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CONFRONTO FRA PENTECOSTALI, EX E NON 1

 

 di G. Siena - G. Nunnari - N. Martella

 

 

Il tema «Pentecostali e carismaticisti: è necessario distinguerli?» ha immancabilmente portato la discussione su un altro piano: il confronto fra attuali «pentecostali classici» ed «ex pentecostali». Chiaramente mancava solo che intervenisse anche un «non-pentecostale».

     Questa discussione è nata dal fatto che Gianni Siena mi ha mandato una sua lunga risposta a un contributo di Gaetano Nunnari nel suddetto tema (n° 4), in cui quest'ultimo rispondeva al primo (n° 3).

     La mia prima reazione allo scritto di Gianni Siena è stata di spavento: 10 pagine nel tuo formato (6 nel mio). È stato certamente solerte, ma il dono di sintesi non è certamente quello suo. Che potevo fare? Data la particolarità e la lunghezza del tema, l’ho messo qui extra. Intanto ho mandato il tutto a Gaetano Nunnari per avere da lui una risposta, visto che era chiamato direttamente in causa. A me spettava l’onere di correggere e redigere i loro testi. Poi sono entrato nella discussione come «non-pentecostale».

 

 

1. Gianni Siena

 

Al fratello Gaetano Nunnari vanno la mia simpatia e solidarietà per la serenità che dimostra nelle precisazioni conclusive: non tutti gli ex pentecostali v’arrivano. Ha ragione i carismaticisti affermano che solo loro credono nell’azione di Dio oggi.

     Questo insegnamento nacque quando, davanti alle guarigioni avvenute nelle chiese pentecostali, i credenti scettici reagivano dicendo che «Dio oggi non guarisce più». I pentecostali estremizzavano replicando: «Dio ci guarisce perché lasciamo agire lo Spirito Santo. Voi non ci credete, non avete lo Spirito e non ricevete le guarigioni». La prima parte della risposta è vera, ma che gli «altri non avessero lo Spirito», è una affermazione che nessuno di noi fa più da molto.

     Nelle chiese anche pentecostali, dove non avvengono guarigioni e manifestazioni soprannaturali, non c’è spirito di preghiera e la fede risente della mancanza di comunione con Dio. Dio ha fatto e mantiene le sue promesse, dove trova cuori pronti a riceverle.

     Talvolta Dio non guarisce, anche se v’è fede, se questa è la sua volontà. Dove mi convertii, si pregava per una bimba menomata; alcuni erano ferventi nel chiedere, ma non vi fu esaudimento. Oggi ha più di 35 anni ed è rimasta tale, Dio fa «resistenza» a qualche richiesta.

     Nel caso di Gaetano Nunnari, però, sono sorpreso dalla «maturità spirituale», di chi gli disse che un uomo «poteva» allungargli la gamba. Simili faciloni li ho conosciuti e non so come possano dire certe cose, senza una vera fede e sapendo che dovranno rendere conto a Dio per aver scandalizzato un bambino di dieci anni.

     Gaetano dice delle cose vere ma, purtroppo, il suo vissuto pesa nella sua critica; ecco qualche esempio.

 

1.  I PENTECOSTALI SONO I PROGENITORI DEI CARISMATICI?: Fin dal loro sorgere, autorevoli esponenti pentecostali consapevoli auspicarono un’evoluzione dottrinale di costoro in senso biblico evangelico. Ciò non avvenne e le ADI presero le loro distanze molto prima degli entusiastici ammiratori del movimento carismatico. La «pentecoste», senza un serio supporto biblico, produce il concerto di stranezze che hanno caratterizzato il movimento… ma i pentecostali classici non sono un blocco monolitico e io parlo per quelli che conosco.

     Rispetto Nunnari e non obbietto alla sua comprensibile delusione, però, ho un’esperienza diversa, sostanzialmente positiva, del movimento pentecostale. Dipende certamente dalla diversa storia: se avesse vissuto in un ambiente biblicamente sobrio oggi, credo, la penserebbe diversamente.

 

2.  CERCHIAMO QUALCOSA IN PIÙ?: Sì, ma non sono «esperienze» diaboliche. I primi pentecostali erano persone semplici e ignoranti, teologicamente parlando, «un non popolo». Essi però proponevano una conversione identica a quelle che avvenivano nella Chiesa Primitiva. Avvennero autentici miracoli nelle comunità pentecostali e avvengono ancora.

     Anch’io rispetto Dio e la sua volontà; non ritengo di forzarne la mano per «ottenere» qualcosa a ogni costo. Ma, basandomi su promesse fatte e scritte, prego e le risposte arrivano… anche il «No» mi sta bene, se è da Dio, chi chiede non pretende.

