Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Il Levitico 1

 

Assemblee dei Fratelli

 

 

 

 

Il Levitico — Libretto di studio:

   Dopo le istruzioni d’uso e l’introduzione generale, seguono le domande sul testo, che rimarcano le parti principali del Levitico:
■ I sacrifici (Lv 1-7)
■ Il sacerdozio (Lv 8-10)
■ Purificazione del popolo (Lv 11-15)
■ Giorno della riconciliazione (Lv 16)
■ Ordinamenti per il popolo (Lv 17-20)
■ Ordinamenti per il sacerdozio (Lv 21-22)
■ Ordinamenti per le feste (Lv 23-24)
■ Ordinamenti per il paese (Lv 25-26)
■ Appendice: voti e decime (Lv 27).

 

Il Levitico — Libretto di testo

   Si tratta di una traduzione letterale che ricalca da vicino l’ebraico e che è strutturata secondo le parti evidenti del libro. Può risultare molto utile per chi vuole studiare il Levitico in modo profondo.

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

Il Levitico 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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INDAGINE SULLE ASSEMBLEE DEI FRATELLI

 

 a cura di Nicola Martella

 

5. Impulsi o spinte per il «movimento dei Fratelli»

 

1. Dati di attuali membri

2. Dati di credenti esterni

3. Valutazione dei dati

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. Dati di attuali membri

 

Quali impulsi o spinte farebbero bene al «movimento dei Fratelli» perché si rinnovi e sia più efficace?

 

     ■ Una maggiore consapevolezza d’unità spirituale e pratica. L’eccessivo timore di perdere l’agognata autonomia frena e blocca in generale la comunione spontanea e la collaborazione fattiva. Qualche Agape di zona non basta ad avvalorare la «comunione» ne tanto meno la presenza di qualche isolata attività di servizio (vedi i campi o altro). (Maurizio Marino)

    ■ Fare più discepolato; dedicarsi di più alla missione. (A. Fausto Gaeta)

    ■ ▪ 1) Maggiore conoscenza e rapporti con altre realtà ecclesiali evangeliche; ▪ 2) Creazione di spazi di confronto fraterno (convegni, riviste, internet), fondati sulla Scrittura, senza il timore di rimettere in discussione le proprie tradizioni ecclesiali. (Nicola Berretta)

    ■ Maggiore comunione fra le chiese. (Gaio, ps.)

    ■ Che gli anziani concedano spazio ai giovani nella vita della Chiesa. (Bill Quinert)

     ■ ▪ 1) Una maggiore ricerca della guida e della potenza che viene da parte dello Spirito Santo. Trovo che, generalmente, per non cadere in un estremismo, si sia caduti nell’altro opposto. ▪ 2) Inoltre mi sembra che, generalmente, si dia poco spazio all’intervento nel sociale. (Francesco Bozzi)

    ■ Più umiltà e meno individualismo. (Luciano Mancin)

     ■ Maggiore evangelizzazione e formazione dei neo-convertiti. (Luca Ciotta)

    ■ Corsi infrasettimanali sull’evangelizzazione e sull’esegesi. (Sandro Carini)

    ■ Una maggiore unità d’intenti, pur rispettando l’autonomia. Le comunità locali dialogano poco fra loro (forse per paura). (Giorgio De Luca)

     ■ Farei un «azzeramento» della sua classe dirigente, gli Anziani; ▪ fatte le debite eccezioni, sono più d’ostacolo che di vantaggio; ▪ il Convegno degli Anziani di Poggio è la vetrina più spietata; ▪ i Fratelli temono il confronto, sono poco adusi al dibattito e non vogliono «noie nei loro locali», quindi vanno e tornano senza essere il più delle volte minimamente scalfiti nelle loro convinzioni (anche in quelle errate). (Sandro Bertone)

    ■ Svecchiamento dalle tradizioni e collaborazione reale e continuativa con le altre chiese d’altre denominazioni (soprattutto quelle che come il movimento dei Fratelli sono piuttosto moderate). (Antonio Del Vento)

    ■ ▪ 1) Risveglio dall’alto. ▪ 2) Concentrazione sul Regno di Dio anziché su chiese o gruppi, sull’unità in Cristo anziché sulle divisioni dottrinali. (Pier Francesco Abortivi)

    ■ Studiare la storia e la motivazione della nascita del movimento recuperando lo spirito iniziale, descritto al punto precedente. (Emanuela Busatto)

    ■ Un insegnamento più chiaro delle fondamentali verità della Parola di Dio sul valore del sacrificio di Cristo e sulla responsabilità della chiesa nel mondo, che spinga all’azione. (Tonino Mele)

