1. La tesi
{Davide Gattuso}
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Caro fratello Nicola, in merito a quanto hai sostenuto in un
articolo nel tuo sito e cioè: «…in tutti i messaggi rivolti dagli apostoli e da altri credenti del
primo secolo ai giudei, ai gentili, a cristiani e a pagani, non usarono mai
la formula «Così parla il Signore:…» né hanno mai formulato il
contenuto delle loro proclamazioni in un messaggio diretto di Dio. Se non
l’hanno fatto loro, i nostri modelli d’ortodossia, perché si dovrebbe fare
oggi? Quindi, o parliamo sulla base della Bibbia (qui il NT) o su quella
delle nostre preferenze!».
Vorrei farti notare che non credo sia come dici tu, fratello caro, perché
Dio è sempre lo stesso sia nel Vecchio che nel Nuovo Testamento e Dio ha
parlato in modo diretto anche nel Nuovo Testamento. Dio l’ha fatto persino
nella nostra epoca come l’ha fatto nell'epoca di Giovanni e di Paolo, dando
messaggi diretti al popolo nel nome di Dio. Di seguito troverai delle
Scritture che lo testimoniano. Possa ciò essere d’aiuto a tutti i santi in
Cristo e Dio ti benedica riccamente, fratello caro.
■ Malachia 3,6: «Io sono l’Eterno, non muto».
■ Ebrei 13,8: Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e in eterno.
■ Esodo 4,22: Tu dirai al faraone: «Così dice il SIGNORE:
Israele è mio figlio, il mio primogenito»
■ Esodo 5,1: Dopo questo, Mosè e Aaronne andarono dal faraone e gli
dissero: «Così dice il SIGNORE, il Dio d’Israele: “Lascia andare il mio
popolo, perché mi celebri una festa nel deserto”».
■ Atti 21,10s: E, restando noi lì molti giorni, un certo profeta di
nome Agabo, scese dalla Giudea. Egli venne da noi e, presa la cintura di
Paolo, si legò i piedi e le mani e disse: «Questo dice lo Spirito Santo:
“A Gerusalemme i Giudei legheranno così l’uomo a cui questa cintura
appartiene, e lo consegneranno nelle mani dei pagani”».
■ 1 Timoteo 4,1: Ma lo Spirito dice esplicitamente che nei
tempi futuri alcuni apostateranno dalla fede, dando retta a spiriti
seduttori e a dottrine di demòni.
■ Apocalisse 1,8: «Io sono l’Alfa e l’Omega, il principio, e la
fine», dice il Signore che è, che era e che ha da venire,
l’Onnipotente.
■ Apocalisse 2,1: «All’angelo della chiesa d’Efeso scrivi: Queste
cose dice colui che tiene le sette stelle nella sua destra e cammina
in mezzo ai sette candelabri d’oro.
■ Apocalisse 2,7: Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice
alle chiese. A chi vince io darò da mangiare dell’albero della vita, che è
nel paradiso di Dio.
■ Apocalisse 2,18: «All’angelo della chiesa di Tiatiri scrivi: Queste
cose dice il Figlio di Dio, che ha gli occhi come fiamma di fuoco, e
i piedi simili a bronzo incandescente.
2. Osservazioni e obiezioni
{Nicola Martella}
▲ Per prima
cosa, analizziamo il metodo del mio interlocutore. Si tratta di
versettologia, ossia versi sono tolti dal loro contesto naturale del NT (e
dell’AT!) e assemblati insieme senza nessun commento e ragionamento
teologico. È lo stesso metodo che usò qualche decennio fa un avventista che
si incontro con la nostra chiesa italiana a Stoccarda: dopo aver letto 10-15
versi dell’AT sul sabato, concluse: «Quelli giusti siamo noi!». Egli ragionò
quindi così come se il nuovo patto non ci fosse, come se in esso non fosse
cambiato nulla o non esistesse Rm 14 e altri brani in cui Paolo denunciava
gli osservatori del «giorno». Con la versettologia può sembrare che si abbia
ragione, ma non significa aver colto la verità delle cose.
Se dall’AT al NT non fosse cambiato nulla, Dio avrebbe potuto risparmiarsi
di istituire un «nuovo patto». È evidente che, mutando il patto, mutò
la legge. Si passò dalla teocrazia d’Israele all’universalità dell’Evangelo.
Se prima dell’istituzione del nuovo patto, come disse Paolo agli «Gentili di
nascita» o incirconcisi «in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi
dalla cittadinanza d’Israele ed estranei ai patti della promessa, non avendo
speranza, ed essendo senza Dio nel mondo»; poi, poté affermare: «Voi
dunque non siete più né forestieri né avventizi; ma siete concittadini dei
santi e membri della famiglia di Dio…» (Ef 2,12.19). Questo fu
confermato dalla decisione durante il concilio interecclesiale di
Gerusalemme (At 15).
