1. Entriamo in tema
{Martella Nicola}
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Dopo l’articolo «
Indegni per la Cena del Signore 1, in cui mi sono confrontato con Antonio Angeloro, è intervenuto su tale tema
Tonino Mele [►
Indegni per la Cena del Signore 2]. Poi mi è arrivato anche un intervento di Fiorina, la cui parte iniziale
rispecchia abbastanza l’intervento di Tonino. Poiché la parte finale
(evidenziata da me così: ***) mi è sembrata una semplificazione, ho chiesto ad
Annamaria Mazzari (un’ex suora) di valutarla. Ecco alcune domande che mi sono
posto al riguardo: ▪ 1. Chi sono i «fratelli» secondo la Bibbia e secondo il
cattolicesimo? ▪ 2. Veramente ogni «cattolico ha in genere presente questo
concetto…»? ▪ 3. Basta unirsi «a Gesù nell’Eucaristia» per unirsi «anche al suo
corpo che è la Chiesa»?
2. Le tesi
{Fiorina Pistone}
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Caro Nicola, nel dibattito «
Indegni per la Cena del Signore 1», sia tu che Antonio Angeloro
parlate dell’esigenza di contestualizzare 1 Corinzi 11,23-32 all’interno della
lettera di Paolo alla quale i versetti appartengono. Io penso che, ai fini della
contestualizzazione, sia più giusto dare la priorità ai versetti 11,21s e 11,33s
(«Perciò, fratelli miei, quando vi radunate per la cena, aspettatevi gli uni
gli altri. E se qualcuno ha fame mangi a casa, perché non vi raduniate a vostra
condanna»), anche perché sono più vicini al passo in discussione di quelli
che si riferiscono all’idolatria. La raccomandazione principale contenuta nel
primo di questi due gruppi di versetti (mangiare a casa propria, se si ha fame,
per non umiliare chi non ha niente) è così importante, per Paolo, che egli la
ripete nel secondo gruppo, costituendo come una piccola cornice che racchiude il
passo sopra indicato./p>
Venire meno a questa raccomandazione di Paolo è una mancanza contro la carità, e
questo è ciò che veramente significa «non riconoscere il Corpo del Signore»
(11,29). Il corpo del Signore è la Chiesa (Efesini 1,23), che è costituita da
tutti i fratelli in Cristo, e chi non riconosce la Chiesa come Corpo del
Signore, amando i propri fratelli in Cristo, non riconosce neanche il Signore,
infatti 1 Giovanni 4,20 dice: «Chi non ama il proprio fratello che vede, non
può amare Dio che non vede».
*** Noi Cattolici crediamo che, unendoci a Gesù nell’Eucarestia, ci uniamo anche
al suo corpo che è la Chiesa; perciò questo passo di Paolo assume per noi
particolare importanza: se rifiutiamo i nostri fratelli rifiutiamo anche Gesù.
Un Cattolico ha in genere presente questo concetto, anche se non sempre saprebbe
fare questo riferimento biblico. Ti saluto... {05-04-2008}
3. Osservazioni e obiezioni
{Annamaria Mazzari}
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Caro Nicola, vorrei
rispondere solo alle tue domande. Fiorina ha ragione; teoricamente è questo il
senso dell’Eucaristia secondo il cattolicesimo: chi s’unisce così a Gesù,
s’unisce misticamente ai fratelli; ma questo è possibile perché a monte c’è
stato il battesimo. È mediante il battesimo che si fa parte del Corpo di Cristo,
la chiesa, secondo il pensiero cattolico.
■ 1) Chi sono i «fratelli» secondo la Bibbia e secondo il cattolicesimo?
