Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Il sabato, l’anno sabbatico e il giubileo.

 

Ecco le parti principali:
■ Il patto, l'etica e il pensiero sabbatico
■ Il sabato nell’Antico Testamento, nel giudaismo, nel Nuovo Testamento e relative questioni odierne
■ L’estensione del sabato: l’anno sabbatico e lo jôbel nella Torà e nella storia
■ L’ideale e le funzioni teologiche risultanti
■ Excursus: Storia del giubileo cattolico
■ Le feste principali in Israele.

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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GESÙ, IL SABATO E LA LEGGE GIUDAICA

 

 di Argentino Quintavalle

 

1. Entriamo in tema

2. La questione

3. Gesù e la legge orale

4. Il mondo di Dio per il suo popolo

 

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1.  ENTRIAMO IN TEMA: L’atteggiamento di Gesù riguardo l’osservanza del giorno di riposo e della legge di Mosè è stato caldamente discusso per secoli. La mancanza di consenso è dovuta in gran parte al fatto che le usanze e le pratiche giudaiche del tempo di Gesù sono state spesso ignorate o male interpretate. Come veniva osservato il sabato? Le lacune in questa area della conoscenza hanno dato origine, inevitabilmente, a dei malintesi e di conseguenza il messaggio di Gesù è stato distorto. Per riscoprire la profondità del suo insegnamento, dobbiamo fare un viaggio fino ad arrivare all’ambiente storico in cui Gesù è vissuto e ha insegnato.

     Pongo tre domande: Gesù violò la legge? Insegnò ad altri di disubbidire ai comandamenti divini? Quale era il suo atteggiamento nei confronti della tradizione orale? Per rispondere a queste domande è bene esaminare un episodio della sua vita che si verificò di sabato, quello che la Riveduta titola: Le spighe di grano e il sabato (Mt 12,1-8; Mc 2,23-28; Lc 6,1-5).

     La controversia riguardo l’osservanza del sabato da parte di Gesù, sarà analizzata alla luce delle usanze e delle interpretazioni giudaiche. Questo racconto dell’Evangelo ci dà una indicazione chiara per rispondere correttamente alle tre domande, e cioè come segue: Gesù non violò il sabato. Non insegnò mai a disubbidire ai comandamenti. Inoltre, Gesù affermò la legittimità della tradizione orale giudaica proprio nella sua discussione sul sabato. Infatti, Gesù rivelò una profonda consapevolezza della visione giudaica di Dio, dell’umanità, e dell’alto scopo per il quale il mondo era stato creato quando disse: «Il sabato è stato fatto per l’uomo, non l’uomo per il sabato».

     Secondo gli insegnamenti della Torà, era permesso camminare attraverso i campi di grano per spigolare: «Quando entri nel campo di grano del tuo vicino, potrai coglierne delle spighe con la mano; ma non userai la falce nel campo di grano del tuo vicino» (Dt 23,15). L’argomento dell’Evangelo si riferiva alla stagione in cui si poteva cogliere il grano. Ma questo cogliere il grano, era proibito in giorno di sabato? La santità del sabato fu l’oggetto di uno dei dieci comandamenti. Era un argomento che implicava l’ubbidienza alla legge di Dio e quindi richiedeva una seria considerazione. Dobbiamo entrare in quel campo di grano con Gesù in giorno di sabato per capire più chiaramente la domanda di quelli che avevano criticato le azioni dei suoi discepoli.

 

 

2.  LA QUESTIONE: Gesù stesso non prese le spighe di grano. Quando, però, i suoi discepoli ebbero fame, si misero a svellere delle spighe e a mangiarle. Quello di Luca è l’Evangelo che ci dà un dettaglio molto importante, ossia che i discepoli sfregavano le spighe di grano con le mani (Lc 6,1), un’azione che era accettata come lecita in giorno di sabato da molte autorità (Talmud B. Shabbat 128a). A quel tempo, il sabato era diverso dagli altri sei giorni. Era un giorno di riposo e di ristoro durante il quale il lavoro non era permesso come negli altri giorni. Cogliere del grano in grande quantità, ad esempio, era proibito, ma se ne poteva prendere una piccola quantità e strofinarlo nelle mani, almeno secondo alcune importanti scuole di pensiero giudaico. In ogni caso, come molte interpretazioni della Bibbia, era una questione aperta alla discussione; e alcuni dei Farisei pensavano che l’azione violasse la legge del sabato. Nessuno dovrebbe minimizzare l’importanza della domanda. Dopo tutto, il comando di osservare il settimo giorno era stato stabilito nei dieci comandamenti.

