Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Generi & ruoli 1

 

Carismaticismo

 

 

 

 

L’uomo e la donna nella Bibbia— Generi e ruoli 1:

   Ecco le parti principali:
■ Entriamo nel tema (la problematica)
■ I generi nella Bibbia
■ Il matrimonio nella Bibbia

 

La donna nel Nuovo Testamento — Generi e ruoli 2

   Ecco le parti principali:
■ La posizione della donna nella chiesa
■ Il ministero della donna nella chiesa
■ Aspetti conclusivi
■ La mia donna  

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

 

Generi & ruoli 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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PROFETI E MUTAMENTO DI PATTO

 

 di Nicola Martella

 

Rispondo alle questioni sollevate da Vincenzo Petrarca a mano a mano così da facilitare la lettura e la comprensione. Egli inizia la sua lettera così: «Caro fratello Martella, volevo chiederti delucidazioni in merito ad alcune tue affermazioni fatte nell’articolo “Profeti nel Nuovo Testamento” e “Profeti del nuovo patto” che mi hanno lasciato un po’ perplesso».

 

    ■ Vincenzo: Tu affermi che il termine profeta (prophetes) indicherebbe una persona che parla in pubblico per «convincere con la Parola, ad esempio, il non-credente e il principiante che viene al raduno, applicando la sacra Scrittura alla sua situazione particolare».

     Potresti spiegarmi perché questo termine viene applicato anche a Giovanni Battista e a Gesù (Matteo 21,26, Marco 11,32, Luca 20,6 – Luca 7,16, Luca 24,19)? È come mai è da intendere come profeta di Dio (termine mai usato nel NT) per Giovanni Battista, mentre come proclamatore per tutti gli altri incluso i brani ministeriali in cui si parla anche del ministero di pastore?

 

     ■ Nicola: Ringrazio Vincenzo per il «potresti spiegarmi perché», visto che spesso arrivano missive piene di astio e aggressività. In ogni modo rischio di ripetermi continuamente negli articoli su tale soggetto. Quanto a Giovanni Battista, Gesù stesso affermò: «La legge e i profeti hanno durato fino a Giovanni; da quel tempo è annunziata la buona novella del regno di Dio» (Lc 16,16). Io credo a Lui. Giovanni fu l’ultimo profeta teocratico (Mt 11,14; cfr. Mal 4,5s) e il primo predicatore dell’Evangelo (Mt 3,1s; Mc 1,4s.14s). Sulla «teocrazia» (Stato retto da una legge religiosa) rimando all’articolo omonimo in Manuale Teologico dell’Antico Testamento, p. 350. Gesù non chiamò mai direttamente se stesso un profeta. Al riguardo rimando all’articolo «Gesù: un profeta?».

     Il profetismo del NT non è un «ufficio» relegato a pochi e che possono essere individuati come, ad esempio, un «profeta Isaia» o simili. [ Profeta con nome nel NT] Nel NT è una «funzione» espressa specialmente dall’apostolo (Ef 3,5; Ap 18,20 un solo articolo in ambedue i brani; cfr. Lc 11,49 senz’articolo: sono gli stessi) e dall’insegnante (At 13,1 senz’articolo: sono gli stessi; cfr. negativamente 2 Pt 2,1) e a cui nella chiesa locale tutti possono aspirare (1 Cor 14,31; cfr. vv. 5.24; cfr. già Nu 11,29). Nei cosiddetti «brani ministeriali» (1 Cor 12,28s; Ef 4,11) vengono elencate tali funzioni che si trovano assortite in modo differente nei servitori del Signore (conduttori o anziani [1 Tm 3; Tt 1], diaconi [1 Tm 3], missionari o «apostoli [= mandati] delle chiese» [At 13,3s; 15,40]). Tali funzioni sono chiamati in 1 Cor 12,28 charismata «azioni della charis o grazia». Ciò è evidente anche in Ef 4,11 in cui, ad esempio, «pastore» non è una designazione per l’ufficio di un conduttore di chiesa (come oggigiorno impropriamente si usa!), ma una funzione pastorale che un conduttore può avere in modo più accentuato o meno (così evangelista, insegnante). Un apostolos, ossia un inviato dalle chiese, quindi un missionario fondatore, per essere tale — fondare una chiesa, formare i discepoli, curare le anime, ecc. — dovrebbe riassumere in se la maggior parte di queste funzioni.

