Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Le diversità possono essere una risorsa oppure diventano un problema.
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■ Entriamo in tema (il problema)
■ Uniti nella verità
■ Le diversità quale risorsa
■ Le diversità e le divisioni
■ Aspetti connessi.
 
Il libro è adatto primariamente per conduttori di chiesa, per diaconi e per collaboratori attivi; si presta pure per il confronto fra leader e per la formazione dei collaboratori. È un libro utile per le «menti pensanti» che vogliano rinnovare la propria chiesa, mettendo a fuoco le cose essenziali dichiarate dal NT.

 

Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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LA «C» CONSERVATRICE IN UBEIC E I FONDAMENTALISTI

 

 di Nicola Martella

 

Qui di seguito parliamo dell'UBEIC, ma facciamo notare che, intanto, tale gruppo battista ha preso il nome di «CBI» (per i dettagli vedi UBEIC).

 

 

1.  ENTRIAMO IN TEMA: Tempo fa, Luciano Leoni mi mise al corrente del fatto che la sua Chiesa Cristiana Evangelica di Alatri fosse quanto segue: È una «Comunità battista conservatrice che si riconosce nello spirito che animò i primi fautori di questo movimento. In comunione con la Missione Italiana per l’Evangelo, opera di cooperazione tra chiese evangeliche di diversa estrazione, ed è appartenente all’UBEIC, il movimento sorto nel 2009 come opera di collegamento tra le varie chiese battiste conservatrici Italiane». {4 luglio 2009}

     Andai allora sul sito internet indicato e lessi la maggior parte delle cose esistenti, in gran parte condivisibili, dando anche alcuni consigli contenutistici e tecnici. Nell’acronimo «UBEIC» (Unione Battisti Evangelici Italiani Conservatori) mi meravigliò specialmente la «C» per «Conservatori». Poi lessi una disquisizione di Luciano Leoni dal titolo «Che differenza c’è tra conservatori e fondamentalisti?», che mi fece rimanere un po’ perplesso, specialmente nelle versione originaria. Cito qui di seguito l’ultima versione, usando una formattazione nostra:

 

«Il credente fondamentalista, a cui ci riferiamo, è colui che, accanto alle verità fondamentali della fede apostolica, aggiunge alcune convinzioni personali tratte dalla sua interpretazione della Bibbia, interpretazioni che vengono considerate fondamentali e assolute, finanche necessarie per la salvezza. Egli si chiude a tutti gli altri cristiani di diverse denominazioni e, soprattutto, a quelli appartenenti alle altre confessioni, considerandoli non credenti. I credenti sono coloro che fanno parte della propria confessione ecclesiale o del gruppo di chiese che condividono assolutamente quelle «verità» religiose. Secondo questa visione non possono esserci alternative, perché la loro “verità” è quella assoluta. Essi si autoescludono dalla vita associata e della vita secolare».

 

«Il credente conservatore è colui che, pur rimanendo fermo nei fondamenti della fede biblica, comunque s’apre alle altre realtà cristiane di diversa denominazioni e confessioni, cerca e lavora con fatica e dedizione per l’unità dei credenti senza che vi sia nel loro intento alcun subdolo intendimento di conquistare le persone alla propria particolare comprensione della fede biblica. È da tenere presente che il Conservatore dialoga e apre la porta a ogni credente che si professa come tale. Nelle loro comunità vige la “legge” della libertà, nelle loro comunità è messa al bando ogni forma di legalismo o di libertinaggio e lassismo morale, aspetti tipici delle chiese fondamentaliste e liberali, la fede viene vissuta alla sequela di Cristo senza condizione, ogni credente è chiamato a rispettare le convinzioni dell’altro nelle cose secondarie, ma nessuno deve imporre come leggi, fatte passare per “divine”, le proprie convinzioni».

Leggendo tali cose, ho dovuto pensare che, di là da aspetti di verità, qui si tratta specialmente di «etichette» messe un po’ a proprio piacimento. È proprio vero che esistono varie letture della realtà e poi esiste la realtà stessa. Nella prima parte alcuni direbbero le stesse cose del «credente conservatore»; nella seconda parte, le cose non cambierebbero se, al posto di conservatore, ci fosse «biblico», «rispettoso della Bibbia» o simili. Saranno, quindi, tali «etichette» a distinguersi e a separare il male dal bene o, almeno, il bene dal meglio? Tanto più che nella versione originale, prima della mia lettera, l’autore faceva come esempio di fondamentalisti le Assemblee dei Fratelli e l’AEBI, ossia i battisti non dell’UCEBI.

