Un taglio netto alle convenzioni anti-bibliche e pseudo-bibliche, all'ignoranza e alle speculazioni — Ein klarer Schnitt zu den anti-biblischen und pseudo-biblischen Konventionen, zur Unwissenheit und den Spekulationen — A clean cut to the anti-biblical and pseudo-biblical conventions, to the ignorance and the speculations — Une coupe nette aux conventions anti-bibliques et pseudo-bibliques, à l'ignorance et aux spéculations — Un corte neto a las convenciones anti-bíblicas y pseudo-bíblicas, a la ignorancia y a las especulaciones

La fede che pensa — Accettare la sfida nel nostro tempo

«Glaube gegen den Strom»: Für das biblische Unterscheidungsvermögen — «Faith countercurrent»: For the biblical discernment — «Foi contre-courant»: Pour le discernement biblique — «Fe contracorriente»: Por el discernimiento bíblico

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Il sabato, l’anno sabbatico e il giubileo.

 

Ecco le parti principali:
■ Il patto, l'etica e il pensiero sabbatico
■ Il sabato nell’Antico Testamento, nel giudaismo, nel Nuovo Testamento e relative questioni odierne
■ L’estensione del sabato: l’anno sabbatico e lo jôbel nella Torà e nella storia
■ L’ideale e le funzioni teologiche risultanti
■ Excursus: Storia del giubileo cattolico
■ Le feste principali in Israele.

 

► Vedi al riguardo la recensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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AVVENTISMO E LEGGE MOSAICA NEL NUOVO PATTO

 

 di Tommaso Failla - Nicola Martella

 

1. Le tesi {Tommaso Failla}

2. Osservazioni e obiezioni {Nicola Martella}

 

Il lettore avventista formula qui di seguito alcune tesi a lui care e cerca di dimostrarle. Egli menziona l’antico Millerismo, l’Avventismo e i sabatisti; espone poi le sue convinzioni e opinioni su Israele, popolo ebraico e legge mosaica. Inoltre pone l’accento su comandamenti e Decalogo; al riguardo fa una distinzione fra «legge rituale» e «legge regale». Infine chiede di capire la posizione del gestore di «Fede controcorrente» in merito.

    A esse risponde Nicola Martella con osservazioni e obiezioni e mostrando nel merito il suo pensiero teologico. In particolare mostra l’inconsistenza teologica di una distinzione fra «legge rituale» e «legge regale», ossia morale, essendo la legge mosaica per gli Ebrei e il NT assolutamente indivisibile. Egli pone l’accento sulla discontinuità fra vecchio e nuovo patto e le loro sostanziali differenze, mostrando pure vari esempi di leggi morali, assolutamente ingiuntive nell’AT, che nel NT non sono più tali.

    Siano i lettori ad approfondire ulteriormente le questioni e a trarre le loro eventuali conclusioni.

 

 

1. Le tesi {Tommaso Failla}

 

Leggo sempre con piacere i tuoi articoli. Questo non vuol certo dire che sono sempre completamente d’accordo, ma m’arricchisce il tuo pensiero perché, come mi capita spesso, mi permette d’allargare la mia visuale sull’argomento

     Di recente ho letto quanto scritto ultimamente relativamente al ritorno degli Ebrei in Palestina. [ Cristiani giudei e gentili, giudaizzanti e non] Trovo personalmente grave la posizione dell’Iran che profetizza (magari grazie ai propri interventi minacciati) la scomparsa d’Israele in tempi molto rapidi. [ Ebrei sionisti e antisionisti] E il fatto che l’Iran si stia armando col nucleare non è certo una garanzia per abbassare la guardia.

     Siccome io sono un «Cristiano Avventista del VII° giorno», mi sorprende come tu hai affrontato (anzi non lo hai affatto) la relazione Ebrei, Avventisti storici e sabatisti. Ti ritengo una persona seria e che non «spara sul mucchio» sapendo che qualcuno lo coglierà. Quell’Avventismo che ha fatto seguito al Millerismo, non ha niente da spartire con l’Ebraismo Sionista o no.

