Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Assemblee dei Fratelli

 

 

 

 

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   Qui sono contenuti i principi di cura d’anime generale. Ecco le parti principali:
■ Gli aspetti generali
■ La consulenza
■ Gli aspetti dottrinali
■ I problemi della consulenza

 

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   Si tratta della consulenza specifica al problema dell’occultismo. Eccole parti principali:
■ Consulenza specifica
■ Approfondimento delle problematiche
■ Aspetti critici
■ Fatti, casi ed eventi
■ Dizionarietto dei termini
■ Fogli d’analisi
■ Excursus: Rimostranze verso fratelli  

 

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INDAGINE SULLE ASSEMBLEE DEI FRATELLI

 

 a cura di Nicola Martella

 

2. Punto di forza peculiare

 

1. Dati di attuali membri

2. Dati di credenti esterni

3. Valutazione dei dati

 

Clicca sul lemma desiderato per raggiungere la rubrica sottostante

 

 

1. Dati di attuali membri

 

Qual è secondo te il punto di forza peculiare del «movimento dei Fratelli»?

 

    ■ La loro ecclesiologia basata sulla stretta osservanza del modello neotestamentario. (Maurizio Marino)

    ■ Essere rimasta attaccata alla Parola; ogni Chiesa locale si gestisce da sé, avendo Anziani e Diaconi. (A. Fausto Gaeta)

    ■ Enfasi sull’assenza di sovrastrutture gerarchiche rispetto alla chiesa locale, condotta collegialmente. (Nicola Berretta)

    ■ La dottrina neotestamentaria; il sistema congregazionalista; la cena del Signore. (Gaio, ps.)

    ■ Che predica il Vangelo di Dio. (Rinaldo Diprose)

    ■ La conduzione collegiale e la libertà di partecipare al culto di adorazione. (Bill Quinert)

    ■ Generalmente trovo che si cerchi di dare importanza all’esegesi e allo studio della Bibbia. (Francesco Bozzi)

    ■ Congregazionalismo e centralità della cena del Signore. (Luciano Mancin)

    ■ Il cercare di essere in qualche modo fedele alla Parola di Dio. (Luca Ciotta)

    ■ ▪ 1) Una dottrina aderente alla Bibbia, senza troppe sovrastrutture teologiche e filosofiche e senza concessioni liberiste. ▪ 2) La denominazione comune che riferisce a un accordo sui punti di fede essenziali permette una certa sicurezza in caso di contatti e scambi con altre assemblee. Per esempio, un credente che si trasferisce in un’altra città ha la tranquillità che entrando nella «chiesa dei Fratelli», vi trova la stessa fede, mentre se si recasse in una chiesa libera o d’altra denominazione, dovrebbe prima verificare la compatibilità tra la propria fede e quella della chiesa locale. Ciò favorisce la comunione tra le assemblee e aiuta, a mio avviso, lo scambio fecondo di doni e ministeri. ▪ 3) Nello stesso tempo, però, mi sembra che le assemblee abbiano abbastanza autonomia di gestirsi a livello organizzativo come meglio credono e ciò possa favorire l’inserimento d’un credente nella assemblea che meglio corrisponde alle sue vedute (in materia d’organizzazione, non dottrinale!). (Salomè Stisabi, ps.)

    ■ La «libertà», cioè non avere compromessi con enti laici o religiosi; l’unica autorità è la «Parola di Dio». (Sandro Carini)

    ■ Il suo volersi rifare agli insegnamenti biblici per ricreare, quanto possibile, l’impostazione data da Cristo alla chiesa primitiva. (Giorgio De Luca)

    ■ La libertà. (Sandro Bertone)

    ■ La teorica apertura verso tutti i fratelli (compresi quelli d’altre denominazioni). (Antonio Del Vento)

    ■ ▪ 1) Accento sull’autorità della Scrittura, ▪ 2) coerenza morale, ▪ 3) flessibilità strutturale. (Pier Francesco Abortivi)

    ■ Guida non accentrata in un unica persona ma affidata a più anziani. (Emanuela Busatto)