     La domanda di qualche Fariseo riguardante l’azione dei discepoli di Gesù, era una preoccupazione legittima per chiunque, a quei tempi, voleva ubbidire agli insegnamenti della Bibbia. Ma la giusta interpretazione della Bibbia era necessaria per quelli che volevano veramente fare la volontà di Dio. Il popolo giudeo, nello sforzo di rimanere attaccato alla fede, aveva cercato di interpretare il comandamento del riposo sabbatico con la Torà orale, un insieme di tradizioni trasmesse oralmente che erano state date, come credevasi, da Dio a Mosè sul monte Sinai insieme alla Torà scritta. La Torà orale serviva a chiarire i punti oscuri della Torà scritta, permettendo così al popolo di ubbidire alle richieste di essa. Se le Scritture vietavano il lavoro in giorno di sabato, si doveva interpretare e definire il significato di lavoro se voleva adempiere a quel comandamento. Perché era necessaria una legge orale? La risposta è semplice: perché ce n’era una scritta. La registrazione scritta della Bibbia avrebbe dovuta essere interpretata correttamente dalla Torà orale per dargli vita e significato nella pratica quotidiana.

     Gesù non trattò la domanda con disprezzo. Il suo atteggiamento era significativo. Egli rispose al problema legale sollevato dalla domanda di quei Farisei, con un ottimo argomento tecnico. Gesù usò il principio interpretativo giudaico della halakhah. La halakhah si riferiva al modo in cui una persona avrebbe dovuto camminare nella vita. È il sistema legale del giudaismo, nato durante il Medioevo, che include i 613 comandamenti della Torà e tutte le decisioni legali che i rabbini hanno preso dalla legge orale. Non è necessario occuparsi di tutta la complessità della brillante risposta data da Gesù, ma va osservato che egli dimostrò una grande profondità nella conoscenza della legge orale. Inoltre, dovrebbe essere ricordato che la Torà orale non era un rigido codice legalistico dominato da un’unica interpretazione. La tradizione orale permetteva una certa elasticità e flessibilità. Infatti, la Torà orale aveva una porta aperta alla discussione e veniva anche incoraggiata una certa diversità di pensiero. Alcuni erano naturalmente più ristretti di altri, ma tutti riconoscevano che il sabato doveva essere osservato.

 

 

3.  GESÙ E LA LEGGE ORALE: La legge orale serviva per risolvere tutte queste difficili domande, causate a volte dalla stessa legge scritta. Per esempio, era proibito tagliare (p.es. il grano) in giorno di sabato in quanto considerato un lavoro. La circoncisione nell’ottavo giorno di un bambino richiedeva un’incisione, un taglio. Ma tagliare era proibito in giorno di sabato. Così ci si trovava davanti a un dilemma: per ubbidire alla legge della circoncisione, si poteva disubbidire alla legge del sabato, perché i due giorni potevano coincidere. In questo caso, se uno osservava la legge del sabato violava quella della circoncisione. Se uno adempiva la legge della circoncisione, violava quella del sabato. Quando i due giorni coincidevano, non si poteva osservare entrambe le leggi. Che cosa si doveva fare? In questo caso, adempiere un comandamento significava trasgredire l’altro. Mentre la legge scritta non si occupava direttamente della questione, la Torà orale risolveva il problema. La halakhah stabiliva che la legge della circoncisione aveva la precedenza sul sabato. Perciò un bambino poteva essere circonciso l’ottavo giorno, anche se questo era sabato e anche se bisognava tagliare, cosa che era considerata un lavoro (Talmud B. Yoma 85b). La decisione halakhitica riguardante la circoncisione in giorno di sabato fu menzionata in Gv 7,22s, dove lo stesso Gesù citò la Torà orale: «Un uomo riceve la circoncisione di sabato, affinché la legge di Mosè non sia violata». Le antiche fonti della tradizione orale dovrebbero sempre essere attentamente studiate.

