Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Dall’avvento alla parusia

 

Cattolicesimo

 

 

 

 

La prima parte del «Panorama del NT» porta il titolo «Dall’avvento alla parusia», ossia dalla prima alla seconda venuta del Signor Gesù. Questo titolo evidenzia la tensione in cui erano posti i cristiani del primo secolo (e noi oggi). Essi guardavano indietro all’incarnazione, ai patimenti e alla risurrezione di Gesù quale Messia (primo avvento) e guardavano parimenti avanti alla manifestazione del Signore, del suo regno e della sua salvezza. Il termine «avvento» mette quindi in evidenza l’abbassamento del Messia , mentre «parusia» (gr. parousía «venuta, arrivo») evidenzia la manifestazione gloriosa del Signore alla fine dei tempi. Questo è altresì l’uso che si fa di questi due termini nella teologia.

   Ecco le sezioni dell'opera:
■ Aspetti introduttivi
■ Gesù di Nazaret
■ Gli Evangeli
■ Dall’ascensione alla fine dei tempi
■ Aspetti conclusivi

 

► Vedi al riguardo la Recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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IL CATECHISTA CATTOLICO E LA NEO-EVANGELICA

 

 di Paolo Elia - Fiorina Pistone - Nicola Martella

 

1. Aspetti introduttivi

2. Il papato

3. Maria

4. Salvati per grazia o per opere?

5. Venerazione

6. Aspetti conclusivi

 

Clicca sulle frecce iniziali per andare avanti e indietro

 

Paolo Elia è un catechista cattolico con alcune simpatie carismatiche. Egli ha preso posizione riguardo all’articolo «Come sono diventata evangelica», in cui Fiorina Pistone testimoniava del suo cammino nella ricerca della verità biblica. Da quanto egli scrive, deduco che nutre tendenze spiritualistiche assai simili nel contenuto all’antico gnosticismo e al moderno esoterismo orientale ed occidentale, visto che crede alla divinizzazione dell’uomo. È un sostenitore della mariologia. Paolo Elia ripresenta qui argomenti e argomentazioni già trattati in questo sito con altri e con lui. Egli non ha il dono della sintesi né sa attenersi strettamente al merito delle cose, ma mette sempre molta carne a cuocere; per questo ho dovuto aprire questo lungo confronto, per rispondere a quasi un intero catechismo. Questo confronto si conclude qui, almeno per ora, per non muoverci nuovamente in cerchio, visto che le posizioni sono chiare, per non spendere nuovamente energie per ribadire le stesse cose e per non occuparci di risposte a dettagli secondari, cosa che genererebbe un inutile ping-pong. Spero nella sua comprensione. Inoltre gli approcci dottrinari non entusiasmano molto chi è abituato a un'esegesi contestuale della sacra Scrittura. La strutturazione e la formattazione è redazionale.

 

 

1.  ASPETTI INTRODUTTIVI: Questa parte ci trova già qui: «Come sono diventata evangelica? Parliamone 2». La riportiamo in questo luogo per maggiore completezza, essendo parte dello scritto di Paolo Elia.

 

     ■ Paolo Elia: Fiorina, considero del tutto positivo che tu non abbia scritto la parola conversione, né è stata messa la parola nel titolo. Credo che un cammino spirituale di questo tipo non sia una «conversione» ma un completamento (naturalmente lo posso credere anche per coloro che fanno il cammino inverso, verso il cattolicesimo).

     Per essere esatti, infatti, la conversione, come ci è richiesta dal Vangelo, è una evento continuo in un cammino spirituale in Cristo Gesù.

     Inoltre ho ammirato la serenità del tuo itinerario spirituale, a cui auguro un sempre maggior e vivo incontro personale con Gesù sino alla completa divinizzazione.

     Naturalmente essendo io cattolico e volendolo rimanere, dopo molta preghiera e studio biblico, anzi dopo aver fatto un cammino diverso dal tuo, come credo sia naturale ho qualcosa da eccepire.

     Ovviamente non ho nulla da eccepire che tu ti proclami evangelica: quello che invece mi rincresce è che ti fondi su parecchie inesattezze sul cattolicesimo e sulla sua pratica.