     Già allora feci notare a Luciano Leone, tra altre cose, quanto segue: Vengo subito al concetto «conservatori» in UBEIC. Devo ammettere che a me non piace. Su tale concetto si può polemizzare a lungo. Non lo metterei mai nella designazione di gruppi di chiese. Anche la polemica che c’è sulla differenza fra «fondamentalismo» e «conservatorismo», presente sul tuo sito, devo ammettere che non mi piace e che, a un’analisi più attenta, potrebbe non restare in piedi. Io non mi sento né «fondamentalista» (nell’accezione odierna; prima significava «chi s’attiene scrupolosamente ai fondamenti della fede») né «conservatore» (nell’accezione odierna; non faccio il bibliotecario, il restauratore d’anticaglie, né l’imbalsamatore). Tale polemica fra «fondamentalismo» e «conservatorismo», in cui coinvolgete le Assemblee [nella prima versione, N.d.R.], oltre ad avere i piedi d’argilla, non vi porterà molte simpatie. Con tali cose rischiate che la vostra «riforma» resti un fatto marginale e singolare nel panorama italiano.

 

 

2.  APPROFONDIAMO I TERMINII: Quando ho letto la prima volta tale analisi, sono rimasto un po’ perplesso e meravigliato. Sebbene la contrapposizione tra «credente fondamentalista» e «credente conservatore» contenesse degli aspetti di realismo, tale semplificazione mi ha fatto apparire il tutto come una caricatura umoristica del cristiano cosiddetto fondamentalista. Inoltre, citando insieme «chiese fondamentaliste e liberali», l’autore mi ha dato l’impressione che esistano per lui solo due fronti possibili, di cui l’altro, quello più autentico, è il polo conservatore.

     In origine, in campo cristiano, i due termini significavano quanto segue:

     ■ Fondamentalismo: È il ritorno alle fondamenta della fede biblica, così come si evincono soltanto dalla Scrittura, in contrasto con le pratiche religiose dettate dalla tradizione e dalla nomenclatura ecclesiastica e in contrasto con il criticismo storico.

     ■ Conservatorismo: Intende conservare nelle chiese e nella società tutto ciò che è dottrinalmente e moralmente buono, in contrasto con il liberalismo dottrinale e morale.

 

In Wikipedia si legge, tra altre cose, quanto segue: «Per fondamentalismo si intende genericamente qualunque interpretazione letterale dogmatica di testi sacri (o loro equivalenti, fuori dell’ambito religioso) che assuma i relativi precetti a fondamenti (tipicamente della religione, ma non solo) rifiutando ogni ideologia in contrasto con essi. […] Si tratta di una corrente di pensiero, nata all’interno della Chiesa battista, che intendeva opporsi al modernismo e al razionalismo teologici che si diffondevano fra i fedeli evangelici. […] Malgrado il termine fondamentalismo nell’uso popolare si applichi alle frange religiose, o a movimenti etnici estremisti con motivazioni religiose solamente nominali, il termine ha una sua più precisa connotazione. “Fondamentalista” descrive un movimento di ritorno a quelli che si considerano i principi che definiscono o fondano la religione. In particolare è venuto ad indicare qualsiasi enclave religiosa che si opponga intenzionalmente ad identificarsi con il gruppo religioso più vasto nel quale originariamente era sorta, ritenendo che i principî fondamentali su cui il gruppo religioso più grande si fonda si siano corrotti o siano stati rimpiazzati da altri principî ostili alla sua identità» (il grassetto qui e nelle citazioni seguenti è nostro).

     In Wikipedia si legge, tra altre cose, quanto segue: «Il conservatorismo è una corrente politica che, in linea con il tradizionalismo, diffida dei cambiamenti improvvisi (la cui massima espressione è il concetto di rivoluzione) e sostiene l’opportunità di preservare un determinato stato politico, sociale e religioso. Il termine “conservatore” in genere connota i partiti della destra politica o del centro-destra. […] Sono, di solito, partiti che pongono l’accento sui concetti di patria, fede, famiglia, ordine sociale. Sono partiti tanto liberali, quanto sociali. […] I conservatori non sono favorevoli all’immobilismo sociale ma si dichiarano più che altro fautori di una progresso graduale (concetto non dissimile a quello di riformismo) che accompagni la società senza sconvolgerne le caratteristiche ed i parametri di riferimento».

