Sorprende che Pietrangelo Buttafuoco, inizi il suo articolo su C.S. Lewis,
autore di opere come «Le lettere di Berlicche» e «Le cronache di Narnia», in
questo modo: «Antimoderno e cultore della tradizione, lo scrittore delle
«Cronache di Narnia» insegnò a Oxford con l’autore del «Signore degli Anelli».
In quell’ambiente maturò la travagliata conversione al Cattolicesimo…»
(Pietrangelo Buttafuoco, «Lewis re del fantasy, amico di Tolkien»,
Panorama [26/12/2005], pp. 148-151: cfr.
link).
La prima reazione è questa: ecco un’altra rivisitazione
pan-cattolica della realtà. Possibile che Buttafuoco, che scrive su una rivista
così impegnata, non sappia distinguere fra un «cattolico» (J.R.R. Tolkien) e un
«anglicano conservatore» (Clive Staples Lewis, detto Jack)? Solo alla fine
dell’articolo si legge con un’interpretazione prettamente cattolicheggiante: «La
notte di Natale di quello stesso anno prende la comunione, ma il lealista che
sopravvive in lui non gli concede di bussare alle porte di Roma, i riti e le
funzioni per lui furono quelli della Chiesa anglicana». Poi, però, non si
capisce perché egli faccia riferimento a John Henry
Newman, che da anglicano «Preso dalle febbri a Leonforte, in Sicilia,
restituito alla vita, abbraccia il Cattolicesimo». Che c’entra? O è il bisogno
di «par condicio»? Come se non bastasse, in uno «specchietto» Roberto
Barbolini definisce Lewis «cattolico, antidarwiniano e cultore della
tradizione».
Al riguardo, si fa notare nel mensile «Oltre»
quanto segue: «Insomma: ogni qual volta emergono livelli culturali di una
tradizione cristiana non cattolica si fa di tutto perché nessuno lo sappia e se
proprio bisogna che si sappia allora non sia mai che si dica non cattolica!
Dobbiamo continuare a credere alla buona fede?» (2-2006, p. 25).
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Pancattolicesimo_Oc.htm
06-04-2007; Aggiornamento: 02-07-2010
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