     Una cosa per esempio che mi stupisce nel tuo intervento è lo stupore della cattiva pratica di cattolici che tu conosci: ne conosco anch’io, preti e laici e forse anche vescovi: ma sembra che solo fra i cattolici ci siano credenti diciamo scarsi. Sapessi quanto mi rode questo fenomeno (a cui cerco di mettere riparo con la mia testimonianza di vita e della Parola). Quanta fede di cattolici è rimasta al catechismo da bambini: una fede infantile in un adulto...

     Un’altra cosa che ho visto che ti ha scandalizzato è che a volte, giustamente, le credenze cattoliche non sono sempre semplici da capire e, come dici tu ciò distrae «da concetti essenziali della fede cristiana».

     Obiezione assai singolare e che se ricordi toccava già i primi cristiani se san Pietro, per esempio, si sente di tornarci sopra su quanto e come scrive san Paolo (verso la fine della seconda lettera) dopo aver ricordato altre difficoltà (per esempio sempre nella seconda lettera 1,20-21 ecc.).

     La tua è una giusta osservazione, ma questa è una cosa oggettiva che anche tanti eretici hanno lamentato, semplificando e togliendo cose essenziali. Ma la Trinità è facile? e l’Incarnazione del Verbo? e il problema del male? Ecc. e l’infantilismo di tanti adulti? (Ma il Grande Fratello che spopola gli ascolti, e Sanremo, ecc. ecc.). {3 febbraio 2010}

 

     ■ Fiorina Pistone: Caro Paolo, con piacere rispondo alle tue domande, come mi è possibile. Ho visto che Nicola Martella ti ha già fatto osservazione sull’uso della parola «divinizzazione» con riferimento agli esseri umani, nel corso del dibattito «Lo Spirito Santo è un’individualità personale? Parliamone 1» (11° contributo). Forse in quel caso io, probabilmente a torto, non avrei detto nulla; ma ora che parli di «completa divinizzazione», trovo il concetto veramente esagerato. Nella New Age si dice che l’anima umana è una parte di Dio stesso.

     Mi pare che questi concetti s’assimilino facilmente attraverso la televisione o il cinema, perché sono discorsi di moda, ma che non hanno niente a che fare con il cristianesimo. Nella New Age si dice, infatti, che l’anima umana fa parte di Dio, confondendo la creatura con il Creatore.

     Quello che mi disturba nel Cattolicesimo non è che le credenze cattoliche non sono sempre facili da capire. Tu hai ragione a dire che anche la Trinità, l’incarnazione del Verbo e il problema del male sono cose molto difficili da intendere; difatti non le intendiamo, ma ai primi due misteri crediamo per fede, mentre il terzo, che è un enorme dramma, cerchiamo di risolverlo alla luce della nostra fede cristiana, che c’indica in Gesù il nostro Salvatore.

     La Trinità, l’incarnazione del Verbo e il problema della salvezza sono concetti biblici, che un cristiano non può fare a meno di prendere in considerazione senza rinunciare al proprio cristianesimo; diversamente da ciò, però, le credenze mariologiche — come l’immacolata concezione, l’assenza di peccato in Maria e la sua assunzione al cielo — a me sono sempre apparse (con mio tormento, perché come cattolica avrei dovuto crederci e non potevo) come una inutile zavorra. In questo campo ciò che è inutile, è anche dannoso.

     Nicola Martella mi ha anche insegnato a prendere in considerazione il libro dei Proverbi, dove dice: «Ogni parola di Dio è provata al fuoco; egli è uno scudo per chi ricorre a lui. Non aggiungere nulla alle sue parole, perché egli non ti riprenda e tu sia trovato bugiardo» (Proverbi 30,5-6).

