La questione del lettore
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[…] Certamente il
chiarimento del sig. Quintavalle è stato molto dettagliato ed esaustivo, e quel
«noi evangelici» è stato decisivo, per me, per capire da quale punto di vista è
stata scritta la sua critica, e devo ammettere che sono assolutamente d’accordo
sul principio dell’autocritica, perché credo che sia l’unico mezzo, seppur
debole purtroppo, per migliorare le cose.
Anche nel mondo cattolico ci sarebbe bisogno di autocritica, forse molto più che
in quello evangelico, ma le poche voci «controcorrente» non sono abbastanza
forti per contrastare i sistemi di potere e corruzione, di mezzi illeciti alla
luce della Bibbia «giustificati» da fini forse condivisibili, e così via... ma
so bene che questa non è la sede giusta per discuterne, vogliate almeno
accogliere il mio sfogo come quello di un’«anima» in cerca del suo «corpo» (e
siccome il corpo è il tempio di Dio, in cerca del tempio giusto, di un tempio
degno di essere quello di Dio).
Ho solo 21 anni, e tutte le decisioni che ho preso nel mio percorso spirituale
finora le ho prese per convinzione mia, dall’ateismo all’evangelismo, alla
semplice «cristianità». Confesso però che è triste non avere un luogo in cui
riunirsi con altri fratelli, un luogo in cui pregare insieme, un luogo in cui
recarsi la domenica mattina, a Natale, a Pasqua... un luogo in cui prendere il
corpo di Cristo e ristorare l’anima.
A volte ripiego nella chiesa cattolica dove va il mio ragazzo, ma devo chiudere
gli occhi e troppo spesso chiudere anche le orecchie.
Mi farebbe piacere collaborare con lei, sig. Martella, e con il suo sito, ma
forse ho bisogno di trovare prima le risposte che cerco, chissà se può aiutarmi
proprio lei... apprezzo molto la sua iniziativa di andare «controcorrente»
rispetto a una chiesa (nella sua accezione più generale) quasi persa, e mi
auguro che il suo sito possa aprire gli occhi al maggior numero di persone
possibile. […] {Lucia Nillo; 23-08-07}
La risposta ▲
Non entro in merito alla questione dell’autocritica di sistema all’interno delle
confessioni cristiane. Essere «controcorrente» non significa essere
semplicemente «contro» qualcosa, ma cercare di essere «autenticamente biblici»,
secondo lo spirito che motivava e spingeva i primi cristiani. Essi non
conoscevano gerarchie ecclesiastiche, cattedrali, vie sacramentali di salvezza,
liturgie particolari, eccetera. Essi non faceva differenze fra chierici e laici,
che allora nella chiesa non c’erano, avvenendo allora i raduni nelle case
(Romani 16,5.11.15s.23), senza un’organizzazione piramidale o gerarchia. Si fa quindi bene a distinguere fra ciò che afferma la
sacra Bibbia e ciò che ordina la gerarchia cattolica
da alcuni secoli o anche ogni altra gerarchia ecclesiastica di altre
denominazioni. Nel mondo ci sono tanti milioni di cristiani che non si
riconoscono nella curia vaticana (tra di loro migliaia e migliaia di cattolici
[cfr. le cosiddette «chiese di base»]). Tali cristiani si chiamano «evangelici»,
avendo fatto dell’Evangelo la base della loro vita (pensiero, azione, attese).
