▼
1.
Le tesi (Donato Mangia [ps.])
▼
2.
Osservazioni e obiezioni (Nicola Martella) |
Clicca sulle frecce iniziali per andare avanti e indietro.
Ho risposto a
una lettera di Donato Mangia (ps.), intitolata «risposta dovuta» (31-10-2007),
sebbene io non l’avessi mai interpellato e sebbene sul sito «Fede
controcorrente» il suo nome compariva solo in connessione con una circolare
mandata da Stefano Ferrero a nome di Donato Mangia (ps.). [►
Voglia di profeti e veggenti] Ora, contrariamente alla sua decisione di non contattarmi mai più, è tornato
alla carica; e questo anche disattendendo alla mia volontà di non confrontarmi
più con lui su questi temi.
In questo luogo, analizzando la sua nuova missiva, mi interessa soprattutto
verificare come funziona la mente di un carismaticista. Ribadisco ancora una
volta che Donato Mangia (ps.) avrà certamente capacità e pregi che mi sfuggono, ma
qui posso solo basarmi da quanto ricevuto da lui.
Per capire l’inizio della sua lettera, devo incollare qui la mia missiva, con
cui lo avvertivo (come faccio di consueto con tutti) che avevo risposto al suo
scritto: Donato Mangia (ps.), shalom. Sono Nicola Martella, da te interpellato e
fatto oggetto d’una cacologia inaudita e gratuita. Mi fermo qui, rimandando
all’articolo.
Ho messo in rete il tuo contributo e la mia risposta:
►
Lo stato del cuore di un carismaticista.
Non solo io sono stato sorpreso, ma Rinaldo Diprose, con cui sei stato insieme
questi ultimi giorni [nella conferenza di EDIPI], si è alquanto meravigliato sia
come esponente del Movimento dei Fratelli sia come direttore degli studi
dell’Ibei. Ci penserà lui a risponderti per il resto.
Quanto a me, considero qui conclusa la discussione con te su questo tema. Stanno
arrivando le prime reazioni, le troverai sul sito nei prossimi giorni. Saluti in
Gesù Messia... Nicola Martella {05-11-2007} |
▲
1.
LE TESI
(Donato Mangia [ps.])
Shalom, Nicola
Martella, che prima martella e poi ti saluta (con un’e-mail privata) «shalom»,
risponde il «carismaticista» da te coinvolto nelle tue di cacologie, anche se ti
piace definire così solo le mie. Non ti ho risposto prima perché in questi
giorni sono stato fuori Biella, la mia città, a causa della morte d’una mia
cugina.
Complimenti per il neologismo da te inventato! Carismaticista non esiste in
nessun vocabolario o dizionario che io conosca, ma è una tua invenzione. Sei
pure un inventore di nuove parole oltre che accusatore dei tuoi fratelli, ruolo
che evidentemente stai cercando con tutte le tue forze di strappare al diavolo
(Ap 12,10)? Con il tuo libro
Carismosofia poi, ti sei proprio superato. Li hai proprio fatti neri quei fanatici carismaticisti
pentecostalacci, indemoniati, mesmeristi ed esoterici della malora! Claudio
Bisio, imponendo le sue mani sulla tua testa, ti direbbe: «Bravissimo!».
Nel tuo articolo «I
cristiani possono far cadere Satana dal cielo?» (anch’io sono contro
la dottrina del combattimento spirituale contro gli spiriti territoriali),
scrivi: «Se tutti i cristiani sono “carismatici”,
ossia detentori di carismi, alcuni sono carismaticisti, ossia seguaci
dell’ideologia carismaticista, una commistione fra asserzioni bibliche e
concezioni spesso di tipo gnostico o esoterico. Bisogna distinguere pure i
“pentecostali storici” dai carismaticisti (spesso si chiamano impropriamente
neo-pentecostali). È un grave errore, in genere, confondere i pentecostali con i
carismaticisti». Sei proprio un bel tipo! Neanche mi conosci e mi hai già catalogato come uno «gnostico esoterico» e
poi fai quello ferito se io m’incavolo per le scempiaggini e le critiche
gratuite che scrivi su di me e su quelli che credono nell’attualità dei carismi
dello Spirito Santo, rispondendoti con toni ironici e con sdegno di fronte a un
così disgustoso comportamento.
