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FRA CONSERVATORI E FONDAMENTALISTI

 

 di Paolo Brancè e Luciano Leoni - Nicola Martella

 

1. Le tesi {Paolo Brancè e Luciano Leoni}

2. Osservazioni e obiezioni {Nicola Martella}

 

Qui di seguito parliamo dell'UBEIC, ma facciamo notare che, intanto, tale gruppo battista ha preso il nome di «CBI» (per i dettagli vedi UBEIC).

 

Il seguente confronto si basa su un articolo precedente di Nicola Martella: La «C» conservatrice in UBEIC e i fondamentalisti. Nell'articolo «Conservatori fra Fundamentals ed Evangelicali» Paolo Brancè e Luciano Leoni hanno risposto a esso, e Nicola Martella ha fatto alcune osservazioni nel merito. Nell'attuale articolo conclusivo prosegue tale confronto, mettendo a fuoco quanto ancora rimasto in sospeso. Come ho già avuto modo di ribadire, ho molta simpatia per le posizioni scritturali e non liberali di questi fratelli, di là dalla «C» conservatrice presente nell'acronimo dell’ UBEIC. Tuttavia, parlo fraternamente con loro come uno che non si identifica con gli attuali significati di «fondamentalismo» e di «conservatorismo».

 

 

1. Le tesi {Paolo Brancè e Luciano Leoni}

 

Caro Nicola, innanzitutto ti ringraziamo per le parole di simpatia rivolte a noi. Tuttavia, permettici d’obiettare ad alcune tue affermazioni intorno all’UBEIC, che forse sono dettate da una nostra carenza nel non esprimere chiaramente il nostro pensiero, cosa che potrebbe aver condizionato una pacata riflessione nel merito.

 

     1. IN PRIMO LUOGO obiettiamo circa la tua affermazione riguardante il termine «conservatore» come termine ricavato dal mondo politico e «di natura logica e ideologica». Il termine «conservatore» è una espressione moderna coniata nell’ambito d’un panorama evangelico contemporaneo frazionato in differenti compagini ecclesiali con orientamenti teologici diversificati che sono classificati in chiese liberali e fondamentaliste. Ma la parola «fondamentalista» oggi ha una connotazione estremamente negativa, causando nella gente una decisa repulsione.

     Il sociologo Enzo Pace nel suo testo, redatto insieme a Piero Stefani, docente al San Bernardino di Venezia, «Il Fondamentalismo religioso contemporaneo», edito dalla Queriniana, parla innanzitutto di diversi fondamentalismi a seconda dei diversi contesti culturali e religiosi, nei quali movimenti, gruppi e organizzazioni estremiste sono nati e agiscono. Inoltre, Pace continua affermando che «si ha che fare con persone che in vario modo si rifanno a una dottrina religiosa o a una tradizione sacra, la reinterpretano, in alcuni casi la reinventano dando vita a repertori d’azione collettiva che vanno studiati come tali».[1] Nella sua disamina Pace afferma che i movimenti fondamentalisti nascono all’interno delle grandi religioni mondiali, ossia del mondo cristiano (in particolar modo in quello evangelico-protestante), del mondo islamico, ebraico, dell’induismo e dell’universo religioso sikh. Pace afferma inoltre che «perché si dia il Fondamentalismo occorre il richiamo a un libro sacro». Infatti, secondo lui, si ha il Fondamentalismo solo se ricorrono i seguenti elementi:

     ■ Credenza nel principio dell’inerranza del contenuto del libro sacro, assunto quest’ultimo nella sua interezza, come una totalità di senso e di significati che non possono essere selezionati e interpretati liberamente dalla ragione umana, pena lo stravolgimento della verità stessa che il libro sacro contiene;

     ■ Assunzione del principio d’astoricità della verità del libro che la conserva;

     ■ Il principio della superiorità divina su quella terrena;

     ■ L’etica della fraternità, ossia il primato di fondazione dell’identità d’un gruppo o d’un popolo intero atto a segnalare l’assolutezza del sistema di credenza cui ogni fedele è chiamato ad aderire e il senso profondo di coesione che stringe tutti coloro che a essa fanno riferimento.[2]

 

A seguito di quanto è stato rilevato, il termine «conservatore» non è un termine ideologico o estrapolato dal linguaggio politico, ma è un termine storicamente legato alla spiritualità evangelica, che considera Cristiani tutti coloro che seriamente e responsabilmente fanno affidamento alla persona, all’opera e all’insegnamento di Gesù al di là del gretto dottrinalismo d’una specifica denominazione, conservando e difendendo i principi fondamentali costitutivi del Cristianesimo storico o apostolico.

