Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

Per il discernimento biblico

Prima pagina

Contattaci

Domande frequenti

Novità

Arte sana

Bibbia ed ermeneutica

Culture e ideologie

Confessioni cristiane

Dottrine

Religioni

Scienza e fede

Teologia pratica

▼ Vai a fine pagina

 

Offensiva intorno a Gesù 1

 

Denominazioni cristiane

 

 

 

 

«Chi dice la gente ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 1: È ciò che dicono gli altri su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nei mass-media
■ Gesù fra teologia e filosofia
■ Gesù fra filosofia e ideologia
■ Gesù fra ideologie e religioni
■ Excursus: La via che porta a Dio

 

«E voi, chi dite ch’io sia?» — Offensiva intorno a Gesù 2: È ciò che la Bibbia dice su Gesù.

Ecco le parti principali:
■ Gesù nella Bibbia e nella storia
■ La questione giudaica
■ Aspetti conclusivi (Gesù e le donne, Il Gesù sacramentale, Interrogativi)
■ Dizionarietto dei termini

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

 Offensiva intorno a Gesù 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Serviti della e-mail sottostante!

E-mail

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DIFFERENZE TRA PROTO-BATTISMO E UCEBI 3

Ancora congregazionalisti?

 

 di Paolo Brancè

 

L’autore prosegue qui di seguito nella risposta alle domande di un lettore (Mario), che ha chiesto quali siano le differenze tra l’UCEBI e il Proto-Battismo. Per «Proto-Battismo» (o Vetero-Battismo) s’intende qui il Battismo delle origini. La prima parte affronta la questione dell’ispirazione della Bibbia. La seconda parte tratta la soteriologia e l’etica. La domanda dell'attuale parte è la seguente: L’UCEBI è ancora o è mai stata un'unione di chiese congregazionaliste?  L'attuale versione, strutturata e redatta da noi in modo confacente allo stile di un articolo, si basa su uno scritto che aveva, in origine, lo stile di una lettera personale. {Nicola Martella}

 

 

1.  IL PROTO-BATTISMO: Nello scritto di Smyth «Principi e deduzioni riguardante la Chiesa visibile («Principles and inferences concerning the visible Church») è evidenziato il concetto di chiesa congregazionalista. In questo scritto «la Chiesa visibile» è definita come «una comunione visibile di santi», i quali singolarmente «devono essere considerati fedeli ed eletti». Si afferma ancora che la Chiesa «è una visibile comunione di santi formata da due, tre e più santi uniti insieme dal patto con Dio, secondo la Parola, per la loro mutua edificazione e per la gloria di Dio...». La vera Chiesa ha potere di ricevere «membri nella comunione; responsabili che esercitano cariche di dirigenza». [W.T. Whitley, The Works of John Smyth (Cambridge University press, 1915), pp. 252, 254, 256.] Questa definizione di Chiesa come «gente del patto» sarà da Smyth modificata a favore del battesimo degli adulti. Infatti, Helwys afferma nella sua confessione di fede all’Art. 10: «Che la Chiesa di Cristo è una comunione di persone fedeli (1 Cor 2; Ef 1,1) separata dal mondo per la Parola e lo Spirito di Dio (2 Cor 6,17), essendo intessuta dal Signore e gli uni e gli altri dal battesimo (1 Cor 7,13), sulla loro propria confessione della fede (Atti 8,37) e dei peccati (Mt 3,6)».

     Nell’Art. 11 Helwys afferma: «Che sebbene nel rispetto di Cristo la Chiesa sia una (Ef 4,4), ancora essa consiste di diverse particolari congregazioni, in ogni caso molte come ci saranno nel mondo; ognuna delle quali congregazioni, sebbene in esse ci siano due o tre [credenti], hanno Cristo che è stato dato a loro stessi con i mezzi della loro salvezza (Mt 18,20; Rm 8,32; 1 Cor 3,22), sono il corpo di Cristo (1 Cor 12: 27) e l’intera Chiesa (1 Cor 14,23), e quindi possono e devono, quando essi sono venuti insieme, pregare, profetizzare, rompere il pane e amministrare tutte le sante ordinanze, anche se essi sono privi di dirigenti o che i loro dirigenti sono in prigione, malati, o per altri mezzi ostacolati dalla Chiesa (1 Pietro 4,10 e 2,5)».

