Questo articolo di
Gianni Siena si aggiunge a quello già pubblicato: «Un
pentecostale sui guaritori carismatici». L’autore si era sentito
provocato dalla mia seguente massima sul pericolo rappresentato dai
carismaticisti per le chiese pentecostali: «Se i pentecostali vorranno
continuare a sopravvivere anche domani, senza essere permeati e fagocitati dai
carismaticisti, faranno bene oggi a tenere fuori dalle loro chiese le dottrine
carismaticiste e chi le propaga». Chiaramente egli non crede che ciò avverrà
mai. Come recita un motto: «Speriamo in meglio, ma prepariamoci al peggio».
L’autore ci tiene a delineare le differenze fra i pentecostali classici e gli
attuali neo-pentecostali o carismaticisti. Egli stesso è membro delle ADI. In
questo articolo intende mostrare come i primi predicatori pentecostali fossero
degli uomini di Dio e si differenziassero alquanto per spiritualità, umiltà e
moralità dai predicatori carismaticisti odierni (che egli associa al «leaderismo
teocratico»), dal loro narcisismo e dai loro spettacoli.
Io personalmente non
entro nel merito delle questioni, avendo già scritto altrove in proposito, e
lascio le sue parole al giudizio dei lettori. {Nicola Martella} |
Ministero
cristiano e imitazioni
Il movimento pentecostale
conobbe diversi personaggi poco raccomandabili fin dall’inizio. Nessuno può però
accusare di «contraffazione» persone come Smith Wigglesworth, era un idraulico
quando il Signore lo salvò e lo chiamò nel ministero. Un uomo semplice e senza
istruzione teologica che servì il Signore e fu testimone di conversioni e di
opere divine straordinarie durante una vita spesa a predicare il Vangelo: non fu
l’unico!
Anche le ADI hanno i loro
«eroi»: semplici ma ubbidienti alla chiamata, come quel fratello che sentiva un
peso per l’Italia. Un giorno avvertì una voce che gli comandava di lasciare il
lavoro e andare al porto di New York. Ubbidì e al porto uno sconosciuto gli
porse un’offerta sufficiente per affrontare il viaggio: la sua famiglia fu
sostenuta dal Signore ed egli evangelizzò il paese nativo. L’azione
soprannaturale di Dio accompagnò questa gente, laddove predicò il Vangelo di
Cristo: con umiltà davano a Dio la gloria di ciò.
Wigglesworth aveva la fama di
«taumaturgo», ma non era d’accordo con questa riverenza. Una volta fu invitato a
predicare, era imbarazzato, come se rubasse la gloria al Signore; mentre si
recava in tale comunità, egli si fermò a pregare. Intanto il pastore, non
vedendolo arrivare, affidò l’incarico a un altro… Wigglesworth arrivò alla
riunione che era finita, ma la gente giubilava di gratitudine verso Gesù: molti
furono salvati quella sera e Dio agì potentemente! In questo episodio si colgono
due aspetti primari della realtà del ministero cristiano autentico. La prima è
certamente la consapevolezza del servo potentemente usato, ma timoroso di
mettersi tra la gente bisognosa, e la manifestazione del «Sole della
giustizia, nelle cui ali è la guarigione» (Mal 4,2) La seconda è la
qualità spirituale delle persone
che frequentavano le chiese, come il conduttore che
affidò a un altro la conduzione della serata:
prima davano l’onore a Cristo Gesù! Questo
tipo di credenti è andato scemando nelle chiese pentecostali, le megachiese
carismatiche così «simili», dove gli «eccellenti apostoli» fanno quel pare loro,
non conoscono questi cristiani umili ma consapevoli del loro rapporto con
Cristo.
Come imitare i
servi di Dio
Chi trasforma il servizio pastorale in un ministero «potente», lo fa sfruttando
mezzi umani. Ha davanti agli occhi i pionieri e vorrebbe imitarne i caratteri e
le imprese,
senza
la consacrazione, la costanza nella preghiera (che è
intimità vera con Dio), senza sottoporsi alla Parola di Dio.
Non si può riprodurre
un ministero come quello svolto da Paolo, e da altri d’una lista non molto
lunga, senza la chiamata e l’assistenza di Dio. È come se uno di noi ambisse
conseguire il record mondiale d’una specialità atletica: un campione è un atleta
che ha consacrato la vita allo sport praticato. Ugualmente è così quando uno è
chiamato al servizio di Cristo e dei fratelli.
Il leaderismo teocratico nasce come contraffazione del ministero potente
dei veri servi di Dio, attira seguaci con una rapidità impressionante e li
mantiene in uno stato di continua attenzione sugli aspetti miracolosi della
fede. La fede di questi credenti, che seguono tali leader, è spesso forte,
coinvolgente, sono pronti a dare denaro, tempo, fatiche per ogni necessità: sono
capaci di commuovere chiunque con il loro zelo. Il problema è che queste persone
impinguano il conto corrente dei vari «apostoli», mentre chiese serie hanno voci
di spesa in direzione dell’aiuto fraterno e verso i bisognosi.
In una comunità cristiana seria (piccola o grande non importa) il cameratismo e
l’amicizia sono i primi elementi dell’amor fraterno che si percepiscono, oltre
all’aiuto e alla collaborazione reciproci che accompagnano la relazione tra
credenti. Nelle megachiese si recepisce immediatamente una «tensione» che plagia
la persona e la induce a «credere»: uno si trova coinvolto nel «movimento»,
senza che abbia potuto riflettere sui costi. «Non c’è nulla sotto il sole che
già non vi sia stato» (Ec 1,9-10)… questa è la sentenza del predicatore.
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Abbiamo bisogno d’una casta di superapostoli?
{G. Fontanesi - N. Martella} (T/A)
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Un pentecostale sui guaritori carismatici
{Gianni Siena} (A)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A2-Servi_Dio_se-stessi_MeG.htm
24-02-2009; Aggiornamento: 25-02-2009
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