Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Malattia e guarigione 1

 

Pentecostalismo

 

 

 

 

La salute fra scienza, religioni e ideologie — Malattia e guarigione 1:

   Ecco le parti principali:
■ La questione della medicina e delle sue alternative
■ Guarigione e problematica
■ La medicina e la Bibbia

 

Dizionario delle medicine alternative — Malattia e guarigione 2:

   Ecco il procedimento usato per i singoli temi:
■ Presentazione del metodo o della problematica
■ Analisi critica scientifica, medica, razionale
■ Punto di vista biblico e valutazione della questione nel cristianesimo
■ Possibili alternative.

 

Inoltre ci sono anche queste parti:
■ Fatti, casi ed eventi nella paramedicina
■ Registro delle voci
■ Registro ragionato delle voci

 

► Vedi al riguardo le recensioni.

Malattia e guarigione 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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LEGGENDO «CARISMOSOFIA»: E LA GLOSSOLALIA?

 

 di Nicola Martella

 

La questione del lettore La risposta

 

Un lettore, dopo aver terminato la lettura di «Carismosofia», ha voluto esprimere alcune sue considerazioni e mi ha chiesto delle delucidazione su alcune questioni. Egli mi ha chiesto particolarmente intorno alla glossolalia, alla sua origine, alla sua natura e al suo valore oggigiorno.

 

 

La questione del lettore  

 

Caro fratello Nicola, volevo domandarti la tua posizione sulle chiese pentecostali. Ho letto alcuni libri al riguardo, tra cui «La Bibbia e il movimento pentecostale» di T. Heinze, «Devo parlare in lingue?» di B. Standridge, «I carismatici» di J. MacArthur, e «Carismosofia». Poi ne ho letti altri dell’opinione opposta sul battesimo nello Spirito Santo. In particolare quello dell’ADI-MEDIA.

     Vorrei solo ben comprendere una cosa. Credi che l’odierna glossolalia e il relativo dono d’interpretazione siano da Dio? Per essere più esplicito: trovandoti in una comunità pentecostale composta da veri fratelli, nati di nuovo, che hanno creduto in Cristo per mezzo della fede per ottenere per grazia la vita eterna, nella quale uno parla in lingue e un altro interpreta, sarebbe per te di scandalo o d’edificazione? Penseresti a un qualcosa proveniente da Dio, dal diavolo o dalla psiche di quei fratelli? Potrebbe esser questo dono utile, considerando ciò che il risveglio pentecostale ha portato come frutti?

     Ti ringrazio in anticipo delle risposte, Dio ti benedica e ti protegga. {Christian Tursi; 26-09-2008}

 

 

La risposta ▲

 

A primo acchito mi verrebbe da chiedere al lettore: «Date le molte domande, vorresti che il nuovo libro te lo scrivo subito o posso prendermi del tempo?». È evidente che tutte queste domande richiederebbero una risposta talmente articolata, da riempire moltissime pagine. Risponderò in modo succinto, indicando gli articoli di approfondimento.

     ■ Per prima cosa bisogna fare doverose distinzioni. Una di esse è fra pentecostali classici e carismaticisti, senza fare di loro di tutta l’erba un fascio. Tale distinzione la fanno essi stessi. [► Pentecostali e carismaticisti: distingui necessari; ► Servi di Dio o di se stessi: Leader pentecostali e carismaticisti a confronto]

     In secondo luogo, bisogna resistere alla tentazione che alcuni sviluppano di buttare via il bimbo con tutta l’acqua sporca; infatti ogni movimento ha «peccati di gioventù» o può prendere qualche sbandata o deviazione durante il percorso. [► ► Neopentecostali e neocarismatici sono «fratelli»?] Dinanzi alle «profane ciance» e a «uomini che si sono sviati dalla verità» (2 Tm 2,16ss), le due parti della stessa medaglia sono le seguenti ed esse valgono per tutti: «Ma pure il solido fondamento di Dio rimane fermo, portando questo sigillo: “Il Signore conosce quelli che son suoi”; e: “Si ritragga dall’iniquità chiunque nomina il nome del Signore”» (v. 19). Oltre a ciò, ecco l’ingiunzione morale a ognuno che vuol servire Dio: «Studiati di presentare te stesso approvato dinanzi a Dio: operaio che non abbia a esser confuso, che tagli rettamente la parola della verità» (v. 15). Su questa base poniamo ora le seguenti riflessioni.