     Attenzione! Quando la Scrittura, in casi del genere, parla di «essere bugiardi» non intende le bugie quotidiane che quasi tutti dicono, magari per evitare una brutta figura, ma un vero tradimento della verità biblica in quanto suprema Verità e Parola di Dio. Il menzognero per eccellenza è stato il demonio, che ha ingannato Adamo e Eva inducendoli a ribellarsi a Dio. Quella del demonio è la menzogna che uccide l’uomo, inducendolo al peccato. Di lui infatti Gesù dice in Giovanni 8,44: «Egli è stato omicida fin dal principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna». Non possiamo associarci all’azione omicida del demonio. {6 febbraio 2010}

 

     ■ Nicola Martella: La prima cosa che mi ha colpito nuovamente nel linguaggio del catechista cattolico Paolo Elia, è il fatto che usa una terminologia tipica delle religioni orientali e dell’esoterismo occidentale in veste cristianizzata: «cammino spirituale», «itinerario spirituale» e «completa divinizzazione». Un seguace della New Age non potrebbe fare meglio. Non è un caso che Paolo Elia sia un simpatizzante del movimento carismatico cattolico, in cui si fondono le spiritualità d’Oriente e d’Occidente di diversa provenienza. Nell’esoterismo di tutti i colori il monismo e il panteismo sono dottrine fondanti e l’obiettivo è che la creatura che si fonda con Creatore, diventando egli stesso «dio». È l’antica gnosi che trae la sua origine da Genesi 3 e dalla proposta del «Serpente antico». Avendo già risposto a tale concezione di Paolo Elia riguardo ella divinizzazione dell’uomo, rimando a tale luogo: «Lo Spirito Santo è un’individualità personale? Parliamone 1».

     Per l’approfondimento di tale linguaggio e di tali contenuti gnostici si veda in Nicola Martella, La lieve danza delle tenebre (Veritas, Roma 1992), nel lungo articolo «La dottrina occulta e la Bibbia», le sezioni: «IV. L’uomo», pp. 396ss; «VI. La salvezza», pp. 399-402. Sulla New Age si veda in Nicola Martella, Dizionario delle medicine alternative, Malattia e guarigione 2 (Punto°A°Croce, Roma 2003), l’articolo «New Age e medicina», p. 345; si vedano qui gli altri articoli suggeriti sull’esoterismo.

     Dal mio vocabolario ho tolto termini come «setta» ed «eretico»; preferisco fare un'esegesi contestuale e confrontarmi nel merito, invece di appiccicare etichette discutibili a coloro che non la pensano come me. Quindi, una nomenclatura del genere mi disturba anche in bocca agli altri. E mi meraviglia tale uso da parte del catechista cattolico Paolo Elia, pur usando lui un linguaggio misticheggiante, tipico della spiritualità esoterica d’Oriente e d’Occidente.

 

 

2.  IL PAPATO

     ■ Paolo Elia: Certamente non mi metto a scrivere dimostrazioni né tanto meno a confutare quello che tu accenni sull’argomento (anche perché non so neanche bene che cosa intendi con quella parola e che cosa vuol significare per te papato, curia, vaticano, gerarchia, sacerdozio, successione apostolica, ecc.). Però mi permetto di notare quanto segue:

            ● Non è vero che il papato si fonda su Mt 16,18.

            ● Non è neppur vero che Pietro non abbia qualche rilevanza nella Scrittura: se si legge tutta la Scrittura e non si tralasciano certi testi, né si minimizzano altri, o si dimentica la chiesa primitiva, ecc.

            ● Basta poi approfondire e leggere molte cose del primo millennio della grande Chiesa.

            ● Il discorso poi di Pietro e Petra ha anche altra lettura biblicamente fondata, ma assai diversa da quelle a cui tu sembra ti riferisca. A parte le letture cattoliche, basta leggere quanto dicono molti ortodossi come Giovanni Ziziolulas arcivescovo di Pergamo o altri come lo studioso ortodosso Panaglotis Boumis (vedi il sito www.myriobiblos.gr sul discorso della roccia e Pietro che detto da un greco per lo più ortodosso, smentisce qualche tua affermazione).

            ● Oppure vedere come ne hanno scritto più chiaramente un vasto gruppo di rappresentanti di Chiese Ortodosse nel famoso documento di Ravenna del 2007, se non erro, e ora ripreso da cattolici e ortodossi per continuare biblicamente un dialogo.