 

3.  EROI COME GLI APOSTOLI?: Mi sarebbe piaciuto, ma ho visto i miei limiti e smorzato l’entusiasmo eccessivo. Ho imparato la sobrietà della misura di fede: «c’è un tempo per ogni cosa»… fare gli eroi in guerra e vivere nel quotidiano senza forzature!

 

4.  I PENTECOSTALI VALUTANO LE PROPRIE ESPERIENZE CON LA SCRITTURA?: Non tutti quelli che conosco lo fanno, ma la maggioranza sono persone normali senza grilli per la testa. Per me «pentecoste» è soprattutto libera intimità con il Signore e forza nell’esporre le ragioni della mia speranza interiore. Forza e sapienza di Dio m’hanno dato vittoria su disputatori molto preparati. «Pentecoste» è lo Spirito di grazia e invocazione che volge il mio cuore a Dio e me Lo fa cercare ogni giorno sulle ginocchia.

     La gioia e la pace sgorgano dal mio spirito redento dal Signor Gesù: succede in modo particolare, quando Gli parlo sulle mie ginocchia e il mio spirito partecipa con parole che nessuno comprende, ma che Dio ascolta anche per delle ore.

 

5.  ABBIAMO VOLUTO QUALCOSA IN PIÙ?: Su questo punto «concordo» con il fratello Gaetano Nunnari: alcuni pentecostali sono come lui li descrive e, conoscendo egli l’ambiente A.D.I., non ho da replicargli. Questa descrizione s’adatta a «qualche» individuo o comunità, ma non a tutta la chiesa pentecostale.

     Che cosa cerchiamo in «più» d’altri credenti evangelici? Semplicemente l’adempimento della promessa delle Spirito Santo con la manifestazione. Un pentecostale non si ferma alla salvezza, non conclude che «quelle cose succedevano duemila anni fa», poi da fine primo secolo sarebbero cessate.

     Nella metà del secondo secolo, Ireneo di Lione osservava che molti fratelli possedevano doni profetici e di lingue. Farrar riferisce che, durante le persecuzioni, i cristiani condotti al supplizio «parlavano in lingue». Ancora nei secoli successivi, il dono pentecostale è segnalato su credenti devoti e sinceri… insieme a miracoli e manifestazioni varie dello Spirito Santo. Questo accadde specialmente durante le persecuzioni, quando la chiesa riceve un soccorso soprannaturale

     A far diminuire la manifestazione non fu lo scadere d’una «data», ma lo scadimento da una fede autentica: negli Atti si legge che senza preghiera non c’è manifestazione.

     Che dal Movimento Pentecostale (storico) siano scaturiti errori e stranezze, non mi stupisce: i resoconti parlano d’infiltrazioni di gente dedicata a Satana.

     Ma «anticamente» costoro erano sconfitti e cacciati: ad Azusa Street, un conferenziere ebreo, che andò in incognito a osservare quel che accadeva, fu smascherato da una adolescente. Si volse a lui e gli disse in ebraico chi era e cosa pensava di fare. La ragazzina non capì una parola ma lui, con il cuore rotto (si convertì a Cristo), confessò il suo mal proposito (usare quel che vedeva in conferenze contro il cristianesimo).

     A Cariati, dove vado in ferie tutti gli anni, quest’anno ho avuto una piacevole conversazione con un turista napoletano. Era una persona simpatica e socievole, parlammo di tutto e poi il discorso fu da lui condotto sull’esoterismo. Non replicai e lo lasciai parlare per molto tempo. Quando fece delle affermazioni non veritiere su Cristo, non appena finì di parlare, lo evangelizzai e gli raccomandai di scegliersi una chiesa evangelica a Napoli. Dissi: «Potrebbe conoscere Cristo in una veste, l’unica, per la quale vale la pena di conoscerlo: Salvatore e Signore personale!».

 

6.  LE PROFEZIE CHE NON SI SONO ADEMPIUTE: Do ragione a Gaetano, i suoi parenti «pentecostali» dovrebbero darsi una regolata.

     La chiesa cristiana è un corpo vivente in crescita (1 Cor 12,12-31), la profezia è «abbondante» perché necessaria nei primi 3-4 anni di fede, poi tende col tempo all’esaurimento: come è scritto (1 Cor 13,8-11). Perché 3-4 anni? Ho ricavato un dato interessante: Paolo scrisse la lettera, che cito, tre anni dopo aver fondato la chiesa di Corinto. Ho visto credenti avere i medesimi «problemi» spirituali dopo i primi tre anni dalla conversione… da qui l’esortazione a crescere nella comunione, senza trascurare le manifestazioni spirituali e con qualche priorità (1 Cor 14,1.5.39).

     Se le persone hanno una vita di preghiera intensa, sono sensibili alla voce di Dio, e coltivano un’intensa comunione fraterna, insieme a un’attenta istruzione (At 2,42).

