Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Uniti nella verità

 

Denominazioni cristiane

 

 

 

 

Le diversità possono essere una risorsa oppure diventano un problema.
 Ecco le parti principali:
■ Entriamo in tema (il problema)
■ Uniti nella verità
■ Le diversità quale risorsa
■ Le diversità e le divisioni
■ Aspetti connessi.
 
Il libro è adatto primariamente per conduttori di chiesa, per diaconi e per collaboratori attivi; si presta pure per il confronto fra leader e per la formazione dei collaboratori. È un libro utile per le «menti pensanti» che vogliano rinnovare la propria chiesa, mettendo a fuoco le cose essenziali dichiarate dal NT.

 

Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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IL CAMMINO CRISTIANO COERENTE

 

 di Nicola Martella

 

La questione del lettore La risposta

 

 

La questione del lettore  

 

[…] Certamente il chiarimento del sig. Quintavalle è stato molto dettagliato ed esaustivo, e quel «noi evangelici» è stato decisivo, per me, per capire da quale punto di vista è stata scritta la sua critica, e devo ammettere che sono assolutamente d’accordo sul principio dell’autocritica, perché credo che sia l’unico mezzo, seppur debole purtroppo, per migliorare le cose.

     Anche nel mondo cattolico ci sarebbe bisogno di autocritica, forse molto più che in quello evangelico, ma le poche voci «controcorrente» non sono abbastanza forti per contrastare i sistemi di potere e corruzione, di mezzi illeciti alla luce della Bibbia «giustificati» da fini forse condivisibili, e così via... ma so bene che questa non è la sede giusta per discuterne, vogliate almeno accogliere il mio sfogo come quello di un’«anima» in cerca del suo «corpo» (e siccome il corpo è il tempio di Dio, in cerca del tempio giusto, di un tempio degno di essere quello di Dio).

     Ho solo 21 anni, e tutte le decisioni che ho preso nel mio percorso spirituale finora le ho prese per convinzione mia, dall’ateismo all’evangelismo, alla semplice «cristianità». Confesso però che è triste non avere un luogo in cui riunirsi con altri fratelli, un luogo in cui pregare insieme, un luogo in cui recarsi la domenica mattina, a Natale, a Pasqua... un luogo in cui prendere il corpo di Cristo e ristorare l’anima.

     A volte ripiego nella chiesa cattolica dove va il mio ragazzo, ma devo chiudere gli occhi e troppo spesso chiudere anche le orecchie.

     Mi farebbe piacere collaborare con lei, sig. Martella, e con il suo sito, ma forse ho bisogno di trovare prima le risposte che cerco, chissà se può aiutarmi proprio lei... apprezzo molto la sua iniziativa di andare «controcorrente» rispetto a una chiesa (nella sua accezione più generale) quasi persa, e mi auguro che il suo sito possa aprire gli occhi al maggior numero di persone possibile. […] {Lucia Nillo; 23-08-07}

 

 

La risposta ▲

 

Non entro in merito alla questione dell’autocritica di sistema all’interno delle confessioni cristiane. Essere «controcorrente» non significa essere semplicemente «contro» qualcosa, ma cercare di essere «autenticamente biblici», secondo lo spirito che motivava e spingeva i primi cristiani. Essi non conoscevano gerarchie ecclesiastiche, cattedrali, vie sacramentali di salvezza, liturgie particolari, eccetera. Essi non faceva differenze fra chierici e laici, che allora nella chiesa non c’erano, avvenendo allora i raduni nelle case (Romani 16,5.11.15s.23), senza un’organizzazione piramidale o gerarchia.

     Si fa quindi bene a distinguere fra ciò che afferma la sacra Bibbia e ciò che ordina la gerarchia cattolica da alcuni secoli o anche ogni altra gerarchia ecclesiastica di altre denominazioni. Nel mondo ci sono tanti milioni di cristiani che non si riconoscono nella curia vaticana (tra di loro migliaia e migliaia di cattolici [cfr. le cosiddette «chiese di base»]). Tali cristiani si chiamano «evangelici», avendo fatto dell’Evangelo la base della loro vita (pensiero, azione, attese). Essi si radunano nelle case e in locali pubblici, senza gerarchia. Laddove hanno dei responsabili (anziani, pastori, ecc.), essi non sono «chierici» rispetto a una massa di «laici», ma semplicemente dei «fratelli» (magari più maturi) fra «fratelli». Tali responsabili sono eletti e messi periodicamente a verifica nella singola chiesa locale, sulla base non di un diritto canonico, ma delle Parola di Dio. La loro autorità non si basa su una presunta speciale consacrazione sacerdotale (nel nuovo patto sono tutti sacerdoti del Signore!), ma sulla fedeltà personale alla Parola di Dio. Nessuno ha da imporre loro precetti, proibendo loro o costringendo loro alcunché, ma è lo Spirito Santo che, usando esclusivamente la sacra Scrittura, li convince di ciò che è giusto o sbagliato. L’unica autorità personale e della singola chiesa locale è, infatti, la Parola di Dio.

