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Molte cose espresse da
Vincenzo Candurra trovano d'accordo Nicola Martella. Poi il primo formula la
tesi classica della «seconda esperienza» e cerca di dimostrarla. A essa risponde
Nicola Martella con osservazioni e obiezioni, quindi con un’antitesi. Sia il
lettore stesso ad approfondire ulteriormente le questioni e a trarre le sue
eventuali conclusioni.
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1. La tesi
{Vincenzo Candurra}
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Cari amici, con
molta attenzione e/o curiosità leggo i vostri articoli che mi giungono per posta
elettronica.
Sono pienamente d’accordo con voi nel considerare che stiamo vivendo un vera e
propria apostasia dalla fede, e oggi più che mai si va dietro al «sensazionale»
e/o «fenomenale», anziché camminare nella santa Parola di Dio.
Inoltre mi rendo conto sempre più che è veramente difficile trovare menti che
non siano state in nessuna maniera influenzate da questa o quell’altra
denominazione cristiana, tutti in qualche modo portiamo con noi del «lievito»
dottrinale, delle «lenti» che influenzano più o meno il nostro modo d’accostarci
alla Parola di Dio e dunque d’accettare o meno aspetti presenti in essa.
Voglio premettere che questo è il mio modesto punto di vista, e poiché mi date
facoltà di esprimerlo, lo faccio con molta serenità.
Ho letto vari vostri articoli come quello sui profeti, le profezie, e oggi
quello su Reinhard Bonnke, dove si mette in discussione il suo ministero se è
autentico o meno, cioè se è da Dio o no. [►
Qual è il compito dei profeti?; ►
I miracoli di Reinhard Bonnke 1]
Non trovo nulla di male sul cercare di capire meglio le cose, abbiamo visto
infatti molte volte gente gridare al miracolo, e poi non v’era nulla di reale,
non mi riferisco certo a Bonnke poiché lo conosco solo per video, riviste, per
cui non saprei, ma alludo alla mia piccola esperienza cristiana di
«pentecostale» nella quale ho anche visto forzature umane, oltre che veri e
propri interventi di Dio che hanno portato beneficio fisico e ancor più
spirituale nella mia e altrui vita.
Concordo con voi nel trovare inaccettabile che oggi molti ministri predichino un
messaggio nel quale pare abbiano il «telecomando», con il quale decidono se o
meno lo Spirito debba manifestarsi e come.
Si dimentica purtroppo che la Scrittura dice: «Il
vento soffia dove vuole, e tu ne odi il rumore, ma non sai né da dove viene né
dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito» (Gv 3,8).
Per essere breve, ho letto qualcosa sul vostro sito a proposito del «battesimo
dello Spirito Santo», e ancora la pagina del «credo biblico», nella quale è
scritto: «Chiunque crede in Gesù quale Messia-Re riceve lo Spirito Santo.
Egli è il Paracleto, ossia il difensore e consolatore, che il Messia ha inviato.
Lo Spirito prende dimora nel credente, lo suggella per la vita eterna, lo guida
nella verità, lo riprende quanto al peccato e gli insegna la volontà di Dio
conforme alla sua Parola». [►
Il credo biblico]
Mi sembra di capire che voi non accettiate la «tesi» pentecostale che vede
l’esperienza del «battesimo con lo Spirito Santo» secondaria al ravvedimento dei
propri peccati ovvero alla conversione, ma che questa sia già inclusa nel
ravvedimento ossia nell’accettare Gesù quale Messia e Salvatore proprio.
Se è questa la vostra tesi vorrei gentilmente invitarvi a meditare in Atti
8,4-25, dove mi pare che il Signore faccia capire che le due esperienze siano
differenti.
I Samaritani ebbero grande gioia nel vedere come Dio operava tramite il suo
servo Filippo (v. 8), ancora nel v. 12 viene riferito che crederono alla Parola
e si fecero battezzare.
