L’autore è stato lungamente membro di chiese pentecostali
classiche e di quelle neo-pentecostali, quindi d’ispirazione carismaticista.
Quanto qui segue rispecchia le sue proprie convinzioni ed esperienze. Egli parla
di «pentecostali» e «pentecostalismo», intendendo qui il vasto fenomeno
pentecostale. Come redazione riteniamo comunque che, di caso in caso, si possa
differenziare tra chi appartiene alla «cultura pentecostale», ma è senza
una particolare ideologia carismaticista, da chi ha una forte ispirazione
carismaticista. Di là dalle eventuali differenze di vedute su alcuni punti,
esprimiamo la nostra simpatia e il nostro rispetto per tutti i credenti e gruppi
pentecostali moderati che sono esercitati nel servire Dio con fedeltà e
nell’ubbidire alla «Parola di verità», non andando «oltre ciò che è scritto»,
cosa che anche noi ci esercitiamo di fare. Con questi ultimi non abbiamo
problemi né di comunione né di collaborazione.
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Neopentecostali e neocarismatici sono «fratelli»? {Nicola Martella} |
Annotazioni sul pentecostalismo
Ho deciso di scrivere quest’articolo, per esortare alla riflessione biblica,
tutte quelle persone che frequentano gli ambienti pentecostali sia classici che
più estremi, e che inevitabilmente vivono all’interno d’essi, situazioni che
portano a sviluppare dubbi e perplessità, e che infine purtroppo, per mancanza
di conoscenza delle Scritture, a poco a poco assorbono la mentalità di questi
movimenti, fino a legittimare in modo arbitrario con la Bibbia, certi
atteggiamenti che paradossalmente la Bibbia stessa condanna.
Siccome ho vissuto fin da bambino in questi ambienti,
posso affermare tranquillamente d’avere una buona conoscenza di ciò che avviene
al loro interno. Ho frequentato comunità pentecostali classiche (ADI e libere) e
quelle di stampo carismatico, sia in diverse zone d’Italia (nord e sud) sia in
Svizzera, dove abito.
Il motivo che mi spinge a scrivere tutto ciò, è quello
d’aiutare a valutare in modo non accademico ma sempre obiettivamente e
naturalmente con l’aiuto della Bibbia, unico metro di misura valido, se tutto
ciò che è insegnato e praticato dal pentecostalismo sia davvero opera di Dio,
dell’uomo, o come in certi altri casi addirittura del maligno.
Ringraziamo Dio per i carismi che ha dato a ogni suo
figlio, specialmente a chi insegna la Parola in modo così tecnicamente accurato,
e profondo. Sono anche convinto però che il Signore attraverso lo Spirito Santo
e la sua infallibile Parola, rivela la verità anche ai «piccoli» come, senza
false modestie, mi reputo anch’io.
Per permettere però allo Spirito Santo di guidarci
nella verità, il nostro cuore deve essere sinceramente disposto, per amore di
Dio e della sua Parola, ad accettare la verità, anche quando questa si scontra
profondamente con le nostre convinzioni.
Il salmista dice: «La tua parola è verità»; e
anche: «La tua parola è una lampada sul mio cammino».
Lo Spirito Santo ispirò Luca (autore degli Atti degli
apostoli) a esprimere una lode ai Bereani, definendoli di sentimenti nobili
perché confrontavano con le Scritture le affermazioni dell’apostolo Paolo, per
vedere se le cose che lui diceva trovavano riscontro nella Bibbia d’allora.
L’apostolo Paolo esortò i Corinzi a praticare il non
oltre ciò che è scritto.
Di esortazioni in questo senso ce ne sono molte nella
Bibbia, quindi è doveroso per un vero figlio di Dio, attenersi a ciò che è
scritto nella sua Parola, e a non affidare la propria salute spirituale agli
uomini piuttosto che a Dio. «Maledetto l’uomo che confida nell’uomo e che fa
della…».
Visto che non tratterò gli argomenti fino alla radice,
perché come già detto non ne ho le competenze tecniche, consiglierò alla fine un
paio di libri molto utili che trattano la questione in modo esauriente. In
quest’analisi mi limiterò a citare gli espliciti versetti biblici e a ragionare
su di loro, lasciando a ognuno la propria decisione.
