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1.
Alle origini della chiesa
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2.
Mutamenti nella storia della chiesa
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3.
Il Messia Gesù e il monoteismo |
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1.
ALLE ORIGINI DELLA CHIESA:
Durante la vita di Gesù tutti i suoi seguaci erano Giudei. Subito dopo la
sua salita al cielo, durante la festa di Pentecoste, si convertirono a Cristo
oltre tremila anime (At 2,41) e subito dopo altri cinquemila uomini (At 4,4),
per non parlare delle donne e bambini. In At 6 si parlò di una grande
moltitudine di discepoli, e persino una grande quantità di sacerdoti ubbidiva
alla fede in Cristo, proprio coloro che l’avevano rifiutato, portandolo alla
croce. Circa 25 anni dopo, quando Paolo tornò dal suo terzo viaggio missionario,
gli anziani della chiesa di Gerusalemme sottolineavano che il numero dei
credenti era cresciuto a decina di migliaia: «Fratello, tu vedi quante
migliaia di Giudei ci sono che hanno creduto; e tutti sono zelanti per la
legge» (At 21,20).
Si afferma addirittura che, solo nel primo secolo dopo Cristo, gli Ebrei che
avevano accettato Cristo come loro Signore e Salvatore, superavano il 20% della
popolazione. Per l’anno 133 d.C. vengono menzionati addirittura 13 vescovi ebrei
in Gerusalemme.
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2.
MUTAMENTI NELLA STORIA DELLA CHIESA:
Durante la storia della chiesa, tutti i grandi teologi (p.es. Origine,
Gerolamo, Ambrosio, Agostino, Crisostomo, Martin
Lutero) hanno insegnato ai cristiani di separarsi dai Giudei. Così facendo,
però, si sono privati di molte benedizioni, oltre a separare nuovamente quel
«popolo» in due, che il sangue di Cristo aveva unito (Ef 2,11-14). Con questo si
era dimenticato che erano i Gentili a essere esclusi dalla «cittadinanza
d’Israele» e a essere «estranei ai patti della promessa» (v. 12), non il
contrario; inoltre i Gentili sono stati innestati sul tronco d’Israele ed essi
come rami non possono portare del frutto, senza le radici (cfr. Rom 11,16-21). A
ciò si aggiunga che si è dimenticato che il Nuovo Testamento ha radici giudaiche
e che sono stati i Giudei a evangelizzare i Gentili e non a viceversa. Paolo
essendo chiamato sulla via di Damasco per essere l’Apostolo dei Gentili, disse
addirittura che evangelizzava i Gentili per rendere gelosi quelli del suo sangue
(Rom 11,13-14; cfr. 1 Cor 9,16 «e guai a me, se non evangelizzo!»). Per
Pietro, Paolo e tutti i Giudei cristiani non era dapprima una cosa lecita
evangelizzare i Gentili, ma l’hanno dovuto imparare per mezzo dello Spirito
Santo.
Le cose cambiarono con il grande scisma iniziato da Costantino durante il II
Concilio di Nicea (325 d.C.), quando si affermò che la Pasqua doveva essere
celebrata di domenica e non doveva coincidere mai con la Pasqua ebraica. È stato
fatto notare che Costantino dichiarò: «Non dovremmo quindi avere nulla in
comune con gli Ebrei, perché il Salvatore ci ha mostrato un’altra strada.
Adottando concordemente questo modo [la domenica di Pasqua], desideriamo, cari
fratelli, separarci dalla detestabile compagnia degli Ebrei (Vita di
Costantino 3,18-19). Così iniziò lo sradicamento del cristianesimo
dalle radice ebraiche.
La seconda questione fu la controversia riguardo all’osservanza del sabato. La
terzo questione riguardò la separazione degli Ebrei che si convertivano alla
fede cristiana dal loro popolo: veniva ingiunto loro di separarsi da ogni legame
con le loro radici e con la loro cultura. Così la chiesa decise che gli Ebrei
convertiti dovevano rinunciare verbalmente al popolo ebraico, usando queste
parole: «Rinuncio a tutte le usanze, i riti, i legalismi, i pani azzimi e gli
agnelli sacrificali degli ebrei e a tutte le altre festività ebraiche, ai
sacrifici, alle preghiere, alle aspersioni, alle purificazioni, alla
santificazioni e alle propiziazioni, ai digiuni, alle lune nuove, agli shabbat,
alle superstizioni, agli inni, ai canti, alle osservanze e alle sinagoghe, ai
cibi e alle bevande degli ebrei» (Assemani,
Cod. Lit.
I., p. 105). In poche parole, dovevano rinunciare a tutto quello ciò che era
giudaico: legge, riti e costumi.
