scienziati, dissidenti e quant’altri furono perseguitati e — se non
avevano la fortuna di fuggire in un paese protestante — furono messi a morte.
La fine del potere
temporale della chiesa romana non avvenne motu propriu né fu un suo
merito, ma fu l’effetto del Risorgimento, contro cui la curia combatté. Il
«giogo quanto mai pesante», di cui parla Mauro, non è poi finito. C’è lo Stato
vaticano, ingenti patrimoni che la chiesa romana ha sul territorio dello Stato
italiano come «extra-territorialità» (così in altre nazioni); faccio notare solo
che il territorio su cui ha sede la radio vaticana è di 70 kmq! C’è poi lo IOR,
la banca vaticana, che al tempo di Marcinkus era colluso con Calvi, Sindona,
Gelli (P2) e altri faccendieri. Ci sono le partecipazioni della chiesa romana in
tante banche in Italia e all’estero.
Il «giogo quanto mai
pesante» non è proprio finito. Lo Stato vaticano è l’unico caso di una chiesa
esistente che rappresenta un’anomalia! Non si può certamente dire che la curia
viva secondo questa precisa parola di Gesù riguardo all’etica del nuovo patto: «Non
vi fate tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine consumano, e dove i
ladri sconficcano e rubano; ma fatevi tesori in cielo, dove né tignola né
ruggine consumano, e dove i ladri non sconficcano né rubano» (Mt 6,19s).
Oppure: «Voi sapete che i principi delle nazioni le signoreggiano, e che i
grandi usano potestà sopra di esse. Ma non è così tra voi; anzi, chiunque vorrà
esser grande fra voi, sarà vostro servitore; e chiunque fra voi vorrà esser
primo, sarà vostro servitore» (Mt 20,25ss). Quindi Gesù non previde un
potere temporale per la chiesa. E tranne la chiesa romana, nessuna chiesa ha
fondato uno Stato confessionale.
Il «giogo quanto mai
pesante» non è proprio finito. L’influenza politica sullo Stato non è terminata.
La chiesa romana è l’unica che possiede tanti privilegi che sono negati agli
altri cristiani in Italia, ad esempio il privilegio di insegnare religione a
scuola (per non parlare di altri: cappellani nell’esercito, negli ospedali,
nelle carceri, ecc.). In tutti i ricevimenti ufficiali di qualunque genere si
vedranno prelati cattolici romani, ma in genere non i rappresentanti di altre
confessioni cristiane. Non c’è telegiornale che non mostri il papa, qualunque
cosa (importante o banale) faccia o dica. Nelle trasmissioni radio-televisive,
vedrai invitati rappresentanti della chiesa romana, ma non quelli delle altre
confessioni cristiane.
Permettimi una battuta
che si ricollega a quanto detto all’inizio: tu puoi dirti «cattolico romano»,
ma non semplicemente «cattolico». Di questo termine purtroppo si abusa per
ignoranza. Ogni cristiano biblico può dire: «Io credo nella chiesa, una,
santa, universale e apostolica» (come viene recitato anche nelle chiese
protestanti), poiché in greco katholikē
ekklēsía significa «assemblea
generale» di Cristo, ossia formata da tutti coloro che, in ogni luogo, credono
che Gesù Nazareno sia il Messia-Re, quindi il Salvatore e Signore. Essa è
«apostolica» poiché si basa sugli scritti degli apostoli (= NT) e non sulle
tradizioni degli uomini. Quindi un po’ più di umiltà cristiana non farebbe male.
Un’analisi biblica corretta
Di là da queste
osservazioni e obiezioni di natura storica, preferisco di più quelle di natura
biblica. La Scrittura non mente né delude. Essa è una luce che illumina, una
spada che arriva fino alla coscienza, un fondamento sicuro, eccetera.
Condivido la
raccomandazione di Mauro di «pregare sempre di più», avendo i «nostri cuori a tu
per tu con il Signore» e dinanzi «all’immensità dell’Amore» divino! Aggiungerei
di leggere sempre di più e studiare la sua Parola, convinti che la «verità vi
farà liberi» (Gv 8,32), come promise il Fondatore della nostra fede. Quanto
qui segue è frutto dell’analisi della «Parola di verità» (Gcm 1,18; Gv
17,17; Sal 119,160).
Come affermò
l’apostolo Paolo, «nessuno può porre altro fondamento che quello già posto,
cioè Cristo Gesù» (1 Cor 3,11). E contro chi lo fa — uomo, istituzione,
angelo che sia — predicando un
altro Cristo e un altro Evangelo, l’apostolo non aveva dubbi di
lanciare il suo «anatema» (= maledizione; Gal 1,8s). Egli arrivò addirittura a
dire con veemenza: «Se qualcuno non ama il Signore [= Gesù], sia anatema»
(1 Cor 16,22). Chi ingiuria Cristo, mostra che non ha lo Spirito Santo; e solo
quest’ultimo permette di affermare che «Gesù è il Signore», ossia il
Messia-Re promesso (1 Cor 12,3). Se interrogassimo l’apostolo Paolo sulla fede
legittima e sulla devozione cristiana corretta, egli mostrerebbe — in contrasto
con le false dottrine d’allora — queste due facce della stessa medaglia: «Ma
pure il solido fondamento di Dio rimane fermo, portando questo sigillo: “Il
Signore conosce quelli che sono suoi”; e: “Si ritragga dall’iniquità chiunque
nomina il nome del Signore”» (1 Tm 2,19).