La questione del parlare in lingue
La particolarità del movimento pentecostale e degli
altri movimenti che ne sono derivati, è senza dubbio la dottrina del cosiddetto
«battesimo dello Spirito Santo», che si manifesta con il parlare in lingue
sconosciute. C’è da dire però che in realtà questo «parlare in lingue» non è un
vero e proprio parlare in lingue, ma nella stragrande maggioranza dei casi si
tratta d’un farfugliare di 5 o 6 parole senza senso, ripetute in continuazione,
mentre invece si crede che lo Spirito Santo per mezzo del credente parli
direttamente a Dio. Qualcuno ogni tanto c’infila anche una parolina in inglese
tipo «thank you Jesus» o simili per rendere forse la cosa più biblica (?).
In tutte le comunità che ho frequentato e visitato fin
dalla mia infanzia, ho potuto riscontrare che, al momento della preghiera
comune, le persone che affermano d’essere battezzate con lo Spirito Santo,
cominciano tutte insieme a parlare in linguaggi incomprensibili. I conduttori di
tali comunità incoraggiano questa pratica, perché si pensa che così facendo
scenda il fuoco dal cielo, portando benedizione sui presenti. Addirittura in
alcune comunità pentecostali classiche che ho frequentato, ho assistito a vere e
proprie crisi isteriche da parte di persone di rilievo. Non intendo
manifestazioni spiritiche stile possessione, ma in alcuni momenti quando tutti
pregavano in lingue notavo che il loro volto diventava burbero o aggressivo,
mentre si pregava freneticamente in ginocchio muovevano continuamente la sedia
afferrandola forte con le mani. Qualcuno potrebbe accusarmi dicendo: «Quando si
prega si dovrebbero chiudere gli occhi!». Potrei anche essere d’accordo (sebbene
non sia mai prescritto nella Bibbia), ma il buon senso m’impediva di chiudere
gli occhi, e poi soprattutto ero ancora un ragazzino…
Ma il punto fondamentale è se lo Spirito Santo
possa essere l’artefice di tali atteggiamenti o meno. Si riconosce che lo
Spirito Santo è una persona, quindi si presume che abbia la facoltà d’intendere
e di volere. Crediamo quindi che Dio sia perfetto. Crediamo anche che abbia
ispirato gli scrittori biblici in ogni epoca e infallibilmente. Dunque
attingiamo alla fonte di ciò che Egli ha ispirato e ordinato.
Ammetto che questo metodo potrebbe sembrare
versettologia, ossia giustificare una certa idea tirando fuori i versetti
biblici dal loro contesto e facendogli dire quello che non dicono. Per questo
motivo esorto energicamente ognuno a svolgere le proprie personali ricerche sul
fenomeno, leggendo sia letteratura a favore del pentecostalismo, sia quella
critica nei suoi confronti, chiedendo a Dio la sua guida e il suo aiuto, e
infine in preghiera e umiltà giungere alle proprie conclusioni.
Lo Spirito Santo, ispirò l’apostolo Paolo sulla
situazione creatasi a Corinto, che lungi dall’essere guidata dallo
Spirito, rispecchia molto bene ciò che avviene nelle comunità carismatiche e
pentecostali. Infatti ordinò: «Ma nell’assemblea preferisco dire cinque
parole con la mia intelligenza piuttosto che diecimila parole in altra lingua.
Fratelli non siate bambini di senno, ma siate bambini in malizia, ma uomini
compiuti in senno. […] Se dunque, quando tutta la chiesa è riunita insieme,
tutti parlano in lingue ed entrano dei profani o dei non credenti, non diranno
che voi siete fuori di senno?» (1 Corinzi 14,19-23)
Lo Spirito Santo afferma che quando ci si
riunisce in preghiera non bisogna parlare in lingue tutti insieme. Come può
essere che lo Spirito Santo sia allo stesso tempo l’autore di tale fuoco
(confusione), e allo stesso tempo Egli dica che ciò non deve essere permesso?
Semplicemente perché non è Lui l’autore di tale
frenesia. Infatti Paolo dice che tale atteggiamento è da persone fuori di senno!
