Non è mia intenzione entrare in una discussione fra fratelli all’interno di una
realtà ecclesiale locale, né prendere partito per qualcuno. D’altro canto, è
stata richiesta la mia opinione da un lettore e uno dei servizi offerto dal sito
«Fede controcorrente» è di rispondere ai quesiti posti. Confido nella maturità
dei fratelli che quanto qui detto non verrà usato in modo strumentale per
questioni e situazioni che non conosco. Le mie riflessioni vogliono
rappresentare solo un approfondimento biblico, su cui riflettere. |
La questione del lettore
▲
[…]
volevo chiederle un informazione ben precisa dal punto di vista esegetico. Cosa
ne pensa delle dottrine del calvinismo (i cosiddetti 5 punti) e come interpreta
esegeticamente i capitoli che vengono messi a sostegno di questo come per
esempio Romani 9 o Efesini 2 (magari lei potrà indicarmi gli altri passi)?
Insomma, come considera dal punto di vista esegetico la sovranità di Dio
«riformatamente» intesa? Attendo sua gentile risposta. {Marco Barone;
29-10-2007}
La risposta ▲
Premetto che per ogni sistema di pensiero non si possa buttare il bambino con
tutta l’acqua sporca. Anche nel calvinismo ci sono tanti aspetti condivisibili,
perché rispecchiano l’analisi biblica, ad esempio, la salvezza per grazia
mediante la fede (Rm 5,2; Ef 2,8).
Detto questo però, devo ammettere che io personalmente
sono allergico a tutti sistemi ideologici creati dagli uomini nella
storia post-biblica, magari in contrapposizione ad altri, e che si presentano
come paradigma (dogmatico) di ortodossia. Invece di considerare la Bibbia un
libro di «ricette dottrinali», preferisco vederlo per quello che è: il libro di
storia della salvezza del Dio vivente; e preferisco capirlo non per via
dogmatica, ma esegetica (o storico-grammaticale). Quindi non preferisco
imbrigliare la Bibbia con una delle tante sovrastrutture dogmatiche (p.es.
calvinismo, romanesimo, arminianesimo, dispensazionalismo, carismaticismo), ma
preferisco capirlo esegeticamente per quello che è, per come lo hanno scritto le
diverse decine di persone nella loro lingua, cultura, storia, fede, nel suo
sviluppo linguistico, culturale e teologico attraverso i secoli; quindi anche
nel rispetto della rivelazione progressiva, dei due testamenti e
dell’incarnazione di Gesù di Nazaret, il Logos fatto carne.
In tale ottica, il calvinismo è una sovrastruttura
dogmatica come altre, nata nella storia in contrapposizione ad altre concorrenti
come il romanesimo e l’arminianesimo. La cultura dominante in cui è nato il
calvinismo era l’umanesimo. È interessante notare come l’islam fosse in quei
secoli con il suo fatalismo una forte calamita culturale, e conviene
approfondire l’influenza della cultura fatalistica islamica di quei tempi sulla
dottrina della doppia predestinazione.
L’approccio del calvinismo alla Scrittura (come del
resto quello di altre sovrastrutture concorrenti del tempo) è quello della
scolastica: la dogmatica quale filosofia cristiana.
I cosiddetti «cinque punti» non sono nati da un
approccio esegetico alla Scrittura, ma sono un «compromesso dogmatico» fra le
varie anime che componevano il calvinismo ed erano presenti al cosiddetto
concilio di Dort (Dordrecht; 1618-1619). In questo documento come in altri del
genere, si tratta di «formule di
compromesso» (cfr. la «formula di concordia» luterana). L’aspetto
ideologico di tali formulazioni dogmatiche, nate in un preciso momento storico e
una specifica contingenza (avversari, cultura, problemi dottrinali, ecc.), è la
pretesa che tali «cinque punti» (come altre liste simili) — considerati una
summa biblica
— rappresentino lo spartiacque fra ortodossia ed eresia.
È chiaro che la reclamata «ortodossia» basata su un
«manifesto programmatico» ideologico o dogmatico è il cuore d’ogni ideologia
politica o religiosa, la base di ogni dittatura politica o religiosa e la fonte
d’ogni demagogia politica o religiosa. Uno sguardo critico alla storia politica
e religiosa mostrerà cha la pretesa «ortodossia» su basi ideologiche o
dogmatiche è stata la base per discriminare e fare fuori tutti gli avversari,
ossia i dissidenti. Ciò è accaduto nel romanesimo (inquisizione), nelle
ideologie politiche (comunismo, nazismo) e nelle varie teocrazie (anabattisti,
riformati, gesuiti).
Per l’approfondimento di alcuni aspetti rimando in
Nicola Martella (a cura di), Escatologia fra legittimità e abuso.
Escatologia 2 (Punto°A°Croce, Roma 2007), alle sezioni «Escatologia e primo millennio, pp. 27-52; «Escatologia e secondo
millennio, pp. 53-113; «Strumentalizzazioni politiche», pp. 267-295.
Avendo già scritto sul sito «Fede controcorrente»,
rimando per ora ai seguenti articoli e temi di discussione ivi presenti:
►
Calvinista o arminiano? destra o sinistra?
{Geoffrey Allen} (A)
►
La predestinazione dell’individuo, figlia d’una cultura umanistica
{Nicola Berretta} (A)
►
Parlando del libero arbitrio {Nicola Martella} (T)
►
Quanto è libero il «libero arbitrio»? {Nicola Martella} (D)
►
Riflessioni sull’elezione divina {Argentino Quintavalle - Nicola Martella} (A)
►
Sovrastrutture dottrinali e teologia riformata 1 Nicola Martella} (T)
►
Sovrastrutture dottrinali e teologia riformata 2 {Nicola Martella} (T)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Sovrastrutture_calvinismo_Esc.htm
30-10-2007; Aggiornamento:
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