 

     ■ Vincenzo: Tu affermi che Gesù rese chiaro che con il Battista si concluse per sempre il ministero profetico teocratico. Eppure il passo da te citato parla anche della legge: «La legge e i profeti hanno durato fino a Giovanni». Se ciò fosse vero quindi dovremmo comprendere che anche la legge è terminata allo stesso modo dei profeti? (Matteo 5,17-18; Luca 16,17).

     Ti cito testualmente Matteo 5,17-18: «Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire ma per portare a compimento. Poiché in verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, neppure un iota o un apice della legge passerà senza che tutto sia adempiuto».

 

     ■ Nicola: Quando in uno Stato si cambia la costituzione (ad esempio da monarchia a repubblica), nel momento in cui la nuova entra in vigore, la vecchia perde il suo carattere ingiuntivo in tutti i suoi aspetti. È chiaro che fra la vecchia e la nuova «carta costituzionale» ci sono aspetti di continuità e di discontinuità; ma da quel momento in poi sono ingiuntivi del vecchio statuto solo ciò che viene espressamente menzionato nel nuovo. Il vecchio ordinamento rimane come un importante documento della storia di tale nazione. Lo stesso vale per lo statuto di una ditta, di un’associazione e di una qualsiasi corporazione.

     La relazione fra l’antico patto e il nuovo patto è simile. La legge mosaica nel nuovo patto non è più ingiuntiva o prescrittiva, ma solo descrittiva, ossia da essa si possono trarre principi morali, dove sia opportuno. Ciò significa che cose che nell’AT erano sanzionate (a volte anche con la morte), nel NT non lo sono più.

     Ecco alcuni esempi, che ho menzionato anche altrove. Dio aveva comandato che in Israele ereditassero solo i maschi, ma quando nel caso concreto tutti i maschi di una famiglia erano morti, Dio mutò la legge, permettendo anche alle donne in tale circostanza di ereditare i beni di famiglia (Nu 27,1-11; 36,2). Nell’antico patto c’era il dovere morale che, se moriva un uomo senza prole, il proprio parente più stretto esercitasse il suo obbligo morale di sposare la vedova per procreare al defunto una discendenza (Dt 25,5ss). Tale costume si chiamava «matrimonio leviratico» (cfr. il libro di Rut). Esso esisteva ancora al tempo di Gesù (Mt 22,25ss). Nel nuovo patto non c’è traccia di questo obbligo morale né i cristiani lo praticano. Si pensi anche al costume di dare la propria serva personale come concubina al marito in caso di sterilità (cfr. Agar Gn 16,1s; Bilha Gn 30,3; Zilpa Gn 30,9). Nell’antico patto chi non osservava il sabato, veniva messo a morte (Es 31,14s; 35,2). Nel nuovo patto è scritto: «L’uno stima un giorno più d’un altro; l’altro stima tutti i giorni uguali; sia ciascuno pienamente convinto nella propria mente» (Rm 14,5). E la lista potrebbe continuare ed essere lunga.

     Dio ha mutato il patto da quello vecchio a quello nuovo (cfr. Gr 31,31ss), mettendo in quest’ultimo fuori uso il primo e la sua legge in tutti i suoi aspetti legislativi (Rm 4,14; 8,1ss; 1 Cor 9,20s; Gal 3,10; 5,18; Eb 8,13); infatti la chiesa non è una teocrazia (Stato con una legge religiosa). Quindi il suo consiglio divino e il suo piano nella storia contengono diverse tappe, di cui ognuna presenta aspetti sia continuità sia di discontinuità con lo status quo precedente. Paolo e altri scrittori del NT affermano che i credenti del nuovo patto non sono più sotto la Legge mosaica, ma sotto la grazia (Rm 6,14s). Nel concilio interecclesiale di Gerusalemme fu deciso che i cristiani gentili non erano obbligati a sottostare al «giogo della Legge» (At 15). Si capisce da sé che, avendo il nuovo patto sostituito quello vecchio (Eb 8,13), la vecchia Legge è stata sostituita dalla nuova Legge, chiamata «legge di Cristo» o «legge dello Spirito» (Rm 8,2; 1 Cor 9,20s; Gal 6,2).