     Non per questo intendo negare nulla a questo popolo ebraico rimasto arroccato al legalismo. A tale proposito rilevo la giusta evidenziazione fatta da Gesù: «Voi investigate le Scritture, perché pensate aver per mezzo d’esse vita eterna, ed esse sono quelle che rendono testimonianza di me» (Giovanni 5,39).

     «Riconosci dunque che l’Eterno, il Dio tuo, è Dio: il Dio fedele, che mantiene il suo patto e la sua benignità fino alla millesima generazione a quelli che l’amano e osservano i suoi comandamenti» (Deuteronomio 7,9).

     Dio ha sì permesso che i Gentili potessimo ricevere la salvezza e la legge che inizialmente era stata affidata «solo» a Israele, ma nulla impedisce che possano convertirsi e confessare l’unica direzione possibile per tutti gli uomini «Cristo nostra speranza» e trovare grazia, pace (che manca loro in modo assoluto) e salvezza.

     Se, invece, fai come fanno tanti, cioè l’equazione Avventismo - Legalismo mi deluderesti davvero. Credo che quello che veramente conta, infatti, è che Cristo è venuto per la nostra salvezza e per ridare il giusto valore alla legge reale. Evitiamo di cadere nella facile tentazione di dire che i 10 comandamenti (legge reale o decalogo) sono stati annullati dal Cristo. Lui stesso lo ha smentito con forza e chiarezza già 2000 anni fa. Ma sono la legge rituale e quella del taglione a essere abolite.

     ■ «Accostiamoci di vero cuore, con piena certezza di fede, avendo i cuori aspersi di quell’aspersione che li purifica dalla mala coscienza, e il corpo lavato d’acqua pura» (Ebrei 10,22).

     ■ «Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, affinché otteniamo misericordia e troviamo grazia per esser soccorsi al momento opportuno» (Ebrei 4,16).

     ■ «“Questo è il patto che farò con loro dopo quei giorni”, dice il Signore: “Io metterò le mie leggi nei loro cuori; e le scriverò nelle loro menti, egli aggiunge: “E non mi ricorderò più dei loro peccati e delle loro iniquità”. Ora, dov’è remissione di queste cose, non c’è più luogo a offerta per il peccato. Avendo dunque, fratelli, libertà d’entrare nel santuario in virtù del sangue di Gesù, per quella via recente e vivente che egli ha inaugurata per noi attraverso la cortina, vale a dire la sua carne» (Ebrei 10,16-20).

     Difatti, noi non abbiamo solo la libertà d’entrare nel Santuario grazie a quella Via che Gesù ha inaugurato con la sua morte sulla croce, squarciando i veli del «santissimo» e rendendo chiaramente vani i riti (quella legge è eliminata), ma dobbiamo accostarci al trono della grazia per ottenere misericordia, non dobbiamo essere orgogliosi o paurosi ma «timorati» di Dio

     E, come sul monte Sinai Dio ha dato le due tavole con la legge scritta col «dito di Dio», adesso Gesù, quella stessa legge (decalogo) la scrive nel nostro cuore perché non sia più lettera morta o un peso ma la risposta gioiosa dei redenti a onore e gloria del nostro Salvatore.

     Ciao, se puoi e vuoi, come io sono convinto e spero, prova a farmi capire la tua posizione senza che per questo cambierò la mia stima verso te e il lavoro che fai. {22-06-2008}

 

 

2. Osservazioni e obiezioni {Nicola Martella}

 