     Continuando, Helwys afferma all’Art. 12: «Che come una congregazione ha Cristo, così ha tutto (2 Cor 10: 7), e che la Parola di Dio non viene fuori da qualcuno, né a qualche congregazione in particolare (1 Cor 14: 36), ma su ogni particolare “Chiesa”, come essa fa su tutto il mondo (Col 1,5-6). E quindi nessuna Chiesa deve contendere ogni privilegio sull’altra». [W.H. Burgess, John Smyth, Thomas Helwys and the planting of the first Baptist Church in England (J. Clarke, London 1911), p. 214.]

     Il concetto che viene enfatizzato è che ogni chiesa ha pari dignità e autorità come tutte le altre visibili chiese (questa è una delle prime asserzioni della concezione del congregazionalismo).

 

 

2.  L’UCEBI: La Confessione di fede dell’UCEBI nei suoi diciannove articoli raggruppa tre articoli che potrebbero indurci a pensare che essi pongano in risalto la devozione congregazionalista. Tuttavia, l’articolo 8, che è quello che c’interessa, non è chiaro. Non si parla di conversione di vita vissuta nella santità, di separazione dal mondo. L’articolo 8 s’esprime in questa maniera: «Ovunque i credenti sono raccolti insieme dalla Parola dell’Evangelo per ascoltarla sempre di nuovo, per condividere la Cena del Signore, per coltivare il vincolo dell’amore, per far discepoli mediante l’insegnamento e il battesimo, là s’individua la Chiesa di Cristo, perché Egli è là in mezzo a loro. Ciascuna chiesa così raccolta s’organizza in un luogo e in un tempo determinati secondo la parola dell’evangelo e sotto la sola autorità di Cristo. Tutte le chiese hanno davanti al Signore pari dignità, tutte sono fornite dallo Spirito dei ministeri atti a rispondere efficacemente alla loro vocazione e tutte sono chiamate a coltivare l’unità dello Spirito con il vincolo della pace. Noi crediamo che la chiesa del Signore, così determinantesi nella storia, è una in Cristo, santa nello Spirito, apostolica nella sua derivazione e nella sua missione, universale nel suo orizzonte in virtù dell’evangelo di cui vive e che annunzia».

 

 

3.  ALCUNE CONSIDERAZIONI: Cercando di capirne di più dobbiamo leggere anche l’Art. 7 che riguarda il discepolato cristiano: «Quanti ascoltano e accolgono la parola di Cristo sono chiamati a seguire il Signore come discepoli. Questo itinerario comporta l’assunzione per amore, di gravi responsabilità storiche, mai esenti da contraddizioni e pericoli di compromessi, ma sempre animati dalla speranza di Dio».

     Ma neppure l’Art. 7 ci aiuta a cogliere il concetto della «Chiesa congregazionalista», che è alla base del primo Battismo. Dobbiamo affidarci al commento di Tomasetto per poter capirne di più. Egli, commentando l’Art. 7, prende a prestito le parole di Bonhoeffer, senza citarlo: «Solo chi crede obbedisce, e solo chi obbedisce dimostra di credere». [Cfr Bonhoeffer, Sequela (Queriniana ed, Bs), pag. 43.] Continuando, Tomasetto afferma: «C’è un legame molto stretto fra fede e obbedienza; la fede, oltre che nella confessione, diventa visibile nell’obbedienza. Cristo chiama la persona al suo seguito, alla sequela e, senza ulteriore intervento, chi è chiamato obbedisce prontamente. Il discepolato non risponde soltanto confessando a parole la sua fede in Cristo, ma con un atto d’obbedienza reale e concreta... Il discepolato consiste nel porsi alla sequela di Cristo... Si è chiamato fuori e bisogna “venire fuori” dal tipo di vita condotta fino a quel momento... Il passato resta indietro, lo si lascia completamente...» (p. 64). Tomasetto fa uso di termini evangelici come «vita nuova», «nuova creatura».

     È interessante leggere tra le righe del commento di Tomasetto le affermazioni forti e rivoluzionarie di Bonhoeffer citate nel suo libro «Sequela». Tomasetto afferma: «Un’idea di Cristo, una dottrina di Cristo, una dottrina, una conoscenza religiosa generale della grazia e del perdono dei peccati non richiede obbedienza». [Cfr. Sequela, pp. 37, 43.] Tomasetto sta affermando concetti stravolgenti sul discepolato cristiano, che è il retroterra della chiesa, ma purtroppo astratti che hanno il sapore d’un ragionamento retorico, privo d’incisività nella vita morale e spirituale di molte chiese dell’UCEBI. Il ragionamento di Tomasetto assomiglia a quello fatto da quei credenti compiacenti che sono nella mente di Giacomo, i quali si specchiano, ma dimenticano se stessi, dopo essersi specchiati. Sono i neofarisei che dicono ma non fanno, e, ancor peggio, calpestano la dignità umana.