    ■ Sono diversi tali punti, ma qualche tempo fa mi sono occupato del valore dato all’applicazione «locale» della Parola di Dio, cosa che mi è rimasta impressa. (Tonino Mele)

    La fedeltà alla Parola di Dio. (Attilio De Renzis)

    ■ ▪ 1) Un forte riferimento alla Scrittura. ▪ 2) Secondariamente, dal punto di vista organizzativo, la mancanza d’una struttura dirigistica nazionale. Tale mancanza permette una notevole «agilità» nell’instaurare nuove comunità non necessitando di placet, nomine, invio di pastori, ecc. Ritengo anche importante il «sacerdozio universale» che permette di responsabilizzare i membri dell’assemblea secondo i loro doni. Ovviamente questi due punti — come sempre accade nelle nostre realizzazioni umane non perfette! — possono avere riscontri negativi in termini di confusione e di prevaricazione da parte di persone «carnali». (Roberto Frache)

    ■ L’«aurea mediocritas» intesa come equilibrio tra accenti diversi: ▪ 1) Non esagerare in teologia e dottrine permettendo a ciascuno un margine di personale interpretazione, conciliazione con il resto della sua cultura, applicazione pratica al suo rapporto con Dio (ma non sempre, purtroppo, è, o è stato, così. Voli in alto e precipitose cadute ci sono state anche fra di noi). ▪ 2) Non esagerare con l’organizzazione gerarchica, cosa che insegna a vivere in una «democrazia teocratica» dove chi si sente chiamato al servizio dei fratelli lo può fare senza necessariamente essere insignito della targa d’anziano (ma anche qui non sempre è così; anziano e dittatore non coincidono e non s’escludono). (Marcello Favareto)

    ■ Ancorata alla Bibbia nella sua globalità, come elemento per valutare tutte le cose. (A.D., ps.)

    ■ Un certo «isolamento» che nel bene porta a non essere contaminati da un certo ecumenismo che sta influenzando anche l’ambiente evangelico. (Federico Corona, ps.)

 

 

2. Dati di credenti esterni

 

    ■ Non esiste gerarchia ecclesiale. (Gaetano Nunnari)

    ■ Un impegno molto più collegiale che altrove. (Serafino Frandone, ps.)

    ■ Il concetto stesso di fratelli: Provenendo da una famiglia della chiesa dei Fratelli, l’insegnamento di mio padre, oltre a quello teologico intorno alla salvezza per grazia.... e altro che tu ben conosci, è stato proprio quello di considerare mio fratello in Cristo chiunque creda alla salvezza per grazia e che abbia sperimentato la nuova nascita: a questo consegue che nessuno può, con l’educazione o con la predicazione «salvare» un’altra persona se non l’opera dello Spirito Santo. (Claudia Martino)

    ■ Assenza di gerarchie formali. (Marzio Zucchero, ps.)

    ■ Lo studio approfondito della Parola di Dio. (Clara Cristalli, ps.)

     ■ L’importanza e lo studio della Parola di Dio. (Stefano Comune)

 

 

3. Valutazione dei dati

 

Se vuoi collaborare a fare un'analisi dei dati, tieni presente, ad esempio, i seguenti aspetti: Quali sono i punti di vista maggiori rispetto al quesito? Che cosa significano nel loro complesso? Che cosa manca o che cosa ci sarebbe ancora da dire? Che cosa bisognerebbe fare per ovviare all’eventuale problema?

 

1. Luca Ciotta 2. 3.
4. 5. 6.

 

I contributi rispecchiano le opinioni personali degli autori. I contributi attivi hanno lo sfondo bianco.

 

 

1. {Luca Ciotta}

 

Valutando le risposte a questo quesito dell’indagine mi è parso evidente quanto segue.

 

     ■ 1. Il punto di forza assolutamente riconoscibile e riconosciuto — anche da altre denominazioni — è l’importanza data alla Parola di Dio, sia per quanto riguarda il suo studio che la sua applicazione nella vita delle comunità e dei singoli. Avendo contatti con svariati ambienti evangelici, non ho trovato un attaccamento alle Scritture pari a quello che si manifesta nei nostri ambienti, salvo forse nei Fratelli cosiddetti «stretti» (dove peraltro ci sono altri problemi e il movimento è in forte regresso).

