Ernesto Miragoli comincia così la sua lettera: «Gentile Moderatore del Sito, un
amico mi ha segnalato il dibattito fra due sorelle, che hanno lasciato il velo,
sul tema della conoscenza della Bibbia». Egli reagiva così al seguente confronto
fra Annamaria Mazzari e Fiorina Pistone:
►
Confronto fra un’amica cattolica e un’ex-suora.
Dopo che Annamaria si è confrontata a lungo con questa amica, una cattolica
illuminata, ma sulla linea del Catechismo della chiesa romana, si è confrontata
con Raffaele Minimi, un seguace di Pio X e del rito tridentino e dissidente del
Concilio Vaticano II [►
Un cattolico tradizionalista e due ex-suore a confronto]. Ora si apre
un altro filone di discussione, visto che Ernesto Miragoli è un ex-prete sposato
di tutt’altro fronte, ossia allineato sulle posizioni delle «comunità di base» e
di «noi siamo chiesa», movimenti cattolici dissidenti nati sulla scia del
Concilio Vaticano II e, in qualche modo, simili per liberalismo teologico ed
etico, femminismo, dottrine e profilo ecclesiale alle chiese valdesi. Leggendo
la sua lettera, non posso certo dire che in ciò che dice non ci sono semi di
verità storica e teologica, tutt’altro, ma l’impressione è che le
interpretazioni della Scrittura risultanti derivino — come nel resto di tali
movimenti — da scelte fatte a priori di tipo cultural-religiose (vedi
anti-maschilismo, figlio del femminismo degli scorsi decenni) e in reazione ad
altre posizioni culturali (p.es. cattolicesimo reazionario, preconciliare,
tridentino) e specialmente alla curia romana di per sé. Qualcuno, a cui ho
chiesto il parere mi ha scritto: «Sinceramente non condivido né il loro modo
d’essere né il loro pensiero, perché restano legati alla chiesa cattolica in
quanto dottrina dogmatica, vogliono giustamente la libertà di sposarsi; sono
evoluzionisti e femministi».
Io non so quanto ci sia di vero di ciò nel pensiero di Ernesto Miragoli che, in
ogni modo, voglio ringraziare quale interlocutore, ossia proprio perché è stato
disposto a dialogare e a presentare la sua visione delle cose.
Poiché le questioni riguardano direttamente Annamaria, ho inviato il testo di
Ernesto Miragoli a lei, chiedendole di rispondergli. Ecco qui di seguito il
risultato. Al testo continuo dell’uno seguono le risposte brano per brano
dell’altra. Aggiungo solo qualche nota redazionale per completare il quadro.
{Nicola Martella}
*°*°*°*°*°*°*°
I cattolici e la Bibbia
EM: Ho visitato e
letto con attenzione le argomentazioni. Debbo convenire con Annamaria Mazzari:
le sue tesi e risposte sono ben fondate.
C’è una cosa che Annamaria non dice e che a me, da sacerdote che ha lasciato il
ministero attivo per contrarre matrimonio, ha sempre lasciato molto perplesso:
il fatto che le suore, dalla chiesa gestita da maschi, siano considerate donne
e, quindi, lasciate in secondo piano, quasi fossero un prete in sedicesimo o in
trentaduesimo. |
AM: Ricordo da religiosa, d’aver
pensato tante volte che le suore fossero donne nella chiesa d’ordine «Z» ; molte
volte a servizio dei Signori Preti, sempre pronte a obbedire perché
rappresentavano Gesù. Era un comportamento che non sopportavo affatto. |
EM: Mi spiego: uno degli
interrogativi che mi ponevo allora e che continuo a pormi è il perché la
mentalità «cristiana» (nel senso di pensiero del Cristo), sia stata recepita nel
corso dei secoli con i condizionamenti della cultura occidentale che è
maschilista. Nulla contro la cultura occidentale, per carità, ma tutto
contro il fatto che tale cultura abbia condizionato pesantemente la novità del
messaggio cristiano al punto che, quasi appena dopo la morte degli Apostoli, i
loro successori abbiano ripreso tout court lo schema sociale del tempo
che riteneva la donna «tratta dalla costola dell’uomo», strumento per generare
figli, essere debole e inetto alle «grandi cose» come la guerra, gli affari e
via elencando e che, nella elaborazione d’una teologia spirituale, la figura
femminile sia stata confinata come remedium concupiscientiae [rimedio
alla concupiscenza, N.d.R.].
Teologi e non solo, a queste osservazioni, inarcano le sopracciglia e
argomentano a dovere. Citano Teresa d’Avila e Teresina del Bambin Gesù, Caterina
da Siena e Giovanna Francesca di Chantal e via elencando fino a Madre Teresa.
Sostengono che il magistero ha sempre tenuto in grande considerazione la donna
fino al punto che essa è stata oggetto di lettere pastorali, lettere apostoliche
ed encicliche. |
AM: Questi teologi dimenticano come
le mogli dei preti del medioevo e rispettivi figli furono, dal papa, allontanate
brutalmente dai loro mariti e dimenticano le nefaste e scandalose conseguenze
che seguirono. Il celibato del prete oggi, affonda le sue radici in questi
fatti, anche se lo hanno ricoperto di misticismo per cui la sposa del prete
sarebbe la chiesa.