     Se la tua anima cerca una casa spirituale, essa è da cercare laddove ci sono discepoli fedeli alla Parola di Dio, secondo la promessa di Gesù: «Dovunque due o tre sono radunati nel nome mio, qui sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20); qui non si parla di una persona «particolarmente consacrata» perché ci si possa radunare nel nome di Gesù. Come detto, all’inizio del cristianesimo e per secoli, i cristiani si sono radunati prevalentemente nelle case; così avviene oggigiorno in molte parti del mondo, specialmente laddove sono osteggiati e perseguitati.

     Quando si passa «dall’ateismo all’evangelismo, alla semplice “cristianità”», come tu dici, bisogna stare attenti a non fare la fine di Lot. Egli andò sempre più verso Sodoma e Gomorra, finché si stabilì là. È vero che «Lot che era contristato dalla dissoluta condotta degli scellerati», come gli rese buona testimonianza l’apostolo Pietro (2 Pt 2,7), ma intanto rimase lì. È vero che «quel giusto, che abitava fra loro, per quanto vedeva e udiva si tormentava ogni giorno l’anima giusta a motivo delle loro inique opere» (v. 8), ma intanto non se ne andava da lì. Le sue figlie e sua moglie assorbirono tale cultura idolatra e perversa: alcune figlie rimasero lì, la moglie si voltò indietro durante la fuga e perì, e le due altre figlie ubriacarono il padre per procrearsi una prole. È vero che Dio «salvò il giusto Lot» (v. 7); anzi gli angeli, mandati dal Signore, dovettero tirarli fuori con la forza da Sodoma e Gomorra. È vero che «il Signore sa trarre i pii dalla tentazione e riserbare gli ingiusti ad esser puniti nel giorno del giudizio» (v. 9), ma il «giusto Lot» non ci fa una gran bella figura.

     Similmente ci si può essere contristati dell’idolatria, intanto si va alla casa degli idoli. Ci si può tormentare «l’anima giusta» — come tu dici che fai — per quanto si vede e ode, intanto non si smette di farlo. Certo «il Signore sa trarre i devoti dalla tentazione», perché continuare a tentare Dio, rimanendo in una situazione che gli dispiace?

     Comprendo che sia «triste non avere un luogo in cui riunirsi con altri fratelli», ma i fratelli bisogna cercarli. Aquila e Priscilla, ad esempio, dovunque arrivavano (spesso perché perseguitati; At 18,2), aprivano la loro casa ai fratelli e iniziavano una «chiesa in casa» (Rm 16,5; 1 Cor 16,19). Essi erano degli ottimi «discepolatori» a tu per tu (At 18,26). È probabile che anche nella tua zona ci sono delle case aperte e degli «Aquila e Priscilla» disposti a condividere con te la comunione fraterna e l’istruzione biblica.

     Quanto al «luogo in cui riunirsi con altri fratelli… in cui prendere il corpo di Cristo e ristorare l’anima», vedo che sei ancora prigioniera di una mentalità sacramentale. Al riguardo rimando all'articolo «Sacramentalismo». Non solo devi spogliarti dell’idolatria, ma anche di ogni pensiero sacramentale. Secondo la Bibbia, il rapporto corretto con Gesù è personale, non sacramentale; i segni ecclesiali (battesimo, Cena del Signore) rimangono appunto «segni, ricordanze, ricordi, commemorazioni.

     Invece di andare là dove devi «chiudere gli occhi e troppo spesso chiudere anche le orecchie», fai bene ad andare là dove puoi guardar i fratelli negli occhi e aprire le orecchie per ascoltare la Parola di Dio. Io mi raduno in settimana in una casa con dei fratelli e condividiamo insieme con semplicità la comunione fraterna, la Parola di Dio, i pesi, la preghiera, il ringraziamento e la lode a Dio. Di domenica ci raduniamo in una scuola privata e facciamo la stessa cosa con i fratelli di quel posto.

     Andare «controcorrente» significa tornare alle radici delle chiese del primo secolo, allo spirito che li animava, all’amore che li spingeva a servire Dio e i fratelli e alla loro completa consacrazione.

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Cammino_coerente_UnV.htm

25-08-2007; Aggiornamento: 02-07-2010

 

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