Rispondendo sul tuo sito alla mia e-mail, mi fai il predicozzo sulle mie
colorite reazioni mettendo in discussione il frutto dello Spirito nella mia
vita! Ma da che pulpito? Con che coraggio? Accusare chi accusa, ironizzare con
sdegno chi disprezza con arroganza tu lo chiami mancare del frutto dello
Spirito? Ma fammi il piacere! Con Gesù che diceva la verità i Farisei facevano
la stessa cosa, lo accusavano addirittura d’avere un demonio. La tua è una
tecnica che ho già visto utilizzare da altri come te, sei è un dejavu, un noioso
dejavu. Prima spari a zero sul bersaglio prescelto, provochi la sua reazione,
poi fai quello che è ferito e quindi accusi chi ha reagito con forza di mancare
d’amore e del frutto dello Spirito. In tutto ciò c’è abbastanza carne da fare
una grigliata colossale? Se non hai capito la battuta te la spiego. Caro
Martella, i martellati ogni tanto martellano e se non vuoi essere martellato
smettila di martellare. Martella il nemico di Dio, che è anche il nostro comune
nemico, non i tuoi fratelli in Cristo (anche se dal tuo punto di vista noi
«gnostici esoterici» probabilmente non siamo nemmeno da te considerati
fratelli!). E se non hai altro che parole, parole, parole, come dice Mina, fai
che siano almeno «parole, parole, parole... parole soltanto parole, parole
d’amor». È proprio quest’ultima parola, «amore» in tutti i suoi aspetti, tra i
quali c’è il rispetto, la correttezza, l’umiltà, la ricerca sincera della
verità, che ti consiglio d’approfondire. Paolo dice
di
seguire «la verità nella carità»,
nelle tue parole non c’è traccia né dell’una né dell’altra.
Potrei risponderti su ogni punto che hai scritto in risposta alla mia e-mail sul
tuo sito, ma preferisco concludere qui la discussione, seguendo il consiglio
dell’apostolo Paolo: «Ammonisci l’uomo settario
una volta e anche due; poi evitalo, sapendo un tal uomo è traviato e pecca,
condannandosi da sé»
(Tt 3,10-11). Se ti scrivessi nuovamente sarebbe la terza e non ubbidirei
all’apostolo. Mi spiace ma la mia ubbidienza al suo ordine è più importante
d’ogni altra cosa. Sai, noi «carismaticisti» siamo anche letteralisti e
fondamentalisti, quando vogliamo.
Lascia che lo Spirito Santo t’aiuti a rinnovare la mente, mettiti in
discussione, smettila di mettere in discussione sempre gli altri, in altre
parole, ravvediti!!!
Saluti in Yeshua il Messia
Donato Mangia (ps.): per qualcuno pastore, per altri apostolo e per altri ancora
«gnostico esoterico».
«Ciò che sembra può
non essere, ciò che è può non sembrare» (Anonimo).
P.S. - In via eccezionale, contraddicendo a quanto t’avevo scritto, ti do il
permesso d’inserire nel tuo sito questo scritto, naturalmente nella in maniera
integrale. Considerala come la mia definitiva risposta alla tua risposta. Se non
ti va di farlo, fa un po’ quel che ti pare.
P.P.S - A Rinaldo di Prose ho scritto in risposta alla sua e-mail privatamente,
come privatamente mi ha inviato la sua. {09-11-2007}
▲
2.
OSSERVAZIONI E OBIEZIONI
(Nicola Martella)
■ Propositi: La mia esperienza con vari carismaticisti militanti mi ha
mostrato ripetutamente che essi stessi non si attengono alle loro dichiarazioni
di non scrivermi mai più. E neppure rispettano la libertà altrui di non
continuare più tale confronto, visto il tono ingiurioso spesso usato. Questa mia
esperienza mi è stata confermata anche da altri che hanno avuto a che fare con
carismaticisti militanti. Perché la mente carismaticista funziona così?