     L’AT rimane una fonte d’ispirazione spirituale e morale: «Tutto quello che fu scritto per l’addietro, fu scritto per nostro ammaestramento, affinché mediante la pazienza e mediante la consolazione delle Scritture noi riteniamo la speranza» (Rm 15,4). E ancora: «Ora queste cose avvennero per servire d’esempio a noi, affinché non siamo bramosi di cose malvagie, come coloro ne furono bramosi… 11Ora queste cose avvennero loro per servire d’esempio, e sono state scritte per ammonizione di noi, che ci troviamo agli ultimi termini dei tempi» (1 Cor 10,6.11).

     Per l’approfondimento rimando in Šabbât, agli articoli «La questione della legge», pp. 51-56; «La questione della domenica», pp. 57-69.

     Quanto a Matteo 5,17s, si noti che Gesù affermò di essere venuto per adempiere alla legge e i profeti; e ciò Egli lo fece. Infatti, in questo Evangelo viene ricordato, quasi fino alla noia: «…affinché si adempiesse quello che era stato detto…» (Mt 1,22; 2,15.23; 4,14; 8,17; 12,17; 13,35; 21,4; 26,56). Riguardo ai due discepoli delusi e affranti sulla via verso Emmaus, è scritto che Gesù, «cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture le cose che lo concernevano» (Lc 24,27).

     Che cosa rimane incompiuto? Rimangono incompiute tutte le predizioni relative al regno messianico fatte dai profeti. Ciò accadde perché il popolo giudaico nel suo complesso rifiutò Gesù come Messia, specialmente i capi, scartandolo come una pietra inadatta: «Io vi dico che il regno di Dio vi sarà tolto, e sarà dato ad una gente che ne faccia i frutti» (Mt 21,43). Egli era venuto come Messia-Re ed era stato acclamato come tale (Mt 21,9), ma i capi s’indignarono (v. 15). Perciò Gesù disse loro: «Ecco, la vostra casa sta per esservi lasciata deserta. 39Poiché vi dico che d’ora innanzi non mi vedrete più, finché diciate: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”» (Mt 23,39). Le predizioni profetiche, sebbene non invalidate, si sarebbero adempiute secondo le direttive predizionali di Gesù stesso (Mt 24) e secondo quanto Dio comunicò alla chiesa mediante lo Spirito Santo (1 Cor 15; 2 Ts 2; Ap).

 

     ■ Vincenzo: Tu affermi che i profeti nel Nuovo Testamento non erano una categoria particolare e appoggi questo a 1 Corinzi 14 dove sta invece parlando dei carismi. Potresti spiegarmi perché in 1 Corinzi 14,31 dovremmo interpretare il termine greco pántes con tutti ma proprio tutti?

     «Infatti tutti potete profetare a uno a uno, perché tutti imparino e tutti siano incoraggiati». Non mi sembra che tutti imparino le cose proclamate...

     Spurgeon affermava: « “Tutto il mondo l’ha cercato”. Ha tutto il mondo cercato Cristo? “Tutto il paese della Giudea andò, e fu battezzato da lui nel Giordano”. Fu tutta la Giudea, o tutta Gerusalemme, battezzata nel Giordano? “Siete di Dio, piccoli bambini, e tutto il mondo giace sotto il potere del maligno”. “Tutto il mondo” qui significa tutti? Le parole “mondo” e “tutto” sono usate in sette o otto sensi nelle Scritture, ed è molto raro che “tutto” significhi tutte le persone in senso totale. Le parole sono usate generalmente per significare che Cristo ha riscattato alcuni d’ogni genere di persone — alcuni ebrei, alcuni gentili, alcuni ricchi, alcuni poveri, e che non ha ristretto la sua redenzione solo agli ebrei o solo ai gentili» (C.H. Spurgeon da un sermone sulla Redenzione Particolare).

 

     ■ Nicola: La citazione di Spurgeon da parte di Vincenzo mi meraviglia per alcuni motivi: ▪ 1) Ciò che dice qualcuno è da verificare con la Scrittura (un esempio non è dimostrazione!); ▪ 2) Il fine del calvinista Spurgeon è qui di motivare la doppia predestinazione. Tutto chiaro? Io ritengo che la cosiddetta «doppia predestinazione» sia un falso sillogismo basato su un’erronea filosofia dottrinale all’interno di una sovrastruttura dogmatica.