     Nel mondo fondamentalista c’è una odiosa differenza tra «credenti» e «non credenti», considerando «credenti» coloro che sono parte della stessa famiglia denominazionale, e «non credenti» tutti quelli che sono fuori.

 

     2. LA SECONDA CONSIDERAZIONE che è doverosa evidenziare è il fatto di negare l’impronta «battista» dei movimenti di risveglio dell’Ottocento. Noi vi chiediamo: «Chi ha trasmesso i principi dell’ecclesiologia congregazionalista ai movimenti di risveglio dell’800, i Battisti o i Mennoniti? E se essi non sono la loro fonte, da chi hanno  attinto le loro idee del congregazionalismo?

 

     3. LA TERZA CONSIDERAZIONE che vogliamo rilevare è quella riguardante l’accusa di «essere in una fase reattiva, rischiando di rimanere in un puro progetto ideologico».

     Come tu sai, caro Nicola, ogni movimento nasce perché è riscontrato nel vissuto quotidiano uno appiattimento della fede evangelica; se vuoi, una sorta di giudaizzazione del mondo evangelico; o, peggio ancora, una defezione. Tu dici bene quando sottolinei il principio evangelico della grazia a caro prezzo. Sappi che è già contemplato nel Manifesto dell’UBEIC. Infatti, i Battisti conservatori esprimono che la salvezza per grazia a caro prezzo è obbedienza senza condizione. Come Gesù ha dato tutto se stesso per la salvezza del credente, così il cristiano è chiamato a donare tutto se stesso come segno di gratitudine e come conseguenza della libertà in Cristo.

     Una pura adesione alla dottrina cristiana, una generale conoscenza religiosa intellettuale della grazia non è di per sé obbedienza a Cristo: è un cristianesimo senza Cristo, una conoscenza senza obbedienza. L’UBEIC ha le idee chiare di quello che deve essere l’Evangelismo contemporaneo: lungi dall’essere una espressione legalistica, l’UBEIC propone un evangelismo a caro prezzo, che è sequela, libertà in Cristo, testimonianza d’amore, Grande Mandato, Comunità d’uomini e donne libere da amare.

     Il loro Manifesto finisce con questa affermazione: I Cristiani Battisti Conservatori hanno un compito molto delicato da adempiere: Amare. Amare Dio con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze, e amare il prossimo come loro stessi. Come Cristiani Battisti vogliamo appropriarci del vivo desiderio di molti Evangelici (ma diremmo anche: di molti cristiani appartenenti a tutte le confessioni) di vedere realizzato, vivendolo intensamente, un profondo rinnovamento spirituale nelle chiese. Adesso più di prima, c’è una forte presa di coscienza del malessere diffuso nelle chiese da parte di molti credenti e d’una forte voglia di riscatto. Ci s’interroga in che modo è possibile riscoprire la gioia della vita libera in Cristo. Un risveglio è possibile e realizzabile se all’azione autorevole, silenziosa, prodigiosa, prorompente dello Spirito Santo vi sia la risposta del credente, una risposta basata dal ravvedimento, pentimento e obbedienza.

     Ravvedimento da che cosa? Dalla cattolicizzazione delle chiese evangeliche, ossia dalla loro secolarizzazione, dal devastante formalismo religioso in cui sono piombate; dalla tacita e graduale costituzione d’un «corpo clericale» che tiranneggia sui credenti, ridimensionando il senso democratico delle chiese, e dall’odioso lassismo morale che banalizza la drammatica esperienza del peccato e la serietà del pentimento e della vita libera in Cristo.

     Ravvedimento e pentimento da che cosa? Dal legalismo delle chiese, che inventano cavilli legali e divieti che, messi insieme all’arido dottrinalismo, hanno attribuito a essi un potere salvifico al pari se non superiore al sacrificio espiatorio di Gesù Cristo. Ai Comandamenti fondamentali dati dal Signore vengono aggiunti e imposti ai credenti divieti che il Signore non mai imposto nelle pratiche rituali e cultuali, nelle relazioni sociali, nel costume e nell’impegno civile e culturale. I battisti Conservatori auspicano che lo Spirito Santo adombri le chiese e soffi in modo tale che scuota il credente e svegliarlo dal suo torpore richiamandolo alle sue responsabilità di cristiano che è stato chiamato alla sequela di Cristo.