Lo Spirito Santo invece produce nel credente l’autocontrollo (Galati 5,22).
Personalmente ho già sentito con le mie orecchie
persone che dopo aver assistito a un culto pentecostale affermavano anche
spaventate: «Questi qua sono fuori di testa!».
Ho anche partecipato alle riunioni di preghiera per il
«battesimo dello Spirito Santo», dove si prega per ricevere tale
battesimo che si manifesta poi con la capacità di parlare in lingue
incomprensibili. Secondo la dottrina pentecostale e carismatica, questa
benedizione renderebbe il credente già rigenerato ancora più spirituale,
conferendogli la potenza che viene dall’alto. Generalmente i conduttori
pentecostali e carismatici, e coloro che affermano d’avere tale dono, impongono
le mani, pregando in lingue incomprensibili, su coloro che ricercano «il
battesimo nello Spirito». Dopodiché si crea un atmosfera frenetica dove tutti
parlano in linguaggi incomprensibili, si canta in linguaggi, e si praticano
tutti gli altri atteggiamenti già descritti sopra. Ma anche qui la riflessione è
d’obbligo.
Lo Spirito Santo ispirò l’apostolo Paolo i seguenti
versi: «Pertanto le lingue sono un segno
non per i credenti, ma per i non
credenti» (1 Corinzi 14,22). Questa affermazione sembra che si scontri con
quella precedentemente menzionata, che invitava a non fare uso delle lingue
davanti ai non credenti. Come può essere? Semplicemente il parlare in lingue
(vere), come a Pentecoste, serviva in quel periodo ad annunciare l’Evangelo agli
Ebrei della diaspora, nella loro lingua madre; e attraverso questo dono, lo
Spirito Santo compiva la profezia che aveva predetto in passato (Isaia 28,11).
Quello che i Corinzi invece praticavano, così come anche oggi negli ambienti
pentecostali e carismatici, era un linguaggio senza senso.
Un’altra domanda da porsi è: «Perché si fanno riunioni
di preghiera per ricevere un dono che la Parola mette all’ultimo posto e
non incoraggia di ricercare?».
«Se uno parla in altra lingua, si faccia questo da
due o tre al più, e l’uno dopo l’altro, e uno interpreti. Ma se non vi è chi
interpreti si taccia nella chiesa chi parla in altra lingua» (1 Corinzi
14,27s).
Come si fa a interpretare una lingua che
non esiste? A chi viene indirizzato il messaggio?
Come si fa a «interpretare» con un lungo discorso
articolato e vario, quando chi parla in altra lingua in genere ripete le stesse
parole più volte? Non è possibile in senso razionale e linguistico, né tanto
meno è biblico, visto che siamo esortati a dire sempre la verità.
Nella Bibbia troviamo tale pratica nelle altre chiese?
No, solo in Corinto viene menzionata, e non è lodata, anzi…
Qualcuno potrebbe giustamente obiettare — ammettendo
che ci sono si degli eccessi — che la Bibbia afferma comunque di non impedire
il parlare in altre lingue. Rispondo dicendo che è fuor di dubbio che ci siano
eccessi, e soprattutto ricercare in preghiera una pratica che va, come abbiamo
visto contro la Parola di Dio, non è biblico. «Non impedite il parlare in
altre lingue», lo dice la Bibbia, è vero! Ma la Bibbia va letta anche nel
suo insieme. Si deve comprendere il motivo di tale dono, il suo scopo, e la sua
fine. E soprattutto non bisogna incoraggiare ciò che la Bibbia non incoraggia. «Non
impedite il parlare in altre lingue» non significa ricercate il parlare in
altre lingue! Ricerchiamo piuttosto l’amore che è quello che rimarrà per sempre!
Personalmente sono arrivato alla conclusione che il
dono delle lingue sia cessato, come la Bibbia afferma, perché ha
adempiuto il suo scopo. Il sottoscritto non conosce il greco antico, ma gli
esperti di tale lingua attestano che nel brano «le lingue cesseranno» (1
Corinzi 13,8) il verbo tradotto in italiano con «cesseranno» significa
letteralmente «cadranno in disuso», «andranno scemando fino alla loro
scomparsa». E questo è successo. E ciò durò fino all’inizio del 20° secolo,
quando sono riapparse in maniera camuffata in seno al movimento pentecostale,
che ne fece il cavallo di battaglia, cosa che invece la Bibbia non incoraggia
certamente.