     Ecco un esempio di profezia che s’è adempiuta. Sapemmo della morte d’un caro credente; lui e la sua famiglia erano molto impegnati nell’opera cristiana. Siamo stati in visita da una sua parente, anche per le condoglianze, e l’abbiamo trovata in lacrime ma serena. Parlando ella condivise una storia notevole: furono preavvertiti della sua morte. Qualche anno fa s’erano aggiunte alla loro comunità delle sorelle dell’Est; esse assistevano in Italia connazionali che venivano per curarsi. Erano molto affiatate nel servire e nella preghiera: furono sospinte a pregare per questa famiglia e, tempo dopo, affermarono d’avere una profezia che la riguardava. Davanti al loro sbigottimento, s’offrirono di metterla per iscritto, affermando con la più assoluta certezza che: quelle parole erano state dettate dal Signore. Non ci ha riferito tutto ma, riguardo al defunto, la profezia esprimeva la valutazione di Dio: «Era pronto per lasciare la terra e andare a casa». Egli viveva servendo il Signore e occupandosi delle necessità della sua famiglia. La nostra amica ebbe poi una visione sull’incidente stradale che stroncò il congiunto. Temette che avvenisse in quelle ore, fu invece qualche tempo dopo: la profezia anticipatrice e la visione s’erano adempiute con precisione. La duplice rivelazione fu di conforto (è lo scopo biblico della profezia) per una famiglia molto affiatata che fu preparata al dolore.

     Una domanda: è imitabile una simile perla spirituale? No, e altre «profezie» sono solo bigiotteria spirituale.

 

7.  FARE UN PASSO INDIETRO?: Qualcuno dovrebbe, visti i risultati, ma non è per tutti questa necessità.

 

7.1. La manifestazione delle Spirito Santo è una benedizione che deve accompagnare ogni conversione: Io condivido quel che scrivete relativamente all’evangelizzazione della Samaria, della necessità di amalgamare questi nuovi convertiti alla Chiesa giudaica; ma in quei versi una parola sottolinea che su quei credenti lo Spirito era sceso e non s’era manifestato (At 8,15-17). Dopo aver pregato (apostoli e samaritani), lo Spirito Santo li suggellò come sempre in precedenza… la qualcosa riguarda anche noi.

     Il ritardo era dovuto alla necessità suddetta ed è una lezione che lo Spirito Santo voleva dare alla chiesa: la preghiera sincera e l’attesa sono le condizioni essenziali, per vedere questo miracolo e le conseguenti manifestazioni.

     La promessa di battezzare nello Spirito Santo è valida sino al giorno del Signore e con i segni che Dio ha promesso di fare. La promessa non riguarda solo il popolo giudeo ma anche i «figli/e», i servi/e, i vecchi e i giovani d’ogni carne (= popolo). Una scorsa al VT e si scopre che «figlio/a» significa anche «discepolo/a»… chiunque crede e si lascia istruire da Dio.

     Uno che nasce di nuovo, deve lasciare libero corso allo Spirito Santo anche per quelle manifestazioni. Fermo restando che due d’esse siano transitorie, la crescita della fede porta il credente a un livello maggiore di grazia e conoscenza (1 Cor 13,10). Raggiungere e avvicinarsi alla «perfezione» compie nel credente un processo di conoscenza del Dio che l’ha salvato. Ma non abolisce il soprannaturale e il suo divenire nella Chiesa. Inoltre, se cessano (= gradualmente) «lingue e profezie» non cessa per nulla la manifestazione dello Spirito di grazia e invocazione: lode e gloria a Dio, con quel parlare incomprensibile a chiunque del cuore (spirito) rivolto a Dio.

     In casa di Cornelio i nuovi battezzati furono uditi «parlare in altre lingue e glorificare Dio» (At 10,46). So già cosa ne pensano certuni, ma già nella Pentecoste originale il numero di coloro che erano riuniti (At 1,15), quando furono tutti battezzati (At 2,4), superava di gran lunga le lingue nazionali poi riconosciute (At 2,9-10).

     Se uno non prega consapevolmente, smette prima o poi di cercare Dio col cuore, e cessa di rivolgersi a Lui anche in quel modo così intimo e incomprensibile. Allora si vedono i casi (pochi o numerosi dipende dalla chiesa) di persone che ripetono le stesse sillabe residuali, dovute all’engramma sbiadito d’una vita spirituale ridotta a «ossa secche». Mentre poco prima i suoi pensieri e sentimenti erano solo per il Signore e, nello spirito, gioiva e godeva di pace, amore e comunione soprannaturali.

     In queste assemblee «pentecostali» il disordine e l’immoralità, la mancanza di santità e d’ordine cultuale, la mancanza d’una vera comunione cristiana: tutto contribuisce a scandalizzare e a macchiare la testimonianza cristiana.

     Una Chiesa di credenti rigenerati e ripieni dello Spirito Santo mostra senza sforzo la santità crescente della sua vita comunitaria (1 Cor 12,3).

