1. ENTRIAMO IN TEMA: Nel
passato il giudaismo storico vedeva in Gesù di Nazaret l’eretico, il
traditore della tradizione e quant’altro di negativo (cfr. il Talmud). Negli
ultimi decenni del 20° secolo, alcuni rabbini e studiosi giudaici (p.es. Ben
Chorin) cambiarono approccio e, recuperando Gesù nel giudaismo, dicevano ai
cristiani all’incirca questo: «Voi non potete capire veramente Gesù di Nazaret e
il suo messaggio, poiché egli è un figlio del giudaismo». In tal modo,
cominciarono varie manovre per normalizzare il Gesù storico all’interno del
giudaismo come uno dei suoi tanti figli, sebbene un po’ atipico e ribelle.
Cavalcando l’onta del criticismo storico, affermavano che Gesù era uno dei tanti
rabbini del suo tempo, senza alcuna pretesa di essere il Messia; solo i suoi
discepoli lo avrebbero reso tale.
Nel giudaismo storico si è quindi passati da un rifiuto e denigrazione di Gesù
di Nazaret, durate secoli, a un suo «recupero» all’interno del giudaismo; ma ciò
ha significato parimenti uno svuotamento di significato dal suo interno e un suo
riempimento con elementi conformi al giudaismo del tempo di Gesù o addirittura
medievali.
Gesù era allora allineato o anticonformista? I Giudei cristiani
certamente non vogliono svuotare Gesù di Nazaret del suo significato intrinseco
di Messia. In parte però vorrebbero «recuperarlo» anche loro nella «normalità»
giudaica (quale poi?) del suo tempo: un Gesù allineato alla tradizione dei padri
e conformista rispetto alla devozione del tempo.
Qui di seguito riporto il termine usata da Carmine Picciotto (ps.) per Gesù, ossia
Yeshuà (y = i; sh = sci),
ricordo però ai lettori
che in ebraico è Ješûa` (j = i; š = sci; a`
= ǎ + suono gutturale).
2.
GESÙ UN GIUDEO CONFORMISTA?:
Leggendo l’intervista di Luca Rajna a Carmine Picciotto (ps.)«il rabbino pastore»
(Icn [link non più attivo], era comparso anche sul sito di Edipi) si potrebbe avere proprio questa
impressione. Carmine Picciotto (ps.) asserisce quanto segue: «I vangeli riportano in molti
punti che Yeshuà e la sua famiglia erano giudei strettamente osservanti. La
discussione di Yeshuà dodicenne al Tempio era condotta secondo la retorica
farisaica: dava risposte facendo domande (Luca 2,46-47). Il Messia operava come
un rabbino galileo khassid del suo tempo: pregava in modo carismatico.
Difficilmente nella Bibbia esiste un miracolo che non possa essere ritrovato
anche nella letteratura rabbinica dell’epoca. Yeshuà osservava la Legge e le
feste, indossava le tzizitot, le frange che cadono dai quattro angoli del
vestito (Marco 6,46; 14,36) e nessun fariseo legalista gli ha mai rimproverato
di non indossare i tefillim sul capo e sul braccio per la preghiera (D’varim,
Deuteronomio 6,8), il che indica che osservava anche questa usanza».
Tutto chiaro? È un quadretto normalizzante e tranquillizzante… almeno per Rajna
e Picciotto, forse per l’Edipi e Icn (hanno pubblicato l’intervista senza obiettare
in nessun punto!) e per quanti credono che se ciò viene detto da un «rabbino
pastore», dev’essere anche vero.
3. VINO NUOVO IN OTRI NUOVI:
Il NT ci dà poche indicazioni riguardo alla vita di Gesù prima dell’inizio del
suo ministero. Basarsi sul silenzio-assenso è una lama a doppio taglio, poiché
le stesse cose possono essere lette in un modo e nel suo contrario. Tralasciamo
quindi il periodo antecedente al ministero pubblico.