Costantino avrebbe fatto meglio a seguire le orme di sua madre perché era una
donna che amava il popolo ebreo. Da questo giorno iniziò la teologia della
sostituzione. E se vorremmo narrare tutte le persecuzioni che il popolo ebraico
ha subito da parte della chiesa fino alla seconda guerra mondiale,
occorrerebbero molti libri. Non dobbiamo dimenticare che gli Ebrei hanno
ricevuto la persecuzione anche dai paesi della Riforma. Lutero iniziò bene, ma
quando si occorse che gli Ebrei non accettavano la sua predicazione, dedicò gli
ultimi dieci anni della sua vita a combatterli, chiamandoli persino dei «cani»
che bisognava spogliare di ogni loro bene e che bisognava cacciare via dalla
nazione. Così continuò il grande odio verso il popolo ebreo. Inoltre vorrei
aggiungere che tutte le denominazioni che si ritengono cristiane, hanno sempre
cercato di sostituire Israele, dimenticando che Israele è il popolo scelto da
Dio e che è tale resterà in perpetuo, perché Dio l’ha promesso. Dio per mezzo
d’Israele ha voluto farsi un nome fra le nazioni: «E qual popolo è come il
tuo popolo, come Israele, l’unica nazione sulla terra che Dio sia venuto a
redimere per formare il suo popolo, e per farsi un nome, e per compiere a suo
pro cose grandi e tremende, cacciando d’innanzi al tuo popolo che ti sei redento
dall’Egitto, delle nazioni coi loro dèi?...» (2 Sm 7,23).
I Gentili invece hanno ricevuto misericordia da Dio: «Come
in passato voi siete stati disubbidienti a Dio, e ora avete ottenuto
misericordia per la loro disubbidienza»
(Rom 11,30). Essi furono chiamati da
Dio a rendere geloso il suo popolo: «Io dico dunque: Hanno essi così
inciampato da cadere? Così non sia; ma per la loro caduta la salvezza è giunta
ai Gentili per provocar loro a gelosia» (Rom 11,11; cfr. Dt 32,21).
Inoltre nel Nuovo Testamento sta anche scritto che agli «Israeliti…
appartengono l’adozione e la gloria e i patti e la legislazione e il culto e le
promesse, dei quali sono i padri, e dai quali è venuto, secondo la carne, il
Cristo» (Rom 9,4). In Romani 15,27 Paolo affermò che i Gentili avevano un
debito verso Israele, anzi addirittura un obbligo.
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3.
IL MESSIA GESÙ E IL MONOTEISMO:
L’evangelizzazione fatta verso gli Ebrei, in tutto il periodo della
storia della chiesa, perseguiva un unico obbiettivo: convertire gli Ebrei
alla chiesa, dimenticando che essi sono ferrei assertori di un ferreo
monoteismo, conforme alle Sacre Scritture. Gli Ebrei conoscono un solo Dio: «Ascolta,
Israele: l’Eterno, il Dio nostro, è l’unico Eterno. Tu amerai dunque l’Eterno,
il tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima tua e con tutte le tue forze.
E questi comandamenti che oggi ti do ti staranno nel cuore» (Dt 6,4-6; cfr.
Dn 7-9; 11,13-21; Nu 15,37-41). Avendo questo insegnamento e avendo fatto
l’esperienza di un ambiente politeistico durante la deportazione in Babilonia,
ogni Ebreo è portato a reagire negativamente al politeismo e al culto degli
idoli. La chiesa non ha fatto diventare geloso il popolo d’Israele; infatti non
gli ha presentato Gesù quale realizzazione delle promesse messianiche dell’AT.
Oltre a ciò, varie denominazioni cristiane hanno aggiunto al monoteismo la
dottrina dei santi e di Maria quale regina del cielo e madre di Dio. Questo è
esecrabile per un Ebreo. Se si vuole evangelizzare gli Ebrei, bisogna partire
innanzitutto dal fatto che essi hanno un velo riguardo all’Evangelo (cfr. Is
6,9-10). Però l’Apostolo Paolo affermò: «Ma fino a oggi, quando si legge
Mosè, un velo rimane steso sul cuor loro; quando però si saranno convertiti al
Signore, il velo sarà rimosso» (2 Cor 3,15-16).
Bisogna quindi aiutarli a comprendere le Sacre Scritture iniziando dall’AT. Nel
Sal 110,1 è scritto: «Jahwè ha detto al mio Signore», mentre nel Sal
2,7.12 Jahwè parlò al figlio, il Messia (cfr Is 48,16).
Nel NT è facile identificare la persona di Gesù come parte della Trinità (Lc
3,22; Gv 10,30). Fu evidenziata l’uguaglianza col Padre (Gv 5,18) e che agiva
nella sua autorità , essendo stato mandato dal Padre (Gv 5,19-30). Solo così si
può rendere gelosi gli Ebrei, perché questo è lo stesso schema che ha rivelato
loro Mosè.
I cristiani d’oggi farebbero bene a ricordarsi che Gesù tornerà a Gerusalemme e
non a Roma. E lo farà solo quando gli Ebrei riconosceranno Gesù quale Messia: «Poiché
vi dico che d’ora innanzi non mi vedrete più, finché diciate: “Benedetto colui
che viene nel nome del Signore!”» (Mt 23,39).
A ciò si aggiunga che Israele sarà di nuovo una benedizione per tutto il mondo
solo quando si sarà convertito al Signore dei Signori, che è Gesù Cristo (cfr.
Is 19, 24; Zc 8,13).
{adattato e corretto da Nicola Martella}
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A2-Giudaism_evang_S&A.htm
12-04-2007; Aggiornamento: 02-07-2010
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