            ● Si potrebbe anche poi citare quanto discorso sul ruolo del papato fatto da molti anglicani in questi ultimi anni. {3 febbraio 2010}

 

     ■ Fiorina Pistone: A me, a quelli della mia generazione e anche a quelli molto più giovani di me, Matteo 16,18 è sempre stato presentato come una vera investitura di Pietro da parte di Gesù. Può essere che ultimamente questa tesi, nella Chiesa Cattolica, trovi meno sostenitori, visto il dialogo con i Luterani e visto che, pochi anni fa, la Curia ha anche evitato la proclamazione d’un dogma (quello di Maria corredentrice) che molti già davano per certo.

     Tuttavia il testo «La verità vi farà liberi», pubblicato nel 1995 dall’Episcopato italiano come catechismo degli adulti, così recita ancora: «531. Il collegio dei vescovi succede a quello degli apostoli; il vescovo di Roma succede a Pietro. Da lui eredita il compito di confermare i fratelli nella fede, il carisma della “roccia”, che dà coesione e stabilità a tutta la Chiesa...».

     Lo so che Pietro ha molta rilevanza nella Scrittura. È però troppo impegnativo, ora, presentare qui uno studio completo. Su quello che hanno detto gli Ortodossi a proposito di Petros e petra, e su quello che hanno detto gli anglicani, ho già fatto un abbozzo di ricerca, per ora con poco esito; ma andrò avanti. {10 febbraio 2010}

 

     ■ Nicola Martella: Ciò che avvenne nella chiesa del primo millennio non è rilevante per la fede cristiana biblica, poiché in essa chiesa accaddero cose buone e cose esecrande. La regola della fede è la «sola Scrittura». Le letture ortodosse di Matteo 16,18, come quelle cattoliche, sono affette dalla stessa ideologia della presunta «successione apostolica» e non sono scevre di ideologia. Che le cose le attesti un greco ortodosso non garantisce la verità; si possono sostenere false dottrine anche sapendo il greco. Anche la chiesa ortodossa ha varie idolatrie come la chiesa romana. Non sono le dichiarazioni o gli accordi dottrinali di vertice a rendere le menzogne più vere, sia che le facciano gli ortodossi, sia che le facciano gli anglicani. La verità coercitiva per i cristiani biblici può risultare solo da una rigorosa esegesi contestuale della «sola Scrittura».

     La rilevanza di Pietro quale uomo di Dio nel NT non è in discussione. Tuttavia ciò non ha nulla a che vedere con la posizione preminente di un vescovo su tutta la chiesa. Pietro non aveva tale posizione e il NT non insegna nulla del genere. Nella chiesa di Gerusalemme, a detta di paolo, c’erano «Giacomo e Cefa [= Pietro] e Giovanni, che son reputati colonne» (Gal 2,9); Giacomo fu nominato per primo e non era neppure apostolo. Pietro fu ripreso pubblicamente da Paolo, quando il primo uscì dal seminato biblico (Gal 2,11ss). Nel primo concilio cristiano, quello di Gerusalemme, la parola decisiva non venne da Pietro, ma da Giacomo (At 15). Pietro stesso si presentò ai conduttori delle chiese giudaiche come segue: «Io esorto dunque gli anziani che sono fra voi, io che sono anziano con loro e testimone delle sofferenze di Cristo…» (1 Pt 5,1). Pietro non conosceva, quindi, un clericalismo né tanto meno una posizione di particolare prestigio di un apostolo o vescovo su tutta la chiesa. È una costruzione postuma del cesaropapismo romano. Al riguardo rimando agli articoli: «Pietro aveva il primato sugli altri apostoli?»; «Pietro e la Chiesa di Roma».

 

 

3.  MARIA

     ■ Paolo Elia: Credo che l’essere associati al mondo ortodosso sul culto a Maria sia una bella e consolante cosa, che ha tutti i crismi per fondarsi sulla Bibbia, anche se vi sono stati non solo cambiamenti ma anche invasati che sono mariolatri.

