Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

Per il discernimento biblico

Prima pagina

Contattaci

Domande frequenti

Novità

Arte sana

Bibbia ed ermeneutica

Culture e ideologie

Confessioni cristiane

Dottrine

Religioni

Scienza e fede

Teologia pratica

▼ Vai a fine pagina

 

Malattia e guarigione 1

 

Carismaticismo

 

 

 

 

La salute fra scienza, religioni e ideologie — Malattia e guarigione 1:

   Ecco le parti principali:
■ La questione della medicina e delle sue alternative
■ Guarigione e problematica
■ La medicina e la Bibbia

 

Dizionario delle medicine alternative — Malattia e guarigione 2:

   Ecco il procedimento usato per i singoli temi:
■ Presentazione del metodo o della problematica
■ Analisi critica scientifica, medica, razionale
■ Punto di vista biblico e valutazione della questione nel cristianesimo
■ Possibili alternative.

 

Inoltre ci sono anche queste parti:
■ Fatti, casi ed eventi nella paramedicina
■ Registro delle voci
■ Registro ragionato delle voci

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

Malattia e guarigione 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Serviti della e-mail sottostante!

E-mail

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

YONGGI CHO

FRA PENSIERO POSITIVO E VISUALIZZAZIONE

 

 di Gianni Siena - Nicola Martella

 

 

1.  ENTRIAMO IN TEMA (Nicola Martella): Quanto segue, si riferisce al tema di discussione «Kenneth Hagin e confessione positiva? Parliamone». Qui Gianni Siena faceva gli elogi «del pensare in positivo» e della «fede» degli orientali e quindi di Yonggi Cho. Fra altre cose gli risposi come segue: Io personalmente non condivido la «confessione positiva» di Kenneth Hagin né la «visualizzazione» di Yonggi Cho, ambedue mutuate dall’esoterismo (Cho è orientale). Non condivido neppure le tesi della psicologia esoterica di stampo junghiano, che attinge allo spiritualismo orientale e all’esoterismo occidentale, e normalizza ciò in presunte categorie psicologiche universali. È solo una maschera psicologica dell’esoterismo di sempre. Conoscendo abbastanza bene le questioni, non posso che dissentire. Rimando per i dettagli alla mia opera «Malattia e guarigione».

     Anche nella seconda versione di tale contributo egli affermava, tra altre cose: «Possiedo dei libri, sia di psicologia e non, che spiegano questa potenzialità intrinseca a ognuno. Questo principio fu inizialmente osservato nelle religioni orientali (induismo, buddismo), si tratta di psicologia usata per ottenere una maggiore forza interiore in direzione dello scopo. Non è la forza fisica ma quell’interiore che risiede nel “chi” a dare sostegno, cioè, esiste una risorsa che scaturisce direttamente dall’anima. Gli orientali hanno imparato per primi l’uso efficace della fede naturale, insita in ogni uomo, per “riuscire”. […] Yonggi Cho, quando iniziò a istruire i credenti circa l’uso d’una fede più produttiva, ricevette attestati di gratitudine da varie parti. Poi mise per iscritto il «suo» insegnamento e qualcuno notò subito le contaminazioni buddiste del suo dire e agire: dopo un inizio «buono» sopravvenne il gelo con i responsabili delle nostre chiese… nessuno ne parla più».

 

Rispondendo alle sue asserzioni, facevo le seguenti obiezioni.

     Il lettore parla della psicologia, come se essa fosse una scienza neutrale. La psicologia di Jung attinge dalle sue esperienze fatte nel mondo occulto (era un esoterista) e mette in termini psicologici ciò che è in effetti tipico proprio delle religioni orientali e dell’esoterismo. Proprio una tale antropologia mutuata dall’oriente e dall’esoterismo ha influenzato la dottrina carismaticista; Yonggi Cho ne è stato uno straordinario mediatore culturale. Perciò non è un buon esempio. Mi meraviglio di come Gianni Siena parli positivamente della presunta energia «chi», su cui si basa il taoismo, e afferma che esista una efficace «fede naturale, insita in ogni uomo, per “riuscire”». Questo mostra quanto sia grande la confusione dottrinale e ideologica del lettore, che non sa di che cosa parla veramente. Mi preoccupa poi la cristianizzazione di tale concetti taoistici ed esoterici e la loro applicazione alla fede cristiana.