■ Aspetto morale: Dopo la prima lettera piena di ingiurie gratuite contro
la mia persona e un intero movimento (quello dei Fratelli), mi sarei aspettato
nella presente missiva un minimo di pentimento e un’ammissione, sebbene a denti
stretti, di aver sbagliato e un piccolo barlume di scuse. Al contrario, Donato
Mangia (ps.) prosegue qui con lo stesso tono. Perciò, nella stessa frase, in cui
afferma che sono «inventore di nuove parole» (dove sta la pecca?), mi dipinge
come un «accusatore dei tuoi fratelli, ruolo che evidentemente stai cercando con
tutte le tue forze di strappare al diavolo (Ap 12,10)». E anche mi attribuisce
«le scempiaggini e le critiche gratuite che scrivi su di me» (dove l’ho fatto?)
e altresì «un così disgustoso comportamento». Per lui sarei un «déjà-vu, un
noioso déjà-vu» (correzione mia).
Perché la mente carismaticista dimentica qui la sua ultima lettera?
Egli usa queste accuse e altri addebiti per giustificare se stesso? Perché
degrada le sue passate parole a mere «colorite reazioni»? Prima del suo proclama
mandato in giro, in cui egli parlava di Bob Hazlett come del «profeta del 20°
secolo», io non sapevo neppure che esistesse Donato Mangia (ps.)! Se egli non mi
avesse scritto una lettera in cui — come egli stesso afferma — «disprezza con
arroganza», non avrei mai osato dire alcunché su di lui. Quindi, mi dimostri
dove avrei sparato «a zero sul bersaglio prescelto», ossia su lui stesso prima
della sua prima lettera, per altro mai richiesta.
Perché la mente carismaticista deforma così i fatti?
Da tutto ciò si vede inoltre che per i carismaticisti militanti la difesa di una
sovrastruttura dogmatica (cioè il carismaticismo) prevalga sugli aspetti di
spiritualità e di devozione cristiana, ingiunti dalla sacra Scrittura. Perché
la mente carismaticista mette fuori uso il «frutto dello Spirito» pur di far
prevalere la propria concezione dei «carismi dello Spirito»?
■ Neologismi: Perché i neologismi dovrebbero rappresentare un problema?
Chi studia fenomeni vecchi o nuovi, si trova dinanzi alla necessità di definirli
in modo preciso e concreto. Fino a pochi anni fa, nessuno aveva mai sentito
parlare, ad esempio, di «Disegno Intelligente» (o
Intelligent Design) in campo scientifico. Nella sociologia, nell’informatica, nella politica, nel web e
così via assistiamo continuamente alla formazione di neologismi per descrivere
una realtà mutevole. Fino a poco tempo, fa nessuno aveva sentito parlare, ad
esempio, delle seguenti parole nelle loro accezioni particolari: autoconvocarsi,
autodosarsi, badante, bioinformatica, biotecnologia, bioterrorismo, bipartisan,
cartolarizzazione, clonazione, e-book, genomica, girotondo (politica), mobbing,
nanotecnologie, no global, sitografia, transgenico, videofonino, xenotrapianto.
Sebbene le fonti siano tante, rimando al seguente sito per l’aggiornamento
costante e autorevole dei neologismo:
Neologismi dell’Accademia della Crusca.
Chi è stato mio studente di AT nei miei due decenni d’insegnamento presso
l’Ibei, chi ha assistito a dei miei seminari o chi ha letto le mie opere di AT
ha preso atto che per descrivere la materia teologica ho usato dei concetti
nuovi come «Dinamica predizionale» (Manuale
Teologico dell’Antico Testamento, p. 138), «Impianto
predizionale» (pp. 184s), «Predizione d’ingresso» (pp. 278s). Anche nello
descrivere la contiguità di certe manifestazioni religiose ho parlato, ad
esempio di «polisantismo» quale fenomeno similare con l’antico politeismo (La
lieve danza delle tenebre, p.es. p. 15; definizione p. 19
nota 29). Similmente si troverà «attesa incombente» nell’escatologia per
distinguere tale atteggiamento dalla biblica «vicina attesa» (Escatologia fra
legittimità e abuso,
Escatologia 2, pp. 123s; cfr. pp. 222ss). Nel commentario ai primi capitoli della Genesi parlo ad esempio di
«teoria restituzionista» o di «teoria dello sbalzo [temporale]» (Temi delle origini,
Le Origini 1, p. 115). E così via.