 

Bisogna notare che tali «etichette» sono oramai lontane dalle loro origini e oggigiorno vengono usate in tutt’altro modo.

     ■ Fondamentalismo: Tale termine, come si legge in Wikipedia, «viene usato in senso meramente spregiativo e denigratorio nelle controversie tra ideologie contrapposte e si riferisce in realtà a un presunto atteggiamento di “estremismo” o “fanatismo” (religioso), senza contare la confusione col termine integralismo, trattato alla stregua di sinonimo parimenti spregiativo».

     ■ Conservatorismo: Tale termine in senso religioso significa, come si legge in Wikipedia, significa quanto segue: «Il teoconservatorismo è una corrente del movimento conservatore americano che, oltre ad abbracciare le posizioni care ai conservatori sociali di cui sopra, prefigura una meno netta distinzione tra sfera religiosa e dello Stato e fa discendere le sue posizioni, non tanto dalla tradizione come fanno i conservatori sociali, ma dalla Sacra Scrittura. Con il termine teocon (theocon) ci si riferisce solitamente ad appartenenti a branche del mondo cristiano che sono schierati su posizioni considerate conservatrici, o che uniscono un’ideologia politicamente conservatrice con la difesa di alcuni temi sociali a forte impronta religiosa».

 

È interessante come nei dizionari i due termini siano strettamente interconnessi. Il «Grande Dizionario Italiano» di Aldo Gabrielli (Hoepli) alla voce «fondamentalismo» recita: «Tendenza di alcune correnti protestanti caratterizzata da un rigido conservatorismo e dalla polemica contro le tesi evoluzionistiche». In senso politico religioso significa: «Tendenza a considerare la propria fede come fondamentale rispetto alle altre, seguendone i princìpi con intransigente rigore e con atteggiamento di manifesta chiusura». Anche il dizionario della Garzanti lo indica come «tendenza teologica conservatrice sviluppatasi nel protestantesimo, spec. americano, come reazione alla lettura critica della Bibbia e alle tesi evoluzionistiche».

     Lo stesso dizionario della Hoepli alla voce «conservatorismo» non dice un granché, se non: «Tendenza politica propria dei conservatori». Il «conservatore» è in senso politico: colui «che è contrario a mutamenti radicali, riforme e innovazioni, ed è favorevole al mantenimento delle strutture e delle istituzioni economiche e sociali esistenti: partito c.» (aggettivo); e come sostantivo è altresì «Chi è favorevole al mantenimento delle strutture e delle istituzioni economiche e sociali esistenti: le lotte tra conservatori e progressisti». Il «Dizionario Italiano online» chiarisce che è la «tendenza a conservare gli ordinamenti e gli istituti tradizionali di uno Stato, avversando le innovazioni». Similmente anche il dizionario della Garzanti lo indica come la «tendenza a conservare gli ordinamenti e gli istituti tradizionali di uno stato, avversando ogni forma di innovazione politica o sociale».

 

Come si vede, «fondamentalismo» è un termine più religioso (oltre che politico), mentre «conservatorismo» è specialmente termine politico.

     Devo confessare che non mi sento né «fondamentalista» né «conservatore» nell’attuale accezione dei termini. Mi meraviglia comunque che l’UBEIC abbia scelto un termine con forte designazione politica, fin dalle origini e oggigiorno, per caratterizzarsi e distinguersi.

     Penso che oggigiorno bisogna parlare specialmente di «cristianesimo biblico» e basta, ossia basato sulla Teologia Biblica e fondato sull’esegesi rigorosa dei testi biblici della «sola Scrittura», osservando il testo nel suo contesto, la progressività della rivelazione biblica e il fatto che solo il nuovo patto sia ingiuntivo per i cristiani, seguaci di Gesù Messia. Questo è il fronte della discrimina.

