Da amici e amiche
cattolici ricevo lettere, scritti e articoli di natura dottrinale su temi
dibattuti fra le diverse denominazioni (p.es. sacramenti, magistero, Maria,
santi, riti, liturgie). Le stesse cose magari mi arrivano anche da amici e
amiche non cattolici, chiedendomi spiegazioni al riguardo.
Ammetto che sto sempre dietro al lavoro, non riesco a rispondere a tutti, né
posso farlo come vorrei. A ciò s’aggiunga che i temi di natura dottrinale,
invece di edificarmi, mi «affliggono» e mi scoraggiano sempre. Infatti non si
parte dal testo (esegesi contestuale), ma da ciò che altri durante il corso
della storia hanno detto o scritto in senso dottrinale su una certa cosa,
basandosi su una visione clericale e sacramentale assunta, scontata e diventata
convenzione. Ci si può immaginare come il mio cervello, abituato all’esegesi
contestuale [►
Interpretazione della Bibbia], dopo un po’ si rifiuta
letteralmente di proseguire secondo tali schemi dottrinali, figli d’una
sovrastruttura dogmatica di natura filosofica, e si blocca. Infatti, così
facendo, non ci si occupa della verità scritturale di per sé, ma delle
opinioni umane su tale soggetto, filtrate dalla propria posizione dottrinale.
Ciò non mi alletta per nulla.
La verità sta nella Scrittura e l’unica chiave per accedervi è l’esegesi
contestuale. I dogmatici (come filosofi cristiani) usano gli artifici della
scolastica e la dialettica e, in tal modo, tanto girano e rigirano la «frittata»
dottrinale, che alla fine essa dice ciò che si vuole, ossia ciò che il magistero
ordina. Perciò bisogna fare una scelta: o seguire la via dettata da una
sovrastruttura dogmatica o seguire la via di un’esegesi contestuale. Io ho
scelto quest’ultima. Ogni sovrastruttura dogmatica (ossia ogni magistero che se
ne serve per affermare se stesso) umilia la sacra Scrittura, facendone la
propria ancella. L’esegesi contestuale si fa serva della Scrittura e la
interroga in modo umile, verificando che cosa dica veramente e permettendo che
essa corregga l’esegeta.
Ogni magistero, per esistere, deve immancabilmente tracciare un confine verso i
cosiddetti «laici», attestando un clericalismo sulla base d’una particolare
iniziazione, cosa che gli darebbe l’esclusiva potestà d’amministrare particolari
«misteri» (sacramenti) e di comunicare particolari «grazie» spirituali
(indulgenze, remissione di peccati, ecc.) in virtù della propria consacrazione
clericale, del proprio ministero e dei «misteri» che amministra. Questa visione
di cose era estranea all’insegnamento e alla prassi del cristianesimo apostolico
della chiesa del primo secolo; la ritengo particolarmente dannosa per la fede,
la dottrina, la devozione e la vita spirituale. Io credo nel sacerdozio
universale d’ogni credente, senza distinzione, senza mediazioni umane, senza
gerarchie e senza una sedicente successione privilegiata (si noti invece che
l’Evangelo, per essere arrivato fino a me, è passato, dagli apostoli in poi, per
una successione di testimoni: questo mi basta). La sacramentalizzazione è
avvenuta sotto la spinta della gnosi esoterica e delle «religioni del misteri»;
il clericalismo è figlio della paganizzazione della chiesa all’interno della
chiesa di stato, da Costantino in poi. Ogni cristiano che ama la Bibbia ed è
sottomesso esclusivamente a Cristo e alla sua Parola, vuole tornare alla «sana
dottrina» del «nuovo patto», così come è presentata nel NT e come fu predicata e
praticata dalla chiesa apostolica del primo secolo. Questo è lo spartiacque.
■ In un tempo di decadenza dottrinale e morale, Isaia gridava: «Orsù,
all’insegnamento [biblico; ebr. Torà] e alla testimonianza [= Decalogo]! Se il
popolo non parla così, non vi sarà per lui alcuna aurora!» (Is 8,20).
■ L’apostolo Paolo e gli altri suoi collaboratori ingiunsero di imparare a «praticare
il “non
oltre quel che è scritto”»
(1 Cor 4,6).
■ In mezzo alla confusione delle idee e delle ideologie del suo tempo,
l’apostolo Paolo istruì così il suo discepolo e collaboratore Timoteo: «Studiati
di presentare te stesso approvato dinanzi a Dio: operaio che non abbia a essere
confuso, che
tagli rettamente la
parola della verità» (2 Tm 2,15).
Quindi, questi sono
i limiti d’ogni possibile confronto e i binari, su cui è possibile camminare con
chi vuole interloquire. Il resto sono opinioni umane
magistralmente
presentate all’interno d’una sovrastruttura dogmatica, predefinita e
inamovibile. Il mio personale interesse al riguardo è chiaramente scarso. La
medicina per il pensiero e la pratica dei cristiani è l’esegesi contestuale, con
cui verificare quale sia il consiglio di Dio e la sua volontà per il mondo e per
i suoi figli, per l’oggi e il domani, per ognuno che crede e specialmente per la
mia vita. Il resto è costituito da mirabili idee e ideologie umane,
spesso figlie dell’umanesimo e addirittura del paganesimo e dello spiritualismo
esoterico, tutte adattate e cristianizzate. Il pensiero dogmatico un giorno
mette al centro il Creatore e un altro giorno le creature; un giorno venera
Cristo, unico Salvatore, e l’altro giorno le reliquie di una delle tante persone
ritenute meritevoli; un giorno attesta il monoteismo e il giorno dopo pratica il
polisantismo (politeismo fatto di santi). Personalmente dico a tale via: No
grazie!
Dinanzi a tutto ciò, preferisco fare nuovamente mia una raccomandazione di Paolo
per Timoteo, che mostra la grande responsabilità che abbiamo: «Bada
a te stesso e all’insegnamento;
persevera in queste cose, perché, facendo così, metterai
al sicuro te stesso
e
quelli che
t’ascoltano» (1 Tm 4,16). Poi quello che uno semina, mieterà
(Gal 6,7s). E un giorno ognuno dovrà rendere conto di sé al Signore (Rm 14,12).
Per l'approfondimento
si veda Nicola Martella,
Manuale Teologico dell’Antico
Testamento
(Punto°A°Croce, Roma 2002):
«Teologia biblica e dogmatica:
confronti», pp. 252s (i due approcci alla Scrittura a confronto); «Teologia
biblica» (approccio esegetico), pp. 353s; «Teologia dogmatica», pp. 356s
(approccio dottrinale); cfr. anche «Ermeneutica», p. 155 (differenza fra esegesi
ed eisegesi); «Versettologia», pp. 378s (come s’arriva a una «dottrina» mediate
l’accumulo indifferenziato di versi).
Si veda pure Nicola Martella,
E voi, chi dite ch’io sia?
Offensiva intorno a Gesù 2
(Punto°A°Croce, Roma 2000): «Il Gesù sacramentale e il Gesù Signore», pp.
147-150. |
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Via_dogm_esegesi_OiG.htm
12-02-2008; Aggiornamento:
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