Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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SPIRITO E RIVELAZIONE OLTRE LA SCRITTURA?

 

 di Nicola Martella

 

La questione del lettore La risposta

 

 

La questione del lettore  

 

Cosa ha voluto intendere Gesù quando in Giovanni 14,26 dice: «...ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto»?

     Forse che lo Spirito Santo, oltre a ricordarci tutto ciò che Gesù ha detto e che anche noi conosciamo oggi, tramite la sua Parola, avrebbe avuto altro da insegnarci?

     Inoltre, con quali criteri possiamo provare se è lo Spirito Santo a insegnarci «ogni cosa» oppure (secondo il mio parere) spesso sono cose dettate dal proprio «io», e siccome si è nella fede si pensa che vengano dall’alto.

     Con la pace del Signore, saluti… {Pino Destratis; 14 luglio 2008}

 

 

La risposta ▲

 

Bisogna notare che Gesù nei «discorsi di commiato»(Gv 13-17) non stava parlando a tutti i suoi seguaci d’allora, né a tutti i credenti di tutti i tempi, ma solo ai suoi particolari discepoli, i suoi futuri apostoli e rappresentanti, con i quali aveva condiviso il tempo del suo ministero e a cui aveva affidato il «grande mandato» missionario. Dopo la risurrezione ci penso Gesù stesso ad aprire loro la mente (Lc 24,45ss), a istruirli in modo particolare per 40 giorni (At 1,3) e a comandare loro certe cose (Mt 28,20). A parte ciò, gli Evangeli riportano il fatto che, dopo tali eventi, i discepoli si ricordarono che Gesù aveva detto loro certe cose (Gv 2,17.22; 12,16; cfr. Lc 24,8).

     Tutto quello che Dio aveva da dirci in senso di rivelazione della sua volontà e dottrina, lo ha fatto nel NT. Alla «sana dottrina», ossia all’Evangelo, non c’è più nulla da aggiungere. «Dio, dopo aver in molte volte e in molte maniere parlato anticamente ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi mediante il suo Figlio» (Eb 1,1s). Gesù istruì i suoi apostoli e si rivelò in modo particolare a Paolo (At 9). Non ci sono quindi altre rivelazioni, altri insegnamenti e dottrine da attendere, se non quelli di falsi cristi, falsi profeti, falsi apostoli, operai fraudolenti, gente aperta ai demoni e marchiata nella loro coscienza e simili, da cui la sacra Scrittura ci mette in guardia (Mt 7,15; 24,11.24; 2 Cor 11,13ss; 1 Tm 4,1ss; 2 Pt 2,1; 1 Gv 4,1).

     Quello che manca spesso ai cristiani è la «luce», ossia la conoscenza su ciò che è scritto. Ciò è dovuto a volte a pigrizia di leggere e studiare la Bibbia. Altre volte ci si basa sulla cosiddetta «teologia dell’esperienza» e si assoggetta la Parola a essa. A volte mancano conduttori che tagliano «rettamente la parola della verità» (2 Tm 2,15), ma che cibano il gregge di allegorie e spiritualizzazioni indebite e che vanno «oltre ciò che è scritto» (1 Cor 4,6), insegnando dottrine arbitrarie.

     Paolo fu abbastanza umile dal citare il comandamento del Signore, qualora Gesù avesse detto qualcosa in proposito su un certo tema: «Ordino non io, ma il Signore…» (1 Cor 7,10); altrimenti disse: «Agli altri dico io, non il Signore» (v. 12); oppure: «Io non ho comandamento dal Signore, ma do il mio parere, come avendo ricevuto dal Signore la grazia d’essere fedele» (v. 25; cfr. 1 Cor 14,37 «le cose che io vi scrivo, sono comandamenti del Signore»). Quanto ci sarebbe bisogno di tale umiltà oggi fra coloro che, appellandosi allo Spirito del Signore, presentano le proprie parole come provenienti da Dio, affermando: «Dio mi ha detto…», «Lo Spirito mi ha rivelato» e simili! Quante false dottrine sono state introdotte nella chiesa, appellandosi allo Spirito Santo!

     Anche Pietro ricordò ai destinatari della sua epistola il «comandamento del Signore e Salvatore, trasmessovi dai vostri apostoli» (2 Pt 3,2). Egli ebbe così tanta umiltà da riconoscere la grazia che il Signore aveva dato a Paolo: «…come anche il nostro caro fratello Paolo ve l’ha scritto, secondo la sapienza che gli è stata data; e questo egli fa in tutte le sue epistole, parlando in esse di questi argomenti; nelle quali epistole sono alcune cose difficili a capire, che gli uomini ignoranti e instabili distorcono, come anche le altre Scritture, a loro propria perdizione» (vv. 15s).

     Si tengano presenti i seguenti principi.

     ■ Lo Spirito Santo non rivelerà nulla che sia in contrasto con l’insegnamento di Gesù e degli apostoli, così come è stato scritto nel NT. Durante la storia, i falsi profeti hanno definito se stessi come «Paracleto» (gr. difensore, rivelatore, avvocato; tradotto come consolatore), come canali particolari dello Spirito o addirittura come lo strumento definitivo della rivelazione divina.