     Altre chiese sono piene di «samaritani», credenti nati di nuovo che non conoscono la manifestazione dello Spirito Santo, legata alla loro fede.

     Persone ottimamente «istruite» in molti aspetti della dottrina, ma fuorviati da un punto di vista che impedisce loro una vita ben più ricca di benedizioni.

     In esse non c’è molta preghiera, mentre questa è stata sempre raccomandata agli uomini di pietà; anche nel mio ambiente si vede chi prega o chi fa finta, e rompe i timpani rubando spazio nel culto agli altri fedeli!

     In qualche chiesa dei Fratelli la manifestazione dello Spirito Santo è arrivata; anche qui si vedono persone che crescono spiritualmente e approfondiscono la loro conoscenza della dottrina (già nota ma l’apprezzano ancora di più: è una benedizione del Signore). Insieme (= in altri) a stranezze e cose un po’ «turche»: donne che ministrano la Santa Cena… tanto per citarne una (ero presente).

     Nelle ADI non è mai accaduto e se abbiamo tollerato che una donna, ripiena dello Spirito Santo, conducesse una comunità, beh? Novella «Deborah» nota a tutti per la sua serietà cristiana… in mancanza d’uomini validi.

 

7.2. Quel che noi pentecostali chiamiamo «benedizione», non è sempre la manifestazione dello Spirito Santo?: Nessuno è perfetto: se avessimo fatto tutto «bene» non vi sarebbero discussioni! La «Sapienza» è, però e dunque, stata giustificata dai suoi discepoli; credimi, accanto a poveri «somari», Essa ha molti «scolari» bravi (!) anche nelle chiese pentecostali. {16 settembre 2009}

 

 

2. Gaetano Nunnari

 

Ringrazio il fratello Gianni per le sue considerazioni. Per quanto riguarda ciò che ho scritto, devo dargli atto con rammarico di quanto segue: ho purtroppo constatato più volte, come dice lui stesso, che non tutti i pentecostali arrivano a capire e a riflettere su ciò che affermo, molto spesso perché parlano e scrivono senza riflettere. Mi ha fatto molto piacere che Gianni abbia mostrato onestà, ed è stato «super partes». Lo ringrazio di cuore per questo, e contraccambio la sua simpatia, e stima.

     Come ho già scritto, tutti i carismaticisti sono convinti che un evangelico biblico non crede più ai miracoli, e purtroppo tale luogo comune regna anche fra alcuni pentecostali. Non è ciò che credo io, e non credo neppure che la Bibbia affermi questo, al contrario Giacomo invita i credenti a pregare per i malati. L’importante è essere sobri, e farlo biblicamente.

     Il fratello Gianni Siena afferma che il fatto che pentecostali pensino che gli altri evangelici, ossia i non pentecostali, non abbiano lo Spirito è una affermazione che nessuno di loro fa più da molto. Qui devo dire però con mio rammarico che non sono completamente d’accordo. Se però i pentecostali che frequenta Gianni la pensano così, non può che farmi piacere.

     Per quanto riguarda la questione se i pentecostali siano o no in qualche modo i progenitori dei carismaticisti, non voglio soffermarmi su tale argomento, ma invito il fratello Gianni, a seguire il consiglio che sto per dargli, e cioè di fare una bella ricerca, con spirito obiettivo, valutando ciò che le diverse fonti affermano. Con spirito di preghiera trarrai poi, con l’aiuto di Dio, le tue conclusioni.

     Il fratello Gianni, ammette onestamente che «alcuni» pentecostali sono come li ho descritti. Non posso che rispondergli: «Grazie per l’onesta! Dio ti benedica!». Infatti ammetto che cominciavo a stancarmi d’essere gentilmente preso quasi per un paranoico estremista, visto che anche qualche non pentecostale (sic!), a volte, pensa che non so quello che dico, o che parlo per chissà quale rancore nascosto, che mi distoglie dalla realtà. Costoro confondono spesso la schiettezza con un presunto «rigetto viscerale», non mi pare che Paolo avesse sentimenti diversi verso i «super unti» carismaticisti di Corinto. Grazie ancora Gianni, che Dio te ne renda merito!

     Gianni precisa che la descrizione da me fatta sulle chiese pentecostali classiche s’adatta a «qualche» individuo o comunità, ma non a tutta la chiesa pentecostale. Replico dicendo che lo spero davvero, purtroppo nei miei 20 anni trascorsi negli ambienti pentecostali classici, e in quelli carismaticisti poi, non ne ho mai conosciute di persona di chiese così. Ma gli credo.

     Per quanto riguardava gli avvenimenti di «Azusa Street», presentati dal fratello Gianni, dico che non conoscendo i fatti nel dettaglio, non posso giudicare con così pochi dati. Ammetto d’essere scettico, ma non potendo essere obiettivo, m’astengo dal fare commenti. In ogni modo non credo che il racconto sia «super partes».