 

Per l’approfondimento rimando nel mio libro «Dizionario delle medicine alternative» (Malattia e guarigione 2), agli articoli: «Antropologia e medicina alternativa», pp. 48s; «Antropologia e paramedicina», pp. 49-53; «Antroposofia», pp. 53-57; «Chi», pp. 94s; «Energia cosmica o vitale», pp. 139s; «Energie e loro attivazione», pp. 140ss; «Esoterismo e Bibbia», pp. 157ss; «Prana», pp. 435s; «Tao», pp. 518s; «Yin e Yang», pp. 555s. Si vedano inoltre: «Fede cristiana e medicina alternativa», pp. 165s; «Fede e paramedicina», pp. 166-169; «Guarigione con la parola», pp. 208-211; «Guarigione con la preghiera», pp. 211s; si vedano i rimandi incrociati in tali articoli.

 

[…] Proprio Yonggi Cho (per altro discepolo di Peter Wagner) mostra come si possano cristianizzare idee, pratiche e tecniche religiose estranee alla Bibbia e renderle appetibili ai cristiani. Così è successo nei secoli con lo spiritualismo mistico, misteriosofico ed esoterico, a cui è stata data una tinteggiatura cristianizzata e delle etichette cristianizzate: gnosticismo, ermetismo cristiano, misticismo, ascetismo, contemplazione, interpretazione allegorica, cabala, esercizi spirituali, spiritualismo, New Age, meditazione trascendentale, esoterismo cristiano, carismaticismo, esercizio di potenza. […]

     Fin qui quanto gli avevo risposto. Per il contesto e tutto il resto rimando al tema di discussione «Kenneth Hagin e confessione positiva? Parliamone». Qui segue la sua risposta. Il titolo del prossimo punto è redazionale.

 

 

2.  SALVARE CAPRE E CAVOLI? (Gianni Siena): È vero quello che dici e sono completamente d’accordo, ma il ministero di Yonggi Cho fu inizialmente apprezzato perché riusciva a dare a cristiani sconfitti un aiuto importante, verso una vita d’autentica vittoria. Più d’un credente occidentale, pur salvato e riconoscente a Dio per questo, non notava cambiamenti decisivi nella sua vita «nuova». Il tanto deprecato sciamano pentecostale Yonggi Cho aveva capito il motivo: costoro non assimilavano la Parola di Dio con l’atteggiamento dovuto, di fede senza dubbi.

     In Corea, questo problema è quasi inesistente, la cultura e la mentalità sono mosse da una dinamica mentale (= ha origine nello spirito umano attraverso la psiche) che porta il coreano medio a ragionare usando immagini mentali. Questo è il normale funzionamento del cervello, molto più produttivo e veloce se gli elementi con cui costruisce i pensieri veicolano simboli e rappresentazioni vivide di quel che si vuol fare o esprimere. Usare il cervello appoggiandosi alla propria fede naturale lascia aperta la porta a un possibile interesse verso lo spirituale: per il Vangelo, ma anche per altre cose non sempre lecite. Quando uno prega o medita (= attività spirituale citata nei Salmi) usa il cervello e le sue aree interagiscono in modo caratteristico, comunque diverso da soggetto a soggetto; influiscono anche le sue credenze.

     Nell’affermare questo faccio riferimento allo studio fatto da un professore americano d’origine ebraica, egli ha evidenziato che le diverse credenze religiose e filosofiche determinano anche la forma caratteristica delle aree del cervello interessate dalla manifestazione pratica della preghiera. In altre parole, se uno prega come buddista il cervello reagisce in un modo, se prega da ebreo, cristiano o musulmano, le suddette aree assumono (= evidenza della Tac e della risonanza magnetica nucleare) forme diverse e caratteristiche d’ogni religione. È interessante constatare che queste diversità s’evidenziano anche fra cristiani: la mappa mentale d’una devota della madonna è diversissima da quella d’una sorella in Cristo che sta devotamente lodando e adorando il Signore.