Dunque significa che si convertirono a Cristo, non credo che erano tutti come
Simone il mago! Dunque nonostante crederono e furono battezzati, occorse che
Pietro e Giovanni venissero da Gerusalemme per pregare per loro al fine vedere
anche in loro la «discesa dello Spirito Santo».
Luca è talmente preciso per grazia di Dio che sottolinea che questi erano stati
solo battezzati nel nome di Gesù, e che ancora lo Spirito Santo non era ancora
disceso su alcuno di loro.
Mi fermo qui e attendo la vostra spiegazione. Grazie. {24-11-2007}
2. Osservazioni e obiezioni
{Nicola Martella}
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Ringrazio Vincenzo
Candura per il tono garbato con cui ha presentato i suoi pensieri e
convincimenti.
Sì, la
teologia dell’esperienza non porta più vicino alla fede, ma è spesso fonte
di disaffezione da essa, poiché le esperienze da sole sono ambigue e spesso
deludenti per essere un metro di misura o una base sicura della fede. Mentre le
esperienze rimangono acquisizioni epidermiche, a cui si possono dare
interpretazioni diverse, «la parola di Dio è vivente ed efficace, e più
affilata di qualunque spada a due tagli, e penetra fino alla divisione
dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolle; e giudica i
sentimenti e i pensieri del cuore» (Eb 4,12).
Sì, ci sono due approcci principali alla sacra Scrittura: l’approccio
dottrinale e quello esegetico. Il primo si orienta a una sovrastruttura
dogmatica di riferimento e «legge» la Bibbia con tali «lenti ideologiche».
L’approccio esegetico è interessato a capire e spiegare ciò che l’autore
originario ha voluto asserire veramente nel relativo contesto (letterario,
storico, culturale, ecc.), all’interno del patto specifico e della rivelazione
progressiva. Alcune delle sovrastrutture dogmatiche maggiori sono oggigiorno, ad
esempio, il romanesimo, il calvinismo, l’arminianesimo, il dispensazionalismo,
il geovismo, il carismaticismo. [►
L’interpretazione biblica; ►
Sovrastrutture dottrinali e teologia riformata; ►
Sovrastrutture dottrinali e teologia riformata 2]
Ha ragione Vincenzo Candura, quando afferma che «abbiamo visto infatti molte
volte gente
gridare al miracolo, e poi non v’era nulla di reale». Nel caso di Reinhard
Bonnke, coloro che hanno analizzato tanti dei suoi «miracoli», hanno concluso
che in non pochi casi si trattava di montature, ossia sono state date per
guarite persone che non erano mai state malate. Su un video di Bonnke viene
fatta salire una persona sul palco a dare testimonianza di essere stato guarito
lì per lì dalla cecità, quando nello stesso filmato si nota già prima, a
un’attenta osservazione, che la stessa persona stava fra la folla e ci vedeva
benissimo.
Ha ragione Vincenzo Candura, quando parla di evangelisti-guaritori col «telecomando»
e «con il quale decidono se o meno lo Spirito debba manifestarsi e come». Si
invita la gente a venire a raduni con manifesti e depliant, dove già si annuncia
che ci saranno prodigi, liberazioni e miracoli il giorno tale alle ore tali!
Quindi si pretende di dare ordini allo Spirito di Dio! Dio è sovrano e agisce
come e quando vuole, ma non certo a bacchetta!
Quanto al «battesimo di / con lo Spirito», tale espressione non ricorre
mai nel NT greco. 1 Cor 12,13 è da tradurre correttamente così: «Infatti noi
tutti siamo stati immersi mediante un unico Spirito dentro un unico corpo, e
Giudei e Greci, e schiavi e liberi; e tutti siamo stati abbeverati di un unico
Spirito». È chiaro che l’immersione nel corpo di Cristo, avviene nel momento
di una vera e sincera conversione. Per i dettagli rimando all’articolo «Simultaneità con Cristo». Per l’approfondimento rimando all’articolo
«Battesimo dello Spirito» nella mia opera
Carismosofia (Punto°A°Croce, Roma 1995), pp. 35-41.
