1. LE QUESTIONI: Un conduttore di chiesa, appartenente all'area
pentecostale classica, mi ha mandato la seguente richiesta. Essa riguarda la
tesi usuale della cosiddetta «dottrina del rhema», che ha una certa influenza in
ambito carismaticista.
Fratello Nicola, pace. Mi dai una tua valutazione di questo scritto?
Il testo originale greco utilizza due diversi vocaboli per indicare il termine
«Parola»:
- Logos, se si riferisce all’intero messaggio di Dio,
alla Bibbia, la Parola scritta;
- Rhema, se vuole indicare il modo in cui il logos
predicato viene ricevuto e diviene rhema per chi ascolta, perché recepito come
Parola diretta a sé, da applicare alla propria vita come se Dio stesso avesse
parlato.
La Parola di Dio è nata sempre come rhema e, divenuta
logos quando è stata scritta, nel momento in cui viene predicata torna a
divenire rhema per chi ascolta. Quando Dio parlò a Abramo, gli diede un rhema per la
sua vita: «Or l’Eterno disse a Abramo: «Vattene dal tuo paese, dal tuo parentado
e dalla casa di tuo padre, nel paese che io ti mostrerò. Io farò di te una
grande nazione e ti benedirò e renderò grande il tuo nome e tu sarai una
benedizione. E benedirò quelli che ti benediranno e maledirò chi ti maledirà; e
in te saranno benedette tutte le famiglie della terra» (Genesi 12,1-3). Abramo
credette alla straordinaria promessa di Dio, la trasmise ai suoi figli e ai
figli dei suoi figli, successivamente venne trasmessa oralmente di generazione
in generazione, e solo quando Mosè mise per iscritto i primi cinque libri della
Bibbia, tutti i rhemata che Dio aveva dato divennero logos, ma affinché il logos
divenga efficace per noi deve essere predicato, allora Dio lo mette nel nostro
cuore per mezzo dello Spirito Santo facendolo ridiventare rhema, e come Abramo
credette e ubbidì alla Parola del Signore, ugualmente per fede noi dobbiamo
ubbidire al rhema di Dio.
In due versetti del Vangelo di Giovanni (17,6.8)
vengono utilizzati entrambi i vocaboli: logos e rhema: «Io ho manifestato il tuo
nome agli uomini che tu mi hai dato dal mondo; erano tuoi, e tu me li hai dati;
ed essi hanno osservato la tua parola (logos)… perché ho dato loro le parole
(rhemata) che tu hai dato a me; ed essi le hanno accolte e hanno veramente
conosciuto che io sono proceduto da te, e hanno creduto che tu mi hai mandato».
Gesù usa il termine logos quando si riferisce all’intero messaggio di Dio, e
rhemata quando si riferisce alle parole che ha ricevuto dal Padre. |
Ti premetto che
non condivido la tesi qui esposta. So che i termini rhema e logos
hanno lo stesso significato nella Bibbia, ma vorrei una spiegazione da te più
esaustiva per contrastare la tesi sopra esposta. {Antonio Capasso;
07-12-2010}
2. LE
RISPOSTE: Ho cercato tale testo in rete e l’ho ritrovato qui: Lirio
Porrello, «Logos
e rhema» (Palermo, 27 febbraio 2005). Già ciò è tutto un
programma.
Due semplici
sinonimi all’interno della cultura ebraica
Tale costruzione è tipica di Kenneth Hagin e di Kenneth Coperland. Nell’AT
lógos e rhēma non esistono, poiché si parlava ebraico; ma i
seguaci di tale pervicace dottrina, li usano anche là. Il termine più comune in
ebraico per «parola» è dābār e «parlare» è ’emër, da cui derivano
anche termini sostantivati; sono queste due radici, che in ebraico si alternano,
a condizionare in greco l’uso di lógos e rhēma negli scritti
del NT con sfondo culturale giudaico. Si può affermare che rhēma è
solo una sfumatura del più generico lógos.
Tali due vocaboli lógos e rhēma sono semplicemente sinonimi
come «parola» e «verbo» nella locuzione: «Non proferì parola / verbo». Il
termine «parola», che in italiano è più generale, può stare, secondo i casi, per
vocabolo, termine, voce, lemma, definizione, frase, espressione, eccetera. Lo
stesso accade in altre lingue e in quelle bibliche.
