Molte chiese carismatiche hanno ormai aderito, da qualche
tempo, a un «nuovo evangelo», di per sé affascinate come una favola, ma — come
per le favole — non è reale, in quanto non ha fondamento biblico. Gesù ci avvisò
a suo tempo che negli ultimi tempi sorgeranno «falsi cristi» (unti) e «falsi
profeti», i quali sedurranno molti (Matteo 24). L’evangelo di cui sto parlando è
«l’evangelo del successo», che comprende varie sfaccettature, tra cui il
combattimento spirituale, e la prosperità materiale del credente a ogni costo.
Senza volermi però soffermare su questo tema dottrinale — lo rimando a persone
più competenti in materia — vorrei invece condividere una riflessione personale,
ossia la correlazione che c’è tra ciò che gli Israeliti si aspettavano dal loro
Messia, non avendo compreso le Scritture, e quello che si aspettano dall’essere
cristiani questi credenti, seguaci dell’«evangelo del successo», che travisano
così gli insegnamenti di Cristo.
È ormai noto che gli Ebrei si
aspettavano un grande conduttore militare, che avrebbe sconfitto tutti i nemici
di Israele, e che avrebbe ristabilito la sovranità e la supremazia del popolo
ebraico. Invece il Messia, adempiendo le Scritture, venne come l’Agnello di Dio
che fu immolato per i nostri peccati, si fece umiliare, percuotere e trafiggere.
Al terzo giorno risuscitò e poi fu assunto in cielo.
Essendo stato personalmente e per
lunghi anni un carismatico evangelico, so di che parlo. Questo nuovo «evangelo
del successo» promette che Dio deve guarire, far prosperare (materialmente) a
ogni costo, e a volte ho anche sentito alcune predicazioni che affermavano che
la chiesa si sarebbe sempre trascinata invece che combattere con successo. I
seguaci dell’«evangelo del successo» affermano che siamo figli di Re e che,
quindi, dobbiamo pretendere che il diavolo (!) ci restituisca ciò che ci ha
sottratto.
Gesù Cristo invece è stato chiaro,
ha detto ai suoi discepoli che nel mondo avrebbero avuto tribolazioni, ma di
farci animo, perché Lui ha vinto il mondo. Ha detto ai suoi discepoli di non
farsi tesori in questo mondo, ma di farli nel cielo. Ha affermato che i suoi
seguaci sarebbero stati perseguitati per il suo nome. L’apostolo Paolo ha
affermato che quando abbiamo di che nutrirci e di che vestirci dobbiamo essere
soddisfatti.
Lascio al lettore la decisione se
questo «nuovo evangelo» ci porta ad amare Dio per ciò che Egli è, o se esso sia,
invece, l’adempimento di 2 Timoteo 4,3 che recita: «Infatti verrà il tempo
che non sopporteranno più la sana dottrina, ma per prurito di udire, si
cercheranno maestri in gran numero secondo le proprie voglie, e distoglieranno
le orecchie dalla verità e si volgeranno alle favole».
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A2-Ev_successo_Car.htm
06-04-2007; Aggiornamento: 02-07-2010
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