In At 8,4-25 c’è un altro tipo di problema, che è storico, culturale e
teologico. Per secoli c’era una diatriba fra Giudei e Samaritani. I Samaritani
leggevano la Torà, ma non si identificavano con i Giudei; questi ultimi avevano
diverse volte cercato di giudaizzarli con la forza. Qui bisognava dimostrare ai
Samaritani che la salvezza proviene dai Giudei! (Gv 4,22). E ai Giudei bisognava
mostrare che, avendo essi sperimentato l’effusione dello Spirito, bisognava
accoglierli nella chiesa; infatti i Giudei disprezzavano i Samaritani come
semi-giudei e semi-pagani. Poi c’era un problema tipicamente pastorale; Simone
il mago aveva contaminato tutta quella zona con suo malaffare magico (vv. 9s);
chi ha lavorato come consulente in campo occulto, sa come certe famiglie, certi
paesi e certe zone sono letteralmente legati da maghi potenti mediante le loro
arti magiche. In tali casi, succede che la gente desidera credere, e lo fa, ma è
legata; perciò non succede nulla e ben presto può succedere che la fede in
Cristo viene resa infruttuosa. Chi predica loro l’Evangelo, li considera
giustamente «credenti» (e come tali a volte vengono anche battezzati da fratelli
frettolosi!), ma non sono rigenerati dallo Spirito! Nella cura pastorale ho
avuto diversi di questi casi. I tali casi, solo dopo aver chiarito quale sia la
contaminazione, averla confessata e dopo la preghiera d’intercessione del
consulente, a volte anche con imposizione delle mani, si crea quella condizione
in cui lo Spirito Santo rigenera tale «credente». Per l’approfondimento rimando
specialmente alla seconda parte della mia opera
Entrare nella breccia (Punto°A°Croce, Roma 1996).
Quello che avvenne in At 8 non era una «seconda esperienza», ma una «prima
esperienza», ossia quella di rigenerazione (vv. 15ss). In quel momento si
realizzò per i Samaritani credenti quanto affermò Paolo in 1 Cor 12,13: essi
furono «immersi mediante un unico Spirito dentro un unico corpo» e, allo
stesso tempo, furono «abbeverati di un unico Spirito», che li rigenerò e
li permeò.
Chi ha lavorato come me come curatore d’anime, conosce persone «ravvedute»
(ossia che smettono di fare alcuni peccati particolari), ma non convertiti al
Signore (ossia che l’hanno accettato come personale Salvatore e Signore). Ho
conosciuto persone «credenti» in Gesù come Salvatore, ma non rigenerate e
infelici, poiché non avevano accettato su di sé la signoria di Gesù quale
Messia-Re e Padrone della loro vita.
Credere è ciò che fa l’uomo; rigenerare lo fa lo Spirito di Dio, ma solo dove ce
ne sono le condizioni. La porta del recinto è aperta e il cane desidera uscire,
ma è legato a una catena che glielo impedisce; solo un intervento particolare
dall’esterno (qui la rottura della catena) gli permetterà di esercitare una
volontà efficace e d’entrare nella libertà desiderata. Lì in Samaria tali
condizioni non c’erano ancora, finché non vennero e agirono come apostoli Pietro
e Giovanni. L’aggiunta dei Samaritani alla chiesa era un fatto nuovo e gli
apostoli dovettero confermarla. Dall’altra parte, tali credenti samaritani,
facendosi imporre le mani, riconoscevano l’autorità della chiesa di Gerusalemme.
Infine, per ovviare a eventuali fraintendimenti, può essere utile la lettura
dell’articolo «
Pentecostali e carismaticisti: distingui necessari».
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Samaritani_Spirito_UnV.htm
27-11-2007; Aggiornamento: 02-07-2010
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