     Per quel che riguarda «Le profezie che non si sono adempiute», Gianni ha affermato che i miei parenti «pentecostali» dovrebbero darsi una regolata. Voglio precisare che i miei parenti pentecostali non c’entrano nulla grazie a Dio. C’entrano invece altri parenti, ahimè ben più stretti, militanti carismaticisti, che seguono un «Simon Mago» moderno, che ha anche proclamato dal pulpito (sotto «unzione» naturalmente) che dovevano «innalzare le opere di Satana, e svergognare le opere di Dio» (sic!!! doppio sic!!!). Sì, avete letto proprio bene! Sorprendentemente il 90% della platea ha accolto con gioia tale bestemmia, con un corale «Amen!». I miei parenti lo hanno sentito, e non hanno potuto negare il fatto. Singolare è il fatto che io, poco tempo prima, avevo detto che loro avrebbero seguito questo operaio fraudolento anche se avesse dato dal pulpito gloria a Satana, tanto ne sono succubi. Purtroppo è successo realmente! Questa non è poi la prima volta che quel tale fa affermazioni blasfeme con il suo falso vangelo. Tutto ciò non può che rafforzare la mia ferma convinzione che è solo Dio che converte i cuori!

     Per concludere, rinnovo al fratello Gianni, e a ogni fratello pentecostale il consiglio, che ho dato prima, ossia di fare una ricerca, che durerà mesi, non basta valutare poche fonti.

     Ringrazio ancora Gianni per aver mostrato sincerità e pacatezza nel suo contributo, e auspico che anche altri pentecostali, prendano esempio da questo fratello. Dio ti benedica! Fraternamente... {17-09-2009}

 

 

3. Nicola Martella

 

Essendo stato già detto parecchio, la mia intenzione è di limitarmi ad alcune osservazioni e ad alcuni aspetti formali. Apprezzo la moderazione e l’equilibrio con cui Gianni Siena e Gaetano Nunnari si sono parlati.

 

1.  ASPETTI METODOLOGICI: Dopo aver formattato e redatto, in modo opportuno, il testo di Gianni Siena, gli chiesi quanto segue: «A scanso di equivoci, dove stanno le fonti di prima mano di Ireneo di Lione? E tale Farrar chi è? Dove dice che cosa e dove stanno le fonti originarie, in cui si afferma ciò? Sul fondamento sabbioso del sentito dire non si può costruire un discorso probatorio. Rimedia o dovremo togliere tale passaggio».

     Egli, in vece di mandarmi tali fonti a conferma delle sue asserzioni, mi mandò un articolo e scrisse dell’autore: «Carmine Lamanna l’ho ascoltato a Genova durante un culto nel quale fu nostro ospite ed è un onesto predicatore del Vangelo, fa il pastore a Matera. Gli chiederò di mandarmi le fonti da lui citate: se “vere” (finora non ho motivo di dubitare) la tesi sostenuta (non solo...) dalla chiesa dei Fratelli, secondo la quale i doni cessarono alla fine del 1° secolo, non regge» {17 settembre 2009}. Come si vede, non solo Gianni Siena non fornisce tali fonti probatorie, ma mette altra carne a cuocere. Dando un’occhiata all’articolo di Carmine Lamanna, ho dovuto constatare che neppure lui ha chiare fonti probatorie, non fornendo i precisi riferimenti bibliografici. Egli portando mozziconi di frasi che attribuisce ad antichi scrittori, mette stranamente un certo «Dean Farras» (?) dopo Tertulliano (160–220 circa; seguace poi dell’eterodosso Montano; vedi sotto) e Ireneo (130-202) e prima di Crisostomo (344 o 454-407), per poi fare un grande salto a «Philip Scaff» (?), che lui definisce «noto storico della Chiesa». Probabilmente si tratta, in realtà, di Philip Schaff (1819-1893; cfr. la sua «History of the Christian Church»: vedi qui), che noi in Italia conosciamo specialmente come autore del suo omonimo «Dizionario biblico». Probabilmente anche tale «Dean Farras» non è nient’altro che lo scrittore di teologia Frederic William Farrar (1831-1903), detto Dean Farrar (vedi qui); non si può certo dire che sia un contemporaneo di Ireneo! Modo singolare di procedere. Non è certo così che fa un vero studioso, per poi costruire teoremi sui risultati di tale metodo dubbio. Tutto ciò mostra che Carmine Lamanna attinge tutto ciò, che afferma, da articoli di altri, senza neppure citarne le fonti (in tutto l’articolo non si trova citata neppure una fonte primaria, da cui lui ha attinto il ricco e variopinto materiale, ma solo riferimenti secondari riguardo a fatti locali, specialmente di Matera e dintorni, o tutt’al più Giorgio Spini; non esiste una bibliografia delle fonti). Dal punto di vista metodologico e contenutistico un tale articolo è inservibile per fini di studio e d’accertamento della verità storica e teologica.