Forse Carmine Picciotto (ps.) avrebbe dovuto spiegare che cosa sia un «rabbino galileo khassid». Il composito movimento dei Kassidim (= i devoti,
i pii, gli ortodossi) si era opposto al re di Siria, Antioco Epifane IV
(ca. 215-164 a.C.), quando cercò di paganizzare il giudaismo. Perciò si alleò
con gli Asmonei (una famiglia sacerdotale) e diede man forte a Giuda Maccabeo,
finché si ottenne l’indipendenza. Dopo che gli Asmonei assunsero il potere della
Giudea e assimilarono essi stessi costumi ellenistici, il movimento dei Kassidim
si separò dai Sadducei, il partito dei sacerdoti, e tornò a ricomporsi
nei suoi vari movimenti e correnti, con i loro propri maestri e tradizioni
particolari. Il movimento più conosciuto è quello dei Farisei (= i
separati), il più integralista. Gli Zeloti erano l’ala estrema, politica,
carismaticista e apocalittica del fariseismo. C’erano però innumerevoli altri
movimenti religiosi (cfr. Esseni, Terapeuti, Sicari, Erodiani). Un po’
come le denominazioni odierne all’interno del giudaismo (cfr. anche il
cristianesimo), ogni fazione religiosa aveva le sue specifiche.
Il giudaismo al tempo di Gesù non era un fenomeno univoco e uniforme. È
quindi difficile voler catalogare oggigiorno Gesù ad esempio come un «rabbino
galileo khassid» e attribuirgli il fatto che pregasse «in modo carismatico» (i
carismaticisti e apocalittici del giudaismo erano i Qannaim o Zeloti, ma
Gesù non si può considerare tale, poiché non chiamava a una lotta contro i
Romani, come invece facevano coloro che sostenevano ad esempio il partigiano
Barabba).
Per una panoramica rimando al seguente articolo: Nicola Martella, «Il giudaismo
al tempo del NT»,
Dall’avvento alla parusia, Panorama del NT 1 (Fede controcorrente, Roma
2008), pp. 10-14.
Quando Carmine Picciotto (ps.) parla della «letteratura rabbinica dell’epoca» a
proposito dei miracoli biblici (intende quelli di Gesù?), dovrebbe citare tale
letteratura per nome e con riferimenti. Se si riferisce forse alla Mišnah (dal
200 d.C. in poi) o addirittura al Talmud (5°-7° sec. d.C.)? Ciò non si può certo
dichiarare «letteratura rabbinica dell’epoca» di Gesù. Certo si dirà che la
Mišnah riporta ciò che hanno detto rabbini precedenti, ma chi ne può verificare
la correttezza senza fonti scritte?
Indossava Gesù le tzizitot o filatterie, le frange poste ai quattro canti
del vestito? Lo si può presumere, ma difficilmente dimostrare. Gesù, criticando
aspramente scribi e i Farisei, disse fra altre cose che essi, alfine di essere
osservati dagli uomini «allargano le loro filatterie e allungano le frange
dei mantelli» (Mt 23,5). C’è da presumere che qui Gesù non criticasse l’uso,
ma solo l’abuso.
Più critiche le cose stanno con i tefillim, le strisce di cuoio usate dai
Giudei ortodossi per pregare. C’è da osservare che Dt 6,8 non comanda l’uso di
tali tefillim, ma Mosè parlava qui dell’assimilazione della Torà che doveva
essere presente nel pensiero e nell’azione dell’Ebreo. Dal linguaggio metaforico
di Mosè fu tratto tale costume devozionale fra i Giudei ortodossi, di cui però
nell’AT e nel NT non c’è traccia.
