Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Dall’avvento alla parusia

 

Calvinismo

 

 

 

 

La prima parte del «Panorama del NT» porta il titolo «Dall’avvento alla parusia», ossia dalla prima alla seconda venuta del Signor Gesù. Questo titolo evidenzia la tensione in cui erano posti i cristiani del primo secolo (e noi oggi). Essi guardavano indietro all’incarnazione, ai patimenti e alla risurrezione di Gesù quale Messia (primo avvento) e guardavano parimenti avanti alla manifestazione del Signore, del suo regno e della sua salvezza. Il termine «avvento» mette quindi in evidenza l’abbassamento del Messia , mentre «parusia» (gr. parousía «venuta, arrivo») evidenzia la manifestazione gloriosa del Signore alla fine dei tempi. Questo è altresì l’uso che si fa di questi due termini nella teologia.

   Ecco le sezioni dell'opera:
■ Aspetti introduttivi
■ Gesù di Nazaret
■ Gli Evangeli
■ Dall’ascensione alla fine dei tempi
■ Aspetti conclusivi

 

► Vedi al riguardo la Recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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GIOVANNI 6,44 E LA PREDESTINAZIONE

 

 di Pietro Calenzo - Nicola Martella

 

 

1.  ENTRIAMO IN TEMA: Qui di seguito vogliamo parlare del verme dell’ideologia nell’interpretazione, ossia come i convincimenti personali facciano travisare l’interpretazione di certi brani e come ciò snaturi la comprensione del testo, oramai slegato dal suo contesto. Ciò va di là da ciò, che afferma il mio interlocutore, avendomi egli solo fornito l’occasione per farlo.

     Il mio interlocutore ha lanciato nel suo gruppo la seguente domanda: «Perché Gesù disse e ci dice: Nessuno viene a Me, se il Padre mio, non lo attira? (Gv 6,44)». {Pietro Calenzo; 17-03-2014}

     Quanti sono intervenuti, nel rispondere a tale domanda, hanno applicato tutto a sé o ai giorni d’oggi. Alcuni hanno parlato di salvezza, sebbene il verso non ne accenni.

     Infine, lo stesso Pietro Calenzo, le cui simpatie con le idee deterministe del calvinismo ([doppia] predestinazione) sono conosciute, ha scritto: «Il “nessuno”, che Gesù indica, è abbastanza esplicito. Nessuno può andare al Signore Gesù, “se” (condizione essenziale) non viene attirato da Dio. Il contrappasso è il seguente: Se non si viene attirati da Dio, “nessuno” può andare a Gesù». {17-03-2014}

     E anche in seguito ha affermato: «Per la precisione il passo di Giovanni parla dell’impossibilità dell’uomo in Adamo di accostarsi a Dio, se non viene attirato o attratto dal Padre». {19-03-2014} Dov’è che Gesù parlò in tale contesto all’uomo o dell’uomo in Adamo? Gli unici, che aveva dinanzi a sé erano Giudei, membri del popolo eletto.

     Quindi, anche lui prescinde dal contesto letterario, storico, culturale e religioso, per portare le questioni a una dottrina generale per l’oggi.

     Qui di seguito riporto dapprima il confronto con Pietro Calenzo e poi spiego il tenore esegetico di Giovanni 6,44 nel suo contesto.

 

 

2.  IL CONFRONTO: Dalle tesi iniziali di Pietro Calenzo è nato il dialogo, che segue sotto. Faccio notare che in Giovanni 6 Gesù non chiamò a entrare nel patto, poiché i Giudei già c’erano in esso. Egli non li spronò alla conversione, ma a credere che Egli fosse il Messia promesso («convertitevi!» non esiste mai negli Evangeli; Gesù chiamò i suoi connazionali al ravvedimento in vista del regno; Mt 4,17).

 

Nicola Martella: Attenzione all’uso strumentale e ideologico di versi del genere! Qui il Nazareno non intendeva parlare di predestinazione, rivolgendosi a coloro, che già appartenevano al popolo eletto!