     Io faccio catechesi a parecchi gruppi di adulti, in più parrocchie, compresi gruppi essenzialmente biblici, ma mai nessuno mi ha mai chiesto di fare professione mariana come tu temevi per la tua parrocchia. E io manifesto chiaramente le mie idee sulle radici bibliche della mariologia e scarto tante cose, non ultima questa mania delle apparizioni, dei santuari. ecc. Basta magnificare le vie di Dio per incarnarsi o leggere il Magnificat (ho appena finito di leggere il bel commento di Lutero) per capire che in Maria non si esalta una creatura, come dici tu: si esalta la grandezza di Dio che ha fatto in Lei grandi cose. Se poi, perché ci sono dei mariolatri, si vuole buttare via il bambino con l’acqua sporca, liberi di farlo. {3 febbraio 2010}

 

     ■ Fiorina Pistone: Maria è stata altamente lodata dalla cugina Elisabetta, ma allora lei era ancora in vita su questa terra. Nella Bibbia non esiste alcun esempio di preghiera rivolta a persone defunte, sia pure al solo scopo d’ottenere la loro intercessione. Penso che anche in questo caso sia meglio «non aggiungere nulla alla parola di Dio».

     Se tu vai a fare una gita parrocchiale è abbastanza probabile che, durante il percorso in autobus, qualcuno proponga di dire il rosario, affidando a un gruppo di partecipanti l’incarico di recitare a turno la prima parte delle avemarie, mentre la seconda parte viene recitata in coro. Per me sarebbe imbarazzante e doloroso, in un caso del genere, dover dire di no; e dovrei motivarlo, altrimenti potrebbe apparire come uno sgarbo e darebbe scandalo. {10 febbraio 2010}

 

     ■ Nicola Martella: La prassi mariolatra che accomuna cattolici e ortodossi non è la livella di verità per i cristiani biblici. Il «culto a Maria» non è una cosa ne «bella» né «consolante» per i discepoli del Signore. Non esistono «radici bibliche della mariologia». La «professione mariana» è costitutiva della denominazione cattolica, che la rende oramai una «religione mariana»; ciò è mostrato dalla recita del rosario, dalla grande quantità di santuari mariani, dalle feste mariane nel calendario, dalla consacrazione a Maria di pressoché tutto ciò che è rilevante in questo mondo, dell’invocazione a Maria in pressoché ogni liturgia, eccetera. Non è rilevante ciò che pensa o faccia l’amico catechista, ma ciò che insegna la curia e ciò che esercita la normale devozione popolare.

     Faccio notare che da Atti 1 ad Apocalisse 22 Maria non è mai più nominata per nome e non si consiglia un suo culto. In Galati 4,4 si parla genericamente di «donna» riguardo alla nascita di Gesù; anche questo mostra il poco significato che Maria aveva nella teologia cristiana del tempo apostolico. Nel Magnificat la Maria biblica magnificava appunto il Creatore. La mariologia pretende un culto per Maria, quella ideologicamente costruita dal dogma cattolico. La mariologia è mariolatria; infatti, tutto ciò che non ha Dio Padre o Gesù Cristo come oggetto di venerazione cultuale, è idolatria. Al riguardo rimando all’articolo: «Che pensare del culto a Maria e ai santi?».

 

 

4.  SALVATI PER GRAZIA O PER OPERE?

     ■ Paolo Elia: La domanda (retorica) che tu poni è sempre assai attuale e da rifare, ma mi pare che poi non sia confacente a certe tue affermazioni perentorie sui cattolici, per esempio dici: «Perché nella Chiesa cattolica quando si parlava di fede, s’intendeva di solito la semplice adesione mentale». Se è per questo conosco cosiddetti cattolici che dicono ancor peggio: ma quello è cattolicesimo o altro?

     Oppure l’altra frase tua: «Io avrei voluto dire che le opere nascono dalla fede, intesa come affidamento a Dio, ma quel discorso non veniva recepito». Io lo sento e lo dico da anni ed è benissimo recepito (anche se da qualcuno con un po’ di difficoltà, per via sempre delle opere - o dei tanti rosari). Ma leggere il secondo capitolo di Giacomo o il capitolo 13 della prima ai Corinzi o il primo capitolo degli Efesini, ecc. è una cosa che facciamo continuamente nelle parrocchie e nei gruppi.