 

     ■ Già altrove ho espresso i seguenti pensieri; diverse di queste esperienze si trovano descritte ampliamente in «Carismosofia». Con la glossolalia io e altri abbiamo fatto esperienze diverse, ad esempio le seguenti. In una chiesa delle ADI, mentre tutti pregavano confusamente e alcuni anche in lingue, c’era un credente di un certo rilievo di quella comunità che accanto a me recitava «centocinquanta la gallina canta…». Tutti erano così dediti a se stessi, che stranamente nessuno se ne accorgeva. ● Spesso ho sperimentato credenti che recitano una specie di «mantra», ossia una breve frase continuamente ricorrente. ● Una donna, venuta nella cura pastorale, cantava in altra lingua invocando, suo malgrado, il demonio in ebraico (lingua che ho studiato), come risultò dalla trascrizione e dalla traduzione delle parole. ● Una donna venne con una profonda depressione nella cura pastorale, a causa di uno spirito di lingue (come poi abbiamo appurato; appena tale credente, su mio suggerimento, chiese a Dio di togliere tale facoltà, se non fosse stata da parte sua, non solo sparì all’istante la glossolalia, ma poi anche la depressione.

     La stragrande maggioranza di coloro, che esercitano la glossolalia, non parla una vera lingua, come fu a Pentecoste, ma recita di una specie di «mantra», che tecnicamente dipende da un «engramma psichico», ricevuto al momento di un'esperienza mistica, impropriamente etichettata come «battesimo di Spirito». Esso rappresenta la registrazione mentale di una serie specifica di fonemi che uno ripete continuamente; stranamente però chi «traduce» fa invece «romanzi», attribuendoli a una delle persone della Trinità! Nelle religioni orientali e nella spiritualità esoterica occidentale si riceve tale «engramma psichico» nel momento del cosiddetto «illuminamento»; nel carismaticismo ciò succede durante l’analoga esperienza, detta impropriamente «battesimo di Spirito». [► Glossolalia, lingue ed engramma psichico]

 

     ■ Come ho già spiegato altrove, anche in «Carismosofia», il testo greco di 1 Cor 13,8, avendo una forma verbale media (e non una attiva), è da tradurre così: «Quanto alle lingue, esse cesseranno di per sé»; pausontai come futuro medio significa «si attenueranno di per sé o da sé (ossia un poco alla volta)». Così avvenne nei primi secoli. [► Glossolalia e padri della chiesa] Quello delle lingue era un problema specialmente dei Corinzi (così pure miracoli e guarigioni: questo era dovuto ai falsi apostoli ebrei che avevano occupato funzioni di rilievo nella chiesa; 1 Cor 1,22; 2 Cor 11,4s.13ss.22). Nelle sue due lettere ai Corinzi Paolo fece del tutto per contenere il fenomeno: mise le lingue all’ultimo posto (1 Cor 12,28ss) — stranamente sono state fatte diventare il segno maggiore del cosiddetto «battesimo di Spirito» — e le minimizzò a favore della «profezia» (1 Cor 14), ossia la proclamazione ispirata basata sulla partecipazione attiva alla lettura e alla spiegazione dell’AT secondo l’analogia di Cristo e della fede del nuovo patto. Nella lettera circolare detta «agli Efesini», la glossolalia non compare neppure tra le funzioni ministeriali importanti e necessari per l'edificazione del corpo di Cristo (come neppure miracoli e guarigioni; Ef 4,11ss).

