Non è mia intenzione entrare in una discussione fra fratelli all’interno di una
realtà ecclesiale locale, né prendere partito per qualcuno. D’altro canto, è
stata richiesta la mia opinione da un lettore e uno dei servizi offerto dal sito
«Fede controcorrente» è di rispondere ai quesiti posti. Le mie riflessioni
vogliono rappresentare solo un approfondimento biblico, su cui riflettere.
Un credente avventista mi aveva scritto chiedendomi di
rispondere al suo interrogativo senza pubblicare la sua considerazione. Gli
feci, per motivi di opportunità, la proposta di pubblicare il suo contributo con
uno pseudonimo, così che anche altri potessero valutare le sue considerazioni e
le mie osservazioni. Non avendo più ricevuto risposta in merito, procedo col
silenzio-assenso, secondo il proverbio: «Chi tace acconsente». |
La questione del lettore
▲
Caro Nicola, riesco
solo parzialmente a intuire le problematiche soggiacenti a questa infuocata
corrispondenza su profeti e profezia. Su Agabo il filo del tuo discorso si può
spezzare, anche se ritengo che lo proponi con argomenti convincenti.
Tu sai che nell’ambiente avventista abbiamo un problema analogo ai fratelli
pentecostali che si chiama E.G. White. Ciò che penso è che anche un profeta di
Dio che pronunci una profezia che non si realizzi; non lo si possa per questo
considerare un falso profeta da lapidare.
In
Deuteronomio 18,22 è scritto «Quando il profeta parlerà in nome del
Signore e la cosa non succede e non
s’avvera, quella sarà una parola che il
Signore non ha detta; il profeta l’ha detta per presunzione; tu non lo
temere».
Ritengo quindi che il profeta possa correre il rischio di sentirsi a ogni
momento il portavoce di Dio e di poter esprimere il proprio parere, su vari
argomenti teologici o sul futuro, presumendo che sia quello di Dio. Se il
profeta non trascina la comunità ad adorare altri
dei (Dt 13,1-5) non deve essere messo a morte, cioè espulso dalla comunità.
È una debolezza del profeta insita nella natura carnale degli uomini di Dio.
{Danilo Rimpasta, ps.; 09-11-2007}
La risposta ▲
■ L’infuocata corrispondenza su profeti e profezia non può che fare bene
per smuovere menti e coscienze a riflettere a nuovo e a confrontarci su questo
tema molto attuale.
■ Quanto ad
Agabo rimando all’omonimo articolo. [►
Agabo]
■ Quanto all’avventismo storico e al complesso fenomeno a cui era legata
E.G. White, rimando in Nicola Martella (a cura di), Escatologia fra
legittimità e abuso.
Escatologia 2 (Punto°A°Croce,
Roma 2007), ai seguenti articoli: «Dall’Illuminismo
alla “gran delusione”», pp. 90-100 (specialmente pp. 98ss: William Miller e il
millerismo); «Dall’avventismo al geovismo», pp. 108-113. In quest’opera
non analizzo scritti particolari di autori dichiaratamente avventisti, ma mi
limito a mostrare gli sviluppi storici.
Quanto a Ellen White, la cito, oltre che nella bibliografia, anche a p. 71 nota
18 per la sua numerologia speculativa, parlando della numerologia escatologica
di
Melantone. Perciò non mi occuperò qui di lei,
ma solo degli aspetti biblici.
■ Mosè in
Deuteronomio 18,22 fu abbastanza esplicito: qualunque proclamatore ispirato
annunziasse nel nome di Jahwè un evento futuro ed esso poi non si realizzasse,
si configuravano questi estremi: ▪ 1) Jahwè non aveva parlato per mezzo di lui;
▪ 2) Si trattava di un proclamatore presuntuoso. ▪ 3) Non meritava il timore
usuale per un proclamatore di Jahwè. ▪ 4) Egli doveva essere punito di morte.
Quest’ultimo punto risulta dal contesto (v. 20); infatti non si può isolare Dt
18,22 dal suo contesto.
■ Il
contesto permette le seguenti osservazioni. Il contrasto era fra
pronosticatori e indovini pagani (v. 14) e un «un profeta come me, in mezzo a
te, dai tuoi fratelli» (v. 15). I profeti successivi a Mosè non dovevano
solo rispecchiare il modello di Mosè ed essere Israeliti, ma dovevano
essere portavoce esclusivi di Jahwè: «Io porrò le mie parole nella sua bocca,
ed egli dirà loro tutto quello che io gli comanderò» (v. 18). Inoltre
bisognava fare timorosa attenzione riguardo a quanto avrebbe detto tale
portavoce di Dio, per non incorrere in conseguenze (v. 19).
