Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Escatologia 1

 

Carismaticismo

 

 

 

 

Questa opera contiene senz’altro alcune novità. Leggendo i brani escatologici della Bibbia sorgono vari interrogativi, ad esempio i seguenti:
■ I credenti, quando muoiono, vanno in cielo o in paradiso?
■ I morti nell’aldilà sono solo inattivi o anche incoscienti?
■ I bimbi morti dove vanno?
■ Se nessuno sa il giorno e l’ora dell’avvento del Messia, perché diversi cristiani hanno fatto predizioni circostanziate per il loro futuro imminente?
■ Qual è la differenza fra escatologia e utopia?
■ In che cosa si differenzia la speranza biblica dalla speranza secolarizzata di alcuni marxisti?
■ Il «rapimento» precederà o seguirà la tribolazione finale?
■ Quando risusciteranno i credenti dell’AT?
■ Il regno millenario è concreto o solo spirituale?
■ Durante il suo regno futuro col Messia regnerà sono Israele o anche la chiesa?
■ Nella nuova creazione i credenti abiteranno in cielo o sulla nuova terra?
■ Lo stagno di fuoco esisterà per sempre?
■ I morti si riconoscono nell’aldilà?
■ Non sarà noioso vivere nel nuovo mondo?
■ Ci sarà il tempo nel nuovo mondo?
■ Ci sarà il matrimonio nel nuovo mondo?
■ Eccetera...

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

Escatologia 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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UN PENTECOSTALE SUI GUARITORI CARISMATICI

 

 di Gianni Siena

 

Questo scritto è una reazione di Gianni Siena all’articolo «Tempo di raccolta con Carlos Annacondia» e avrebbe dovuto trovare posto nel tema di discussione connesso: «Carlos Annacondia? Parliamone». Su quest’ultimo ha detto solo quanto segue: «Io non so chi sia Annacondia, pur avendone sentito parlare molto tempo fa, non mi permetto giudizi nei suoi confronti, ma il Signore ci conosce e renderà a ciascuno secondo le sue azioni».

     La famiglia dell’autore proviene dalle Assemblee dei Fratelli e anche dopo il trasferimento nel nord d’Italia, essa continuò a frequentare questo ambiente. Dopo il periodo del militare, l'autore si è inserito nelle Assemblee di Dio. Come egli stesso afferma, la sana dottrina ricevuta all’inizio gli ha fatto da antidoto verso l’attuale ondata carismaticista e i suoi «unti» esponenti. Egli, pur condividendo le dottrine classiche del movimento pentecostale, in cui milita, è molto allergico verso leader, «unti», showman, tele-evangelisti e guaritori del fronte carismaticista.

     Poiché Gianni Siena non ha, per sua ammissione, il dono della sintesi, sono stato «costretto» a metterlo extra. La strutturazione dell’articolo è a cura della redazione. Quello che segue mi sembra un chiarimento molto utile. {Nicola Martella}

 

Miracoli spesso solo spot autoreferenziali

     All’inizio degli anni ‘80 del trascorso 20° secolo, ero sposato da poco tempo (1979) e durante una pedicure casalinga la tronchesina mi «pizzicò» la sede esterna dell’unghia sull’alluce destro. Dopo qualche tempo scoprii d’avere l’unghia incarnita: operata per due volte in anestesia generale e due volte ricresciuta in modo anomalo. Durante questa sofferenza venne a farci visita un evangelista brasiliano, un siculo-americano, di cui alcuni dicevano meraviglie. Cominciò il «sermone» in cui elencò tutti i suoi successi, con dimostrazioni in presenza di televisioni; quando fece l’appello per la guarigione andai avanti con il mio doloroso problema. Questo pomposo ministro a malapena, mentre «danzava» sul piano del pulpito, mi degnò di un’occhiata e borbottò qualcosa che «poteva» assomigliare a una preghiera. Non lo vedemmo più perché il pastore della nostra comunità era alquanto sobrio e attaccato alla fedele Parola di Dio: chi lo ricorda non ha entusiasmi… non vi fu nessuna guarigione.

     Eppure uno giurava ancora che, in altra occasione e in condizioni estremamente ostili, avvennero meraviglie in presenza di lui…; «forse» avvennero ma non davanti a me. Secondo le ultime notizie che lo riguardano, è in Brasile, dove svolge «campagne di risveglio» accompagnate da «segni e miracoli»… solo in Brasile! [ Guarigioni: in Africa sì e in Occidente no?] Non mi permetto giudizi personali, ma solo considerazioni su questi «individui»: sono tanti, anzi, troppi e il Signore ce ne scampi.