     I Cristiani Battisti Conservatori sono fortemente desiderosi di far propria la sfida, a cui pone loro lo Spirito di Dio d’essere una Chiesa che prega, una Chiesa che ama, una Chiesa che dà, una Chiesa che va. {10-12-2009}

 

 

2. Osservazioni e obiezioni {Nicola Martella}

 

Anche qui ho dovuto dedicare molto tempo, oltre a quello investito già. Ricordo che il mio intento era, fin dall'inizio, solo quello di stimolare Paolo e Luciano alla riflessione e sensibilizzarli perciò a mettere le giusta fondamenta prima di costruire la casa. È il tempo che poi mostrerà le cose. Avevo dato già risposta allo scritto dell’UBEIC, quando mi è pervenuta una «versione riveduta» (l’attuale), che però si differenzia solo in pochissimi dettagli marginali. Ho numerato sopra le parti per potervi rispondere.

     Sono spiacente che le mie osservazioni di osservatore esterno, ma simpatizzante col progetto, siano state interpretate (nella prima versione del vostro scritto) come scritte nella «foga della contestazione», invece che come fraterno «fiato sul collo», per spingerli a chiarirsi e chiarire meglio il loro intento. Nella «versione ravveduta» fa piacere che ricerchino le cause anche, come essi dicono, nella «nostra carenza [= dell’UBEIC] nel non esprimere chiaramente il nostro pensiero». Anche qui di seguito cercherò di fare da «coscienza critica».

 

     ■ 1. Che il termine «conservatore» sia una «espressione moderna» può essere smentita da ogni ricerca storica, visto che risale almeno al 19° secolo. Parimenti si può smentire facilmente che esso sia nato «nell’ambito d’un panorama evangelico contemporaneo», visto che è un termine oramai storicamente vetusto, per altro nato in origine in ambito politico. In genere erano i partiti a chiamarsi «conservatori». Per «conservatorismo» si intende infatti «il complesso dei principi sottoscritti da un partito conservatore; per estensione “conservatore” si riferisce a un atteggiamento ideologico che in politica diffida dei cambiamenti improvvisi, per es. dalla rivoluzione, e sostiene invece l’opportunità di preservare un determinato stato politico, sociale e religioso».[3]

     In seguito alcune chiese lo adottarono per differenziarsi dalle altre (spesso all’interno dello stesso movimento!), che erano diventate liberali. Tale verità storica non significa che tale locuzione non possa essere riscoperta e utilizzata oggi in modo legittimo. Si può farlo benissimo, rispettando però la verità storica.

     Non ho capito bene che cosa c’entri qui la disquisizione di Enzo Pace sul fondamentalismo, visto che non parla di conservatorismo. Faccio notare che il fondamentalismo si trova anche all’interno del cattolicesimo (p.es. quello tridentino, che è relativamente abbastanza diffuso e molto militante e agguerrito contro tutto ciò che non gli è uguale). Non credo che molti fondamentalisti si ritroveranno in tale descrizione di parte, visto che il fondamentalismo è abbastanza variegato (da posizioni più spiritualiste e contemplative, passando per quelle più conservatrici, a quelle più riformate). Da un altro canto tale definizione di fondamentalismo si potrebbe applicare a quasi ogni movimento; personalmente non conosco una compagine religiosa cristiana più fondamentalista del cattolicesimo romano, dato il suo esclusivismo, la presunta inerranza pontificale, l’asserto che fuori di tale chiesa non vi sia salvezza e che essa, detenendo la presunta successione apostolica, sia l’unica dispensatrice di grazie sacramentali. Mi chiedo pure se i fondatori dell’UBEIC non condividano diversi tali punti, visto che sono caratteristici del proto-battismo (p.es. la conferenza tenutasi nel 1895 a Niagara Falls ribadì l’assoluta inerranza del testo sacro).

     Detto questo, mi sarei aspettato qui non tanto un excursus sul fondamentalismo, ma uno approfondimento più obiettivo sul conservatorismo; infatti, non si chiarisce una cosa, parlando solo male di un’altra. In ogni modo, com’è noto, io personalmente non m’ascrivo né all’una né all’altra etichetta, ne uso per me l’anglismo «evangelicale», sebbene possa tornare utile ad altri.

     Inoltre, tale contrapposizione fra i due termini è solo formale, visto che si pretende di pettinare il variegato mondo fondamentalista e conservatore con un solo pettine, quello in possesso dell’UBEIC, per suggerire così qualche modo che si è quelli dalla parte giusta. Sebbene io non sia fondamentalista, tale descrizione del «mondo fondamentalista» è solo una caricatura, che molti fondamentalisti rispediranno al mittente. Invece di segnare punti a favore del conservatorismo, discreditando il fondamentalismo, sarebbe stato meglio essere più propositivi e lasciare fuori tale questione che può diventare un rischioso boomerang e portare a un pericoloso autogol.

