Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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CELIBATO SACERDOTALE

 

 di Nicola Martella

 

Una lettrice ci ha presentato la seguente questione.

 

Ho bisogno di capirne di più sul celibato sacerdotale! So che non è un dogma e che derivi dalla tradizione apostolica, ma i sacerdoti dicono che è stato proprio il Signore a volerlo, invitando coloro, che volevano seguirlo, a lasciare tutto, anche le mogli! Tu cosa ne pensi? {Eliana Nucifora; 19-02-2011}

 

Ad aspetti rilevanti di tale questione rispondiamo qui di seguito.

 

I dodici discepoli, che divennero poi gli apostoli, lasciarono effettivamente le loro famiglie durante il tempo dell’apprendistato dietro al rabbino Gesù. Ma ciò non significò abbandonarle a se stesse e disinteressarsene! Ciò sarebbe stato colpevole e contro la legge mosaica. Gesù si riferiva a tale particolare tempo di discepolato, che durò circa tre anni.

     A ciò si aggiunga che la maggior parte dei discepoli erano galilei, e Gesù passò buona parte del tempo del suo ministero con loro proprio in Galilea. La casa di Gesù era a Capernaum (Mt 4,13) e molti dei fatti avvennero lì (Mt 8,5; 11,23; 17,24; ecc.) e nei dintorni del lago di Gennezaret (Mt 14,34), «mar di Galilea» (Mt 15,29; Mc 7,31) o «mar di Tiberiade» (Gv 6,1; 21,1). Il termine «Galilea» compare negli Evangeli in molti versi (in 16 sia in Mt, sia in Gv).

     Troviamo, ad esempio, Gesù a casa Pietro, dove la suocera di quest’ultimo era malata e che fu guarita da Gesù (Mt 8,14). La chiamata era avvenuta in precedenza (Mt 4,18) e diversi fatti erano intanto successi; si trattò di un ritorno di Pietro a casa sua.

     Che Pietro non avesse abbandonato la sua famiglia per vivere come celibe, è mostrato da uno sfogo di Paolo che, tra altre cose affermò: «Non abbiamo noi [= Paolo e Barnaba] il diritto di condurre attorno con noi una moglie, sorella in fede, così come fanno anche gli altri apostoli e i fratelli del Signore e Cefa [= Pietro]?» (1 Cor 9,5). Quindi, gli «altri apostoli» (i Dodici e gli altri missionari), i «fratelli del Signore» (p.es. Giacomo, Giuda) e Pietro non solo erano sposati, ma si portavano dietro le mogli, durante i loro spostamenti per visite pastorali fra le chiese!

     L’apostolo Paolo nell’elencare le caratteristiche dei conduttori di chiesa, parlò in modo scontato del fatto che ognuno di loro fosse «marito di una sola moglie» (1 Tm 3,2), ossia non poligamo, e aggiunse: «Governi bene la propria famiglia e tenga i figlioli in sottomissione (che se uno non sa governare la propria famiglia, come potrà aver cura della chiesa di Dio?)» (vv. 4s; Tt 1,6). Anche dei diaconi affermò che «siano mariti di una sola moglie, e governino bene i loro figlioli e le loro famiglie» (1 Tm 3,12).

     Quindi il celibato coercitivo per chi voglia servire il Signore non è un comandamento della Parola di Dio, ma un precetto creato dagli uomini vari secoli dopo l’era degli apostoli e assurto solo in seguito come dogma della chiesa cattolica (1139 da Innocenzo II; 1563 dal Concilio di Trento).

     Il celibato rimane una delle opzioni di vita per ognuno, ma non può essere obbligata a nessuno. Lo stesso apostolo Paolo scrisse: «Io vorrei che tutti gli uomini fossero come sono io; ma ciascuno ha il suo proprio carisma da Dio; l’uno in un modo, l’altro in un altro» (1 Cor 7,7). Sebbene egli consigliasse di rimanere celibi come lui, per poter servire meglio il Signore (vv. 32ss) e in vista della persecuzione (vv. 26.29), egli aggiunse: «Se non si contengono, sposino; perché è meglio sposarsi che ardere. […] Sei tu legato a una moglie? Non cercare d’esserne sciolto. Sei tu sciolto da moglie? Non cercar moglie. Se però prendi moglie, non pecchi; e se una vergine si marita, non pecca» (vv. 9.27s). Sebbene Paolo volesse che in tali circostanze i credenti fossero «senza sollecitudine» (v. 32), non intendeva tendere loro un laccio (v. 35). Come si vede, in questo brano Paolo parlò di tutti i credenti, maschi e femmine, senza fare alcuna distinzione per un sedicente particolare sacerdozio, che allora non esisteva in alcun modo.

     Per l’approfondimento si veda pure il seguente articolo: «Chierici, celibato e matrimonio».

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Celibato_sacerdot_GeR.htm

02-03-2011; Aggiornamento:

 

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