     È comunque nel commento all’Art. 8, che Tomasetto chiarisce un po’ di più il linguaggio enigmatico dell’articolo stesso: «Questo articolo è importante per le chiese battiste, in quanto è su quest’argomento che in Inghilterra, agli inizi del XVII secolo, esse si sono divise fraternamente dalle chiese riformate e, in base alla nuova comprensione ecclesiologica, si sono riallacciate anche alla prassi del battesimo dei credenti confessanti, tipica del Cristianesimo primitivo». Dopo un preambolo che stabilisce i dati teologici generali, quelli organizzativo-istituzionali e i caratteri costitutivi della chiesa, passa a definire quello che è la comprensione battista della chiesa secondo l’UCEBI: la Chiesa è formata da persone che sono raccolti dalla Parola dell’Evangelo per ascoltarla, condividere la Cena del Signore, coltivare il vincolo dell’amore, fare discepoli mediante l’insegnamento e il battesimo cristiano. La chiesa è chiesa se accadono questi eventi: gente che, raccolta dalla parola del Signore, condivide, coltiva, fa discepoli. È interessante che Tomasetto sottolinea il concetto teologico della «convocazione di Dio» che rende il gruppo convocato «Chiesa». Ciò che Tomasetto sta affermando riguardante la 2a sezione è interessante ai fini del nostro commento finale. Egli dice: «La 2a sezione punta decisamente verso la comunità locale come espressione ecclesiologica primaria cui le altre dimensioni sono subordinate. Questa è la concezione tipicamente battista della chiesa. Da un punto di vista ecclesiologico non c’è altra autorità che possa essere superiore alla Chiesa locale o alla quale questa sia gerarchicamente subordinata. L’unica autorità che si riconosce nella chiesa è quella del Signore stesso e quella della Scrittura. Ogni comunità ha il diritto, fatto salvo il riconoscimento delle due autorità ricordate, d’organizzarsi liberamente secondo un proprio ordinamento interno. Le chiese battiste sono congregazionaliste in quanto s’autogovernano e nello stesso tempo stabiliscono legami di collaborazione, di fraternità e di sostegno reciproco con altre comunità battiste locali». Di seguito parla d’Associazioni e d’Unioni per svolgere il proprio servizio e avere un legame anche stretto con le altre chiese sorelle. Nella terza sezione è enfatizzata la sua dignità di chiesa che provengono dalla tradizione apostolica, la quale professa la Chiesa «Una, Santa, Universale e Apostolica».

     Nel cercare di comprendere l’ecclesiologia battista dell’UCEBI dobbiamo anche riferirci al loro Regolamento che getta luce sull’ambiguità del loro essere congregazionalisti.

     Inizio con il citare l’Art. 12 (Collegamenti compreso nel Capo 3° - Rapporto delle Chiese tra loro): «Le chiese membro dell’Unione sono libere, nella loro autotomia, di collegarsi tra loro per il raggiungimento di finalità comuni».

     Ma L’Art. 12 quater (Chiese collegate per la cura pastorale), recita: «In mancanza di pastori in numero sufficiente a provvedere di cura pastorale il Comitato Esecutivo (CE) invita le Chiese sprovviste di pastori a collegarsi con altra o altre viciniori per usufruire di cura pastorale congiunta... A comporre eventuali divergenze che insorgono tra chiese collegate provvede l’Associazione regionale o di zona a cui le chiese appartengono. Se queste non appartengono tutte alla medesima Associazione o se le divergenze insorgono tra Chiesa e pastore, provvede il Comitato Esecutivo. Avverso i provvedimenti dell’Associazione o del Comitato Esecutivo è ammesso il ricorso al Collegio degli Anziani a istanza d’una della chiese o del pastore interessati».

     Nel Capo 4° (Rapporti tra Chiesa e pastore) si afferma ancora quanto segue. L’Art. 13 (Scelta) recita: «La chiesa manifesta la sua preferenza riguardo alla scelta del pastore, dandone comunicazione all’interessato e al CE». L’Art. 18 prevede l’utilizzo d’un pastore locale. Gli organi istituzionali dell’UCEBI sono il Comitato Esecutivo, il Collegio dei revisori, il Collegio degli Anziani. Sembra che questi organi istituzionali siano esecutori del mandato assembleare, ma di fatto essi esercitano un potere più accentrato. Tanto è vero che il Collegio degli Anziani su richiesta del Comitato Esecutivo interviene negli affari delle chiese locali emettendo «Raccomandazioni», che sono in realtà delle vere e proprie ingiunzioni. Se una chiesa o un soggetto della chiesa non s’attiene a ciò, tali organi hanno potere d’esclusione dall’Unione.