     Gesù parlava qui non a tutti i «Tizio e Caio» del mondo, ma ai Giudei, che erano già nel patto! In quel tempo, essi, in massima parte, presero una decisione dalle tragiche conclusioni: si rifiutarono di riconoscere Gesù quale Unto a re. In Giovanni 6,44 Gesù parlava di una rivelazione personale da parte di Dio Padre ai singoli Giudei, specialmente ai suoi discepoli, riguardo a Gesù quale Messia, rivelazione che poi bisognava accettare, riconoscendo nel Nazareno l’Unto dell’Eterno. La maggior parte dei Giudei si decise contro tale rivelazione; perciò, quando leggono l’AT, un velo rimane sul loro cuore, che impedisce loro di capire cristologicamente la Scrittura (2 Cor 3,14ss).

 

Pietro Calenzo: Nicola, sinceramente penso che il verso voglia dire più di quanto affermi. È un insegnamento di Gesù, che personalmente vedo in una prospettiva didascalica più ampia, come tanti altri insegnamenti del Signore contenuti in Giovanni evangelista. D’altro canto se è vero che ai Giudei rimane un velo nel non riconoscere Gesù Messia, nella stessa situazione si trovano i pagani. Più in generale, si può affermare con l’apostolo Paolo, non c’è nessuno che ricerchi Dio, nemmeno uno, tutti si sono sviati e sono per natura o per nascita incapaci di ricercarlo. {18-03-2014}

 

Nicola Martella: Attenzione a usare brani circostanziati per costruzioni ideologiche! Prima o poi, si troverà qualche verso da usare come «zeppa».

     Il contesto storico di tale verso è specifico al giudaismo, in cui Gesù viveva. Egli parlava a persone, che erano «figli di Abramo» e che già appartenevano al popolo eletto. Non avevano bisogno di essere «eletti» ancora di più; dovevano solo riconoscere Gesù come loro legittimo Messia, accettando la rivelazione di Dio Padre nei confronti del Figlio.

     «Non c’indurre in tentazione...», vale anche per l’ermeneutica! Le scorciatoie umiliano la verità e non la fanno intendere. Trattando i brani biblici come gomma, che ognuno estende a suo arbitrio, si perde la bussola ermeneutica e perciò non si riesce poi a tagliare rettamente la Parola della verità. Allora l’ideologia diventa un velo, paraocchi o una cortina fumogena, che impedisce di fare una corretta esegesi del testo nel suo contesto. Allora, si trattano i brani biblici come un tappeto, sotto cui ognuno ci mette ciò, che l’arbitrio interpretativo gli suggerisce!

 

Pietro Calenzo: Caro Nicola, nessuno usa brani scritturali, per avvallare questa o quella dottrina, una dottrina scritturale dell’incapacità dell’uomo naturale di cercare o ricercare Dio, è proclamata in moltissimi versi delle Scritture, l’uomo naturale non può ricevere le cose di Dio, né le può conoscere, poiché le giudica follia. Ciò premesso, come può un uomo in Adamo ricercare Dio! È scritturalmente impossibile, anche perché hanno la mente ottenebrata dal principe di questo mondo. Non si tratta d’ideologie, personalmente noto che le Scritture non fanno che confermare l’impossibilità dell’uomo naturale di ricercare Dio. {18-03-2014}

 

Nicola Martella: Ecco che si ritorna all’«uomo naturale», all’«uomo in Adamo»! Qui Gesù non stava parlando a persone qualsiasi, ma a figli di Abramo, che erano membri del patto e appartenenti al popolo eletto. Essi non dovevano diventare «figli», ma lo erano già. «Voi siete i figli dell’Eterno, che è il Dio vostro» (Dt 14,1). Il residuo fedele guardava a Dio, dicendogli: «Tu, o Eterno, sei nostro padre, il tuo nome, in ogni tempo, è “Riscattatore nostro”» (Is 63,16).

     Quindi, è fuori luogo interpretare diversamente Giovanni 6,44. È fuorviante pure scomodare qui la dottrina della corruzione dell’uomo naturale e simili, che qui non c’entrano. Gesù stava parlando, come dirà poi Pietro ai «figli dei profeti e del patto, che Dio fece con i vostri padri, dicendo a Abraamo: “Nella tua discendenza tutte le nazioni della terra saranno benedette”» (At 3,25). Gesù stava parlando a coloro, che secondo Paolo erano «Israeliti, ai quali appartengono l’adozione, la gloria, i patti, la legislazione, il servizio sacro e le promesse; ai quali appartengono i padri e dai quali proviene, secondo la carne, il Cristo» (Rm 9,4). Ossia, per dirla diversamente, Gesù non stava parlando a coloro, che erano storicamente «senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d’Israele ed estranei ai patti della promessa, non avendo speranza, ed essendo senza Dio nel mondo» (Ef 2,12).