     Detto questo, le «contaminazioni» buddiste dell’insegnamento di Yonggi Cho non sono per nulla da accettare: la fede deve essere trasmessa pura come c’è stata data una volta e basta (Giuda v 3). Quel che sostengo, parte dalla stessa constatazione del pastore Yonggi Cho, ma con un diverso sviluppo e risultato finale. Supponiamo d’ammirare i risultati del caratteristico modo d’evangelizzare dei coreani, i frutti sono evidenti e molto cospicui. Ma (!) la «visualizzazione» mentale, intesa come sforzo cosciente in preghiera di vedere il risultato della stessa... è una forzatura. Anche perché la preghiera diventa un esercizio psicologico interessato a «ottenere», e perde quel soprannaturale «succo» di gioia e intimità con il Signore. Per questo i «prosperisti» hanno adottato la tecnica... cosa non si fa per guadagnare «palanche»!

     Gli scrittori biblici usano l’immagine della donna/sposa innamorata e si riferiscono in modo evidente alla dimensione del proprio rapporto devozionale privato: so che questa «gioia» fa parte della mia relazione con Cristo. Affermo solo che l’azione propositiva del «retto pensare» andrebbe svolta nella formazione cristiana delle persone. Pensare rettamente/positivo (nel biblico senso del termine) da frutti nell’agire etico, fa parte della testimonianza da rendere agli altri: la Bibbia ha molti insegnamenti, interi libri da studiare sul’argomento... non dico nulla di nuovo. Un conduttore cristiano, che insegna ai fratelli qualche buon esempio, può proporre cose tratte dalla sua esperienza cristiana. Queste devono, essere in armonia con la Parola e i suoi contenuti, rendere più vittoriosa la vita spirituale dei credenti.

     Gli esempi di Yonggi Cho sono banali (la bici, il tavolo e la sedia) ma sono le umili cose quelle che c’insegnano le grandi verità. Se Dio, dialogando con lui attraverso canali culturali coreani, concede cose del genere, in risposta alle necessità manifestategli in modo «specifico/dettagliato», la stessa cosa può non avvenire altrove. Io, quando prego per qualche bisogno materiale, m’affido a Dio che sa darmi le cose giuste, capita sovente che Lui dia cose migliori e diverse. Per esempio, quando acquistai la macchina che ora possiedo, avevo chiesto (= m’era piaciuto!) un altro modello. Nessuna «visualizzazione», feci il conto di quel che avrei voluto/potuto spendere e l’esigenza di trasporto persone e bagagli. Avevo «scelto», ero «specifico», e pregavo anche (in ciò) di trovare quella macchina al minor prezzo possibile. Le cose andarono diversamente, non trovai il modello e mi fu proposto l’acquisto d’una macchina più nuova e costosa. La banca m’offerse un prestito a condizioni vantaggiose ma più impegnative... la benedizione di Dio in tutto questo era evidente ma ottenibile a un prezzo molto più alto e con modalità inaspettate. Che io avrei voluto lasciar fuori: non amo i debiti! Oggi non mi rammarico affatto di come andarono le cose allora, aveva ragione Dio e sono ancora contento della macchina anche s’è vecchiotta, ora.

     Gesù, per illustrare la natura del Regno (= di Dio), ricorse a immagini familiari agli ascoltatori; era rabbino, avrebbe potuto ricorrere alla sofisticata casistica e aneddotica della tradizione; ma scelse un seminatore, una perla, una donna, un figlio spendaccione e gaudente, altri esempi di grande efficacia, per illustrare la sublime verità di Dio. Le sue parole richiamavano alla mente immagini del vissuto quotidiano... non viene a nessuno in mente d’imitare l’esempio di Cristo nel predicare e insegnare?!