► Un altro metodo è quello di assolutizzare ciò che è relativo solo a
qualcosa di specifico oppure di usare in modo strumentale un assoluto per
un’altra categoria di cose. Se Mal 3,6 fosse vero nel suo aspetto
ontologico, che si suggerisce, l’incarnazione del Logos di Dio (Dio presso
Dio; Gv 1,1s.14) sarebbe stata qualcosa di impossibile. In effetti, Dio
disse ciò relativamente al resto: «…e perciò voi, o figli di Giacobbe,
non siete consumati»; ossia, nonostante il loro stato peccaminoso e
l’annunzio futuro del giudizio (v. 5), Dio s’impegnava a mantenere la sua
parola: la stirpe d’Abramo non sarebbe stata mai annientata (Is 6,13).
Questo verso quindi non dice nulla sul fatto che Dio non cambi il suo modo
di agire nella storia. Il passaggio dal vecchio al nuovo patto, dalla
teocrazia d’Israele (la legge religiosa era la legge dello stato) alla
chiesa, rese necessari molti cambiamenti (cfr. At 15; Eb). Per
l’approfondimento si veda l’articolo «
Dio: immutabile?».
Anche Eb 13,8 è usato in modo strumentale. Che Gesù sia lo «stesso
Cristo» (come bisogna tradurre!) ieri (durante la sua vita terrena,
rispetto all’autore), oggi (nel presente dell’autore) e in
perpetuo — ciò non significa nulla rispetto al tema del «Così parla il
Signore…». L’autore intendeva evidenziare il garante della salvezza rispetto
alle cose che erano mutate con nuovo patto, ma che i giudaisti volevano
imporre ancora (v. 9 «diverse e strane dottrine… pratiche relative a
vivande, dalle quali non ritrassero alcun giovamento quelli che le
osservarono»). In questo capitolo l’autore insisté proprio sul
cambiamento dalle cose del vecchio patto a quelle del nuovo e sul fatto che
il garante della grazia che rende saldo il cuore è Gesù. Tutto ciò non ha
però nulla a che fare col nostro tema! Per l’approfondimento si veda
l’articolo «Gesù
e sua continuità».
Un confronto con Es 4,2; 5,1 (non si trovano nel NT!) mostra che, al
contrario, in tutto il NT non si trova mai in assoluto l’espressione «Così
parla il Signore…» con linguaggio diretto di Dio, detta dalla bocca di un
apostolo o di un personaggio conosciuto dalle chiese del tempo. Nel libro
degli Atti essa non esiste nella bocca di Pietro, Giovanni, Stefano,
Giacomo, Paolo, Barnaba e di altri.
Su «un certo» Agabo non mi dilungo, per non ripetermi, ma
rimando all’articolo in questione. [►
Agabo] In ogni modo, «una rondine (atipica) non fa primavera»; per
di più quanto da lui annunciato in At 21, non si è avverato nei termini
precisi da lui detti.
Quanto a 1 Tm 4,1, qui non esiste l’espressione «Così parla il
Signore…» con linguaggio diretto di Dio, né Paolo sta parlando direttamente
a una chiesa secondo 1 Cor 14,29: «Parlino due o tre profeti, e gli altri
giudichino».
Nei brani dell’Apocalisse non si trattava di parole che Giovanni
avesse annunziato in un’assemblea secondo 1 Cor 14,29. Egli si trovava in
esilio sull’isola di Patmos. Si trattava di parole di rivelazione che
Giovanni udì personalmente durante un rapimento personale (1,10). Quindi non
facevano testo riguardo alla normale prassi di chiesa in quei tempi. In
Ap 1,8 si trattava di un’auto-rivelazione di Dio a Giovanni. In Ap
2,1 si tratta di un’auto-rivelazione dell’Agnello all’interno di una
lettera indirizzata al conduttore della chiesa di Efeso, quindi non si
tratta di una normale prassi di chiesa secondo 1 Cor 14,29. Come tale
lettera sia arrivata a tale chiesa ci è sconosciuto; Giovanni era
prigioniero sull’isola di Patmos. Lo stesso vale di
Ap 2,18. In Ap 2,7 c’è una generalizzazione del messaggio
specifico, appena annunziato, per le chiese; è una formula stereotipica che
ricorre in tutte e sette le lettere. Non si tratta di una situazione
specifica secondo 1 Cor 14,29.
Concludendo, la versettologia del mio interlocutore non mi ha convinto per
nulla. Prendiamo atto che non esiste nessun caso nel NT, in cui nella
normale situazione di chiesa locale qualcuno si sia alzato in assemblea e
abbia iniziato il suo discorso dicendo: «Così parla il Signore…», facendo
poi seguire un discorso diretto di Dio agli astanti. Nel NT ogni discorso è
assoggettato a verifica da parte degli altri. Per l’approfondimento rimando
all’articolo «Profezia
e discorso diretto di Dio nel NT».
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Patto_parla_Signore_UnV.htm
10-01-2008; Aggiornamento: 11-01-2008 |