Si noti che quando i discepoli chiesero a Gesù di «insegnare loro
a pregare come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli» (Lc 11,1),
già ciò indicava uno scostamento del Battista dall’uso dei Farisei (che egli
chiamava «razza di vipere»! Mt 3,7), che erano abituati a pregare a ore
fisse e a recitare preghiere. Nella richiesta dei discepoli a Gesù non si
trattava solo di che cosa dire, ma anche come farlo. Gesù non
impose l’uso dei tefillim. Al contrario, nella legge messianica del regno (Mt
5ss) Gesù, insegnando a pregare, prese posizione su vari abusi devozionali di
scribi e Farisei, che si basava sull’estetica e sull’apparire dinanzi agli altri
(Mt 6,1.5). È difficile dimostrare che Gesù «osservava anche questa usanza» e
che l’avesse insegnata ai suoi discepoli.
Creare un
luogo comune e renderlo «ovvio» sulla base della convenzione di gruppo, non
lo rende verità, ma rende responsabili e colpevoli. Ciò vale per sia l’immagine
di Gesù sui santini, sia per quella conforme al giudaismo medioevale.
L’immagine, che gli Evangeli diedero di Gesù, non fu quella di un pio Giudeo
allineato a uno dei tanti movimenti giudaici, ma di un Messia anticonformista.
Gesù si scontrò ripetutamente proprio con quella che Paolo chiamò «la più
rigida setta della nostra religione» (At 26,5), ossia i Farisei, e apostrofò
pubblicamente questi ultimi, unitamente ai loro rappresentati (scribi, dottori
della legge, quindi rabbini) nei modi più disonoranti (Mt 23). Dopo la fine del
tempio e il tramonto connesso dei Sadducei, proprio da scribi e Farisei nacque
il giudaismo rabbinico, la cui massima espressione fu il Talmud. Gesù accusò
scribi e Farisei di aver messo fuori uso la Parola di Dio mediante le loro
tradizioni (Mt 15,6; Mc 7,13). È strano che si voglia «recuperare» Gesù proprio
in tale devozione farisaica! Ed è altresì strano che i Giudei cristiani vogliano
spesso usare proprio gli scritti dei rabbini farisei (Mišnah e Talmud) per
interpretare la figura di Gesù e gli scritti del NT.
Chi vuole cogliere la continuità con il vecchio patto e la tradizione, non può
dimenticare la discontinuità. Gesù si presentò come un nuovo Mosè, non
come un Messia accomodante che veniva a rattoppare le vesti lacerate o a
riparare gli otri vecchi di un giudaismo, verso cui egli si pose in modo critico
e anticonformista. La sua non era una riforma, ma una rivoluzione: «Ora
nessuno mette un pezzo di stoffa nuova sopra un vestito vecchio; perché quella
toppa porta via qualcosa dal vestito, e lo strappo si fa peggiore. 17Neppure
si mette del vino nuovo in otri vecchi; altrimenti gli otri si rompono, il vino
si spande e gli otri si perdono; ma si mette il vino nuovo in otri nuovi, e
l’uno e gli altri si conservano» (Mt 9,16). Luca andò anche oltre (Lc
5,36-39). Si vedano qui anche le norme sul sabato, sul mangiare con le mani non
lavate, sul digiuno e così via. Non si può certo dire che Gesù era un Giudeo
conformista.
Per l’approfondimento si veda la seguente letteratura:
■ Nicola Martella,
Chi dice la gente che io sia?
Offensiva intorno a Gesù 1
(Punto°A°Croce, Roma 2000), specialmente gli articoli: «Il giudaismo e
Gesù», pp. 103-114; «Gesù e i giudei», pp. 115-124.
■ Nicola Martella,
E voi, chi dite ch’io sia?
Offensiva intorno a Gesù 2
(Punto°A°Croce, Roma 2000), specialmente l’articolo «Gesù Cristo negli
Evangeli», pp. 26-33. |
►
Interrogativi sul cristianesimo giudaico
{Nicola Martella} (A)
I prossimi articoli, nati dall'analisi e dal confronto con tale intervista e
scritti oramai da anni, verteranno sui seguenti temi:
► Occhio generoso o avaro?
► Sotto la legge o sotto la grazia?
► URL:
http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Gesu_allineato_anticonform_OiG.htm
10/12/2007; Aggiornamento: 17/05/2018
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