     Prendiamo invece «tutti» in 1 Corinzi (in 37 versi). 1 Cor 1,2 santi, con tutti quelli; 1,10 tutti un medesimo parlare; 4,9 apostoli, ultimi fra tutti; 4,13 spazzatura del mondo, come il rifiuto di tutti; 7,7 tutti gli uomini; 8,1 tutti abbiamo conoscenza (tutti possono saperlo); 8,7 non in tutti è la conoscenza (non tutti ne fanno uso); 9,19 libero da tutti… servo a tutti; 9,22 ogni cosa a tutti; 9,24 corrono ben tutti; 10,1-4 nostri padri furono tutti sotto la nuvola, e tutti passarono attraverso il mare… e tutti furono immersi… e tutti mangiarono… e tutti bevvero; 10,17 partecipiamo tutti a quell’unico pane; 10,33 compiaccio a tutti in ogni cosa; 12,6 Dio… opera tutte le cose in tutti; 12,13 noi tutti siamo stati immersi… e tutti siamo stati abbeverati; 13,2 conoscessi tutti i misteri; 14,5 tutti parlaste in altre lingue; 14,18 più di tutti voi; 14,23 se tutti parlano; 14,24s se tutti profetizzano… convinto da tutti, è scrutato da tutti; 14,31 tutti, uno a uno, potete profetare; affinché tutti imparino e tutti siano consolati; 15,7s tutti gli Apostoli… ultimo di tutti; 1 Cor 15,10 ho faticato più di loro tutti (ossia dei servitori); 1 Cor 15,19 più miserabili di tutti gli uomini; 15,22 tutti muoiono in Adamo… tutti vivificati in Cristo; 15,25 tutti i suoi nemici; 15,28 Dio sia tutto in tutti; 15,51 non tutti morremo, ma tutti saremo mutati; 16,20 Tutti i fratelli vi salutano (ossia quelli che stavano con Paolo); 16,24 L’amor mio è con tutti voi (ossia con i Corinzi).

     Eccezione fa 1 Cor 12,29s, ma qui sono poste delle domande; lo stesso vale quando è scritto «non tutti». Si può dire che statisticamente s’intende proprio tutti coloro che sono menzionati nel relativo contesto. Particolarmente in 1 Cor 14 non c’è dubbio che «tutti» intenda una quantità globale, che è rafforzata da «tutti, uno a uno» (14,31); la limitazione si doveva esprimere con «tutti, tranne (a eccezione)» o «tutti coloro che hanno i seguenti presupposti», ma di ciò non vi è traccia in 1 Cor 14.

     È chiaro che secondo 1 Cor 12,29s non tutti faranno le stesse cose sia per indole naturale (p.es. non ci si espone pubblicamente) sia per ministero intrapreso (p.es. un evangelista vuole stare sulla strada a far conquiste d’anime) sia per accettazione da parte degli altri (p.es. età, capacità retorica, caduta morale, ecc.). Tuttavia tale possibilità a parlare in modo ispirato nella chiesa sulla base della Parola esiste per tutti. Similmente, per fare un esempio, sebbene che uno possa aspirare «all’ufficio di conduttore», desiderando così «un’opera buona» (1 Tm 3,1), non tutti si faranno avanti e ciò per diversi motivi, ad esempio, perché non si ritiene di avere le qualità descritte (vv. 2ss), di non essere in grado d’insegnare agli altri o di riprendere i dissenzienti, di non poterle mantenere nel tempo tale status morale, di dover pagare un alto prezzo in famiglia, in chiesa e nella società, di poter fallire squalificandosi, eccetera. Io conosco persone che si sono tirati indietro pur avendo molte caratteristiche di conduttore. Eppure tutti possono aspirare a tale «ufficio»; devono certo avere le carte in regola.

 

     ■ Vincenzo: Ti saluto con affetto nel Signore. Riconosco che oggi c’è un dilagare di falsi profeti e di falsi servi di Dio che stanno purtroppo creando una giustificata diffidenza verso il ministero profetico che è servito, serve e continuerà a servire per l’edificazione del corpo di Cristo. {www.lucedellenazioni.org; 10-11-2007}

 

     ■ Nicola: Ricambio il saluto: Dio ti faccia prosperare nelle sue vie. Per il resto mi trova d’accordo sul dilagare di falsi profeti e di falsi servi di Dio. Anch’io vedo la necessità del ministero profetico, se con esso s’intende l’interpretazione ispirata delle sacre Scritture, ossia la «proclamazione ispirata» sulla base della lettura comunitaria della Bibbia.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Profeti_patto_mutato_GeR.htm

12-11-2007; Aggiornamento: 02-07-2010

 

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