     Deve sparire nelle chiese dei Fratelli un’odierna tendenza all’istituzionalizzazione; e poi i giovani (e parla un giovane) devono svegliarsi! Devono studiare la Parola, viverla e trasmetterla per fare altri discepoli di Gesù: così s’ubbidisce al grande mandato del Signore, così si moltiplica la chiesa! (Attilio De Renzis)

    ■ Una sensibilità maggiore nei confronti delle persone, specialmente giovani, che acquisiscono un buon livello culturale. Ho perso di vista i Programmi dei Campi per Giovani, ma temo che, anche se in quelle sedi si tentano strade più nuove e aperte, il rientro nelle comunità locali sia traumatico in termini di paure, chiusure, ecc. (Roberto Frache)

    ■ Guardando a me stesso, ammesso, e non concesso, d’essere un fratello «medio», direi che il problema di base sta nel trovare una (nuova?) comprensione della rivelazione che sia conciliabile, o almeno non incompatibile, con una visione del mondo moderna, che non stimoli una vita schizofrenica vissuta su due piani incomunicabili. ▪ 1) Le parole che s’usano in «chiesa» spesso non hanno significato per gli estranei e talvolta nemmeno più per noi quando viviamo la nostra vita «laica». ▪ 2) Come la chiesa cattolica s’arrocca sempre più in difesa di «valori non negoziabili» e non ha spinte propositive, così mi pare che anche noi rischiamo d’usare idee e linguaggi stereotipati (anche per essere dottrinalmente corretti) che anche noi cominciamo a non capire più. ▪ 3) Il successo editoriale del libro «L’anima e il suo destino» del professore di teologia, cattolico, Vito Mancuso ne è un sintomo. Lui ha avuto il coraggio di dire che certi dogmi, certe affermazioni della chiesa cattolica (e non solo) sono sbagliati, che non si riescono ad accettare oggi; ammette che certe cose non si capiscono. Le risposte che propone non sono magari condivisibili, ma ha avuto la funzione liberatoria di dire che non capisce. ▪ 4) Credo che anche noi soffriamo ormai d’un certo cristianesimo dottrinario cristallizzato poco comunicabile. (Marcello Favareto)

    ■ Una buona dose d’umiltà e una disposizione, fra gli italiani, a mettere tutto in discussione alla luce delle Sacre Scritture. (A.D., ps.)

    ■ Non saprei cosa intendere per «più efficace». Probabilmente dobbiamo sforzarci (ognuno si deve esaminare davanti a Dio) d’avere una vita il più coerente possibile con la nostra fede in modo che essa testimoni Cristo in noi. Forse è un po’ banale... (Federico Corona, ps.)

    ■ Applicare la Scrittura (impegno sociale), addestrare le nuove leve, fare qualcosa per non perdere gli adolescenti e soprattutto pregare di più insieme. (Stefano Comune)

 

 

2. Dati di credenti esterni

 

    ■ Sicuramente avere un chiaro patto comune fra le chiese, che delineasse una base dottrinale uguale per tutti. (Gaetano Nunnari)

    ■ Un’apertura non indiscriminata ad altre realtà del «corpo di Cristo». (Serafino Frandone, ps.)

    ■ Il riconoscimento dei doni all’interno della chiesa (attenzione non sono «carismatica» e mi riferisco soprattutto al dono di anzianato, dottorato, diaconato). (Claudia Martino)

     ■ Un impulso o una spinta simile a quella avuta a Pentecoste dai discepoli, per aprirli al mondo esterno; ma forse è solo un’utopia. (Marzio Zucchero, ps.)

     ■ Maggiore comunione spirituale (mescolanza) con altri fratelli in Cristo (contatti interconfessionali sotto la guida dello Spirito Santo). (Clara Cristalli, ps.)

 

 

3. Valutazione dei dati

 

Se vuoi collaborare a fare un'analisi dei dati, tieni presente, ad esempio, i seguenti aspetti: Quali sono i punti di vista maggiori rispetto al quesito? Che cosa significano nel loro complesso? Che cosa manca o che cosa ci sarebbe ancora da dire? Che cosa bisognerebbe fare per ovviare all’eventuale problema?

 

1. Luca Ciotta 2. 3.
4. 5. 6.

 

I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori. I contributi attivi hanno lo sfondo bianco.

 

 

1. {Luca Ciotta}

 

Valutando le risposte a questo quesito, ho notato che due aspetti principali vengono evidenziati:

     ■ La carenza di dialogo tra comunità in seno agli stessi «Fratelli», ma anche al di fuori

     ■ La questione (invero complessa) dei giovani e degli adolescenti.

 

 

1.  COLLABORAZIONE FRA LE COMUNITÀ: Occupandoci del rapporto tra assemblee locali dei «Fratelli», ho individuato tre generali motivi di relazione che vediamo di frequente tra assemblee:

     ■ a) Agape fraterna

     ■ b) Scambi di «ministeri»: Un anziano d’una assemblea viene invitato in un’altra assemblea a predicare o a trattare un argomento, a volte portandosi dietro dei fratelli; di solito accadrà poi il contrario — ecco perché ho usato il termine «scambi».