Caro Tommaso, šalôm. Grazie del tuo scritto e dei tuoi positivi apprezzamenti. Di là dalle mie convinzioni personali, non sono prevenuto verso gli Avventisti. Fin dalla mia infanzia, ho fatto con loro esperienze sia negative, sia positive. Da una parte ci sono gli Avventisti legalisti e ideologizzati che ritengono che l’ubbidienza alla Legge mosaica sia indispensabile alla salvezza e alla distinzione fra veri cristiani e non. Dall’altra ci sono gli Avventisti moderati che vivono la loro devozione senza farne un cavallo di battaglia e una discrimina verso gli altri cristiani. Personalmente ho contatti con diversi fratelli avventisti di questa seconda categoria, mentre penso che la prima categoria di Avventisti sia pericolosa a se stessi e agli altri. Al riguardo è importante e decisivo per me sia Atti 15 (decisione storica nel cristianesimo) sia Romani 14.

     È probabile che non coincideremo in tutto ciò che pensiamo e crediamo. Chiaramente lo faremo nella massima dottrina del NT, ossia l’Evangelo (persona e opera di Gesù Messia, salvezza per grazia mediante la fede), rispetto alla quale tutto il resto (ma proprio tutto) è solo «contorno».

     Io ho insegnato per un paio di decenni AT presso l’Ibei di Roma (panorama dell’AT, esegesi, teologia dell’AT). Quindi conosco bene l’AT e il «vecchio patto», ma anche il NT e il «nuovo patto». Non voglio certamente iniziare con te una diatriba.

     Della Legge mosaica non possiamo salvare nel nuovo patto ciò che ci fa comodo (Gcm 2,10; cfr. Gal 5,3); essa rimane fonte d’ispirazione e d’ammonizione, quindi di principi morali (Rm 15,4), ma ritengo che non sia più ingiuntiva in nessuna sua parte per la gente del nuovo patto, tanto più se sono Gentili (Rm 4,14ss; 6,14s; Gal 3,23ss). Si tenga presente che nell’antico patto chi non praticava le cose ingiunte, veniva sanzionato dal popolo o colpito da Dio; tali cose non sono più ingiuntive nel nuovo patto, a meno che non sono state esplicitamente ed espressivamente riprese nella «legge di Cristo» con un chiaro comandamento chiaramente identificabile nel NT (i testi descrittivi qui non fanno testo, ma solo i testi ingiuntivi).

     Ecco alcuni esempi; per capire quanto verrà detto, si tenga presente che il senso morale d’Israele non corrisponde al moralismo religioso occidentale. Se non mi sposo mia cognata rimasta vedova, non sono sotto la disapprovazione divina e sociale né sono considerato un disgraziato per il mio clan e per quello di mia cognata (Dt 25,7ss); questa era una legge morale praticata con scrupolo ancora ai tempi di Gesù (Mt 22,25ss). Se vivessi al tempo dell’AT, mia moglie fosse sterile e mi chiedesse di procrearle una progenie mediante la sua schiava personale, non potrei rifiutarle di fare il «mio dovere» (Gn 16,2-5; 30,3.18), mentre nel nuovo patto nessuno si aspetta ciò da me; questa era una legge morale (cfr. Gn 38,26). Se una donna durante i corsi mestruali partecipa al culto della chiesa, non la contamina; né se vi va col suo nascituro alcuni giorni dopo il parto (cfr. invece Lv 15); se così non fosse, in quei giorni qualunque cosa toccato dalla moglie viene toccato dal marito o dai figli (p.es. asciugamano, posate) renderebbe questi ultimi impuri (Lv 15,19-24); se tale uomo non fosse al corrente dello stato ciclico della moglie e, diventato impuro per contatto, salutasse i credenti nella comunità con la stretta di mano, renderebbe anche questi ultimi impuri, se la legge mosaica fosse ancora ingiuntiva nel nuovo. I primi credenti, sebbene fossero ebrei, sembra che non si curassero più di tale norma, facendo una discrimina preventiva: «Tutti costoro perseveravano di pari consentimento nella preghiera, con le donne, e con Maria, madre di Gesù, e coi fratelli di lui» (At 1,14); «E ogni giorno, nel tempio e per le case, non smettevano d’insegnare e di annunziare Gesù come il Cristo» (At 5,42). La legge morale d’Israele prevedeva che si lasciassero parti del campo non mietute per i poveri e che il proprietario non tornasse a raccogliere le spighe rimaste per terra dopo la mietitura (Lv 19,9s; 23,22); durante l’anno sabatico i poveri potevano cibarsi dei prodotti dei campi altrui (Es 23,11). Inoltre, sempre tale legge morale prevedeva che al giubileo bisognava restituire le terre comprate ai proprietari precedenti (Lv 25,10.13.15.28, 27.24); ciò poteva addirittura creare una variabilità dei confini tribali (Nu 36,4). Eccetera.

