Ho avuto modo di
leggere alcuni scritti di Kenneth Hagin (1917-2003), pastore evangelico tra i
fondatori del «Movimento della Fede.
Quest’ultimo è una realtà evangelico carismaticista che proclama come dogma la
guarigione per fede, la prosperità materiale e l’autorità del cristiano su ogni
aspetto della vita e d’ogni forza spirituale della vita, e la possessione
diabolica per i credenti. Kenneth Hagin è noto per aver raccontato la sua
esperienza da morente e il fatto di aver visto in visione la gloria di Dio in
Paradiso. [N.d.R.: Rimandiamo ad altra analisi un giudizio sulle sue esperienze
trascendentali. Esse sono state analizzate e commentate, insieme ad altre
simili, da Nicola Martella nell’articolo «Visioni
dell’aldilà», presente nel suo libro Escatologia fra legittimità e
abuso.
Escatologia 2 (Punto°A°Croce, Roma 2007), pp. 313-328 (cfr. qui anche
«Esperienze vicine alla morte», pp. 329-332).]
Sono rimasto colpito da ciò Hagin che afferma sulla cosiddetta «confessione
positiva», che è diventata una delle caratteristiche di questo movimento: «Quello
che confesso, possiedo». Il testo principale preso al riguardo in esame è
Romani 10,9-10: «Perché, se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore,
e avrai creduto col cuore che Dio l’ha risuscitato dai morti, sarai salvato;
infatti col cuore si crede per ottener la giustizia e con la bocca si fa
confessione per esser salvati». Credo che i predicatori del «Movimento della
Fede
fraintendano il senso di brano perché la confessione di fede menzionata
dall’apostolo non fa riferimento a benessere materiale. Gesù ci ha detto
d’essere prudenti nel parlare perché non abbiamo il potere di far diventare
bianco o nero un nostro capello (Matteo 5,36) e nella nostra bocca non c’è un
miracolo… se non quando rimane chiusa per evitare di dire cose spiacevoli o poco
edificanti.
Il «Movimento della Fede
sostiene che la bocca del credente consente d’ottenere qualsiasi cosa
desideriamo e il non riceverla è mancanza di fede; ma penso sia giusto
ricordarci ciò che ha detto l’apostolo Giacomo: «Domandate e non ricevete,
perché domandate male per spendere nei vostri piaceri» (4,3).
Io credo che dobbiamo confessare la Signoria di Cristo,
la volontà sovrana del Padre e non un ricco conto in banca. Dire: «Dio non ci
vuole poveri» contraddice ciò che disse Paolo di sé e degli Apostoli (e che di
riflesso s’applica a ogni discepolo): «Sconosciuti, eppure ben conosciuti;
moribondi, eppure eccoci viventi; castigati, eppure non messi a morte;
contristati, eppure sempre allegri; poveri, eppure arricchenti molti; non avendo
nulla, eppure possedenti ogni cosa!». (2 Corinzi 6,8-9).
Ma allora ciò che diciamo non influisce per nulla nella
nostra vita spirituale? Affatto. Gesù ha detto: «Or io vi dico che d’ogni
parola oziosa che avranno detto, gli uomini renderanno conto nel giorno del
giudizio; poiché dalle tue parole sarai giustificato, e dalle tue parole sarai
condannato» (Matteo 12,36-38); il termine greco che traduciamo con «ozioso»
è argos
che significa «inattivo, infruttuoso, pigro». Il contesto qui è la
critica dei Farisei all’autorità del Cristo, si parla della bestemmia contro lo
Spirito Santo, quindi ciò che diciamo ha un peso spirituale agli occhi di Dio
perché dall’abbondanza del cuore la bocca parla (Matteo 12,34; Luca 6,45).
Gesù ha detto ai suoi discepoli che essi otterranno
qualsiasi cosa chiederanno con fede (Matteo 21,22), ma la fede secondo me è
confidare nel piano di Dio per me e non nei miei desideri e criteri di bisogno;
inoltre i discepoli non hanno mai goduto d’una vita agiata e ricca, ma hanno
vissuto del sostegno della fratellanza e/o del loro stesso lavoro.
La cosiddetta «confessione positiva» è frutto d’una
religiosità nord americana che cozza parecchio con la cultura dei tempi di Gesù,
e ricorda di più la New Age.
Credo che il linguaggio del cristiano debba essere sano
e irreprensibile (Tito 2,8; ma non credo che dobbiamo
vivere con la paura che ci sia un angelo che annoti ciò che diciamo in virtù
d’un giudizio investigativo, come insegna la Chiesa Avventista); e ciò
che dobbiamo confessare deve essere la fede e l’amore di Dio nella nostra vita,
poiché solo quando cerchiamo il suo regno e lo riceviamo nella nostra
quotidianità, tutte le cose ci vengono date (Matteo 6, 33) — senza che le
confessiamo a mo’ di formula magica.
Avere fede che Dio provvederà e rimettersi alla sua
volontà sovrana: questa è la vera confessione positiva!
►
Kenneth Hagin e confessione positiva? Parliamone {Nicola Martella}(T)
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A2-K-Hagin_confessio-positiva_MeG.htm
26-03-2009; Aggiornamento: 03-04-2009
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