     Quando alcuni Farisei misero in discussione la legittimità di svellere il grano in giorno di sabato, Gesù basò la sua discussione sugli insegnamenti orali della tradizione giudaica. Oltre a tutto, qui Gesù ricordò ai suoi ascoltatori dei principi legali simili a quelli che usò riguardo la legittimità della circoncisione in giorno di sabato. Egli difese la sua posizione riguardo al risposo del sabato con una dimostrazione simile, citando il famoso episodio della vita del re Davide quando stava fuggendo dal complotto del re Saul. Davide e i suoi uomini avevano mangiato il pane della presentazione che secondo la legge era loro proibito.

     La tradizione orale giudaica dava all’argomentazione di Gesù una forza definitiva. Secondo le tradizionali interpretazioni giudaiche del fatto accaduto a Davide, il pane della presentazione fu cotto in giorno di sabato (Lv 24,5.8). Questo evento della vita del re che era accaduto di sabato faceva essere più pertinente la questione riguardante Gesù e i suoi discepoli. Così, non solo l’incidente si verificò di sabato, ma anche secondo il commento giudaico del passaggio biblico, la vita di Davide e dei suoi uomini era a rischio per la fame. La loro vita minacciata dalla fame era cruciale per le decisioni legali della Torà orale.

     La tradizione orale metteva grande enfasi sulla conservazione della vita. Tutti i comandamenti della Bibbia dovevano essere sospesi per salvare una vita umana. I Farisei enfatizzavano la salvezza della vita a tutti i costi. Le uniche eccezioni a questa regola erano l’idolatria, l’incesto e l’assassinio. Il Giudeo avrebbe dovuto scegliere la morte piuttosto che commettere idolatria, incesto o assassinio. Nondimeno, la conservazione della vita aveva precedenza sopra l’osservanza del sabato. Davide e i suoi uomini erano ricercati da Saul. Essi erano così affamati, secondo l’interpretazione tradizionale, che le loro vite erano a rischio. Tutti i comandamenti della Bibbia dovevano essere sospesi per salvare le loro vite. Essi avevano fame e mangiarono il pane della presentazione preso dalla casa di Dio. Il racconto scritto della drammatica fuga da Saul, non riferì una così grande fame da parte di Davide e dei suoi uomini, ma la tradizione orale disse che la fame minacciava la loro vita. Se essi non si fossero alimentati, non avrebbero avuto la forza di continuare la pericolosa fuga.

     I Giudei fecero anche un’osservazione divertente dicendo che per la grande fame Davide aveva mangiato una quantità eccessiva di pane! (Yalkut Shimeoni II,130). Secondo questa vivace descrizione dell’incidente della vita di Davide, il commento giudaico spiegò: «Siccome egli ha trovato solo il pane della presentazione [nella casa di Dio], Davide ha detto, “Dammi alcuni pani da mangiare, in modo che non moriremo per la fame. La preservazione della vita ha la precedenza sul sabato”».

     Gesù e probabilmente i suoi ascoltatori conoscevano questa storia di Davide poiché fu riflessa nel racconto dell’Evangelo. Nella tradizione orale giudaica, l’episodio della fuga di Davide fu connesso al sabato e al cibo per preservare la vita. Gesù alluse alla tradizione orale per dare una valutazione più profonda del significato del sabato. Inoltre, Gesù fece riferimento alla tradizione orale riguardante i sacerdoti e le richieste del sabato. Egli fece notare che i sacerdoti eseguivano i loro compiti nel tempio in giorno di sabato, nonostante queste attività costituissero un lavoro e fossero proibite se non ci fosse stata l’interpretazione corretta data dalla Torà orale. Di questo argomento se ne parlò anche nella tradizione orale giudaica. Negli Evangeli esso fu descritto precisamente nello stesso modo in cui comparve nelle successive fonti giudaiche (Shabbath 15b; Yoma 85b). I sacerdoti svolgevano il loro lavoro nel tempio in giorno di sabato a causa del fatto che i loro sacri compiti avevano la precedenza sulla legge relativa al giorno del riposo. Gesù usò la tradizione orale per rispondere a quelli che avevano messo in discussione le azioni dei suoi discepoli. Egli aveva una conoscenza molto intima della Torà. La Torà orale dava alla lettera scritta della Bibbia la sua vera forza.