     È evidente che una legge teocratica, basata su una Costituzione teocratica (Decalogo o Testimonianza), può essere applicabile solo all’interno di uno Stato teocratico israelita, in cui la legge religiosa e statale coincidono; dalla cattività babilonese (586 a.C.) non ci sono più queste prerogative. Il prossimo Stato teocratico sarà quello del Messia alla fine dei tempi, ma lì varrà la «legge del nuovo patto», quella messianica, che sarà ancora promulgata da Sion (Is 2,3; Mi 4,2); il suo fulcro sarà certamente la «legge del regno» presente negli Evangeli (cfr. Mt 5ss).

     Per la Legge mosaica stessa (ma anche per Gesù, gli apostoli) essa è indivisibile; le distinzioni formali in legge morale e cerimoniale (o in altri modi), sono il prodotto del pensiero greco e occidentale, non di quello ebraico, per il quale la Torà è una e indivisibile. È difficile fare tale distinzione formale in capitoli in cui tali leggi sono messe insieme come una macedonia eterogenea (cfr. Lv 19); per Israele tale distinzione non esisteva. Questa concezione olistica era espressa così: «La legge dell’Eterno è completa» (Sal 19,7), ossia forma un’unità; temîmāh significa «completa, integra, integrale, perfetta nelle sue parti» (cfr. Lv 3,9 ebr. «sacrificio completo»; 23,15 intero (25,30; Gv 10,13); Ez 15,5 intatta, tutta d’un pezzo). Per questo fu ingiunto di non aggiungere né togliere da essa (Dt 4,2; 12,32).

     Mutato il patto, muta la sua Costituzione (il Decalogo era la costituzione della teocrazia d’Israele, quindi di uno Stato religioso!), quindi mutano pure le sue leggi derivate, così anche il sacerdozio (Eb 7,12). «Se quel primo patto fosse stato senza difetto, non si sarebbe cercato luogo per un secondo… Dicendo: “Un nuovo patto”, Egli ha dichiarato antico il primo. Ora, quello che diventa antico e invecchia, è vicino a sparire […] Egli toglie via il primo [patto] per stabilire il secondo» (Eb 8,7.13; 10,9; cfr. 9,15).

     La «legge di Cristo» o «legge dello Spirito» non solo non coincide con la legge mosaica (né con parti d’essa), ma le viene continuamente contrapposta (Rm 3,27s; 6,14s; 8,2; 1 Cor 9,21; Gal 2,16s; 3,2.5.11s.23s; 5,4; 6,2; Fil 3,9): questo è un dato importante e fondamentale per chi ricerca e vuole intendere la verità. Nel nuovo atto costitutivo vengono ripresi alcuni aspetti fondamentali del vecchio atto costitutivo: solo questi sono ingiuntivi per la gente del nuovo patto. Nel Concilio di Gerusalemme (At 15) non fu imposta la Legge mosaica ai Gentili, ma furono loro comandate pochissime norme strettamente necessarie per stare sani, per non scandalizzare gli ebrei presenti dappertutto nell’impero e per permettere la comunione con i cristiani giudaici (At 15,28; 21,25). Sulla base di ciò, Paolo riconobbe il diritto ai cristiani giudei di osservare il «giorno» (il calendario liturgico) e di attenersi alle regole alimentari del giudaismo; riconobbe pure ai cristiani gentili il diritto di non osservare un giorno in particolare e di mangiare di tutto (Rm 14). Nel nuovo patto non esiste nessun comandamento esplicito che ingiunga, senza ombra di dubbio, ai credenti di osservare un giorno specifico, quale anche esso sia, come norma di ortodossia. Io m’attengo a questo fatto. Se fossi in Israele mi radunerei nel giorno che lo Stato riconosce come di riposo (sabato), nei paesi islamici mi radunerei di venerdì.