     Il pastore della più grande chiesa del mondo (oltre un milione d’adepti) ha palesemente errato nel proporre ad altri credenti i «materiali» della sua personale «via» di sviluppo della fede in Cristo. Egli, coreano, non s’è accorto d’essere ancora troppo impregnato della precedente cultura buddista. Noi, senza volerlo, ci portiamo addosso la razionalità impregnata d’incredulità e questo toglie forza e sincere emozioni alla nostra fede. Confessiamolo: in Corea c’è bisogno d’una radicale santificazione da questo lievito buddista, ma noi stiamo meglio? L’incredula ragione, elevata a criterio di giudizio ultimo, senza che ce ne accorgiamo, ci sterilizza in modo diabolico la fede. La religione cristiana è in declino nell’occidente incredulo, ma i cristiani occidentali non hanno una fede viva ed è per questo, anche, che con troppa fretta hanno salutato la novità (?) coreana come la risposta di Dio alle loro insufficienze spirituali.

     Ho letto anch’io i libri di Yonggi Cho, non ho assimilato i suoi concetti. Nel suo libro «La quarta dimensione» è evidente dove sbaglia: errori di linguaggio e di contenuti dottrinali. Ma il bisogno della chiesa di vivere una vita realmente al servizio di Cristo resta e nelle pagine della Bibbia c’è la risposta a questa necessità. Yonggi Cho sostiene anche questo nei suoi libri in generale; noi evangelici abbiamo più esperienza e sana dottrina di questo coreano contraddittorio, ma facciamo sì che la «sana dottrina» non rimanga nell’inchiostro con il quale sono stampate le Bibbie. Sarebbe ora che la Parola diventasse reale nella nostra vita di fede, fosse «esperienza» quotidiana d’un vissuto di testimonianza senza sbavature. Il consiglio di Paolo — «Non disprezzate le profezie ma esaminatele e prendete quel ch’è buono» — ha ancora un grandissimo valore: oggi! La risposta è sempre in ogni pagina della Bibbia e sulle ginocchia d’ognuno: così nascono i risvegli che fanno rivivere le ossa secche dell’Israele spirituale. {10 aprile 2009}

 

 

3.  OSSERVAZIONI E OBIEZIONI (Nicola Martella): È vero che la lingua è un processo psicologico, sociale e culturale e suscita immagini mentali, ma questo vale in tutte le culture, in oriente come in occidente.

     Esiste una «fede naturale»? Sì, la fiducia che un bimbo ha verso i genitori, poi verso i parenti e il mondo conosciuto. Per altri aspetti sarei un po’ attento, visto che la valutazione del «naturale» nella Bibbia ha aspetti ambivalenti. Il termine «naturale» è molto raro e designa l’uso sessuale legittimo contrapposto a quello contro natura (Rm 1,26s); si parla di «affezione naturale» (carente; v. 31; 2 Tm 3,3). In altri brani c’è psichico (1 Cor 2,14; 15,44.46). Di «fede naturale» non si parla mai. Il cuore dell’uomo senza il timore di Dio e una relazione personale con Dio vivente, è ottenebrato (Rm 1,21). Una «fede naturale», casomai esista e possa suscitare un «interesse verso lo spirituale», non è detto che sia verso la Verità biblica. «Or un uomo naturale [gr. psichico] non riceve ciò che è dello Spirito di Dio, perché gli è pazzia; e non lo può riconoscere, perché lo si distingue spiritualmente» (1 Cor 2,14).