     Il problema dell’unghia fu poi risolto da un bravo podologo che m’operò, ricostruì la sede e mi seguì per un anno e mezzo. Egli disse, infine: «Non hai più bisogno del mio intervento, ma se dovessi averne ancora ecco il mio biglietto, così non dovrai ripetere la prenotazione per la cura». Ringrazio il Signore perché, dopo 25 anni, ho ancora l’unghia e l’operazione fu un vero successo, merito anche di quel medico coscienzioso e capace.

 

Medicina e fede

     Io non ho mai disprezzato l’azione terapeutica della medicina moderna e, al tempo stesso, non disdegno affatto di rivolgermi al Signore per la guarigione di qualunque malattia. Su questo punto affermo con totale consapevolezza che Dio ha operato miracoli e/o guarigioni straordinarie.

     Questo non è la rinuncia alle cure mediche, un ministro del Vangelo, che credeva nella risposta di Dio all’intercessione, scriveva questo: «Noi preghiamo per i malati e spesso il Signore risponde positivamente. Non abbiamo mai detto a un infermo di smettere le cure prescritte dal medico, ma preghiamo anche per costoro: da loro apprendiamo che Dio, molto spesso, abbrevia le terapie». Questo è un sano realismo dettato da fede e conoscenza.

     La «supplica fatta con fede», conformemente all’insegnamento apostolico, trova ascolto presso il Padre celeste; e affianca «anche» la fatica dei colleghi del «diletto medico» Luca, autore umano del Vangelo e degli Atti. In qualche caso per l’inutilità delle cure mediche, come fu per la donna dal flusso di sangue, è utile che l’infermo abbandoni ciò per confidare solo nell’azione di Cristo.

     Su questo tema, però, occorre (moltissimo) discernimento spirituale e ciò dà risultati solo se chi intercede per l’infermo è certo di quel che Dio sta per fare. La fede del credente, se non è in comunione perfetta con Dio e la sua volontà, se non ha ricevuto istruzioni certe (ma condivise perfettamente con uguale fede da chi deve sottoporsi a questo), in uno spirito di preghiera e assoluto rispetto della dottrina biblica… è meglio lasciar fare ai medici! Questa «certezza» si può esercitare consapevolmente quando il soggetto prega ed è attento alla voce del Signore.

 

Danni per la testimonianza

     La preghiera perseverante sta alla fede, come l’allenamento sta alla competizione atletica. Questo esempio è positivo, un credente fa sempre le cose in vista della gloria del Signore e vi si prepara con impegno. Un vero credente conosce i limiti della sua fede personale e non s’esporrà a fare azioni che possano attirare biasimo su Cristo: come dare per certo quello, su cui Lui non ha detto nulla.

     Dio può sempre intervenire con la sua compassione a favore dell’infermo e noi accettiamo di pregare in modo non drammatico ma certamente utile, senza quelle spettacolarità tipiche d’una certa prassi (oramai) pseudo evangelica.

     Il Signore, talvolta o spesso (Egli è sovrano), usa il «tale» per guarire «tizio» e l’ultimo rinuncia all’uso delle medicine e guarisce… ma la cronaca registra casi di gente confusa che, per imitazione di simili casi verificati o per non aver ben ponderato l’insegnamento ricevuto (da verificare se l’insegnante fu chiaro a sua volta), provocò la morte di persone innocenti. Vorrei dire che questo avvenne solo in qualche disordinata o confusionale «chiesa libera», a opera di persone certamente confuse… non conosco casi del genere nel mio ambiente [N.d.R.: Assemblee di Dio], ma per la vita altrui non faccio sconti neppure a me stesso.

     Sono testimone (e in un caso, responsabile) di fallimenti pietosi; personalmente commisi un errore, mi rimorde ancora il ricordo d’un fratello ammalato cronico al quale «proclamai» la guarigione ed essa non avvenne… ero giovane ma, a «cose fatte», mi resi conto della pochezza del mio gesto.

 

Vegliare con discernimento

     La letteratura pentecostale e carismatica più recente è piena d’episodi di segno positivo e opposto. Dio è misericordioso e risponde alle richieste, ma non è legato agli ordini dei taumaturghi. Egli, se opera segni, il risultato è sempre alla sua gloria, il testimone e strumento di ciò non reclama neppure una briciola dell’onore all’Eterno. Ma quando, in presenza d’indubitabili miracoli, l’uomo è preminente e Dio «scompare» dalla vista, è bene rispondere a costui / costoro come il vecchio Diogene che viveva in una botte. Andò a trovarlo Alessandro Magno e si piazzò davanti a lui chiedendogli: «Sono Alessandro Magno, cosa posso fare per te?». Diogene rispose: «Levati davanti che mi togli il sole!». La gloria di Dio è più benefica da ammirare e godere che la «gloria» di questi leader (poi di chi!?).