[N.d.R.:
L’altra parte della medaglia sono state le numerose cortigiane e concubine che
popolavano la corte dei papa-re, dei cardinali e dei vescovi-conti. Da ricordare
sono anche le guerre condotte da tali prelati per conquistare un proprio feudo a
figli e nipoti (cfr. i Borgia). Questi stessi chierici emisero poi nefaste
dottrine (p.es. indulgenze, purgatorio, salvezza per opere, sacramentalismo,
culto dei morti, crociate, Inquisizione, persecuzione dei dissidenti…) che hanno
condizionato la fede, le dottrine, la devozione (e la salvezza) di milioni e
milioni di fedeli. A livello più basso della gerarchia non c’era solo la «monaca
di Monza», ma anche la perpetua concubina del prete…] |
EM: Sì, appunto. Oggetto. La donna è
considerata oggetto. Se così non fosse non si spiegherebbe perché essa non possa
presiedere l’Eucaristia, spiegare la Parola in una celebrazione eucaristica,
essere diaconessa permanente (con o senza famiglia), ecc., ecc., ecc. |
AM: Non condivido il pensiero
cattolico del rito eucaristico, cioè la Messa (descrissi le motivazioni nella
seconda parte della nostra testimonianza [►
Perché due suore hanno lasciato la Chiesa Cattolica]) e non
condivido il fatto che la donna dovrebbe «presiedere». Spero di saper esprimere
il mio pensiero: penso alla famiglia dove il capo secondo la Bibbia è il marito,
la moglie è sottomessa al marito, ma collabora, condivide, s’adopra con il
marito per l’educazione dei figli, ma il capo è uno, il marito. Così dovrebbe
essere nella chiesa locale, le donne hanno un loro ruolo di condivisione ma le
guide restano sempre coloro che sono chiamati a condurre localmente il popolo di
Dio; è il capo che ha il compito di portare il nutrimento ai figli.
[N.d.R.: A
livello locale tutto ciò è stemperato nella comunità dalla comunione diretta e
fraterna. Il problema è subentrato con la gerarchizzazione della chiesa.
Leggendo il NT, prendiamo atto che a livello locale, al tempo apostolico, alla
donna fu riconosciuto il diritto di profetare [►
Profezia e profetare nel NT] e di pregare pubblicamente (1 Cor
11) e anche di discepolare a tu per tu (At 18,26), ma non d’insegnare
pubblicamente (1 Tm 2,12) né di guidare una comunità (1 Tm 3; Tt 1).]
Per
l’approfondimento si veda in Nicola Martella,
Generi e
ruoli
2 (Punto°A°Croce, Roma 1996), gli articoli: «La donna che serve», pp. 67-78;
«Ministeri preclusi alle donne», pp. 83-102; cfr. qui anche «Il ministero della
nubile», pp. 79-82; «La donna e il culto», pp. 54-66. |
EM: Lo studio della
Scrittura ha convinto Annamaria e la sua compagna a lasciare l’abito. Perché lo
studio della Scrittura è liberante.
Annamaria sostiene che per anni si è volutamente tenuta nell’ignoranza della
Scrittura il popolo di Dio: è verissimo. Perché? Perché i primi ignoranti erano
i preti.
|
AM: Non «erano ignoranti», ma
lo sono. Se si pensa che durante i quattro anni di seminario le ore
settimanali di studio della Bibbia sono tre o quattro, a confronto delle tante
ore dedicate allo studio della teologia dogmatica, morale, ecc.; quale
formazione biblica possono avere i seminaristi? Se la Bibbia è Parola di Dio,
non dovrebbe occupare quasi tutte le ore di studio? Ciò che è dottrina biblica,
sarebbe lì compreso; il resto è frutto di ragionamenti umani che non trovano
posto nelle Sacre Scritture. |
EM: A me che,
ragazzino, chiedevo al mio parroco come aveva fatto Noè a far entrare nell’arca
tutti gli animali senza paura che il leone mangiasse la pecora; il buon parroco
rispondeva che Dio li aveva creati buoni. E quando lo incalzavo convenendo con
lui, ma sostenendo quello che lui m’aveva insegnato che questo era prima
del peccato originale e Noè veniva dopo, mi rispose con una gelida frase
che ricordo ancora: «Tu non ti devi chiedere come si comporta Dio».
Auguro a Annamaria e a tutti noi che il percorso liberante della lettura e
approfondimento della Scrittura sia contagioso per le persone che incontriamo
ogni giorno. Ci vorrà molto tempo, ma è solo questa la strada per una seria
riforma della chiesa. Cordialità. Ernesto Miragoli {www.webalice.it/miragoli;
25-03-2008} |
AM: Credo che noi
dopo aver lasciato la chiesa cattolica, abbiamo il compito e il dovere
d’approfondire sempre di più la conoscenza della Parola per poter nutrire altri
perché, come dice Osea 4,6: «Il mio popolo perisce per mancanza di conoscenza».
Dobbiamo portare la
verità e non le dottrine degli
uomini o degli scienziati o dei filosofi, che sono pur sempre uomini soggetti
all’errore. Gesù sfidò così i suoi discepoli: «Se perseverate nella mia
parola, siete veramente miei discepoli; e conoscerete la Verità, e la Verità vi
farà liberi»
(Gv 8,31s). Cordiali saluti, Annamaria |
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A2-Ex-sacerdote_ex-suora_cfr_Avv.htm
27-03-2008; Aggiornamento:
09-04-2008
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