Cosa dire quindi di coloro che parlano in lingue?
Secondo la mia esperienza, posso dare la mia personale opinione dicendo che la
maggior parte di coloro che praticano il parlare in lingue incomprensibili, è
sottoposta a una pressione mentale. Con questo non sto dicendo che i
pentecostali facciano il lavaggio del cervello ai loro adepti, ma quando si crea
in un gruppo l’atmosfera d’attesa di qualcosa, a cui ci s’ispira, ciò avviene.
Quando, per esempio, si guarda una partita di calcio in compagnia, s’interagisce
a vicenda, si sobbalza insieme urlando «goal», si crea una dinamica di gruppo.
Ugualmente avviene nelle riunioni di preghiera pentecostali.
I pastori e anziani continuano a spronare le persone a
lasciarsi andare, a non frenare lo Spirito e a cominciare magari a dire qualche
parola; in ambienti carismatici ho sentito addirittura dire alle persone di
vuotare la mente, pratica che gli occultisti applicano per entrare in contatto
con gli spiriti, e che mai la Bibbia insegna. Anzi lo Spirito Santo ha esortato
i credenti nella sua Parola a essere sobri, e il frutto che lo Spirito Santo
produce è l’autocontrollo, non il lasciarsi andare, l’ordine e non la
confusione, la mansuetudine e non la frenesia. Quindi la maggior parte di queste
persone lo fanno perché, avendo poca conoscenza, credono che ciò sia biblico, e
anche perché gli altri lo fanno, ma soprattutto perché ci s’affida ai propri
pastori incondizionatamente, credendoli a volte spiritualmente infallibili.
Bisogna però anche affermare che può anche succedere
che qualche individuo si trovi sotto il controllo di qualche
spirito maligno. Ci sono stati dei casi dove alcune persone parlavano
vere lingue, ma proferivano bestemmie contro Gesù.
Personalmente ho ricercato tale dono, e l’ho praticato
per brevissimo tempo, m’era stato anche «confermato» dal pastore, che m’aveva
messo alla prova, visto che non avevo ricevuto il «dono» nella sua comunità. Ma
nonostante tutto questo mi rendevo conto che, se pregavo con lo spirito e non
con la mente, non poteva essere buono, utile e soprattutto biblico. Così chiesi
al Signore Gesù che se Lui avesse voluto che io parlassi in linguaggi di farmelo
fare Lui, diciamo in maniera «coatta», altrimenti io avrei smesso. Non ho più
parlato in lingue da quel giorno. Quel che io ho vissuto, può significare poco o
niente; infatti anche per me non è stato ciò che mi ha fatto cambiare idea, e
continuavo a essere un pentecostale convinto. Sono passati circa 15 anni da
quella volta, e addentrandomi sempre più nel problema, nelle varie eresie che si
praticavano in nome dello Spirito Santo, ho cominciato a pormi delle domande, a
cui ho voluto dare una risposta certa, ma soprattutto biblica, e ringrazio Dio
che Lui ha guidato i miei passi, facendomi trovare le risposte nella sua Parola.
Termino questa mia piccola analisi, consigliando come
annunciato all’inizio due libri che ho scoperto «per caso» e che ho anche
recensito su questo sito; essi mi hanno molto aiutato nei confronti della
verità:
■ «Carismosofia»,
di Nicola Martella, lo consiglio soprattutto ai carismatici, perché tratta, in
maniera molto particolareggiata, sia le lingue che le altre varie convinzioni
predicate e praticate da questo movimento mistico.
■ «Devo
parlare in lingue?», di Guglielmo Standridge, che consiglio
prevalentemente ai pentecostali, in quanto tratta esclusivamente e in maniera
profonda e semplice il parlare in lingue.
►
Glossolalia e demonizzazione?
{Nicola Martella}
(D)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A2-Glossolalia_Car.htm
15-12-06;
Aggiornamento: 23-01-2008 |