     Il funzionamento tecnico del cervello non dice assolutamente nulla sulla fonte a cui s’attinge quanto al fenomeno «spirituale». Ci si può anche suggestionare e ingannare. Anche la ricerca di tale professore americano d’origine ebraica mi lascia un po’ perplesso, e sarà così finché non ci saranno dettagli in merito e studi di altri che confermano o smentiscono tali tesi, secondo cui le aree celebrali assumerebbero forme diverse e caratteristiche particolari a seconda della religione d’appartenenza. Esprimo i miei forti dubbi in merito. Che succede se un indù recita il «Padre Nostro»? Oppure se un cattolico praticante diventa mussulmano e recita una sura? Che succede se una donna devota alla madonna recita una preghiera scritta da una cristiana biblica? Il cervello è una macchina meravigliosa e sofisticata, tuttavia si fa bene a verificare a fondo le asserzioni che qualcuno fa sul piano religioso. Ci si dovrebbe aspettare che con una Tac o una risonanza magnetica ogni esperto del settore riconosca la religione e addirittura la denominazione di una qualsiasi persona, che lui non conosce. Ci sarà un nuovo proverbio: «Mostrami la tua Tac e ti dirò chi sei». Ho molti e profondi dubbi in merito.

     Le contaminazioni di Yonggi Cho sono taoiste, provenienti dall’area cinese e non da quella indiana. Egli ha cristianizzato alcune credenze religiose e filosofiche della sua cultura d’appartenenza. Inoltre la «visualizzazione» è una tecnica comune all’esoterismo d’ogni latitudine e longitudine, dello sciamano come dell’occultista. È una tecnica di appropriazione magica di ciò che si desidera ottenere. La fede biblica è invece la fiducia totale in Dio, anche quando Egli dice di no, aspetta, la mia grazia ti basta o mostra un’altra via. Per chi pratica tale «visualizzazione» in campo cristiano, pregare: «Sia fatta la tua volontà», è una specie di abominio, di mancanza di «fede» e una specie di peccato contro lo Spirito.

     La questione del «retto pensare» è significativa. Essa intende pensare biblicamente e di far conto di Dio. Pensare rettamente non significa però pensare positivo (che significa costruirsi una realtà virtuale), ma pensare in modo realistico. Chi pensa biblicamente, ha fiducia in Dio, ma non per forza fiducia negli uomini e nel mondo. È lo stolto che crede a ogni cosa, è il sempliciotto che non fa stima del pericolo, contrariamente all’uomo accorto (Pr 22,3; 27,12). Isaia metteva in guardia le «donne spensierate» e «troppo fiduciose», che non si preoccupavano dell’annuncio del grave giudizio storico imminente (Is 32,9ss). Il «retto pensare» si accompagna, non col «pensiero positivo» (che è una costruzione mentale poco realistica), ma con il realismo biblico che è chiamato biblicamente «accorgimento» e «discernimento», merce di cui i sempliciotti e gli stolti mancano (Pr 1,4; 8,5). Tale realismo biblico è stato così formulato da Gesù: «Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque accorti come i serpenti e semplici come le colombe» (Mt 10,16). Infatti i falsi maestri «con dolce e lusinghiero parlare seducono il cuore dei semplici» (Rm 16,18).

     È pericoloso voler salvare la «visualizzazione» di Yonggi Cho riguardo alle cose definiti banali, cercando di giustificarla con la cultura d’appartenenza. Essa è una tecnica di (auto-)manipolazione mentale. Una volta resa «dottrinale», diventa un mezzo ingannevole e seducente e svia dalla fede biblica, sostituendola con un surrogato. Mi viene il presentimento che come Gianni Siena non abbia usato tecnicamente la cosiddetta «professione positiva», non lo faccia qui neppure per il «pensiero positivo» e per la «visualizzazione», concetti particolari della spiritualità esoterica, importati poi da carismaticisti come Yonggi Cho. Il lettore fa poi, con i suoi esempi pratici di vita, proprio il contrario di ciò che richiede la visualizzazione; c’è quindi una certa incoerenza in ciò. Mentre la visualizzazione richiede la passività e si fissa sulla visione mentale di quanto si desidera, la fede realistica chiede a Dio in preghiera, pondera, fa i conti, prega nuovamente Dio, usa il buon senso e sceglie.

     L’uso di parabole per illustrare la natura e la dinamica del regno di Dio è un mezzo stilistico retorico. Egli suscitava nelle menti dei suoi ascoltatori immagini e analogie. Tutto ciò non ha nulla a che vedere con la visualizzazione carismaticista; confondere tali cose, significa non averle capite nel loro senso tecnico. Si rischia così di fare di tutta l’erba un fascio e di snaturare la specificità delle cose; tale superficialità e sciatteria mentale costituiscono un pericolo per sé e un’insidia per gli altri.