     Conosco le varie versettologie (liste di versi tolte dal loro contesto, sia dall’AT e sia dal NT): non mi convincono. Ma come detto, non intendo polemizzare. Visto che non riconosco nessuna esplicita ingiunzione riguardo all’osservanza di un giorno specifico all’interno della costituzione del nuovo patto, ho abbastanza libertà di spirito per tollerare che ognuno osservi il giorno che vuole. Certo questo fintantoché l’altro non fa del suo «giorno» (sabato, domenica) un elemento ideologico e un cavallo di battaglia; allora non posso che dissentire energicamente e indicare alla problematica che affrontò al riguardo con molta veemenza Paolo nella Galazia e a Colosse. «Nessuno dunque vi giudichi quanto al mangiare o al bere, o rispetto a feste, o a noviluni o a sabati, che sono l’ombra di cose future; ma il corpo è di Cristo. Nessuno a suo talento vi defraudi del vostro premio per via d’umiltà e di culto di inviati, affidandosi alle proprie visioni, gonfiato di nullità dalla mente della sua carne, e non attenendosi al Capo» (Col 2,16-19). «Voi osservate giorni e mesi e stagioni e anni. Io temo, quanto a voi, d’essermi invano affaticato per voi» (Gal 4,10s).

     Eviterei di cominciare qui un ping-pong dottrinale al riguardo. Per me hai la libertà di osservare il giorno che vuoi, ma non perché ci sia nel nuovo patto un chiaro comandamento al riguardo! Chi ama la Scrittura, vuole scoprire la verità, qualunque essa sia, rispettando la rivelazione progressiva e il contesto di ogni singolo brano (letterario, culturale, storico, ecc.); coloro che pensano ideologicamente, invece, piegano la Scrittura alle convenzioni del gruppo in cui si vive. In quest’ultimo caso, non solo non si serve alla verità (tanto meno la si onora), ma si costruiscono prigioni mentali, chiamate «dottrine», servendosi di indebite versettologie.

     Avendo scritto abbastanza sia sul sito sia nelle mie opere, rimando a questi. Magari potremo riprendere la discussione solo dopo che avrai letto almeno le seguenti opere:

     ■ Nicola Martella, Šabbât (Punto°A°Croce, Roma 1999). Vedi qui particolarmente: «Il sabato nel Nuovo Testamento», pp. 36-45; «Questioni intorno al sabato ebraico», pp. 46-50; «La questione della legge», pp. 51-56; «La questione della domenica», pp. 57-60.

     ■ Nicola Martella (a cura di), Escatologia fra legittimità e abuso. Escatologia 2 (Punto°A°Croce, Roma 2007). Vedi qui particolarmente: «Dall’Illuminismo alla “gran delusione”», pp. 90-100; «Dall’avventismo al geovismo», pp. 108-113.

     ■ Nicola Martella, Esegesi delle origini. Le Origini 2 (Punto°A°Croce, Roma 2006). Vedi qui particolarmente: «Il settimo giorno e la conclusione [Gn] 2,1-4a», pp. 94-105.

 

Avventismo e legge mosaica nel nuovo patto? Parliamone {Nicola Martella} (T)

Sabato, Decalogo e avventismo {Nicola Martella} (A)

 

► URL: http://puntoacroce.altervista.org/_Den/A1-Avventismo_legge_patto_Sh.htm

25-06-2008; Aggiornamento: 08-07-2008

 

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