 

     ■ Personalmente sono sempre turbato quando persone pregano o parlano in lingue confusamente insieme, ossia senza decoro e ordine (1 Cor 14,40), quindi senza seguire le indicazioni apostoliche: «Se c’è chi parla in altra lingua, siano due o tre al più a farlo; e l’uno dopo l’altro; e uno interpreti; e se non v’è chi interpreti, si tacciano nella chiesa e parlino a se stessi e a Dio» (1 Cor 14,27s); «si tacciano nella chiesa» significa non esercitare la glossolalia in alcun modo nella chiesa, se non c’è chi interpreta (così anche per le donne, a cui non era permesso di commentare pubblicamente le «proclamazioni ispirate»; vv. 29.34); «parlino a se stessi e a Dio» non significa creare un sottofondo di bisbigli e sussurri. Paolo ribadì che le lingue non hanno un carattere di edificazione reciproca (vv. 14ss), quindi neppure per me, poiché «servono di segno… per i non credenti» (v. 22); così fu a Pentecoste, quando gli apostoli parlarono nelle lingue altrui (i Giudei della diaspora), per trasmettere loro l’Evangelo.

 

     ■ Come detto, nella stragrande maggioranza dei casi odierni di glossolalia dipende da un «engramma psichico», ossia dalla registrazione mentale di una sequenza di fonemi circoscritti, di cui c’è poco da interpretare, essendo sempre uguali. Se le singole comunità pentecostali mettessero rigorosamente in pratica 1 Cor 14,27s, il fenomeno psichico verrebbe alquanto contenuto e sparirebbe in un tempo relativamente breve. Rimarrebbero pochissimi casi di una vera glossolalia, di cui bisognerebbe comunque accertare, di caso in caso, l’origine divina o diabolica. [► Glossolalia e demonizzazione?]

 

     ■ Quanto al risveglio pentecostale, bisogna distinguere il grano dalla pula; ciò vale anche per ogni riforma e risveglio di qualsiasi movimento. Il «frutto dello Spirito» (Gal 5,22) è legato all’ubbidienza dei credenti, i quali «hanno crocifisso la carne con le sue passioni e le sue concupiscenze» e camminano per lo Spirito, ossia vivono col nuovo stile di vita (vv. 24s). Esso non è mai connesso ai «carismi dello Spirito» (Eb 2,4). Paolo, contrapponendo la «profezia» alla glossolalia e sminuendo quest’ultima, la relegò ai fenomeni dell’infanzia della chiesa (specialmente di Corinto): «Fratelli, non siate fanciulli per senno; siate pur bambini quanto a malizia, ma quanto a senno, siate uomini fatti» (1 Cor 14,20; cfr. vv. 21s); su «uomini fatti» contrapposti ai bambini nella fede si veda Efesini 4,13s (cfr. vv. 11s funzioni ministeriali); Ebrei 5,12 (latte e cibo sodo; discernere il bene e il male). Carismi e opere potenti non sono di per sé un segno di genuinità cristiana e di appartenenza a Cristo (Mt 7,22s; 13,41). Certamente il «frutto dello Spirito» è un tale segno di genuinità cristiana e di appartenenza a Cristo, poiché mostra un cambiamento rispetto a ciò che sono le «opere della carne» (Gal 5,19s) e di chi è passato dalle tenebre alla luce.

     In tutti i fenomeni storici delle chiese, bisogna perciò sempre distinguere il grano dalla paglia.

 

Si veda la seguente testimonianza di Gaetano Nunnari, un ex carismaticista: «Pentecostalismo e glossolalia», oltre al suo «Cammino dall’arbitrio neocarismatico all’ubbidienza della Parola». Si veda inoltre la testimonianza di Marion Zanini, ex carismaticista, nell'articolo «Dalle visioni all’ubbidienza alla Bibbia». 

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Carismosofia_glossolalia_MeG.htm

03-10-2008; Aggiornamento: 25-11-2009

 

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