 

 

4.  IL MONDO DI DIO PER IL SUO POPOLO: La risposta di Gesù andava al di là di una decisione puramente legale e voleva dare un approccio dinamico all’osservanza del sabato. Come cristiani ci è stato spesso detto che l’insegnamento di Gesù era così rivoluzionario da non avere alcun parallelo. Tuttavia, Gesù e la sua teologia giudaica avevano profonde radici nell’antica eredità del suo popolo, che guardava alla sovranità di Dio per ogni aspetto della vita. Quando confrontiamo le parole di Gesù con quelle dei rabbini, scopriamo che tra di loro c’era uno stretto legame teologico. Alcuni detti di antichi rabbini erano molto simili agli insegnamenti di Gesù. Ad esempio, le parole dell’Evangelo di Marco assomigliavano a quelle di un saggio giudeo, Rabbi Simeone ben Menasya, che riguardavano l’osservanza del giorno di sabato. Secondo l’Evangelo di Marco, gli ascoltatori furono sfidati con queste parole di Gesù: «Il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato. Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato» (Mc 2,27s).

     A Simeone ben Menasya fu attribuita una dichiarazione straordinariamente analoga (Enciclopedia Giudaica). Il detto sembra essere stato preso da una fonte indipendente e che era probabilmente comune sia agli Evangeli che alla letteratura rabbinica. La comprensione giudaica di Dio e l’amore e la cura di Dio verso ogni essere umano creato a sua immagine fu mostrata nell’alto scopo del sabato. Il sabato fu dato al popolo per il suo bene. Nella letteratura rabbinica Simeone ben Menasya parlò del significato del sabato nella creazione del mondo: «Il sabato è stato dato a voi, e non voi al sabato» (vedi anche Mechilta di Rabbi Yishmael su Es 31,3).

     Le parole di Gesù e di Simeone ben Menasya rappresentavano una corrente comune nel pensiero giudaico. Il linguaggio di Simeone ben Menasya sottolineò l’idea di un dono. La tradizione del sabato fu «data» al popolo di Dio come un’usanza speciale per il suo bene e a suo beneficio. Ma il detto di Gesù aveva un significato più profondo.

     Il significato più profondo era legato all’insegnamento giudaico della creazione del mondo. I Dieci Comandamenti e i sette giorni della creazione erano strettamente collegati perché Dio aveva creato il mondo in sei giorni ma si era riposato nel settimo. Questo si rifletté nel Decalogo con l’ingiunzione a osservare il sabato come un giorno di riposo. La parola greca ginomai, tradotta come, «il sabato è fatto…», è la parola che la Septuaginta usa molto spesso per la parola ebraica bara, «creare». Forse sarebbe preferibile tradurre il verso dell’Evangelo, «il sabato è creato…», nel tentativo di rappresentare con più precisione il detto ebraico di Gesù, che è una implicita allusione all’attività creativa di Dio secondo il racconto della Genesi.

     Secondo l’insegnamento tradizionale giudaico, il mondo era stato creato per tutta l’umanità. Inoltre Dio aveva creato l’uomo nel sesto giorno, alla vigilia del primo sabato, e così poter entrare direttamente nell’osservanza dei comandamenti di Dio. Il genere umano era stato creato alla vigilia del sabato e il sabato era stato creato per ogni essere umano. [Quest’ultima affermazione è tratta da Talmud Ger. Sanhedrin 22c, cap.4, e Talmud Bab. Sanhedrin 38a].

     Probabilmente Gesù fece uso di questa interpretazione prettamente giudaica della Scrittura. Mentre Gesù non abrogò il sabato, egli ebbe un approccio più indulgente che umanizzò l’osservanza halakhitica. Inoltre, è chiaro che questo approccio di Gesù sarebbe stato accettato da molti rabbini giudei come Simeone ben Menasya. Perciò, il Figlio dell’uomo (ben adam) — che in questo caso può essere riferito a ogni singolo essere umano — è signore del sabato.

     Gesù accettò la sfida di quelli che avevano messo in discussione l’azione dei suoi discepoli e la loro osservanza del sabato. Nella discussione egli impiegò, accettandola come metodo, la discussione e l’interpretazione halakhitica per rispondere agli aspetti legali della questione. Le parole di Gesù, quando sono viste nel loro contesto storico e culturale, ci fanno vedere tutta l’originalità e la potenza dell’insegnante di Nazaret. In maniera molto eloquente Gesù sfruttò questa opportunità per rivolgere una contro-questione ai Farisei, riguardo all’attività creativa e all’ordine di Dio. Ma Dio va incontro ai bisogni di ogni persona, perché «il sabato è stato creato per l’uomo e non l’uomo per il sabato».

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A2-Gesu_sabat_legge_Sh.htm

06-04-2007; Aggiornamento: 02-07-2010

 

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