La lingua è uno strumento per descrivere la realtà che, non essendo mai statica,
necessita di descrizioni vecchie e nuove. Guardando un qualsiasi vocabolario
d’italiano di quest’anno e lo si confronta con quello di alcuni anni fa, ci si
accorgerà quanti termini nuovi esso contiene. Per l’approfondimento rimando a
Giovanni Genovesi, «Scienza dell’educazione e insegnamento» (Il problema del
linguaggio: necessità di neologismi»), in L. Bellatalla, G. Genovesi, E.
Marescotti (a cura di),
Insegnare prima d’insegnare. Fondamenti per la professionalità docente
(Franco Angeli, Milano 2006).
La mia distinzione fra «carismatici» e «carismaticisti» è congrua per motivi
teologici e storici, infatti non tutti i pentecostali — pur essendo
«carismatici» (detentori di carismi) — aderiscono ai dettami della
sovrastruttura dogmatica del «carismaticismo» e dei suoi esponenti. Non a caso,
a prendere la parola nei temi di discussione connessi [►
Lo stato del cuore di un carismaticista? Parliamone (1);
►
Lo stato del cuore di un carismaticista? Parliamone (2)]
sono stati anche credenti pentecostali che non si identificano col
«carismaticismo». A ciò si aggiunga che tale distinzione si trova anche in altre
opere e in altri siti. Si veda ad esempio «Diotrefe»,
forum di un gruppo a me ancora sconosciuto». Per quel che ricordo, questa
differenziazione ricorre anche in una pubblicazione dell’Ibei di molti anni fa a
cura di Rinaldo Diprose.
■ Descrizione fenomenologica: Donato Mangia
(ps.) cita una mia definizione
differenziale fra «carismatico» e «carismaticista», tratta dal mio articolo «I
cristiani possono far cadere Satana dal cielo?». Poi con mia sorpresa
conclude tra altre cose così: «Neanche mi conosci e mi hai già catalogato come
uno “gnostico esoterico”». Ho cercato in tale articolo il suo nome, ma non l’ho
trovato. Perché la mente carismaticista fa false attribuzioni pur di
accaparrarsi la ragione?
■ Confronti indebiti: Si noti dapprima l’uso strumentale di Gesù:
«Con Gesù che diceva la verità i Farisei facevano la stessa cosa, lo accusavano
addirittura d’avere un demonio». Perché la mente carismaticista pretende di
paragonarsi a Gesù e lo usa in modo così strumentale?
Si noti poi uno strano consiglio. Prima cita Mina, poi ricama su «parole
d’amor» della canzone di quest’ultima, dicendo: «È proprio quest’ultima
parola, “amore” in tutti i suoi aspetti, tra i quali c’è il rispetto, la
correttezza, l’umiltà, la ricerca sincera della verità, che ti consiglio
d’approfondire». Perché la mente carismaticista dimentica così in fretta le
male parole e gli addebiti usati nell’ultima e in questa missiva, e poi cita
strumentalmente le parole paoline della «la
verità nella carità»?
Inoltre, visto che l’iniziativa di scrivermi è stata sua, non doveva dare egli
il buon esempio di una condotta incarnata in tali parole? Oppure la mente
carismaticista pretende di stare essa stessa di là dal bene e dal male?
Da parte mia cerco di esercitarmi nella «verità in amore» (1 Pt 1,22), «seguitando
verità in amore» (Ef 4,15), e nell’«amore per la verità» (2 Ts 2,10)
e cercherò di mettere viepiù premura nel proseguire in tale cammino… anche verso
i carismaticisti.