Nel NT non esiste un simile misticismo legato a tali vocaboli. L’unica
differenza tra
lógos e rhēma è che il primo termine nel linguaggio popolare poteva
indicare anche una persona, mentre la seconda no. Il lógos era
volgarmente l’avvocato; a Roma avremmo potuto dire «er parola». Similmente oggi
usiamo «dottore» per indicare il «medico».
Un’altra differenza sta nella locuzione «Parola di Dio» (lógos tou Theou)
quale
termine tecnico per la sacra Scrittura; rhēma, al contrario, non
indica la somma di tutti gli scritti sacri, ma solo le singole parole,
locuzioni, frasi, espressioni, sentenze scritte nella sacra Scrittura o
affermate in un discorso parlato.
Il lógos
può essere l’intero ragionamento, mentre il rhēma è la singola frase o
locuzione. Tuttavia, in tutto ciò non c’è nulla di mistico, ma sta nel
fatto che lógos è più generico di rhēma. Tanto la parola parlata
che quella scritta sono lógos; ciò vale anche per la parola udita e che
porta alla fede.
Il termine
lógos abbraccia già tutte le sfumature
L’assurdità di tale fittizia distinzione fra Parola scritta (lógos)
e parole parlate (rhēma) sta già nel fatto che il termine normale per
«parlare, dire, affermare, proferire, ragionare, ecc.» è leghein,
da cui deriva lógos, mentre rhēma non ha un verbo! Inoltre
lógos è usato in greco per descrivere la rivelazione divina (cfr. Gv 12,38
lógos; 1 Cor 14,6 leghein) e la manifestazione della verità (2 Cor
4,2) mediante la predicazione della Parola (Tt 1,3). Si può dire che in ambito
culturale giudaico il rhēma è solo una sfumatura di ciò, che
esprime già il
lógos in modo o generale o puntuale.
Quanto alla
parola scritta, Pietro fece riferimento alla «parola profetica» (tòn
profetikòn lógon = AT; 2 Pt 1,19); gli autori del NT usano «Parola di Dio» e
«Scrittura /e», sia come complesso sia per un brano specifico, e indicano a essa
con «sta scritto».
Quanto alla
parola parlata o pronunciata, il centurione disse a Gesù. «Di’ soltanto
una parola…» (mónon eipè lógō; Mt 8,8; cfr. Eb 2,2; 2 Pt 3,5). Ciò
non era diverso, se qui ci fosse stato rhēma; Pietro disse a Gesù: «…alla
tua parola [rhēma], calerò le reti» (Lc 5,5). In ambedue i casi si tratta di
una specifica parola (cfr. per rhēma Lc 1,38; 2,29).
Quanto alla
parola rivelata o insegnata, Paolo chiese ai Corinzi: «Se io venissi a
voi parlando in altre lingue, che vi gioverei se la mia parola [lógos] non vi
recasse qualche rivelazione, o qualche conoscenza, o qualche profezia, o qualche
insegnamento?» (1 Cor 14,6); in questa epistola così carismatica non
ricorre mai rhēma!
Quanto alla
parola udita, Maria, ai piedi di Gesù, «ascoltava la sua parola» (ēkouen
tòn lógon autou; Lc 10,39; cfr. At 15,7; Eb 4,2).
Quanto alla
parola creduta, la parola predicata (lógos) è paragonata a un seme,
che cade nel cuore; coloro che permettono al diavolo di portarla via, non
crederanno (vv. 11s); altra cosa è per «coloro i quali, dopo aver udita la
parola [lógos], la ritengono in un cuore onesto e buono» (v. 15).
Quanto alla
parola ubbidita, Gesù disse al conduttore della chiesa di Filadelfia: «Hai
serbata la mia parola» (etērēsas mou tòn lógon; Ap 3,8).
Parola predicata
e creduta
Sia rhēma
che lógos si riferiscono alla predicazione della fede biblica: «La
parola [rhēma] della fede che noi predichiamo» (Rm 10,8) e «la fede vien
dall’udire e l’udire si ha per mezzo della parola [rhēma] di Cristo» (v. 17)
sono la stessa cosa come quest’altro brano: «Da voi la parola [lógos] del
Signore ha echeggiato non soltanto nella Macedonia e nell’Acaia, ma la fama
della fede, che avete in Dio, si è sparsa in ogni luogo» (1 Ts 1,8); o
quest’altro brano: «Ricordatevi dei vostri conduttori, i quali v’hanno
annunziato la parola [lógos] di Dio» (Eb 13,7); o quest’altro brano ancora:
«Quando riceveste da noi la parola [lógos] della predicazione, cioè la
parola [lógos] di Dio, voi l’accettaste non come parola [lógos]
d’uomini, ma, quale essa è veramente, come parola [lógos] di Dio, la
quale opera efficacemente in voi che credete» (1 Ts 2,13).