     Quando si scrive di un fenomeno qualunque, oltre all’onesta intellettuale e al rigore, faccio perciò notare quanto segue riguardo a metodologia e argomentazione. Qui mi riferisco sia allo scritto di Gianni Siena, sia a quello di Carmine Lamanna, che lui cita come autorità.

     ■ Non si può costruire un’intera tesi, tanto più se centrale per una costruzione dottrinale, qualunque essa sia, sul sentito dire o citando persone che citano altri.

     ■ Non si possono mischiare persone vissute in secoli diversi, traendo inoltre da loro le asserzioni che aggradano e mischiandole insieme a piacimento.

     ■ Ci vogliono prove documentarie accertate, verificabili e incontrovertibili. Qualora un tale brano esistesse veramente, bisogna conoscere quale sia il contesto di una simile citazione letterale di un autore antico (qui Ireneo). Inoltre non si fa bene a citare di un autore un certo passaggio, che non c’entra nulla col tema in corso, per avvalorare una tesi, di cui si riporta una citazione vedova di riferimento e contesto. Carmine Lamanna cita di Ireneo quanto segue: «La tradizione degli Apostoli, manifesta in tutto il mondo, può essere riscontrata in ogni chiesa da coloro che vogliono conoscere la verità» (Contro le eresie, III, 3,1). Ma della sua citazione centrale non dà riferimenti e contesto: «Nelle nostre chiese abbiamo molti fratelli che possiedono doni profetici e che mediante lo Spirito Santo parlano ogni genere di lingua».

     ■ Una volta accertato testo e contesto, bisogna verificare inoltre se tale autore si riferisse alle sue personali esperienze in una certa zona dell’impero romano, a cose che gli furono riportate da qualcuno, conosciuto o anonimo, per qualche situazione particolare o se facesse delle asserzioni sulla situazione e condizione dell’intera cristianità d’allora (qui il 2° secolo).

     ■ Inoltre, visto che una rondine da sola non fa primavera, bisogna verificare e analizzare le asserzioni di altri scrittori cristiani contemporanei sugli stessi fenomeni.

 

Se non si ragiona così, si rischia di costruire un teorema basilare su presupposti enunciati, ma non accertati. Allora si potrebbe scoprire che certi fenomeni ricorrevano solo in gruppi di frangia (p.es. gli gnostici, ascetici e apocalittici Montanisti), che erano caratterizzati da false dottrine, false profezie e false attese escatologiche. Stranamente Carmine Lamanna porta proprio Montano come esempio, dimenticando di riportare tutti gli aspetti deleteri legati alla sua persona, alle sue dottrine, alle sue due profetesse e alle false attese escatologiche, in cui portò il suo movimento. Su Ireneo, Montano (autonominatosi incarnazione dello Spirito Santo), Montanisti e simili si veda in Nicola Martella (a cura di), Escatologia fra legittimità e abuso. Escatologia 2 (Punto°A°Croce, Roma 2007), gli articoli: «Il millenarismo dottrinale», pp. 33-38; «L’escatologia gnostica», pp. 42ss (caratteristiche del montanismo).

     Carmine Lamanna prende dai gruppi che cita solo ciò che gli aggrada, dando l’impressione che si trattasse di antesignani e padri del movimento pentecostale e carismatico odierno. Neppure Francesco d'Assisi (1182-1226) e i francescani vengono risparmiati, né Girolamo Savonarola (1452-1498), né i Riformatori, né Pietisti, né Darby, né i Plymouth Brethern, né i fondatori del Movimento dei Fratelli italiano (Piero Guicciardini; Teodorico Petracola Rossetti). Strano modo di usare la storia della chiesa. Mi ha solo meravigliato che non ha menzionato per nulla Gioacchino da Fiore, che di mistico, entusiastico e «carismaticista» aveva parecchio, al pari di Montano con cui ha vari paralleli, e che influenzò parecchio i francescani e vari movimenti mistici italiani ed europei; a uno studioso di storia non sarebbe sfuggito. Da dove Carmine Lamanna ha attinto, quindi, la sua variopinta rappresentazione senza citare in modo chiaro e rigoroso le sue fonti?

     Perciò rimando in merito specialmente a due sezioni presenti in Escatologia 2 con numerosi articoli e riferimenti bibliografici: «Escatologia e primo millennio», pp. 27-52; «Escatologia e secondo millennio», pp. 53-113.

 

2.  QUALCHE OSSERVAZIONE ALLE ASSERZIONI DI GIANNI SIENA

     ■ Alla domanda: «I pentecostali sono i progenitori dei carismatici?» (n° 1), non ho trovato una risposta vera e convincente nelle asserzioni di Gianni Siena. Io risponderei di sì alla domanda, sebbene si faccia bene a disconoscere tali figli snaturati.