■ «Il Signore
conosce quelli che sono suoi». Quindi, si fa bene a lasciare al Signore
l’ultima parola su chi gli appartiene: è Lui a dare le «pagelle» di ortodossia e
di appartenenza a Lui (quindi non una istituzione umana). Qui l’apostolo Paolo
introdurrebbe l’elemento della convinzione interiore mediante lo Spirito Santo
(o Spirito d’adozione) e della sua guida: «Tutti quelli che sono condotti
dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio. […] Lo Spirito stesso attesta insieme
col nostro spirito, che siamo figli di Dio; e se siamo figli, siamo anche eredi;
eredi di Dio e coeredi di Cristo» (Rm 8,14-17). Quindi è questo che vale
dinanzi a Dio, non il riconoscimento da parte di una istituzione umana, quale
essa sia. Questo onore «di essere chiamati figli di Dio» viene
riconosciuto da Dio Padre stesso (1 Gv 3,1; cfr. Gv 1,12): è questo che conta
per un cristiano biblico!
■ L’altra parte della
medaglia del «solido fondamento» della fede è: «Si ritragga dall’iniquità
chiunque nomina il nome del Signore». L’unico modo per accertare che una
persona appartiene al Signore, non è la dichiarazione di una istituzione,
qualunque essa sia, ma la sensibilità che tale persona, che si dichiara credente
in Cristo, ha verso il peccato.
Gesù stesso mise
l’enfasi — oltre che sulla nascita dall’alto, ossia la rigenerazione mediante lo
Spirito Santo (Gv 3) — sui frutti della fede, da cui si poteva riconoscere i
figli di Dio e i falsi profeti: «Guardatevi dai falsi profeti i quali vengono
a voi in vesti da pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Voi li riconoscerete dai
loro frutti. […] Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei
cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli» (Mt 7,15-21).
L’apostolo Giovanni
formulò così la cosa: «Chi osserva la sua parola, l’amore di Dio è in lui
veramente compiuto» (1 Gv 2,5). Chiunque (persona, gruppo, istituzione) «nomina
il nome del Signore», ma non si ritrae dall’iniquità, dopo averla
riconosciuta dalla Scrittura, è cieco, ipocrita, bugiardo e fa bugiardo anche
Dio; così trattò Gesù i Farisei del suo tempo. L’apostolo Giovanni nella sua
epistola mostra a sufficienza tale tema. «Da questo sono manifesti i figli di
Dio e i figli del diavolo: chiunque non opera la giustizia non è da Dio; e così
pure chi non ama il suo fratello» (1 Gv 3,10). Gli elementi di prova, che
l’apostolo Giovanni introduce sono i seguenti.
■ 1) «Chiunque
crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio» (1 Gv 5,1), ossia viene
rigenerato da Dio e ha Dio come Padre. Il credente ha la «testimonianza di Dio»
circa il suo Figlio in sé inerente mediante lo Spirito Santo; in caso contrario,
si fa Dio bugiardo (1 Gv 5,9s). Ciò lo rende indipendente dalle dichiarazioni o
dalle pretese di una qualunque istituzione politica o religiosa.
■ 2) «Da questo
conosciamo che dimoriamo in Lui ed Egli in noi: che Egli ci ha dato del suo
Spirito» (1 Gv 4,13); è Lui che rigenera chi crede e lo santifica in vista
dell’incontro glorioso con Gesù. Nessuna istituzione religiosa può sostituirsi
all’azione rigenerante e di testimonianza dello Spirito di Dio. È tale «Spirito
di Cristo» coabitante nel credente a fare la differenza (Rm 8,9).
■ 3) Chi ha
sperimentato di essere stato amato da Dio (mediante la morte di suo Figlio),
dimora nel suo amore e ama il suo fratello (1 Gv 4,7-12.16.20s); chi non lo fa,
è bugiardo.
■ 4) Chi ama Dio
veramente, osserva i suoi comandamenti (1 Gv 5,2s); chi non ubbidisce alla
Parola di Dio, non solo conosce Dio veramente, ma è un bugiardo come il diavolo
(1 Gv 2,4).
■ 5) Chi ama Dio,
crede in Cristo e dimora in Lui, non vive nel peccato (1 Gv 3,6; 5,18), neppure
lo nega quando lo commette, ma lo confessa al Signore (1 Gv 1,8ss; 2,1).
Concludendo:
Deve pur voler dire qualcosa se l’apostolo Giovanni chiude la sua prima lunga
epistola con questa ingiunzione: «Figliuoli, guardatevi dagli idoli»
(1 Gv 5,21). E anche nella sua Apocalisse afferma che l’idolatria — se non ci si
ravvede da essa — è uno dei peccati che condanna allo «stagno di fuoco e di
zolfo» (= l’inferno; Ap 21,8 «agli idolatri e a tutti i bugiardi») e che
esclude dalla città di Dio sulla nuova terra (Ap 22,15 «gli idolatri e
chiunque ama e pratica la menzogna»). E anche l’apostolo Paolo afferma che
l’idolatria è uno dei peccati che, se rimane senza ravvedimento, esclude
dall’ereditare il «regno di Dio» (1 Cor 6,9; 10,7). Ogni cristiano sincero, che
ama Dio e la sua Parola, è chiamato a riflettere su queste riflessioni bibliche
sull’idolatria, a ravvedersi se la pratica, a distanziarsene, a confessare al
Signore tale grave peccato di abominio spirituale e ad adorare Dio in spirito e
verità (Gv 4,23s).
Dio Continui a illuminarci con la sua Parola mediante il suo Spirito.
7. {} ▲
8. {} ▲
9. {} ▲
10. {} ▲
11. {} ▲
12. {} ▲
►
Sfogo di cattolico sul viaggio papale negli USA {Fausto Marinetti} (A)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/T1-Arroganza_vaticana_Esc.htm
14-07-2007; Aggiornamento: 02-05-2008
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