I discepoli «credettero
alla Scrittura [grafē] e alla parola [lógos], che Gesù aveva detta», quindi
sia alla Parola scritta, sia alla predicazione di Gesù (Gv 2,22). Lo stesso
accadde ai Samaritani con la predicazione di Gesù (Gv 4,41 lógos),
all’ufficiale reale (v. 50; si noti che era un singolo lógos) e ad alcuni
Giudei (Gv 8,31 lógos). Al contrario, non accadde così ad altri Giudei
(Gv 5,38 lógos). Ciò riguardava la predicazione degli apostoli, a cui gli
uditori prestarono fede (lógos Gv 17,20; At 4,4; 13,48; Ef 1,13).
L’ambito vitale
giudaico di rhēma
Se si fa un
confronto statistico fra i due termini, ci si renderà conto che rhēma
è percentualmente abbastanza raro rispetto a lógos nel NT. Per
intenderci, nel NT
lógos ricorre 331 volte in tutte le sfumature possibili e il verbo
leghein si trova 1.320 volte; poi ci sono i derivati d'entrambi
(p.es. loghikós,
lógos,
lógion). Al contrario, il termine
rhēma ricorre nel NT solo 67 volte; dalla stessa radice comune deriva
anche il termine latino verbum, che denota più l'azione e i fatti
concreti.
La cosa sorprendente è che il termine rhēma manca in interi libri
del NT e guarda caso proprio là, dove uno se l’aspetterebbe, ossia in 1
Corinzi, dove Paolo parlò di rivelazioni e di proclamazione ispirata! In 2
Corinzi c’è una sola volta (2 Cor 12,4 singole parole udite). Il termine manca
anche nei seguenti libri: in Gal; da Fil a Flm; in Gcm, da 1 Gv ad Ap. La
maggior parte delle volte si trova negli Evangeli, negli Atti, 2 volte in Ebrei
(11,3; 12,9), in 1 Pt 1,25; 2 Pt 3,2; tutto ciò mostra che si tratta di un
termine
particolarmente usato nella cultura ebraica!
Praticamente nelle epistole indirizzate alle chiese gentili rhēma è del
tutto trascurabile, trovandosi solo in Rm 10,8.17s (lettera indirizzata a
Gentili ed Ebrei); 2 Cor 12,4 (singole parole); Ef 5,26; 6,17 (Efesini è una
lettera circolare). Si tratta probabilmente di un modo di esprimersi mutuato da
Paolo alla cultura ebraica di provenienza. È un po’ poco per mettere su una tale
dottrina spiritualista così importante per il carismaticismo.
Il termine rhēma
ricorre negli scritti a sfondo giudaico del NT, poiché ricorda l'uso del termine
ebraico
dābār «parola, fatto, cosa». Anche in italiano si può dire «ascoltare
/ sentire una cosa». Nell'uso comune del NT, a parte qualche sfumatura
accademica (lógos più concettuale: logica, rhēma
più concreto: fatto, verbum), di fatto i due termini non avevano molta
differenza sostanziale. Trarre da ciò una particolare dottrina, centrale per
un'ideologia religiosa, è come voler estrarre sangue dalle rape.
Aspetti
conclusivi
La «filosofia del rhēma» è, quindi, una pura costruzione carismaticista,
che serve per avvallare le nuove rivelazioni! Kenneth Hagin dice con
altre parole ciò, che Branham affermava con la «Parola di Dio» (parole
per allora) e le «parole per l’oggi», ossia le sue profezie, a cui i suoi
seguaci danno tanta importanza da considerarle «canoniche».
Il tutto ha il suo riscontro anche nella teologia liberale (cfr. K.
Barth), che afferma che la Bibbia non è Parola di Dio, ma la contiene e diviene
«per me» Parola di Dio solo quando Dio la usa per parlarmi.
►
Logos e rhema: sotto l’ideologia niente! Parliamone
{Nicola Martella} (T)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Logos_rhema_ideolog_R34.htm
08-01-2011; Aggiornamento: 11-01-2011 |