     (Tra parentesi: dici che «due autorevoli rappresentanti delle due Chiese» cattolica e luterana, hanno firmato quel bel documento, è un po’ riduttivo: il documento è frutto di larghe convergenze e intese e studi.) Tralascio poi di commentare la caricatura (o semplificazione) delle indulgenze, come fai tu. {3 febbraio 2010}

 

     ■ Fiorina Pistone: La domanda «Salvati per grazia o per opere?» è soltanto uno dei vari titoletti che Nicola Martella ha posto per suddividere e sintetizzare gli argomenti del mio scritto.

     Oggigiorno tutti i Cattolici impegnati come tali sanno benissimo che le opere derivano dalla fede intesa come affidamento a Dio, ma questo è cominciato nel 1999, dopo la dichiarazione comune fatta da Cattolici e Luterani, perché in quell’anno tutti i teologi hanno cominciato a incentrare le loro conferenze su questo argomento, e i preti hanno cominciato a parlarne in chiesa, spiegando le letture bibliche del giorno; ma prima erano in pochi quelli che assimilavano questo concetto.

     Io poi non riuscivo a farmi sentire, anche perché non ero un prete e neppure una teologa, la quale sarebbe stata, tuttavia, molto meno del primo. I Cattolici hanno sempre avuto la tendenza a dare molto più credito a un prete che a un laico. Probabilmente adesso, con i laici che, per via della carenza di vocazioni sacerdotali, sempre più devono assumersi responsabilità d’insegnamento nelle parrocchie, le cose cominciano a cambiare.

     Sono a conoscenza del fatto che, per la Chiesa Cattolica, può ottenere unindulgenza soltanto chi ha rinunciato a tutti i peccati; ma i Cattolici per la maggior parte non lo sanno (e qui ritorna il problema della dottrina troppo complessa), e comunque il concetto di purgatorio nella Bibbia non esiste. {10 febbraio 2010}

 

     ■ Nicola Martella: Il cattolicesimo è non solo religione, ma anche cultura. Il cattolicesimo è ciò che credono e vivono i cattolici di giorno in giorno. La stragrande maggioranza di preti e monaci d’ogni specie e grado insegnano quotidianamente che si è salvati per opere. Si incontra molto raramente un cattolico che affermi di essere salvato per la «sola grazia» di Dio mediante la «sola fede», senza le opere. E anche quei pochi che lo affermano, poi non vivono di conseguenza, ma cercano di accaparrarsi «meriti» dinanzi a Dio con la loro devozione (visita a santuari, indulgenze, ecc.) e non sono disposti a rinunciare alla loro idolatria cristianizzata.

     Anche qui, non è importante ciò che vertici ecclesiastici dichiarano comunemente, ma ciò che afferma la Parola di Dio. Non sono le dichiarazioni comuni delle chiese a cambiare le dottrine e la prassi devozionale delle chiese e dei fedeli, ma solo la sottomissione alla sacra Scrittura. Infatti, i prelati e la curia un giorno possono dire una cosa, il giorno dopo il contrario. Al riguardo rimando agli articoli: «La via che porta a Dio»; «Che cos’è un vero «cristiano»?»; «Dinamica bipolare della grazia (Tito 2,11-14)»; «Dinamica bipolare della Teologia Biblica».

 

 

5.  VENERAZIONE

     ■ Paolo Elia: C’è poi un’altra affermazione che non credo sia condivisibile, quando affermi che «la venerazione è un semplice atto di umiltà di fronte a chi ha raggiunto un grado eminente di perfezione spirituale». Il minimo che si potrebbe dire, è che è assai parziale, ma non corrisponde certamente alla credenza biblica e cattolica. {3 febbraio 2010}

 

     ■ Fiorina Pistone: Con l’affermazione che «la venerazione è un semplice atto d’umiltà» ho cercato di sintetizzare: l’umiltà è un atteggiamento che è sempre presente sia nella supplica che nell’atto di rendere omaggio a una persona. {10 febbraio 2010}

 

     ■ Nicola Martella: Il catechista ha stralciato l’affermazione di Fiorina circa la venerazione, tralasciando il resto; ciò è ideologico. La Bibbia parla della venerazione nel senso del rispetto e dell’onore da dare ai vivi, ma proibisce ogni venerazione dei defunti, essendo ciò un culto (= adorazione), quindi idolatria. Al riguardo rimando agli articoli: «Adorare e venerare: una differenza legittima?»; «Prostrarsi ai tempi della Bibbia».

