Motto: «Ogni servizio fatto per il Signore è
prezioso, ma in esso vale più qualità che quantità».
Riguardo al sacerdote
Zaccaria fu detto: «Secondo l’usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in
sorte di entrare nel tempio del Signore per bruciare l’incenso. Intanto l’intera
folla del popolo stava fuori in preghiera, nell’ora dell’incenso. Allora un
angelo del Signore gli apparve, stando in piedi alla destra dell’altare
dell’incenso» (Lc 1,9ss).
All’inizio del primo secolo, al tempo in cui Giovanni Battista e Gesù stavano
per nascere, centinaia di sacerdoti venivano a Gerusalemme con la loro classe
per servire nel tempio. Essi erano impegnati con l’offerta dei sacrifici, come
pure con i diversi compiti della purificazione, come per esempio i lebbrosi che
erano guariti o i Nazirei che avevano finito il loro periodo di consacrazione.
Tutto ciò avveniva in conformità con i riti prescritti dalla Legge.
Tuttavia, l’offerta del tamid (i sacrifici
quotidiani della comunità; cfr. Nu 28,3s; Es 29,38-43) che si faceva ogni
mattina e pomeriggio, richiedeva il servizio solo di un piccolo numero di
sacerdoti. La partecipazione a questi sacrifici era, quindi, determinata dalla
sorte (Mishnah, Tamid 3,1). Partecipare alla bruciatura dell’incenso, che si
faceva alla conclusione dei sacrifici, era considerato un compito
particolarmente prestigioso per un sacerdote. Infatti, un sacerdote che si era
acquistato questo onore una volta, non poteva più essere incluso nelle sorti
future (Mishnah, Tamid 5,2).
Incenso bruciato
La maggior
parte dei compiti quotidiani dei sacerdoti, non era fatta all’interno del
santuario, ma nel cortile del tempio. L’altare dei sacrifici, ad esempio, era
nel cortile del tempio. È qui che i Leviti cantavano i Salmi e i sacerdoti
benedicevano la gente dai gradini che conducevano al santuario. Solo
l’accensione della lampade del candelabro d’oro e la bruciatura dell’incenso
venivano eseguite all’interno del santuario.
L’incenso veniva bruciato su un piccolo altare d’oro
nel centro del santuario. La Mishnah fornisce molti dettagli a proposito di
questa offerta. Il sacerdote che stava per offrire l’incenso veniva accompagnato
dai suoi compagni sacerdoti in cima agli scalini che conducevano dal cortile del
tempio al santuario. Egli entrava da solo nel santuario, mentre gli altri
sacerdoti scendevano i gradini e aspettavano insieme alla folla assemblata nel
cortile: «Quando gli altri sacerdoti erano scesi, egli offriva l’incenso, si
prostrava in adorazione e poi usciva [dal santuario]» (Mishnah, Tamid 6,3).
Una visione
Non era cosa
strana che un sacerdote avesse una visione o sentisse una voce divina nel
santuario al momento dell’offerta dell’incenso. Giuseppe Flavio riferisce che
mentre il sommo sacerdote e governatore Giovanni Ircano offriva incenso nel
santuario, egli sentì una voce proclamare che i suoi figli avevano appena
sconfitto il re siriano Antioco (Antichità
13,282).
Un’altra voce divina, che è stata sentita alla
bruciatura dell’incenso, annunciò l’assassinio dell’imperatore romano Galigola.
A motivo della sua morte (41 d.C.), il decreto di Caligola di erigere una statua
nel tempio di Gerusalemme fu cancellato (Tosefta, Sotah 13,6).
L’esempio più impressionante di una visione all’offerta
dell’incenso è quello di Simeone il Giusto, un sommo sacerdote del 200 a.C.
circa, uno dei primi saggi conosciuti della letteratura rabbinica:
Simeone il Giusto servì Israele come sommo sacerdote
per quaranta anni. Nel suo ultimo anno disse loro: «Quest’anno io morirò». Essi
gli chiesero: «Come fai a saperlo?». Egli disse loro: «Ogni anno (nel giorno
dell’Espiazione), quando entro nel Santo dei Santi (a offrire l’incenso), un
vecchio uomo vestito di bianco entra con me ed esce con me. Quest’anno, egli è
entrato con me, ma non è uscito con me» (Talmud di Gerusalemme, Yoma 42c).
Mattina e pomeriggio
La bruciatura
dell’incenso era considerata l’apice di tutte le attività collegate con il
tamid. Come già detto, il sacerdote che offriva l’incenso entrava nel
santuario da solo. Una grande folla, composta da quelli che avevano portato le
vittime al tempio, come pure da spettatori interessati, aspettava nel cortile
del tempio. Quando il sacerdote lasciava il santuario, rimaneva sui gradini che
conducevano al cortile e, insieme ad altri sacerdoti, benediceva la folla
riunita.
L’incenso offerto al tamid del pomeriggio era
considerato di maggiore importanza di quello offerto nel servizio della mattina:
«L’altare d’oro è dedicato solo dall’incenso degli aromi (offerti nel
pomeriggio)» (Mishnah, Menahot 4,4). In altre parole, se si verificava
un’interruzione del culto nel tempio, per esempio come quella durante la
persecuzione di Antioco IV (167-164 a.C.), il culto ripartiva con il servizio
del pomeriggio piuttosto che con il servizio della mattina.
Molte fonti fanno menzione delle preghiere del popolo
fuori di Gerusalemme, quando l’incenso veniva offerto, durante il pomeriggio,
nel tempio; per esempio, la preghiera di Giuditta (libro apocrifo) nella sua
casa di Betulia per la liberazione dall’esercito assediante (Giuditta 9,1).
Luca non specificò se la visione di Zaccaria avvenne
durante la cerimonia dell’offerta dell’incenso mattutina o pomeridiana.
Comunque, la bruciatura dell’incenso pomeridiana era più importante. Gesù morì
durante il
tamid pomeridiano.
Riflessione
La consapevolezza di svolgere un servizio per il
Signore rende particolarmente prestigioso qualunque compito e qualunque gesto,
anche quello che ai comuni occhi appare essere ben poca cosa. Grande fu il gesto
della povera vedova che gettò due spiccioli nella cassa del tesoro del tempio e
prestigioso era il compito della bruciatura dell’incenso che il sacerdote faceva
con grande dedizione e probabilmente una sola volta nella sua vita. Anche ogni
gesto della vita quotidiana acquista nuovo significato se siamo consapevoli di
essere al servizio del Signore e nelle mani del Signore.
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A2-Incenso_ministero_Lv.htm
12-04-2007; Aggiornamento: 02-07-2010
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