     ■ c) Battesimi, occasioni speciali, conferenze, gruppi giovani

 

Fermo restando che queste occasioni rimangono preziose e da coltivare, come d’altronde l’arciusato — per la verità citato non sempre a proposito — Salmo 133,1 («Quanto è buono e quant’è piacevole che i fratelli vivano insieme») c’insegna, sembra che non siano sufficienti per instaurare un legame forte.

     Si ha una certa reticenza nel collaborare tra comunità in vista dell’avanzamento del Regno di Dio, anche tra quelle vicine dal punto di vista geografico.

     Eppure, il metodo usato da Gesù e dagli apostoli era quello di lavorare insieme, e questo produceva un certo «collante» tra i discepoli (pensiamo ai dodici apostoli, e certamente a Paolo e Timoteo su tutti), ma altresì tra le comunità locali (un chiaro esempio: la questione della colletta per i santi di Gerusalemme, la cui preparazione — descritta in 2 Corinzi 8 e 9 — aveva unito molte comunità anche distanti geograficamente tra di loro).

     È lavorando dunque insieme per un chiaro progetto comune che si hanno chance per essere uniti tra comunità (ad esempio evangelizzando una data zona, oppure occupandosi di gruppi di neoconvertiti, magari extracomunitari). Lavorando insieme si scoprono i propri limiti, ma anche le proprie capacità.

     Evidentemente risulta più complesso collaborare con comunità d’altre denominazioni, per le diversità dottrinali, soprattutto se la collaborazione riguarda la formazione e l’insegnamento (per la sola evangelizzazione invece dovrebbe essere apparentemente più semplice).

     Sforziamoci dunque di collaborare insieme, non in modo saltuario e simbolico, ma in modo pratico e duraturo, perseguendo un chiaro obiettivo.

 

 

2.  LA QUESTIONE COMPLESSA DEI GIOVANI E ADOLESCENTI: Parlando ormai da ex-giovane, ho molto apprezzato i campi estivi ai quali ho partecipato, tuttavia si cresce nel «quotidiano», affrontando i conflitti d’ogni giorno, non nelle oasi — spesso ovattate — dei campi biblici. Sicuramente le oasi servono per «staccare» e per rifocillarsi, ma sarebbe veramente triste se noi avessimo sempre bisogno di «caricare le batterie»! Se la mia vita è arida durante tutto l’anno, dovrei preoccuparmi. Devo avere delle basi solide per vivere il mio quotidiano, realizzando il trionfo di Cristo in ogni circostanza (notiamo il «sempre» e il «dappertutto» di 2 Corinzi 2,14).

     Ritengo dunque che la formazione del giovane e dell’adolescente sia responsabilità della comunità locale. E qui entra in gioco il tasto dolente dei gruppi giovani. Se un gruppo giovani ha solo come obiettivo quello d’evitare che i ragazzi vadano in discoteca e/o frequentino le cattive compagnie del «mondo», non possiamo pretendere che i risultati siano eccellenti.

     Comprendo i timori dei genitori, tuttavia non ritengo queste motivazioni come solide, essendo basate non su un progetto costruttivo. Mi rendo conto allo stesso tempo che non è facile motivare i giovani e che non tutti i responsabili dei gruppi giovani sono adatti a questo. Ma se lo scopo dei responsabili è quello di far contenti i genitori (per i figli di credenti) o i fratelli in generale, perché stiano tranquilli, è abbastanza triste… Probabilmente non s’andrà da nessuna parte.

     Il gruppo giovani non deve essere un’alternativa per trascorrere il sabato sera — come purtroppo spesso accade — ma un gruppo che crea una base di fede e di servizio, da espletarsi via via nella comunità locale.        Mi rendo conto che è più facile da dirsi che da farsi e che la questione è delicata, anche perché spesso ci sono vari tipi di giovani (adolescenti «simpatizzanti», figli di credenti non convertiti, amici portati da ragazzi credenti, ecc.). Certamente sono essenziali questi tre pilastri, segnati in ordine d’importanza:

     ■ Insegnamento competente e profondo della Parola di Dio

     ■ Lavoro pratico da portare avanti (ad esempio, visite a persone anziane, evangelizzazione, ecc.)

     ■ Attività ricreative varie.

     Che Dio ci guidi a esser giorno per giorno più efficaci, a lode e gloria sua, come singoli e come comunità locali. {23-12-2009}

 

 

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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/CdF05-Impulsi_per_Lv.htm

07-11-2008; Aggiornamento: 23-12-2009

 

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