■ Nuova stigmatizzazione: All’usuale minaccia carismaticista di aver
«bestemmiato contro lo Spirito Santo» e di stare perciò sotto l’incombente
giudizio divino (vedi ultima lettera), se ne aggiunge qui un’altra. Per fare
ciò, all’uso strumentale di Gesù e di Paolo (vedi sopra) si aggiunge qui
nuovamente quello delle parole di Paolo sull’«uomo settario» (Tt 3,10s).
Se Donato Mangia (ps.) avesse fornito una definizione e una descrizione di che cosa
sia biblicamente un «uomo settario», avrei potuto analizzare la mia persona per
verificare se tale abito mi riguarda o meno. Chi prescinde da una corretta
esegesi contestuale, rischia di stigmatizzare il suo interlocutore come «persona
faziosa» senza neppure capire che cosa Paolo intendesse veramente. Perciò
analizziamo il tutto biblicamente e contestualmente.
Per completezza presento una traduzione dell’intero brano: «Ma evita le
polemiche stolte e le genealogie e le contese e le dispute legalistiche, perché
sono inutili e senza valore. 10L’uomo fazioso, dopo una prima e una
seconda ammonizione, schivalo, 11poiché tu sai che un tale è
pervertito e pecca ed è condannato da se stesso» (Tt 3,9ss).
Dove ho questionato intorno alle genealogie (si trattava di dimostrare la
giudaicità come privilegio particolare) e alla Legge mosaica? (si trattava di
affermare l’obbligatorietà di osservarla; At 15,1.5). Come si vede questi versi
descrivevano i giudaisti cristiani (cfr. Gal 2,12ss), di cui aveva già parlato
precedentemente: «Vi son molti ribelli, cianciatori e seduttori di menti,
specialmente fra quelli della circoncisione, ai quali bisogna turare la bocca;
11uomini che sovvertono le case intere, insegnando cose che non
dovrebbero, per amor di disonesto guadagno» (Tt 1,10s). Paolo aveva
denunciato le loro pretese intorno alla Legge e alla circoncisione (Gal 5,12) e
aveva combattuto i loro miti, ingiungendo a Timoteo di «ordinare a certuni
che non insegnino dottrina diversa 4né si occupino di favole e di
genealogie senza fine, le quali producono questioni, anziché promuovere
l’economia di Dio, che è in fede» (1 Tm 1,3s; 4,7; Tt 1,14 «miti giudaici»).
Perché la mente carismaticista prescinde da una corretta esegesi contestuale,
pur di stigmatizzare i suoi interlocutori?
Faccio umilmente notare che se fossi stato un «uomo settario», non sarei stato
mandato in Italia come missionario. Non avrei contribuito in prima persona
all’edificazione della chiesa locale qui in loco né contribuirei ora a una nuova
testimonianza. È difficile insegnare in un istituto biblico per più di due
decenni da «uomo settario». Nessuna chiesa mi avrebbe invitato per conferenze,
seminari e predicazioni. Nessuno avrebbe richiesto miei articoli per le proprie
pubblicazioni (risparmio l’elenco) né avrebbe accettato di pubblicare i suoi
nelle mie opere o nel mio sito «Fede controcorrente». Mi fermo qui. Siano i
lettori e coloro che mi conoscono a giudicare. Perché la mente carismaticista
usa tali argomenti strumentali e poco seri?
■ L’appello: Infine, come nell’ultima lettera, non poteva mancare qui un
appello al ravvedimento, ossia al carismaticismo. No grazie: non ho bisogno
di «superapostoli» (2 Cor 11,5; 12,11); e la «libertà in Cristo» (Gal 2,4) mi
basta. Ogni giorno mi confronto con vari fratelli di diversi orientamenti
dottrinali ed essi sono per me uno stimolo e un’occasione di riflessione,
d’approfondimento, d’arricchimento e di messa in discussione delle convinzioni
acquisite. Perché la mente carismaticista non sente per sé il dovere
d’interrogarsi intorno al ravvedimento?