     Verso la fine degli anni ’70, la mia denominazione (pentecostale) era assediata letteralmente da gruppetti con apparenze simili alle sue, ma con contenuti dottrinali e scopi molto diversi. V’era qualche problema ma la chiesa era nel complesso «sana», i fratelli responsabili reagirono e misero alla porta tutti costoro. Agli inizi degli anni ‘80 comparvero i primi «leader» e penetrarono nelle chiese evangeliche, specialmente di stampo carismatico e pentecostale. Tutto questo avveniva mentre si manifestavano gli scandali finanziari e sessuali di costoro (i falsi profeti mirano al successo finanziario e con il gentil sesso).

 

Sviluppo della dipendenza dagli uomini

     Ritornando al tema di questi evangelisti, all’inizio essi predicavano un Vangelo «conforme al modello delle sane parole» (cominciavano a uscire dal nostro mezzo…) ma, di seguito, tralasciarono (non essendo dei nostri) il ministero della Parola di Dio: si dedicarono sempre di più alla «taumaturgia» molto più redditizia e meno faticosa, che l’esortare a ravvedersi e cambiar vita davanti al Signore; per costoro l’inferno futuro dei loro ascoltatori non sembra essere una preoccupazione. Con la «fame» carismatica crebbe anche la richiesta d’altre «prestazioni» soprannaturali, prontamente eseguite… come invano si denuncia da tempo.

     Purtroppo, e va detto, quando qualcuno si converte, per lui tutto si tinge di «rosa»: la vita di chiesa, i fratelli, il pastore, la denominazione nei cui ambiti è avvenuta la sua salvezza… dimenticando che questa è opera del Signore Gesù Cristo. Uno ha nel cuore amore e devozione che, anziché rivolgerli verso Colui che è morto per noi e per la nostra salvezza, li proietta sugli uomini. Certi «marpioni» lo sanno e deviano questo elemento devozionale da Cristo per rivolgerlo verso se stessi, da ciò scaturisce la fedeltà cieca a loro tributata. I credenti che fanno ciò, non se ne rendono spesso conto, sono sinceri e perciò fanno «muro» contro chi vorrebbe metterli in guardia da questo errore nefasto: quando aprono gli occhi sono stanchi e scandalizzati, non reggono la delusione e se ne vanno dalla chiesa. Nella migliore delle ipotesi s’aggiungono a qualche chiesa evangelica, dove si leccano le ferite, ma non dimenticano quello che hanno vissuto.

 

Instillazione della soggezione dagli uomini

     Io ringrazio il Signore per avermi aperto gli occhi in tempo, mi convertii a Lui che avevo già una base biblica (unica vaccinazione efficace) e, tranne qualche ritocco per accogliere realtà che ignoravo nella Parola, non l’ho mai abbandonata. Anzi, essa (l’istruzione della Parola scritta) m’ha evitato un sacco di guai; non è affatto facile la vita in una chiesa composta da simili soggetti infatuati dagli uomini (anziani e pastori, sani biblicamente, vivono con fastidio e disagio tutto questo).

     Si rimane esterrefatti dall’agire di costoro. L’ubbidienza (mista a devozione…) assoluta ai conduttori è incoraggiata, pur sapendo doversi trattare di fiducia, dovuta all’esempio (se c’è) senza macchie. Essi scoraggiano il senso critico (altro che diligenza bereana nell’esaminare l’insegnamento con le Scritture) perché sanno di non poter raggiungere altrimenti i loro scopi (quali?).

 

Impronte rivelatrici

     Basta esaminare i bilanci delle «chiese» di tali leader, che ammontano a svariati milioni di dollari / euro annui; o come ricercano il sostegno femminile al loro «ministero» (se uno è ammirato per il suo aspetto estetico, la fornicazione e l’adulterio  — anche «platonici» — sono in agguato).

     Infine si guardi come trattano i poveri: non assistono le missioni e non sfamano i miseri. Il conto in banca del «pastore» è molto cospicuo e con il plauso osannante dei suoi seguaci.

     Un altro segno serio è il seguente: coloro che hanno servito il Signore con perseveranza e vocazione (intendo: hanno dimostrato d’avere ricevuto una chiamata al servizio) sono messi al margine nelle chiese degli «infatuati».

     Gesù ha detto che nel suo giorno costoro scopriranno di non averlo mai realmente conosciuto. {09-02-2009}

 

Abbiamo bisogno d’una casta di superapostoli? {Gianni Fontanesi - Nicola Martella} (T/A)

Servi di Dio o di se stessi: Leader pentecostali e carismaticisti a confronto {Gianni Siena} (A)

 

► URL:

http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A2-Pentecostale_guaritori_carismatici_Esc.htm

10-02-2009; Aggiornamento: 25-02-2009

 

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