 

     ■ C’è da apprezzare l’equilibrio della risposta alla domanda: «Cerchiamo qualcosa in più?» (n° 2 e 5). Essa rimane però non del tutto risposta. Abbiamo visto che basarsi sull’articolo di Carmine Lamanna, per cercare un’improbabile continuità nella storia riguardo al fenomeno pentecostale, è equivoco e pieno di problemi. Abbiamo detto sopra che manifestazioni mistiche ed entusiastiche si possono dimostrare in gruppi di frangia, in cui ricorrono elementi dottrinali eterodossi e false predizioni, risultate poi un fallimento. Non ci si può basare su qualche aneddoto avvenuto ad Azusa Street per legittimare un fenomeno: «Per esempio, non è un argomento», diceva lo scrittore israeliano Kischon. Non capisco che cosa significhi l’aneddoto personale di Gianni Siena col turista napoletano, visto che ciò è la normale esperienza che ogni cristiano fa con un interlocutore con cui parla e a cui vuole comunicare l’Evangelo. Nella cura pastorale ho sperimentato tante volte, duranti l’anamnesi, un’intuizione spirituale riguardo a una vera problematica che stava nascosta dietro ai problemi dichiarati.

 

     ■ Anche in tante cosiddette «profezie», è solo la narrazione dietrologica a rimpolpare l’interpretazione stessa della narrazione, che prende spesso tratti eroici. Io sarei sempre molto prudente e mi informerei meglio sul contesto reale, in cui certe cose vengono dette. Ad esempio, in una situazione in cui una persona è gravemente malata, è facile fare una «predizione» di prossima dipartita. In ogni modo, anche laddove tali «profezie» siano veraci, non aggiungono nulla alla dottrina, come nel caso del profeta giudaico Agabo. L’allarme deve suonare laddove, come succede in campo specialmente neopentecostale, si attribuisce al Signore la rivelazione di contenuti dottrinali o etici. Ultimamente il figlio di un noto telepredicatore (quest’ultimo caduto egli stesso nella fornicazione) ha affermato che Dio gli avrebbe rivelato che l’omosessualità non sia peccato; ora questo è il «verbo» di tale predicatore di strada.

 

     ■ A dire un po’ bizzarra è l’interpretazione che Gianni Siena fa della predizione di Gioele 2,28s, che Pietro riprese a Pentecoste (At 2,17s). Né in Gioele né a Pentecoste «figlio» e «figlia» intendeva «discepolo /a»; infatti la coerenza rimane poi anche per «vecchi», «servi /e» e «giovani». Il testo recita infatti: «E, dopo questo, avverrà che io spanderò il mio spirito sopra ogni carne, e i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno, i vostri vecchi avranno dei sogni, i vostri giovani avranno delle visioni. E anche sui servi e sulle serve, spanderò in quei giorni il mio spirito…». Si noti «vostri /e» che delimita «ogni carne», ossia ogni persona in Israele. È sempre il contesto immediato che regna! (cfr. vv. 16s vecchi, bambini, poppanti, sposo, sposa, sacerdoti; v. 32; 3,1 scampati, cattività). Anche Pietro non si rivolse all’umanità, ma agli «uomini israeliti» (At 2,22; v. 23 vi), agli «uomini fratelli» (v. 29) e a «tutta la casa d’Israele» (v. 36; v. 37 essi). Pietro parlando dei Giudei palestinici e di quelli della diaspora, spiegò bene la predizione di Gioele così: «Per voi è la promessa, e per i vostri figli, e per tutti quelli che sono lontani, per quanti il Signore Dio nostro ne chiamerà» (v. 39). A Pietro e agli altri apostoli non veniva in mente affatto di pesare minimamente ai Gentili qui (cfr. At 10,13ss; v. 28 «non sia lecito a un Giudeo di avere relazioni con uno straniero o d’entrare da lui»; 11,2s «Tu sei entrato da uomini incirconcisi, e hai mangiato con loro»).

 

     ■ Sul resto sorvolo, avendo parlato al riguardo già altrove. Di là dal singolo aspetto, devo ammettere che Gianni Siena mira all’obiettivo di avere una certa oggettività delle cose. Egli proviene dalla chiesa dei Fratelli, dove ha ricevuto un’istruzione biblica basilare (che spesso non è riscontrabile in altri pentecostali) e ha fatto esperienze (anche dolorose) con pentecostali di tutti i generi e con conduttori assetati di potere, oltre che di sedicente «unzione».