     Quindi, smettiamola d’interpretare testi del genere fuori contesto storico, letterario, culturale e teologico. Si ritorni al testo nel contesto, senza filtri ideologici, dettati dalla relativa dogmatica di riferimento. Ne guadagneremo tutti, noi, gli altri e specialmente la verità! {18-03-2014}

 

Pietro Calenzo: Nicola, Gesù si rivolge ad alcuni Giudei, denominandoli «progenie del diavolo», non tutti i Giudei erano eletti o per dirla in altro modo, non tutti i Giudei erano Giudei. Ma al di là della situazione particolare dei Giudei, tutta la Scrittura c’insegna che l’uomo per natura o per nascita, non ricerca Dio, nemmeno uno è in grado di farlo, tutti si sono deviati, non hanno senso delle cose di Dio; e con la loro mente, per nascita ottenebrata, giudicano follia le cose spirituali; e la Scrittura continua «né possono intenderle». La depravazione dell’uomo è totale. {18-03-2014}

 

Nicola Martella: Invece di studiarti il contesto di Giovanni 6,44, Pietro rieccoti a presentarci nuovamente l’«uomo per natura», la depravazione totale dell’uomo e la singolari tesi, secondo cui per Gesù «non tutti i Giudei erano Giudei».

     Pietro, vedo che più io ti spingo al contesto, più la tua «lingua batte sempre dove il dente duole»: la totale depravazione dell’uomo, che in tale specifico brano non c’entra nulla.

     In Giovanni 6 Gesù non chiamò ancora i Giudei «discendenti del calunniatore» (gr. diábolos), quindi perché mettercelo? Gesù usò tale locuzione solo in seguito, quando essi lo rifiutarono apertamente come Messia (Gv 8,44). C’è sempre un prima e un dopo.

     Come si fa poi a dire che «non tutti i Giudei erano eletti» (dove è mai scritto proprio così nel NT e specialmente negli Evangeli?), visto che tutti i figli di Abramo sono membri del popolo del patto, come ho indicato sopra? È scritto: «Per quanto concerne l’elezione, sono amati per via dei loro padri» (Rm 11,28); quindi sono eletti! Con il loro rifiuto di accettare Gesù quale loro Messia, «per quanto concerne l’Evangelo, essi sono nemici per via di voi»; ma questo è un’altra questione, che nel nostro brano non c’entra.

     Pietro, torna a fare esegesi contestuale di Giovanni 6,44, liberandoti dalle tare dogmatiche, che ti portano a proiettarci dentro, a priori, l’ideologia determinista del calvinismo. Le convinzioni personali sono una cosa, l’esegesi contestuale è un’altra; le prime non devono umiliare la seconda.

 

Pietro Calenzo: Al tempo della predicazione di Gesù non tutti i Giudei erano Giudei, in particolar modo tra i più eminenti, molti rifiutarono l’Evangelo del Signore, e ad alcuni di questi Gesù disse chiaramente che erano progenie del diavolo, e che non avevano per padre Mosè; questo mi pare chiaro. {18-03-2014}

 

Nicola Martella: Rieccoti a ripresentare la stessa tesi, attribuendola alla predicazione di Gesù, ma senza dimostrazione scritturale. Dove ha detto mai Gesù che «non tutti i Giudei erano Giudei»? Dove disse mai loro Gesù che «non avevano per padre Mosè»? (semmai Abramo). Nella circostanza descritta da Giovanni 8, avvenne la rottura fra Gesù e il giudaismo storico, poiché essi lo rifiutarono come Messia. Tuttavia, c’è un prima (Gv 6) e un poi (Gv 8). Mischiare insieme tali cose, per accreditare la propria tesi, non è corretto. Inoltre tale procedimento pregiudiziale impedisce di capire veramente Giovanni 6,44 nel suo contesto.

     Attenzione alle conclusioni basate sul tipico falso sillogismo. Che significa veramente il verbo greco hélkō, che compare in Giovanni 6,44? In senso traslato significa: «attirare gli altri alle proprie convinzioni, quindi persuadere». Dio lo faceva mediante il suo ammaestramento (v. 45). Di questo si trattava (!) e di nulla d’altro. Solo quei Giudei, che si lasciavano convincere da Dio, potevano credere in Gesù quale Messia, per essere risuscitati nell’ultimo giorno.