 

 

4.  APPROFONDIMENTI: Alla luce di quanto è stato esposto, è doveroso fare alcune osservazioni.

     ■ 1. L’UCEBI non è una Associazione o Unione di chiese rigorosamente congregazionaliste. Vi sono riferimenti peraltro vaghi nella loro confessione di fede con riferimenti teologici anch’essi vaghi, se non strettamente teoretici.

 

     ■ 2. I cosiddetti credenti nella maggior parte delle loro chiese sostengono una teologia che è la negazione dell’Evangelo, sebbene teoreticamente mostrano di rispettare. Si parla di conversione, di nuova nascita, di nuova natura, di lasciare il vecchio mondo e abbracciare il nuovo, ma di fatto i molti dell’UCEBI conservano gelosamente e, direi, in modo fondamentalista, arrogantemente la loro vecchia natura (forse mai messa in discussione). C’è anche da dire che molte delle loro chiese non sono convocate dal Signore, ma sono formate da religiosi che s’autoconvocano. Non c’è la serietà della santità (è frequente la frase: «Tutti siamo peccatori», e nessuno ha il dovere di rimproverare il fratello in obbedienza al dettame dei principi disciplinari). Quando si parla di discepolato, il reale senso di questa forte parola biblica è quello d’addomesticare dei contribuenti, considerati un valido supporto alle loro poverissime ed esigue risorse finanziarie, cosa che è il risultato d’un fallimentare accentramento d’esse (famoso è il loro piano di cooperazione che ha come obiettivo il risanamento del loro cospicuo deficit economico senza portare peraltro ad alcun risultato utile).

 

     ■ 3. La teoria delle Chiese indipendenti che si auto-sostengono, si auto-finanziano, e si auto-determinano, che richiama senz’altro la spiritualità ecclesiologica battista, è vanificata dal fatto che esistono organi istituzionali che intervengono nelle realtà locali, stravolgendoli secondo la loro sensibilità teologica liberale. Il pastore nella maggior parte dei casi non è scelto all’interno delle comunità locali, ma viene proposto dal Comitato Esecutivo; è quindi un soggetto estraneo alla vita ecclesiale interna della chiesa locale (questa è un’ecclesiologia episcopale o presbiteriana). L’incorporamento di due chiese, pasturate dallo stesso pastore, non è una prassi battista (i battisti si sostengono da soli fino a quando viene eletto tra le loro fila un pastore). Il Collegio degli Anziani è un organo spurio, estraneo alla spiritualità delle chiese battiste organizzate in Associazioni o Unioni. Inoltre, vi sono affermazioni di pastori battisti dell’UCEBI, che, di fronte all’aggravarsi o acuirsi della crisi economica (che è dovuta al loro falso congregazionalismo e alla loro teologia liberale), prospettano una possibile fusione con il mondo valdo-metodista, che senz’altro non è congregazionalista (un’esperienza simile la fece Smyth quando volle fondersi con in Mennoniti: in un giro di quasi trent’anni la chiesa di Smyth finì d’esistere essendo stata assorbita da quella mennonita).

 

     ■ 4. Non è biblico né battista la differenza tra pastore a tempo pieno e pastore locale: questa nomenclatura è una invenzione dell’UCEBI. Il pastore è colui che è stato chiamato ed è pronto a qualsiasi cosa: può essere sostenuto dai beni dei credenti della chiesa locale, ma può auto-sostenersi come Paolo ha fatto nella sua esperienza corinziana (fu fabbricante di tende). I pastori dell’UCEBI devono forse imparare a essere più umili e a mettersi nell’ordine delle idee bibliche di lavorare, facendo anche i lavori più umili pur di poter portare avanti la missione (ma loro sono abituati a essere dei «professionisti» dell’Evangelo e difficilmente s’abbasseranno a lavorare come operai (benché in passato abbiano sostenuto idee di sinistra e comuniste).

 

Se l’UCEBI è in agonia, è perché ha rinunciato a vivere l’Evangelo a caro prezzo. (Forse Tomasetto avrebbe dovuto aggiungere questa parolina alla sua squisita teorizzazione del «solo chi crede obbedisce, e solo chi obbedisce mostra di credere».) Il suo fallimento ecclesiale è il fallimento della sua teologia liberale applicata alla spiritualità battista.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A2-UCEBI3_congregaz_OiG.htm

17-10-2009; Aggiornamento: 13-03-2010

 

▲ Vai a inizio pagina ▲

Proprietà letteraria riservata

© Punto°A°Croce