Nella chiesa di Roma è il battesimo che li rende fratelli fin da neonati —
mentre nelle chiese evangeliche i credenti si definiscono «fratelli» dalla
conversione in poi e ogni chiesa forma veramente una comunità di credenti (per i
motivi che sappiamo). Ciò non avviene fra i cattolici che frequentano una stessa
chiesa, non si conoscono, in genere non conoscono la Bibbia né il catechismo
cattolico per gli adulti, non sono nati di nuovo. [N.d.R.: Da una recente
inchiesta è risultato che l’86% degli italiani non conosce la Bibbia!]
■ 2) Quanto al
significato dell’Eucarestia, ogni «cattolico ha in genere presente questo
concetto…» da essa espresso? I cattolici, riguardo alla loro dottrina (che non è
biblica e non la conoscono), hanno in genere solo la formazione ricevuta durante
la preparazione alla prima comunione e alla cresima; quindi questo concetto non
è certo presente. Inoltre la comunione è così carica di misticismo (intimità con
Gesù presente realmente nel tuo cuore, raccoglimento per ascoltare e parlare con
Gesù) e ciò che conta è proprio l’intimità con Gesù «realmente presente»
nell’ostia. A me sembra che il concetto di chiesa come comunità fraterna fra i
cattolici non può esserci, perché in ogni chiesa (parrocchia) non si vive questo
rapporto basato sulla Bibbia; è troppo forte la tradizione per cui si frequenta
la chiesa perché fa parte del costume, e in genere non c’è formazione.
■ 3) Basta unirsi «a Gesù nell’Eucaristia» per unirsi «anche al suo corpo
che è la
Chiesa»? C’è un inno che si canta sovente accostandosi alla comunione:
«Noi formiamo qui riuniti un solo corpo: evitiamo di dividerci fra noi…». Ma
tutto rimane molto teorico, ben a ragione Fiorina scrive che un cattolico in
genere non saprebbe fare riferimento al concetto biblico (tutti non saprebbero
farlo); non solo, ma non credo neppure che ci pensino, visto che chiunque si può
accostare alla comunione e i partecipanti neppure si conoscono fra loro. Ci sono
molte ragioni che hanno portato a questa situazione e non è il caso qui di
parlarne.
Fiorina ha sottolineato il fatto della carità fraterna come aiuto a
coloro che sono in difficoltà (non necessariamente ai fratelli di chiesa).
Questo impegno caritativo è molto presente nella chiesa cattolica ed è
encomiabile. La carità verso il prossimo direi che è la cosa più caldeggiata in
ambito cattolico, ma non è accompagnata dall’evangelizzazione. Sono quindi
tutti fratelli, e proprio tutti figli di Dio?
Fiorina non ha voluto prendere in considerazione «indegnamente» (1 Cor
11,27), forse perché, prima di comunicarsi, la persona cattolica generalmente si
confessa, per cui s’accosta al «banchetto eucaristico» degnamente. Io però
vorrei farle notare che in questi versetti si parla anche d’idolatria, certo,
per lei è una normale prassi festeggiare un santo o la Madonna con la
celebrazione della messa e accostarsi alla comunione, ma è proprio così che si
deve fare? Al verso 23 della stessa lettera Paolo dice: «Poiché ho ricevuto
quello che vi ho anche trasmesso»: si tratta solo del memoriale del
Signore; il resto è un «di più» della tradizione. Allora mi domando: tali
aggiunte arbitrarie permettono di avere degna comunione on il corpo di Cristo?
Forse sarebbe utile regolare quanto c’è in più per non essere idolatri.
Spero di essere stata chiara. Certo Fiorina non mette in discussione il suo
credo cattolico, per lei è tutto dogmatico. Un caro saluto e lo Spirito santo
t’aiuti nel tuo compito arduo ma tanto utile. {05-04-2008}
►
Abbiamo scelto Cristo e Lui solo {Annamaria Mazzari} (A)
►
Il cammino di due ex suore {Nicola Martella} (T)
►
Perché due suore hanno lasciato la Chiesa Cattolica {Annamaria Mazzari} (A)
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Eucarestia_BB_CCR_UnV.htm
01-05-2008; Aggiornamento: 19-08-2009
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