Essi si radunano nelle case e in locali pubblici, senza gerarchia. Laddove hanno
dei responsabili (anziani, pastori, ecc.), essi non sono «chierici» rispetto a
una massa di «laici», ma semplicemente dei «fratelli» (magari più maturi) fra
«fratelli». Tali responsabili sono eletti e messi periodicamente a verifica
nella singola chiesa locale, sulla base non di un diritto canonico, ma delle
Parola di Dio. La loro autorità non si basa su una presunta speciale
consacrazione sacerdotale (nel nuovo patto sono tutti sacerdoti del Signore!),
ma sulla fedeltà personale alla Parola di Dio. Nessuno ha da imporre loro
precetti, proibendo loro o costringendo loro alcunché, ma è lo Spirito Santo
che, usando esclusivamente la sacra Scrittura, li convince di ciò che è giusto o
sbagliato. L’unica autorità personale e della singola chiesa locale è, infatti,
la Parola di Dio. Se la tua anima cerca una casa spirituale, essa
è da cercare laddove ci sono discepoli fedeli alla Parola di Dio, secondo la
promessa di Gesù: «Dovunque due o tre sono radunati nel nome mio, qui sono io
in mezzo a loro» (Mt 18,20); qui non si parla di una persona
«particolarmente consacrata» perché ci si possa radunare nel nome di Gesù. Come
detto, all’inizio del cristianesimo e per secoli, i cristiani si sono radunati
prevalentemente nelle case; così avviene oggigiorno in molte parti del mondo,
specialmente laddove sono osteggiati e perseguitati. Quando si passa «dall’ateismo all’evangelismo, alla
semplice “cristianità”», come tu dici, bisogna stare attenti a non fare la
fine di Lot. Egli andò sempre più verso Sodoma e Gomorra, finché si stabilì
là. È vero che «Lot che era contristato dalla dissoluta condotta degli
scellerati», come gli rese buona testimonianza l’apostolo Pietro (2 Pt 2,7),
ma intanto rimase lì. È vero che «quel giusto, che abitava fra loro, per
quanto vedeva e udiva si tormentava ogni giorno l’anima giusta a motivo delle
loro inique opere» (v. 8), ma intanto non se ne andava da lì. Le sue figlie
e sua moglie assorbirono tale cultura idolatra e perversa: alcune figlie
rimasero lì, la moglie si voltò indietro durante la fuga e perì, e le due altre
figlie ubriacarono il padre per procrearsi una prole. È vero che Dio «salvò
il giusto Lot» (v. 7); anzi gli angeli, mandati dal Signore, dovettero
tirarli fuori con la forza da Sodoma e Gomorra. È vero che «il Signore sa
trarre i pii dalla tentazione e riserbare gli ingiusti ad esser puniti nel
giorno del giudizio» (v. 9), ma il «giusto Lot» non ci fa una gran bella
figura. Similmente ci si può essere contristati dell’idolatria,
intanto si va alla casa degli idoli. Ci si può tormentare «l’anima giusta» —
come tu dici che fai — per quanto si vede e ode, intanto non si smette di farlo.
Certo «il Signore sa trarre i devoti dalla tentazione», perché continuare
a tentare Dio, rimanendo in una situazione che gli dispiace?
Comprendo che sia «triste non avere un luogo in cui
riunirsi con altri fratelli», ma i fratelli bisogna cercarli. Aquila e
Priscilla, ad esempio, dovunque arrivavano (spesso perché perseguitati; At
18,2), aprivano la loro casa ai fratelli e iniziavano una «chiesa in casa» (Rm
16,5; 1 Cor 16,19). Essi erano degli ottimi «discepolatori» a tu per tu (At
18,26). È probabile che anche nella tua zona ci sono delle case aperte e degli
«Aquila e Priscilla» disposti a condividere con te la comunione fraterna e
l’istruzione biblica.
Quanto al «luogo in cui riunirsi con altri fratelli… in
cui prendere il corpo di Cristo e ristorare l’anima», vedo che sei ancora
prigioniera di una mentalità sacramentale. Al riguardo rimando
all'articolo «Sacramentalismo».
Non solo devi spogliarti dell’idolatria, ma
anche di ogni pensiero sacramentale. Secondo la Bibbia, il rapporto corretto con
Gesù è personale, non sacramentale; i segni ecclesiali (battesimo, Cena del
Signore) rimangono appunto «segni, ricordanze, ricordi, commemorazioni.
Invece di andare là dove devi «chiudere gli occhi e
troppo spesso chiudere anche le orecchie», fai bene ad andare là dove puoi
guardar i fratelli negli occhi e aprire le orecchie per ascoltare la
Parola di Dio. Io mi raduno in settimana in una casa con dei fratelli e
condividiamo insieme con semplicità la comunione fraterna, la Parola di Dio, i
pesi, la preghiera, il ringraziamento e la lode a Dio. Di domenica ci raduniamo
in una scuola privata e facciamo la stessa cosa con i fratelli di quel posto. Andare «controcorrente» significa tornare alle
radici delle chiese del primo secolo, allo spirito che li animava, all’amore che
li spingeva a servire Dio e i fratelli e alla loro completa consacrazione.
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Cammino_coerente_UnV.htm
25-08-2007; Aggiornamento: 02-07-2010
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