 

     ■ 2. La presunta «impronta “battista” dei movimenti di risveglio dell’Ottocento», è facilmente smentibile. Nel Risveglio convogliarono tante e diverse esperienze. Per fare un esempio, Darby era stato un prete anglicano e Müller proveniva da pietismo tedesco. Chiaramente nel Risveglio entrarono anche dei battisti e ci furono «contaminazioni» reciproche; il fatto però che il Battismo mantenne la sua identità di là dal Risveglio, mostra che non si possa far derivare l’uno dall’altro né equipararli; le «chiese libere» del risveglio nel loro complesso non diventarono semplicemente chiese battiste, e viceversa. Proprio il Pietismo di Spener, Zinzendorf e di altri era stata una grande fucina devozionale ed ecclesiale. Nel 17° secolo Philipp Jacob Spener organizzò a Francoforte gruppi di laici detti collegia pietatis (gruppi di devozione). Come si vede, semplificare troppo non aiuta la verità.

 

     ■ 3. Come ho già espresso, io guardo con simpatia a ogni movimento di riforma o risveglio, che si basi sulla «sola Scrittura», quindi anche al progetto dell’UBEIC (con o senza «C»). La mia preoccupazione, che l’UBEIC si trovi ancora in una fase reattiva, è reale; spero vivamente che si passi a una fase prepositiva, lasciandosi dietro gli «otri vecchi» (e la reazione a essi) e costruendo «otri nuovi» che possano contenere un «vino nuovo».

     Per il resto condivido molte delle preoccupazioni da voi espresse, ad esempio riguardo ai seguenti aspetti: appiattimento, giudaizzazione, defezione, falso intellettualismo; e aggiungerei ancora: materialismo, consumismo, fede senza timor di Dio, liberalismo etico, misticismo senza moralità, narcisismo dei leader, clericalismo, dipendenza da falsi maestri (santoni, guru), formalismo cultuale, ritualismo, evangelo a poco prezzo, giudaizzazione, falso intellettualismo, anti-intelletualismo, esclusivismo, coloro che necessitano di latte per crescere ma la fanno da maestri, e così via.

     Il Manifesto è condivisibile. Sono persuaso che molti di coloro, che voi chiamate «fondamentalisti», non solo lo condividano, ma già lo vivono da tempo. Così accade per coloro che, come me, non sanno che farsene di vecchie etichette (fondamentaliste, conservatrici), che relegano alla storia, e preferiscono chiamarsi semplicemente «cristiani» (magari «cristiani biblici»), ossia seguaci dell’Unto a Re. Tempo fa, ho scritto il seguente motto, che qui va a pennello: «Fra tutte le “etichette” possibili per chiamare un seguace di Cristo, preferisco sempre quella schietta di “cristiano” (senza se e senza ma), ossia appartenente al Messia-Re. I surrogati di cristiani, che stanno in giro, non turbano il mio cammino, se io stesso sono un discepolo fedele di Cristo».

     Nonostante tutto ciò, rispetto e incoraggio ogni iniziativa di riforma e di risveglio, comunque voglia chiamarsi. Spero e prego che farete i passi giusti in vista della fase costituente del vostro movimento. Avete la mia simpatia e solidarietà, di là dalle diverse valutazioni in questo specifico punto. L’importante è conservare le fondamenta della verità rivelata, essendo «irreprensibili e schietti, figliuoli di Dio senza biasimo in mezzo a una generazione storta e perversa, nella quale voi risplendete come luminari nel mondo, tenendo alta la Parola della vita» (Fil 2,15) e tagliando «rettamente la Parola della Verità» (2 Tm 2,15).

     Penso che il confronto è stato abbastanza lungo e, ritengo, proficuo (almeno per me). So per esperienza che fare da «coscienza critica» non è facile né per tale persona né per i destinatari. Le mie intenzioni erano costruttive e di simpatizzante; le questioni da me sollevate, verranno poste anche da altri, si fa quindi bene a dare le giuste risposte. Credo che possiamo ritenere tale confronto fraterno come arrivato al capolinea, quindi esaurito. Continuando non vorrei prendermi una fatidica scarpata proprio dagli amici, come successe al «Grillo Parlante» da parte di Pinocchio.



[1]. Enzo Pace - Piero Stefani, Il fondamentalismo religioso contemporaneo (Queriniana ed., Brescia 2000), p. 16. La formattazione è redazionale.

[2]. Asserzioni tratte da Ibid., pp. 21-22. La formattazione è redazionale.

[3]. Così in Wikipedia al lemma «Conservatore»; cfr. qui anche «Conservatorismo».

 

La «C» conservatrice in UBEIC e i fondamentalisti {Nicola Martella} (A)

Conservatori fra Fundamentals ed Evangelicali {UBEIC - Martella} (A)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Conservat_vs_fondamental3_Mds.htm

16-12-2009; Aggiornamento: 02-07-2010

 

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