 

 

6.  ASPETTI CONCLUSIVI

     ■ Paolo Elia: Ma vedo che ho già scritto troppo, anche se purtroppo in maniera frettolosa […]. Ma permettimi che con tutta sincerità ti auguri che il tuo cammino continui con serenità e decisione, come mi pare hai già voluto fare, anche perché siamo sempre all’inizio. Come ti ho accennato, mi rincresce solo che certi confronti che potevi fare agevolmente, mi pare non li abbia fatti, privilegiandone altri. Questo, forse senza cambiare strada, forse ti faceva proseguire senza alcuni vistosi fraintendimenti.

     Per esempio dove abitavi prima non eri molto lontano da preti e laici, un po’ diversi da quelli che tu ci descrivi, oppure potevi abbordare un grande biblista come Claudio Doglio lì vicino (sito), oppure dove abiti ora, don Barbaglia e altri (sito), ecc. […] Auguri di un buon proseguimento di cammino e una preghiera anche per me, come naturalmente io farò per te. Ciao… {3 febbraio 2010}

 

     ■ Fiorina Pistone: Ho conosciuto don Claudio Doglio, che ogni anno teneva un ciclo di lezioni bibliche nella parrocchia in provincia di Savona, dove abitavo ancora due anni e mezzo fa. Io gli facevo sempre qualche domanda, tanto che a volte sono anche stata rimproverata perché, senza accorgermene, rubavo spazio agli altri. Una volta gli ho chiesto come mai, visto che la Chiesa Cattolica sottolinea l’importanza della sofferenza accettata per amor di Dio, a Maria negava l’onore d’aver sofferto pazientemente le doglie del parto. Infatti il dogma della perpetua verginità dice che Maria è rimasta vergine anche durante il parto. [ Verginità a vita di Mariàm? Parliamone]

     Lui non ha risposto una parola: solo, guardandomi con calma, ha allargato lievemente le braccia al di sopra della scrivania. È successo circa dodici anni fa.

     L’errore più grande della Chiesa Cattolica, secondo me, è stato di proclamare l’infallibilità del papa (anche se questa infallibilità non riguarda tutta la sua dottrina; non, per esempio, quella del limbo, che non è mai stato proclamato dogma, come credono, in genere gli evangelici). È un errore che ha consolidato molti altri errori, rendendo impossibile la loro correzione. Ma non si deve mai disperare: a Dio tutto è possibile.

     Paolo, ti ringrazio per le tue parole gentili. È vero che siamo sempre all’inizio: lo sono io e lo sei tu e tutti gli altri. Anche a te auguro un buon cammino, e prego perché tu conosca sempre più profondamente Gesù, nostro Salvatore... {10-02-2010}

 

     ■ Nicola Martella: Vedo che l’amico catechista non prende fino in fondo sul serio la ricerca onesta e rigorosa fatta da Fiorina. Invece di indicarle una via biblica, che passi per una corretta e rigorosa esegesi contestuale, le suggerisce sedicenti «pompieri» clericali che possano spegnere i calorosi entusiasmi per la verità biblica e riportarla nel seno della chiesa romana. A suggerire ciò è un cattolico con simpatie carismatiche, che insegna mariologia, ha un pensiero esoterico cristianizzato (divinizzazione dell’uomo) e una pratica entusiastica. È proprio vero che nella pratica del cattolicesimo romano si può essere tutto ciò che si vuole, basta rimanere cattolico.

     Ammiro Fiorina per la sua pacatezza e per la sua serietà nel ricercare la verità biblica rivelata. Ha proprio capito il cuore della questione: proclamare l’infallibilità del papa è un grave errore storico e teologico, che è alla base di molti altri errori. A differenza di Fiorina, credo che questa sia una via di non ritorno, come affermano gli stessi teologi cattolici, che impedisce alla chiesa cattolica e alla sua nomenclatura clericale di tornare al cristianesimo del NT.

 

Il catechista cattolico e la neo-evangelica. Parliamone {Nicola Martella} (T)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Catec-carism_neo-evang_Avv.htm

11-02-2010; Aggiornamento: 05-03-2010

 

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