     In alcune comunità, anche in quelle che s’avvicinano al nostro movimento, la Bibbia letteralmente non s’apre se non al culto domenicale, al punto che alcuni fratelli lasciano la loro Bibbia nel locale di culto, per leggerla soltanto durante il «sermone»! Mi è anche capitato di predicare in comunità non dei «Fratelli» e ho notato che quasi nessuno apriva la Bibbia per seguire quel che dicevo o per confrontarlo con altri passi. S’ignora il passo che dice: «Alla legge! Alla testimonianza! Se il popolo non parla così, non vi sarà per lui nessuna aurora!» (Isaia 8,20). In linea di massima invece nelle assemblee dei Fratelli le Scritture vengono amate e seguite con scrupolo, salvo rare eccezioni.

     Le Scritture vengono anche insegnate ai bambini, cosa che non sempre accade con frequenza e profondità in altri contesti.

     È per questa ragione che molti «Fratelli» non riescono a trovarsi bene in altri contesti, poiché spesso riscontrano superficialità nell’approccio alle Scritture, o addirittura una quasi totale assenza della Parola di Dio.

     Legato a questo fatto è la presenza della riprensione fraterna e della disciplina che, grazie a Dio, sono ancora attive nel nostro movimento, proprio grazie all’amore per la Parola di Dio e al desidero d’applicarla in ogni possibile circostanza. È vero che anche da noi si rischia di «filtrare il moscerino e inghiottire il cammello» (Matteo 23,24), tuttavia in linea di massima le deviazioni morali e dottrinali non vengono tollerate. Gli anziani riescono ancora a fare da deterrente morale per i membri della comunità locale.

 

     ■ 2. Un altro punto a nostro favore è la non-dipendenza da un «magistero» o da un «quartier generale» che impone le regole di dottrina e di condotta, come avviene in altri movimenti. La nostra regola è la Scrittura e ogni comunità è indipendente dall’altra nella sua gestione.

     Questo è peraltro conforme a quanto troviamo nel Nuovo Testamento, dove la stessa comunità di Gerusalemme non veniva considerata una sorta di «Vaticano» ma, al contrario, un gruppo d’apostoli e di fratelli che non imponeva nulla di gravoso alle altre comunità (sappiamo che i problemi di «imposizioni» di stampo giudaico non venivano direttamente dalla comunità di Gerusalemme, bensì da «fratelli» d’altre zone [o da «battitori liberi, ndr]; vedi Atti 15,23-29), e la cui autorità era comprovata dalla Parola di Dio, dall’esperienza e dalla sofferenza (Atti 15,22.25-26).

     In alcuni contesti non dei «Fratelli» non si può insegnare la Parola se non si ha un titolo di studio acquisito in una Scuola Biblica (e spesso la Bibbia non la insegnano neppure i «diplomati») e, in ogni caso, si è costretti a seguire sovrastrutture teologiche imposte — pensiamo al calvinismo oppure alla dottrina della «seconda esperienza» del mondo pentecostale.

 

     ■ 3. Legato al punto precedente, un terzo aspetto caratteristico dei «Fratelli» è una certa libertà di Spirito equilibrata e ordinata. Tutti possono intervenire nel culto o in altre circostanze, con decoro e ordine, in conformità agli insegnamenti della Parola di Dio (1 Corinzi 14,40).

     In altri contesti troviamo sì una certa libertà, ma unita anche una certa confusione e disordine. In altri contesti ancora troviamo la figura di leader soffocanti che bloccano il «gregge» nella sua espressione.

     È vero che la Chiesa di Cristo non ha lo scopo di far esprimere per forza i singoli membri (a volte il silenzio è importante se non si ha nulla da dire), ma di far esprimere la Parola di Dio e la preghiera spontanea allo scopo d’edificazione, sicuramente sì.

     Che il Signore ci guidi a fortificare maggiormente queste nostre specularità e non solamente a crogiolarci in esse. {12 dicembre 2008}

 

 

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► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/CdF02-Punto_forte_EnB.htm

07-11-2008; Aggiornamento: 23-12-2009

 

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