Per evitare abusi e arbitrio, Jahwè mise in guardia ogni proclamatore del genere
dinanzi a
due abusi che Egli avrebbe punito con la morte: ▪ 1) Avere la presunzione
di proclamare nel nome di Jahwè qualcosa che Egli non gli aveva comandato di
dire; ▪ 2) Parlare in nome di altri dèi.
Nei vv. 21s Dio diede il modo di verificare il primo aspetto (il secondo era
evidente), ossia riconoscere la parola, che Jahwè non aveva detta,
distinguendola da quella che il profeta avrebbe detta per presunzione. Il «tu
non lo temere» (v. 22) corrisponde a «sarà punito di morte» (v. 20);
si veda al riguardo Nu 21,34: «Non lo temere, poiché io lo do nelle tue mani»
(Dt 3,2; Gs 10,8; 11,6).
La conclusione del mio interlocutore è alquanto discutibile poiché, secondo i
principi sopra evinti dal testo, ogni qual volta qualcuno pretende di parlare
da parte di Dio, fa predizioni circostanziate ed esse non si avverano nei
tempi annunziati, costui è da dichiarare un «falso profeta». Altra cosa è quando
dà semplicemente una sua opinione e la dichiara come tale.
Devo inoltre ricordare che l’eventualità che un profeta trascini la comunità ad
adorare
altri dèi (Dt 13,1-5), è solo
uno degli elementi per
squalificare tale persona. Trascurare l’altro elemento, può essere
fatale. Non si può scusare un tale modo di fare, affermando che sia solo «una
debolezza del profeta insita nella natura carnale degli uomini di Dio». È troppo
comodo voler proteggere così coloro che si sono prima accreditati come «profeti
di Dio» e poi si è constatato che le loro predizioni a termine sono state solo
delle terribili cantonate. Una tale persona dev’essere invece pubblicamente
biasimata, bisogna misconoscerla come «profeta» e bisogna toglierle ogni
ministero pubblico. Inoltre, bisogna controllare i suoi scritti per verificare
se non contengano false dottrine, ispirate da spiriti bugiardi. Riguardo
alla figura singolare di Ellen White non è qui il caso che ne parli in
dettaglio, lasciando il giudizio al lettore. Probabilmente oggigiorno molti
avventisti non si riconoscono in tale «profetessa» né nei suoi scritti; posso
immaginarmi che alcuni di loro non sappiano neppure chi ella sia stata o che
cosa sia il «Giudizio Investigativo». Quanto riporto qui di seguito, non vuole
essere irrispettoso verso i credenti avventisti; infatti si può essere tali
senza essere seguaci si Ellen White. Penso che
per farsi un quadro corretto di lei sia utile leggere le testimonianze di
ex-avventisti, seguaci Ellen White, che si sono confrontati criticamente con
lei, le sue
pretese profetiche e i suoi scritti. Si veda qui
la testimonianza di Roy Tinker in
italiano o in
inglese, secondo cui «Ellen
White non è solo illegittima [invalid], ma è anche un falso profeta. […]
Inoltre è confermato che più dell’ottanta per cento dei suoi scritti (che sono
lunghi diciassette volte la Bibbia) è plagio. Apprendemmo pure che ella fece
molte false profezie, che secondo la Bibbia la identificano come un falso
profeta. Io non ebbi nessun problema ad allontanarmi dalla fede in lei; le
schiaccianti prove contro di lei associate alle sue sfacciate affermazioni che
contraddicevano la Parola di Dio, mi convinsero che lei non era solo un falso
profeta; era uno strumento del diavolo». In rete
ci sono molte altre
testimonianze in inglese
di ex-avventisti e molti di loro definiscono
Ellen White semplicemente come una «falsa profetessa».
Lo stesso vale per quegli avventisti che hanno fatto la stessa analisi critica
di Ellen White e, pur rimanendo avventisti, l’hanno disconosciuta come propria
antesignana e rappresentante della propria fede.
► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Avventismo_profeti_UnV.htm
19-11-2007; Aggiornamento: 01-10-2008
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