     Mi viene solo da scuotere la testa, quando sento parlare del «pastore della più grande chiesa del mondo (oltre un milione d’adepti)». Devo pensare a un piccolo despota monarchico di una specie di teocrazia nello Stato. Ho tutt’altra immagine di una chiesa locale, in cui si pratica il «pari consentimento» (At 1,14; 2,46; 5,12).

     La razionalità e le emozioni spirituali non sono in contrasto e non si trovano o le une o le altre a esclusione in una certa cultura. Non posso accettare tale discorso. Non è questo l’oggetto di critica quanto la cristianizzazione di tecniche spiritualistiche prese in prestito dal taoismo e dalla spiritualità esoterica. Già a Corinto c’era tale problema, dove i superapostoli giudaici di stampo gnostico avevano introdotto una spiritualità esoterica cristianizzata (2 Cor 11). Qui Paolo contrappose al misticismo irrazionale, la pratica del controllo razionale delle espressioni devozionali: «Se prego in altra lingua, ben prega lo spirito mio, ma la mia intelligenza rimane infruttuosa. Che dunque? Io pregherò con lo spirito, ma pregherò anche con l’intelligenza; salmeggerò con lo spirito, ma salmeggerò anche con l’intelligenza» (1 Cor 14,14s; cfr. vv. 19s).

     La contrapposizione non è tra sentimenti e razionalità, attribuendo i primi all’oriente e i secondi all’occidente. Si tratta di pensare biblicamente, si tratta del realismo biblico; e ciò sia riguardo ai sentimenti e agli slanci della fede, sia riguardo all’uso dell’intelligenza e della ragione. Si tratta di riconoscere il «fuoco estraneo» (Lv 10,1; Nu 26,61), quel lievito taoista ed esoterista, e di purificare dottrina, culto e pratica della fede dall’abominio posto in luogo sacro (Mt 24,15). Bisogna uscire dalla religione di Babilonia (Is 48,20; 50,8), che si presenta in sempre nuove forme, pur restando lo spiritualismo esoterico di sempre, la fornicazione spirituale che si ricicla e si adatta e che sarà dominante alla fine dei tempi (Ap 14,8; 17,5; 18,2).

     La religione cristiana è in declino nell’occidente? Se lo è, è per mancanza di timor di Dio, per mancanza di sottomissione alla volontà di Dio, per il materialismo e l’edonismo (alimentati ultimamente dalla filosofia religiosa della prosperità). La fede viva non si crea col misticismo o importando come «novità» una spiritualità gnostica, ma ritornando a sottomettersi alla Parola di Dio e a servire il Dio vivente.

     Se Yonggi Cho sbaglia nel linguaggio e nei contenuti dottrinali, come si afferma, allora è bene non prenderlo come riferimento per la fede per risvegliare le chiese in occidente, perché assulgendolo a modello invece di risvegliare la fede biblica (quella che ubbidisce alla Parola di Dio), si rischia di risvegliare uno spiritualismo mistico e gnostico. La Parola diventa reale nella nostra vita di fede per prima cosa mediante una corretta esegesi contestuale, e poi mediante una corretta applicazione nella vita, ubbidendo alle richieste del nuovo patto. Dopo che è scritto «Non disprezzate le profezie, ma esaminate ogni cosa e ritenete il bene» (1 Ts 5,20s), segue subito «astenetevi da ogni specie di male» (v. 22).

 

Per l’approfondimento si veda Nicola Martella, «La quarta dimensione», Carismosofia (Punto°A°Croce, Roma 1995), pp. 31-34.

 

L’Evangelo secondo Yonggi Cho {Nicola Martella} (A)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-YCho_pens-posit_visualiz_MeG.htm

16-04-2009; Aggiornamento: 20-07-2009

 

▲ Vai a inizio pagina ▲

Proprietà letteraria riservata

© Punto°A°Croce