■ Nuovi propositi: Donato Mangia (ps.) si propone di non scrivermi per
la terza volta per non disattendere l’ordine dell’apostolo Paolo intorno
all’«uomo settario»! Verificheremo con i fatti. Vogliamo però credergli.
■ Il finale: Donato Mangia (ps.) scomoda un «anonimo» per dire qualcosa di
sibillino. In un «post scriptum» ammette che, scrivendomi l'attuale lettera,
starebbe «contraddicendo a quanto t’avevo scritto» e annuncia l’attuale sua
missiva come «la mia definitiva risposta». Resta il «mistero» riguardo a ciò che
avrà scritto a Rinaldo Diprose — esponente conosciuto della chiesa dei Fratelli,
nonché direttore degli studi dell’IBEI e
cofondatore dell’EDIPI (Evangelici D’Italia Per Israele), nel cui collegio direttivo figura anche
Donato Mangia (ps.). Riguardo a tale carteggio un po’ di curiosità ce l’avremmo.
*°*°*°*°*°*°*°
Excursus:
Lascio dapprima una esortazione della Parola che vale per noi tutti,
senza eccezione: «Custodisci il tuo cuore più d’ogni altra cosa, poiché da esso procedono le
sorgenti della vita. 24Rimuovi da te la perversità della
bocca, e allontana da te la falsità
delle labbra. 25Gli
occhi tuoi guardino bene in faccia,
e le tue palpebre si dirigano
dritto davanti a te. 26Appiana il sentiero dei tuoi
piedi, e tutte le tue vie siano ben preparate. 27Non
piegare né a destra né a sinistra, ritira il tuo
piede dal male» (Pr 4,23-27).
Riporto infine uno dei motti a me caro, che formulo così: «I cristiani
fedeli alla sacra Scrittura hanno in comune più di quanto li possa mai
differenziare». Di là dalle proprie convinzioni e delle differenze con i propri
interlocutori, che si possono rimarcare con chiarezza e correttezza, è
necessario che i cristiani fedeli alla Bibbia siano un esempio positivo per un
confronto franco, sincero, leale e rispettoso. Tutto ciò comincia nel riportare
il pensiero altrui correttamente e senza false attribuzioni.
Nota redazionale: A distanza di molti anni, ho ricevuto la
seguente lettera: Caro Nicola, in passato, come credo ricorderà,
abbiamo avuto uno scambio epistolare di cui Le ho autorizzato la pubblicazione
integrale di alcune mie email in risposta a quanto lei scrisse riguardo a Bob
Hazlett. Di fronte ai suoi commenti a dir poco discutibili e che tuttora
biasimo, ammetto di aver espresso con toni sarcastici e coloriti il mio
dissenso, di cui faccio ammenda, la quale estendo anche a quei credenti della
chiesa dei fratelli che si sono sentiti offesi dalla mia reazione. Comunque, al
tempo della nostra diatriba ebbi l’occasione di spiegare e chiarire la mia
posizione con il defunto fratello Rinaldo Diprose, autorevole responsabile della
chiesa menzionata.
Poiché credo che tali conversazioni
non siano edificanti per la Chiesa, né utili per l’avanzamento del Regno di Dio,
e dato che sono state effettuate diversi anni fa e non sono più d’interesse per
nessuno, le chiedo, da fratello nel Messia, la cancellazione integrale dei
contenuti e dei conseguenti commenti. In attesa della sua risposta la saluto con
la pace del Messia. {28-06-2017}
Ricordo che io allora avevo «scolorito» un po’ i suoi termini offensivi, a
tratti pieni di coprofilia, per rendere un po’ più accettabili i suoi scritti
per il vasto pubblico. In seguito a tale lettera, per pietas cristiana,
ho deciso di dargli lo pseudonimo «Donato Mangia (ps.)», dietro cui si nasconde
detta persona reale, che conosceremo solo noi due.
|
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Mente_carismaticista_MT_AT.htm
10-11-2007; Aggiornamento: 03-07-2017
|