     ■ Lo Spirito Santo non metterà mai al centro se stesso, attirando l’attenzione dottrinale e innologica su di sé, ma lo farà di Gesù Messia. Perciò tutte le dottrine che hanno al centro lo Spirito Santo sono sospette, tutte le preghiere e gli inni rivolti a Lui non sono da Lui ispirati; infatti mai nella Bibbia c’è qualcosa del genere. [ Pregare lo Spirito Santo?; Spirito Santo e preghiere a Lui rivolte]

     ■ Lo Spirito Santo non si serve di persone moralmente disordinate, sebbene si presentino come particolari «unti». Gesù affermò dello Spirito Santo che, «quando sarà venuto, convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio» (Gv 16,8). Come può quindi lo Spirito di Dio, che è santo, servirsi di persone che fanno affari con la fede e di «uomini corrotti di mente e privati della verità, i quali stimano la devozione essere fonte di guadagno»? (1 Tm 6,5). Come non pensare qui agli scandali dei telepredicatori e dell'arricchimento indebito degli «unti» della «teologia della prosperità», che il fisco statunitense ha messo sotto accusa?

 

Infine si tenga presente quanto segue. Al tempo della prima chiesa, quando gli scritti del NT non erano ancora completi e diffusi, nelle chiese (perlopiù chiese in casa) si leggeva insieme l’AT e ognuno, che ne aveva il carisma, ne da va una interpretazione «profetica» (cristologica, morale), ossia adattando tali cose alla loro propria situazione. Essi traevano dalle narrazioni dell’AT analogie e ammaestramenti morali, dalle parole della legge dei principi adatti a loro, dalla letteratura sapienziale degli insegnamenti pratici e dagli scritti dei profeti ammonizioni e consolazione (Rm 15,4; 1 Cor 10,11; 2 Tm 3,16; cfr. Rm 4,23s). L'AT era usato dai credenti della prima chiesa come una specie di libro illustrato (ossia corredato di illustrazioni) per il nuovo patto (Rm 15,4; 1 Cor 10,11). La stessa legge mosaica non era più «lettera», ossia ingiunzione perentoria da ubbidire pena sanzioni divine e statali all'interno della teocrazia d'Israele, ma era «spirito», ossia fonte di rivelazione riguardo a Gesù Cristo, di principi morali e di consolazione (2 Cor 3,6; Rm 7,6). Al tempo del NT, «profeta» significa qui «proclamatore»; gli altri potevano giudicare sulla base della stessa Scrittura, se ciò era compatibile con la verità rivelata mediante Gesù Cristo e gli apostoli. Perciò si legge: «Parlino due o tre profeti, e gli altri giudichino; e se una rivelazione è data a uno di quelli che stanno seduti, il precedente si taccia. Poiché tutti, uno a uno, potete profetare; affinché tutti imparino e tutti siano consolati; e gli spiriti dei profeti sono sottoposti ai profeti, perché Dio non è un Dio di confusione, ma di pace» (1 Cor 14,29-33).

     Oggigiorno abbiamo l’intera sacra Scrittura, ma il principio rimane. Quando si medita insieme la Parola di Dio in modo partecipativo, come facciamo noi nella nostra comunità, lo Spirito può ispirare i credenti nella corretta interpretazione o in un’applicazione confacente. Attenzione però che in tale processo può intervenire anche la carne, la mentalità mondana, l’ideologia e così via, ed è facile «spiritualizzare» tali cose. Perciò anche oggigiorno, durante il confronto sulla Parola, vale il principio che gli altri possono giudicare, alla luce della Scrittura, ciò che l’uno dice. Al riguardo bisogna servirsi di questa livella: spiegare la Parola con la Parola, rispettando il contesto (letterario, storico, culturale, ecc), il fatto che la rivelazione è progressiva e che ora ci troviamo nel nuovo patto.

 

Le cose più pericolose per il cristianesimo sono proprio quelle che provengono dalla carne (l’io) e che vengono attribuite a Dio o al suo Spirito. Sebbene si ammanti di «spiritualità», essa è una sapienza «terrena, carnale, diabolica», poiché serve solo a gloriare se stessi e a mentire contro la verità, a generare invidia e contenzione e, quindi disordine e ogni mala azione (Gcm 3,14ss). La «sapienza dall’alto» è quella che cerca la volontà di Dio, secondo la sua Parola; e allora è certamente «prima è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, senza parzialità, senza ipocrisia» (v. 17).

     Questo non si può certamente dire di coloro che, pretendendo di parlare da parte di Dio, strumentalizzano il suo Spirito, presentando a nome suo la farina del proprio sacco.

 

Spirito e rivelazione oltre la Scrittura? Parliamone {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Spirito_rivela_scrittura_Car.htm

23-07-2008; Aggiornamento: 04-08-2008

 

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