 

3.  QUALCHE OSSERVAZIONE ALLE ASSERZIONI DI GAETANO NUNNARI: Concordo abbastanza con quanto detto da lui. Ad esempio concordo che è un grave pregiudizio che i credenti non pentecostali non credano che Dio faccia miracoli oggi; noi non crediamo che oggi si possa attuare oggi la fase miracolosa della vita di Pietro e di Paolo (essa fu abbastanza breve anche allora e servì per accreditarli come servi di Cristo; Eb 2,4 passato), ma pratichiamo Giacomo 5. Anche mettiamo in guardia da «unti» guaritori di ogni genere.

    Devo comunque far notare che Gaetano Nunnari ha evidenziato alcuni aspetti del discorso di Gianni Siena, in cui quest'ultimo gli concedeva delle cose, ma ha tralasciato volenti o nolenti le altre cose dette da lui, probabilmente per non alimentare la polemica.

 

4.  ASPETTI CONCLUSIVI: Termino con alcune esperienze personali che possono gettare luce sull’argomento che discutiamo qui. Non entro in merito a quelle di glossolalia, per le quali rimando in «Carismosofia» all’articolo «Casi di cura d’anime», pp. 246-255.

     ■ Quando abbiamo aperto qui a Roma nella nostra zona la comunità in un vecchio garage, venivano alla «ora felice» due bambine, figlie di credenti della chiesa apostolica. Un giorno, Rocco, il padre, mi disse candidamente: «Ho chiesto al nostro pastore, se voi avete lo Spirito Santo». Sono rimasto lì per lì senza parole, poi aggiunsi all’incirca questo: «Secondo te, un’opera del genere, iniziata con due coppie e i nostri tre bambini e che oggi, pochi anni dopo, conta settanta anime, può essere fatta senza lo Spirito di Dio?».

 

     ■ Una sera, che avevamo un incontro particolare con ospiti tedeschi, per spiegare l’opera che portavamo avanti, trovai una macchina parcheggiata dinanzi alla sala. Scesero degli uomini, che mi salutarono con «pace» e capii che erano pentecostali. Si presentarono come tali e come provenienti dal centro di Roma (Porta Maggiore, mentre noi siamo in periferia). Su loro richiesta, mi presentai anch’io, dicendo che ero uno dei conduttori della chiesa, insegnante dell’Ibei e autore di vari libri. Chiesi loro: «A che cosa dobbiamo la vostra visita»? Rispose uno di loro: «Cerchiamo le anime». Sbottai: «E le anime le cercate fino a qui e nelle chiese?». Chiesero se potevano avere la parola per dire qualcosa alla comunità, ma riferii che avevamo un incontro speciale e il programma era già strapieno. Allora mi chiese di avere una copia gratis delle dispense dell’Ibei; gli risposi che era proprietà dell’istituto, che era riservato agli studenti e che io non avevo autorità su di esso. Mi meravigliai alquanto, quando arrivammo alla preghiera libera. Uno dei due, attaccò una lunga preghiera e tra altre cose disse a Dio: «Signore, e fa che Nicola Martella mi dia una copia delle dispense della scuola biblica e una copia dei suoi libri…».

 

     ■ Nella nostra zona c’era una famiglia che aveva messo a disposizione delle ADI un locale per il culto, e così di domenica pomeriggio venivano da fuori credenti per tenere viva la testimonianza. Quando aprimmo la comunità, andai per comunione a trovarli un paio di volte e vidi diverse cose; qui mi limito a una sola. La prima volta, mi saltò all’occhio la preghiera confusa tutta insieme, durante la quale ognuno pregava ciò che voleva e come voleva. Poi s’impose la preghiera di un credente anziano, probabilmente molto rispettato; essa fu buona. Questo stesso credente era accanto a me la seconda volta che li visitai. Mentre tutti pregavano insieme confusamente, non credevo alle mie orecchie nel sentire questo credente recitare: «Cento cinquanta, la gallina canta…». Nessuno ci fece caso e nessuno intervenne. Restai alquanto meravigliato per tanto «spirito» e tanta «unzione». Dovetti pensare alle parole di Paolo: «Io pregherò con lo spirito, ma pregherò anche con l’intelletto; salmeggerò con lo spirito, ma salmeggerò anche con l’intelletto» (1 Cor 14,15).

 

Chiaramente preferirei che ora terminassimo qui questo tema di discussione, avendo esso già richiesto molto tempo per il lavoro redazionale e per l’analisi e la risposta allo scritto di Gianni Siena. Certo, m’immagino che sarà una pia illusione, conoscendo da tempo Gianni Siena, ma almeno esprimo qui tale desiderio. Visto che credo ai miracoli, potrebbe succedere, no?

 

Confronto fra pentecostali, ex e non 2 {A. Capasso, G. Nunnari e N. Martella} (T/A)

Glossolalia e padri della chiesa {Antonio Capasso - Nicola Martella} (T/A)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Pentecost_ex-non_cfr_MeG.htm

19-09-2009; Aggiornamento: 15-10-2009

 

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