     Ciò significa poi che bisogna avere il coraggio di andare controcorrente rispetto a tutte le convenzioni e tradizioni religiose, dottrinali, devozionali e comportamentali, che non si evincono da una chiara esegesi della Bibbia quale interamente Parola di Dio; ciò significa, d’altra parte, che bisogna chiamare «peccato» soltanto ciò che la Scrittura designa chiaramente come tale, distinguendo le proprie preferenze e convinzioni (cultura, costumi, devozione) da ciò che la Bibbia veramente comanda o proibisce. Sia i «fondamentalisti» sia i «conservatori» (oltre ai «liberali») possono nutrire e praticare tali convenzioni biblicizzate, senza magari neppure rendersene conto, poiché così è stato loro insegnato. Non è una questione di «etichette», e non saranno esse a garantire la genuinità dei cristiani, né a salvare il cristianesimo.

 

 

3.  ALTRI ASPETTI: Quando scrissi allora a Luciano Leone, oltre a fare alcuni appunti al concetto «conservatori» nell’acronimo UBEIC, gli feci notare anche quanto segue:

     ■ Se dovessi scegliere un nome per il nuovo movimento, lo chiamerei semplicemente così: «Unione delle Chiese Libere Battiste». L’intento sarebbe quello di mostrare una linea di coerenza biblica (più che conservatrice) ai battisti italiani d’altri raggruppamenti, per frenare l’emorragia e il declino liberale e per mostrare un cammino di battisti biblici (più che conservatori) in armonia e coerenza con la Scrittura. Il termine «Chiese Libere» sarebbe decisivo, poiché mostrerebbe alle chiese d’apparato il punto di discontinuità: la dottrina e la testimonianza non è legata a locali, a stipendi, a carriere o ad altro. Chi è al soldo d’un apparato centralistico, risolve alcuni problemi esistenziali, ma dovrà fare vari compromessi. Se una chiesa locale è autonoma e congregazionalista, si gestirà come meglio crede: con un pastore (nominale, o stipendiato) o con un collegio di conduttori (tra cui anche chi a pieno tempo), eccetera.

     ■ Se non avrete le idee chiare e precise, avrete creato l’ennesima sigla «battista», accreditando in chi v’osserva l’idea che il battismo italiano è oramai un mondo in disfacimento.

     Spero che queste mie osservazioni, mosse da uno spirito di collaborazione e non di polemica, possano aiutarvi a definire meglio chi vogliate essere, dove volete andare e come farlo. Fin qui alcuni stralci della lettera pregressa.

 

Essendo la risposta di Luciano Leoni riservata, non posso riportarla qui. Do comunque qui a lui occasione per spiegare direttamente il suo punto di vista in un ulteriore punto da aggiungere. Questo posso dire, cioè che lui e quanti con lui concordano si ritrovano perfettamente nel termine «conservatori», in quanto esso è usato, in altre nazioni, da altre chiese affini al loro modo d’intendere il battismo.

     In un’ulteriore lettera gli facevo notare, tra altre cose, quanto segue: Rispetto la vostra scelta «conservatrice», sebbene non l’avrei messa nella designazione denominazionale. Chiaramente in ogni termine si troverà l’accezione buona e cattiva. È meglio parlare di contenuti e dialogare su d’essi. Poi se la mia proposta di «Unione delle Chiese Libere Battiste» diventasse un oggetto di riflessione, certo ne sarei felice.

     Se guardo alla storia della chiesa, anche quella dell’ultimo secolo, devo ammettere che tutte le «chiesa XXX dell’unione», «chiese XXX unite», «chiesa XXX universale» e simili hanno solo prodotto solo una denominazione in più, spesso micro rispetto al nome maxi e impegnativo. È meglio usare titoli semplici, scrivere intenti chiari e comprensibili e realizzare progetti ambiziosi nella pratica. Fin qui alcuni stralci della detta lettera.

 

 

4.  ASPETTI CONCLUSIVI: La questione, su cui ragionare, è quindi aperta. Confrontarsi e chiarirsi fra fratelli, sebbene con sfumature diverse, fa soltanto bene. Così potremo tornare alle fondamenta della «sana dottrina», conservare soltanto ciò che veramente è comandato e andare controcorrente rispetto alle incrostazioni della tradizione biblicizzata e delle convenzioni spurie cristianizzate, imposte da una nomenclatura ecclesiastica, da una devozione deviata o da un’ideologia religiosa e morale estranea all’etica del nuovo patto.

 

Conservatori fra Fundamentals ed Evangelicali {UBEIC - Martella} (A)

Fra conservatori e fondamentalisti {UBEIC - Martella} (A)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Conservat_vs_fondamental1_UnV.htm

24-11-2009; Aggiornamento: 02-07-2010

 

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