 

 

3.  IL TENORE DEL BRANO: Quanto abbiamo appena detto in sintesi, lo vogliamo spiegare meglio nel dettaglio. In Giovanni 6,44 intendeva Gesù parlare a tutti gli uomini, o si rivolgeva a persone specifiche in un contesto specifico? Intendeva parlare di una presunta dottrina della (doppia) predestinazione o di altro?

     Partiamo dapprima dal verbo hélkō, che significa «trarre o tirare (rete Gv 21,6); estrarre, sguainare (spada Gv 18,10; cfr. LXX Gdc 20,17.46); piegarsi, abbandonar(si) (cfr. LXX Ec 2,3 al vino); trascinare o tirare via (rete Gv 21,6; davanti alle autorità At 16,19; dal tempio At 21,30; in giudizio Gcm 2,6); tirare o trarre a sé, persuadere (Gv 6,44; cfr. 12,32); attirarsi, attrarre; ecc.». Visto che si tratta di persone e non di cose, il significato migliore è, nel contesto, «tirare o trarre a sé (gli altri al proprio convincimento), persuadere». La forma verbale, che qui ricorre, è elkýsē: aor. cong. att. 3a sing. Traduciamo: «Nessuno può venire a me, qualora il Padre, che mi mandò, non lo persuadesse; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

     Facciamo la verifica del contesto. Molta della gente, che seguiva Gesù, voleva avere di che mangiare (Gv 6,34). Gesù invece propose se stesso come il «pane della vita» (v. 35) e come colui, che era «disceso dal cielo», per fare non la volontà del padre (v. 38). Proprio a questo tali Giudei non credevano (v. 36). L’intenzione di Gesù quale Messia era di non perdere nulla di ciò, che il Padre gli aveva dato, ma di resuscitare i credenti in Lui l’ultimo giorno (vv. 37.39s). Tali Giudei mormoravano contro Gesù, credendolo solo un uomo e non il Messia, venuto dal cielo (vv. 41s). A ciò segue tale verso di Gesù, in cui affermava che per credere in Lui quale Messia e per essere, quindi, resuscitati da Lui alla fine dei tempi, era necessario che il Padre li persuadesse e, perciò, che essi si facessero persuadere dal Padre, ossia avessero fede (cfr. v. 47). Infatti, il verso che segue parla del fatto che i profeti annunziarono: «Saranno tutti istruiti da Dio» (v. 45). In pratica, Dio persuade, istruendo! Questa è la logica conseguenza: «Ogni uomo, che ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me», ossia riconoscendolo come il Messia promesso. Di questo si trattava e non di una presunta dottrina della (doppia) predestinazione, che nel contesto di questo brano non ha senso.

 

 

4.  ASPETTI CONCLUSIVI

     ■ Se non si affronta un testo nel suo contesto naturale, esso si presterà a strumentalizzazioni ideologiche, che proietteranno in esso altri contenuti, chi questo e chi quello.

     ■ Nelle cose, che accadono, c’è un prima e un poi. Per capire un brano, bisogna rispettare la sequenza temporale e gli sviluppi.

     ■ Proiettando le proprie opinioni su specifici brani biblici (p.es. «non tutti i Giudei erano veramente Giudei», mettendo tale asserzione in bocca a Gesù), si darà a tali brani un altro significato rispetto a come l’autore li intendeva.

     ■ Partendo da contenuti estranei a un testo in esame e al messaggio di Gesù (p.es. «tutti sono peccatori», «uomo naturale», «corruzione totale dell’uomo»), non solo si snaturerà la comprensione del testo, proiettandoci dentro contenuti estranei (p.es. elezione deterministica), ma si sarà incapaci di comprendere tale brano e altri simili. In pratica, si farà anche un cattivo servizio alla verità.

     ■ Anche partire da sé, dall’oggi o dall’applicazione, porta al rischio di dare a un brano un significato differente dal pensiero originario. Chi capisce male un testo, poi lo applica anche male. Così facendo, si rischia di creare un consenso deleterio intorno a tali commistioni, passando da una dottrina sana a una insana.

     ■ È solo la verità, che rende liberi. Ed essa si evince con l’esegesi contestuale, analizzando obiettivamente un testo nel suo contesto letterario, storico, religioso e culturale.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Gv6_44_predest_Avv.htm

19-03-2014; Aggiornamento: 22-04-2014

 

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